Speciale Pacific Rim: Guillermo del Toro

Tutto sul regista di Pacific Rim e Hellboy

Speciale Pacific Rim: Guillermo del Toro
Articolo a cura di

Il prossimo 11 luglio arriverà nelle sale Pacific Rim, epopea robotica in cui l'umanità ripone le sue speranze di salvezza dall'invasione di giganteschi mostri extraterrestri nelle pesanti mani ferrose degli Jaeger, robottoni creati all'unico scopo di sconfiggere l'avanzata dei Kaiju. A dirigere il film abbiamo Guillermo del Toro, specialista di storie avventurose, epiche e piene di mostri.
Questo breve speciale cercherà di inquadrarne la figura e le peculiarità tramite i temi ricorrenti nei suoi film.

Cominciamo col dire che del Toro è messicano, e proveniente da una famiglia cattolica, cosa che gli conferisce un punto di vista decisamente diverso da quello standard americano, e possiamo notarlo in gran parte dei suoi lavori, sebbene riesca ad assorbire quanto c'è di buono in altre culture cinematografiche (e non solo americane!). Un elemento che contraddistingue i suoi lavori è che riguardano sempre, in qualche modo, il fantastico: che siano storie del terrore, avventure supereroistiche o di mostri, l'elemento misterioso e sovrannaturale è sempre presente e fortemente simbolico. Il giovane Guillermo, poco più che ventenne, esordisce con un corto horror (nono della sua produzione, ma primo ad essere effettivamente presentato al pubblico): Doña Lupe. Insieme ad altri registi messicani (tra i quali Alfonso Cuaròn) è poi all'opera sulla serie tv Hora Marcada, lavorando anche ad un nuovo corto, Geometria. Come molti giovani registi dell'epoca si rifà al cinema horror, preferendo però un approccio personale e d'atmosfera alle classiche storie slasher di moda in quelli anni: questo lo porterà, nel 1993, a lavorare al suo primo lungometraggio, Cronos, che illustrerà pienamente l'interesse di del Toro per i meccanismi e segnerà l'inizio di una lunga collaborazione con gli attori Federico Luppi e Ron Perlman.

È invece del '97 il suo primo film americano, Mimic, che vede nel cast, tra gli altri, Mira Sorvino, Josh Brolin e l'italianissimo Giancarlo Giannini. Appare qui un altro degli elementi cari all'autore: l'entomologia, andando a collegarsi con le tematiche mostruose che gli sono proprie. Il film riscuote parecchio interesse, tanto da generare due seguiti, anche se non curati dallo stesso del Toro, che torna in patria nel 2001 per lavorare a La spina del diavolo, primo suo film ad avere un largo riscontro di pubblico. L'amalgama dei suoi temi si va allargando, andando ad inquietare per il curioso utilizzo di un setting storico purtroppo poco conosciuto e, certamente, poco utilizzato quale quello della Guerra Civile Spagnola. Interessante l'esplicito gioco di chiaroscuri secondo cui, spesso, le creature sovrannaturali sono più 'umane' degli esseri umani stessi, che spesso nascondono il vero 'mostro' all'interno di sé. Una scoperta fatta da un ragazzino sensibile sarà dunque la tematica che verrà poi recuperata in tante altre pellicole dirette o prodotte dal regista, da Il labirinto del Fauno (2006) a Hellboy (2004) passando per Non aver paura del buio (2011) e La Madre (2012).

Abile a riportare su schermo le proprie visioni personali, del Toro riesce ad infondere un tocco personale, pur restando rispettoso dell'opera originaria, anche nelle trasposizioni: lo abbiamo visto nei suoi tre cinecomic, ovvero Blade II del 2002 (sequel del primo film sul vampiro 'diurno' della Marvel) e il dittico degli Hellboy, tratti dai fumetti di Mike Mignola seppur con diversi rimaneggiamenti che, tuttavia, non inficiano la qualità finale del prodotto, ma anzi la esaltano (ad esempio il rapporto d'amore tra il protagonista e la coprotagonista, la pirocinetica Liz, che nel fumetto non ha luogo). Un'abilità che possiamo notare anche in Pacific Rim, che pur non essendo ufficialmente tratto da franchise già esistenti dimostra di aver imparato moltissimo, in tema di atmosfera e feeling, da molti anime robotici degli ultimi 30-40 anni.
La sua visione delle cose, quindi, al contempo artistica ma anche in grado di seguire precise linee editoriali, gli ha aperto le porte a progetti ambiziosi, ma purtroppo non sempre concretizzatisi.

Di questi, sicuramente il più importante è stato Lo Hobbit: chi ha seguito le intricate vicende riguardanti la preproduzione del kolossal tolkeniano saprà certamente che originariamente doveva essere un film in due parti diretto proprio dal regista messicano, che aveva già curato gran parte della direzione artistica del titolo. Partendo dalla maestosa eredità lasciatagli da Peter Jackson per Il Signore degli Anelli, ma aggiungendo qualcosa di proprio, di caratteristico. L'infinita lunghezza della pre-produzione del film ha, tuttavia, costretto Guillermo a dover abbandonare la nave, una volta avviati i motori, per impegni pregressi. Alcuni dei quali andati in porto (la produzione dello stupendo Le 5 Leggende, ad esempio), altri, purtroppo, sfumati anch'essi: fra questi citiamo sicuramente Le montagne della follia, tratto dall'immaginario Lovecraftiano, film che si preannunciava maestoso ma, al contempo, assai rischioso, fino al doloroso annuncio della cancellazione.
Attualmente, oltre ad aver dedicato anima e corpo alla creazione dell'universo di Pacific Rim insieme a Travis Beacham, del Toro tasta il terreno per i suoi prossimi, numerosi progetti: dalle sue personali versioni di Frankenstein, La Bella e la Bestia, Pinocchio e Tarzan ad altri adattamenti fumettistici: The Coffin (dalla graphic novel di Hester & Huddleston) al film sul Dark Universe della DC Comics, fino all'atteso adattamento televisivo del celebre manga Monster di Naoki Urasawa.
“Poliedrico” è la parola giusta.

Che voto dai a: Pacific Rim

Media Voto Utenti
Voti: 70
8.1
nd