Recensione Onirica - Field of Dogs

Lech Majewski in una rilettura personale e "contemporanea" della Divina Commedia

Recensione Onirica - Field of Dogs
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Un lavoro che si pone come chiusura di un trittico sui grandi maestri europei delle arti (e che comprende Il giardino delle delizie ispirato all'omonimo quadro di Bosch e I colori della passione che mirava invece a essere quasi un'analisi cinematografica del celebre dipinto La salita al calvario di Pieter Bruegel il Vecchio): Onirica - Field of Dogs rappresenta una sorta di viaggio esplorativo nel complesso mondo immaginario, letterario e percettivo del celebre poema dantesco la Divina Commedia. La storia di Adam, ex professore e studioso universitario reduce da un terribile incidente in cui hanno perso la vita sia la sua donna (Basia) sia il suo migliore amico (Kamil), diviene così l'escamotage per esplorare un mondo onirico che rievoca immagini e parole tratte dal capolavoro dantesco, di cui il protagonista Adam è da sempre un grande estimatore. Anche Adam, infatti, al pari del sommo poeta, si ritroverà perduto e spaesato in una vita che quasi non sente più sua, ritrovandosi di fatto proprio come perso "per una selva oscura". Traumatizzato e affetto da una sorta di narcolessia, rassicurato solo dagli incontri dialettici con un zia filosofa, il giovane Adam seguirà dunque una sorta di cammino che alternando il simbolismo sacro dei suoi sogni (chiese, preti, confessionali, donne in bianco) ai luoghi profani della vita quotidiana (metro, supermercati, strade) lo vedrà attraversare (in un parallelismo con l'opera letteraria) fasi che rievocano i luoghi delle tre cantiche dantesche: Inferno, Purgatorio, Paradiso. Alla ricerca di un senso che sembra sottrarsi all'umana ragione per abbracciare invece entità e conoscenze assai più metafisiche, Onirica si pone come una lunga riflessione sul tema di una vita inesorabilmente intrecciata alla morte e in qualche modo in essa racchiusa. Virgilio, Beatrice, figure di guida, ma anche di riferimento o vocazione, si alternano così evidenziando da un lato quelle attività oniriche frutto diretto del trauma e dall'altro l'inseguimento di un sogno amoroso andato per sempre perduto e forse recuperabile solo in un ipotetico mondo dell'aldilà.

Commistione d'arti

Il polacco Lech Majewski, artista eclettico e versatile, capace di passare dalla pittura alla scrittura, dalla regia alla produzione con straordinaria facilità, realizza un film che accentra l'attenzione dello spettatore attorno all'uso di una struttura visiva geometrica e imponente, che muta ogni singola scena nell'esattezza fotografica di un dipinto. In questo magma narrativo squisitamente estetico, Majewsky fa poi muovere la figura di questo giovane intrinsecamente e modernamente precario che rappresenta una sorta di odierno Dante alla ricerca (reale) di un senso ultimo e (formale) della sua Beatrice. In un viaggio che fonde il dramma personale (un lutto da metabolizzare) a quello sociale (siamo nel 2010 e la Polonia è vittima di numerosi tragici accadimenti tra catastrofi naturali e sconvolgimenti politici), Onirica risulta a lungo andare un lavoro potente, ma frutto di percezioni e nessi logici estremamente personali e (dunque) non facilmente fruibili. Troppi, in effetti, risultano essere i riferimenti culturali, letterari, religiosi che entrano a far parte di questo flusso di coscienza visivo e che proiettano il protagonista in un mondo esteticamente ammaliante ma (di fatto) quasi totalmente frutto delle proiezioni personali (e autoreferenziali) del regista. Una selva oscura in cui è (paradossalmente) assai difficile districarsi.

Onirica - Field of Dogs Il regista polacco Lech Majewski chiude il suo trittico di lavori incentrati su opere dei grandi maestri europei realizzando un film che vuole essere una moderna rilettura del viaggio dantesco della Divina Commedia alla ricerca di un senso e di quell’amore incorruttibile capace di esistere solo nell’onirico o nel trascendentale. Un lavoro esteticamente (forse troppo) connotato che non riesce del tutto a trovare un terreno d’incontro tra il metaforico e il reale, restando sempre troppo astratto e troppo personale perché il pubblico possa sentirlo vicino. Un film con numerosi punti di forza che risulta ciò nonostante l’occasione un po’ sprecata di un artista che dimostra (in ogni caso) di possedere del talento e una profonda sensibilità assieme a un grande potenziale espressivo.

6

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