Recensione Lunchbox

Il debutto registico di Ritesh Batra è un film dalle due facce, leggera e ironica l'una, drammatica e forte l'altra

Recensione Lunchbox
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Il cinema indiano all'estero non ha mai avuto un grande successo e spesso ha sofferto di una pessima distribuzione. Sono ben poche, solo tre, le pellicole che sono riuscite ad avere una Nomination all'Oscar come Miglior Film Straniero: l'epico melodramma del 1957, Mother India di Mehboob Khan; il drammatico Salaam Bombay! di Mira Nair nel 1988 e l'eccezionale Lagaan di Ashutosh Gowariker, grandioso affresco sportivo di quasi quattro ore. Proprio alla pellicola del 2001, vincitrice del premio del pubblico al Festival Internazionale del Cinema di Locarno, si deve il nuovo slancio internazionale che il cinema indiano ha intrapreso portando alla nascita di diverse coproduzioni internazionali, la più famosa è probabilmente la trilogia degli elementi di Deepa Mehta, riuscendo a guadagnarsi anche una distribuzione al di fuori dei propri confini. Lunchbox è solo l'ultima di queste opere pensate per un pubblico internazionale e vede al suo debutto il regista Ritesh Batra, che dopo alcuni anni di formazione negli Stati Uniti, ritorna in patria per girare una delicata storia d'amore epistolare che vede tra i suoi protagonisti un bravissimo Irrfan Khan e una toccante Nimrat Kaur.

Il cestino del pranzo

Mumbai è una città brulicante di vita e dove i tempi sono così serrati da non permettere ai semplici impiegati di comprare il proprio pranzo. Ecco che entrano in gioco i Dabbawallahs, dei corrieri specializzati nel portare il pranzo ai dipendenti delle grandi aziende. Ma anche un sistema perfetto può commettere un errore. Ecco così che Saajan (Irrfan Khan), un modesto impiegato a pochi mesi dalla pensione, si vede recapitare sulla sua scrivania, tutte le mattine, un cestino del pranzo preparato dalla giovane Ila (Nimrat Kaur) casalinga appassionata di cucina che spera, con le sue ricette saporite e speziate, di ridare un po' di vitalità al suo matrimonio. Insospettita dalla mancanza di reazione del marito ai suoi manicaretti, la giovane infila nel porta-pranzo un biglietto, nella speranza di risolvere il mistero. Sarà solo l'inizio di un lungo scambio di messaggi tra Ila e Saajan, un’amicizia virtuale, nata da un semplice disguido, che con il passare dei giorni rischierà di mettere in crisi le vite dei due.

“Il treno sbagliato può portarti alla giusta destinazione”

In un mondo in cui tutti sono passati alle mail e ai messaggi elettronici, l'uso della carta e delle lettere sta diventando sempre più raro. Da questo presupposto nasce il film del debuttante Ritesh Batra, che ci racconta la nascita di una delicata storia d'amore epistolare nella Mumbai dei nostri giorni, scandita da deliziosi manicaretti della cucina indiana. Sarà proprio il cibo il motore di questa relazione e il suo messaggero in una profusione di colori e profumi che purtroppo non possiamo assaporare.
Presentato alla Semaine de la Critique del Festival di Cannes e vincitore del premio assegnato dal pubblico, Lunchbox presenta alcune classiche commistioni di genere, tipiche di tutta la cinematografia indiana. Da un lato può essere visto come una commedia romantica sull'amore tra due persone ma dall'altro conserva alcuni forti elementi melodrammatici. Alla base ci sono due personaggi soli: Saajan, che in seguito alla morte della moglie vive in solitudine e continua a lavorare in previsione della pensione, interpretato in modo eccellente dal veterano Irrfan Khan, volto noto anche all'estero grazie a film come Vita di Pi, The Millionaire e The Amazing Spider-Man; dall'altro lato Ila, l'emozionante Nimrat Kaur, qui al suo primo ruolo da protagonista, una giovane donna trascurata dal marito, che passa le sue giornate in casa a preparare manicaretti e che vede in Saajan l'unica persona che veramente apprezza ciò che fa.

Due solitudini che si incontrano, un tema già visto e largamente abusato da tutto il cinema mondiale. Eppure nella sceneggiatura scritta dallo stesso regista insieme a Rutvik Oza (autore di oltre quindici sceneggiature dal 2010) ci troviamo di fronte a dei personaggi reali e a delle psicologie forti che vengono approfondite attraverso le lettere nascoste nel portapranzo e in cui si svelano un pezzo alla volta, un segreto dopo l'altro. Nasce così una delicata relazione tra un uomo maturo e una giovane sposa, che nell'arco di tutta la pellicola si parlano a distanza, si incontrano e si sfiorano diventando parte l'uno della vita dell'altro. Nel loro rapporto non si sentono forzature o spinte verso il canonico happy ending, anzi i due sono pieni di dubbi sull'incontrarsi: lui si sente troppo vecchio mentre lei teme le ripercussioni sulla propria famiglia e soprattutto sulla figlia, nonostante il marito la tradisca (almeno apparentemente) con un'altra.

Lunchbox Il debutto registico di Ritesh Batra è un film dalle due facce, leggera e ironica l'una, drammatica e forte l'altra. Ila e Saajan sono due mondi diversi che si incontrano, una casalinga, che vive rinchiusa in casa e un impiegato, altrettanto richiuso nel cubicolo dove lavora. La loro quotidianità viene sconvolta irrimediabilmente da un errore in quanto il loro incontro li metterà di fronte alla possibilità di cambiare ciò che loro credevano impossibile da modificare. Nonostante alcune sbavature dovute alla necessità di dare quel tocco di melodramma alla pellicola (ecco che Saajan si trova vedovo mentre Ila dovrà subire la perdita del padre malato di cancro), Lunchbox dona allo spettatore una storia d'amore realistica con degli interessanti approfondimenti psicologici e un finale fortunatamente non scontato.

7

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