Recensione Necropolis - La città dei morti

John Erick Dowdle ci porta alla scoperta delle misteriose e inquietanti catacombe parigine nel suo nuovo film del terrore

Recensione Necropolis - La città dei morti
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Bisogna dire che non è che ci si sia sforzati molto per trovare un titolo italiano ad As above, so below di John Erick Dowdle, considerando che, se nel solo mercato video nostrano abbiamo avuto il Necropolis - La città della morte di Bruce Hickey datato 1986 e che raccontava di una sexy strega alla ricerca della reincarnazione di una sua antica vittima sulle strade della moderna Manhattan, già sedici anni prima di esso Franco Brocani concepì il bizzarro lungometraggio sperimentale Necropolis cui prese parte, tra gli altri, addirittura il popolare drammaturgo e poeta Carmelo Bene.
Nel caso del film che riporta dietro la macchina da presa colui che diresse nel 2010 Devil, però, ci si trova in tutt'altro territorio cinematografico, in quanto, partendo dalla figura della archeologa urbana Scarlett, ovvero la Perdita Weeks attiva in particolar modo in ambito televisivo, quello che prende progressivamente forma altro non vuole essere che un found footage ambientato nell'oscuro sottosuolo di Parigi.
Oscuro sottosuolo rappresentato da miglia di tortuose catacombe che sono l'eterna dimora di un numero senza fine di anime e dove la donna, da tempo alla ricerca della pietra filosofale che tanto ossessionò il padre, decide di avventurarsi in compagnia di una squadra di esploratori esperti, appunto, in cunicoli che non si trovano affatto alla luce del sole.

Profonde tenebre

E, ovviamente, trattandosi dell'ennesima operazione che si ricollega alla tipologia di spettacolo horror su celluloide portata al successo, a cominciare dalla fine degli anni Novanta, dal chiacchieratissimo The Blair witch project - Il mistero della strega di Blair, è lecito aspettarsi inquadrature sporche e poco definite eseguite tramite macchina da presa in continuo movimento già a partire dai primissimi minuti di visione.
Ma, cercando di non ripeterci fornendo lo stesso giudizio critico adoperabile per non disprezzabili esempi del filone del calibro di ESP - Fenomeni paranormali dei Vicious brothers o Il segnato di Christopher Landon, non possiamo fare a meno di affermare che, come in quei casi, a differenza della esageratamente osannata pellicola di Daniel Myrick ed Eduardo Sánchez, il maggiore pregio dell'operazione è individuabile nella scelta di mostrare allo spettatore ciò che attende, anziché tenerlo sulle spine per poi interrompere bruscamente il tutto quando dovrebbero iniziare i "giochi di morte".
Quindi, man mano che i protagonisti, calati nell'inesplorato labirinto di ossa ed alle prese con i demoni personali, vengono alla scoperta del segreto per il quale la città dei morti era stata destinata, non solo non risultano assenti un corpo impiccato ed accenni di splatter, ma inquietanti apparizioni anticipano l'entrata in scena delle figure spettrali che l'appassionato cerca in questo genere di elaborati.
Inoltre, mentre le tenebre ed il senso di claustrofobia tendono a dominare l'insieme, tra continue fughe e soggettiva spesso in corsa il ritmo narrativo si presenta piuttosto serrato (anche troppo, forse), riuscendo a far evitare la noia... tanto che, sufficientemente coinvolti, possiamo tranquillamente chiudere un occhio sulla non eccessivamente curata sceneggiatura - a firma dello stesso regista insieme al fratello Drew - e sulla abbastanza banale chiusura (se non altro diversa da quelle a cui ci hanno abituati i POV d'inizio terzo millennio).

Necropolis - La città dei morti Affiancato in fase di sceneggiatura dal fratello Drew, John Erick Dowdle torna ad occuparsi di orrori in POV dopo The Poughkeepsie tapes (2007) e Quarantena (2008), remake a stelle e strisce dello spagnolo [Rec] (2007). Con consueto tripudio di soggettive eseguite tramite camera di ripresa in continuo movimento e vittime pronte ad essere consumate, il risultato è un “The Blair witch project - Il mistero della strega di Blair” catapultato nei sotterranei parigini tra ossa, presenze spettrali e vittime pronte ad essere consumate per concretizzare su schermo un non eccelso ma sufficientemente coinvolgente viaggio nella follia e nei demoni personali.

6

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