Recensione Maldamore

L'infedeltà coniugale secondo Angelo Longoni

Recensione Maldamore
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È vero che le pene d'amore viste dall'esterno ci rendono ridicoli? Che essere innamorati non è grave, perché, prima o poi, passa? Che in amore le sofferenze che si causano sono sempre meno gravi di quelle che si subiscono? Che il tradimento è l'unica malattia che fa soffrire solo se conosci la diagnosi e, se non la conosci, è asintomatico? Che il sesso non è tutto nella vita, soprattutto subito dopo averlo fatto? Che ci si sposa intanto che si aspetta l'uomo o la donna della nostra vita? Che l'amore vero è lo sforzo che si fa per accontentarsi di una persona sola? Che i rapporti migliori sono quelli in cui si desidera tanto perché ci si vede poco? Che l'amore eterno non è una promessa, ma una minaccia? Che il matrimonio ti da la forza per affrontare in due i problemi che da soli non si avrebbero mai?
Dieci quesiti ai quali prova a rispondere il milanese classe 1956 Angelo Longoni - autore di Uomini senza donne (1996) e Non aver paura (2005) - tramite il suo sesto lungometraggio cinematografico, destinato a prendere il via da un banalissimo incidente: un interfono per bambini lasciato acceso e due persone, nella stanza, che si rivelano segreti inconfessabili ai reciproci partner, a loro insaputa in ascolto dall'altra parte.

Il (doppio) gioco delle coppie

Banalissimo incidente inevitabilmente portato a scombussolare le vite sentimentali di Alessio Boni e Luisa Ranieri, che non riescono ad avere figli, e di Ambra Angiolini e Luca Zingaretti, il quale, a quanto pare, sembra spassarsela con una amante molto più giovane di lui cui concede anima e corpo la Miriam Dalmazio di Sole a catinelle (2013).
E, man mano che provvede l'entrata in scena dell'Eugenio Franceschini di Sapore di te (2014) a complicare la tutt'altro che tranquilla situazione, volta a costringere i quattro a compiere un percorso che li modifica radicalmente attraverso la scoperta delle vicende nascoste di tutti gli altri, abbiamo, inoltre, Maria Grazia Cucinotta - anche produttrice del film - e Claudia Gerini coinvolte in piccoli ruoli.
Ma, mentre da un lato si apprende che l'amore è assolutamente ingovernabile, tanto da non poter essere sottoposto alle ferree regole dell'intransigenza o delle convinzioni assolute, e dall'altro qualcuno insiste ad asserire che il sesso sia il miglior antidoto contro l'ansia, il professionalissimo cast, in mezzo ad insostenibili grida e isterismi, non tarda ad apparire stritolato nella morsa dell'ennesimo festival dei luoghi comuni, tipico di una certa celluloide tricolore d'inizio XXI secolo.
Del resto, abbiamo le solite storie di corna delle solite coppie borghesi e residenti nelle solite lussuose abitazioni, con cui, nell'Italia della tanto chiacchierata crisi, sempre più fatica impiega ad immedesimarsi lo spettatore ridotto a precarie condizioni economiche e lavorative.
Quindi, se i cineasti nostrani non si decidono a cambiare direzione ed a pensare seriamente a quale sia il loro vero pubblico (Checco Zalone lo ha capito e i risultati si vedono), continueremo ad avere tutt'altro che riuscite operazioni come questa, oltretutto penalizzata da un prevedibilissimo script privo di sorprese e caratterizzata da un respiro decisamente televisivo.

Maldamore Due coppie, segreti inconfessabili involontariamente confessati e bufere sentimentali che, di conseguenza, si scatenano. Con un buon cast a disposizione, dirige Angelo Longoni, che torna al grande schermo dopo quasi dieci anni passati al servizio di quello piccolo (ricordiamo, tra l’altro, che sua è la fiction su Caravaggio), forse portandosi dietro, però, proprio la maniera di lavorare tipica delle produzioni da tubo catodico. Perché è un respiro decisamente televisivo quello che finisce per caratterizzare l’oltre ora e quaranta di visione difficilmente capace di strappare risate, oltre che lenta, noiosa e, soprattutto, tempestata di luoghi comuni.

5

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