Recensione Quasi amici

La strana amicizia tra un ricco tetraplegico e un giovane immigrato

Recensione Quasi amici
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Di Eric Toledano e Olivier Nakache qui in Italia (prima di questo Quasi amici - il titolo è la rivisitazione italiana dell'originale Intouchables) avevamo visto solo Primi amori, primi vizi, primi baci. Eppure, il sodalizio artistico dei due registi francesi, dal 1995 (anno del loro incontro) a oggi, si è già trasformato in una discreta fama grazie a diversi corti e a quattro lungometraggi (che includono, oltre ai due film già citati, anche Je préfère qu'on reste amis e Tellement proches). Intouchables (storia di un incontro umano divenuto legame ‘intoccabile') giunge da noi sull'onda di uno straordinario successo (si parla di oltre 100 milioni di euro al botteghino) che il film ha già ottenuto in patria. Un successo che ha il suo segreto nel delicato mix dolce-amaro, di tenerezza e risate che questa storia (ispirata a una vicenda realmente accaduta - ovvero la strana amicizia nata tra Philippe Pozzo di Borgo e Abdel) è capace di creare, seguendo il filo di due vite apparentemente lontane anni luce che vengono (casualmente) in contatto e (inaspettatamente) diventano una spalla dell'altra. L'emarginazione sociale di una povertà materiale (l'indigenza figlia dell'immigrazione) che si scontra e poi si ri-appaia con l'emarginazione sociale di una povertà fisica (uno stato di tetraplegia che impedisce qualsiasi indipendenza del corpo) lasciando così che da due esistenze all'apparenza ‘menomate' nasca un'amicizia in grado di colmare i vuoti di entrambe.

Philippe e Driss

In seguito a un incidente di parapendio l'aristocratico e abbiente Philippe (François Cluzet) resta paralizzato dal collo in giù. Una disgrazia alla quale si sommerà anche la perdita (poco dopo) dell'amatissima moglie. Nella sua nuova condizione di disabile, Philippe sarà dunque costretto ad assumere un ‘badante', un uomo che possa accudirlo e aiutarlo quotidianamente nelle sue attività. Nonostante alla selezione si presenteranno numerosi candidati davvero determinati (chi per motivi economici e chi per apparenti motivi sociali) a ottenere il posto, Philippe verrà colpito dall'unico che, al contrario, non ha la benché minima intenzione di ricoprire il ruolo, ma che ha invece come unico obiettivo quello di ottenere il sussidio di disoccupazione. Trattasi di Driss (Omar Sy), ragazzo algerino - proveniente dal caos della banlieue parigina - di grande prestanza fisica uscito da poco di prigione che non solo non ha alcun requisito di sorta come assistente sociale e parasanitario, ma che appare sotto tutti gli aspetti decisamente inadatto al ruolo. Eppure, così volubile, sfrontato, indelicato e anche irrispettoso della condizione di Philippe, Driss riuscirà comunque (o forse proprio grazie ai suoi modi burberi) a smuovere l'uomo dallo stato di torpore esistenziale indotto dalla tetraplegia, riaccendendo (con il suo fare spiccio ma sincero) in lui la voglia di tornare a vivere. Strano, ma neanche tanto. Perché ciò che riesce a cogliere con sincero realismo questa commedia-drammatica sulle sfide che la vita ci impone, è la profonda volontà di ogni essere umano di avere un trattamento ‘alla pari' che non traduca la limitazione fisica in una menomazione mentale. E infatti di fronte alla falsa solidarietà e al pietismo di tanti, Philippe sceglierà proprio l'indelicatezza di Driss, l'unico che sembra di fatto vederlo per quello che realmente è (un essere umano come ogni altro).

I'm feeling good

Trascinato dalle melodie intense e poetiche di Ludovico Einaudi (chiamato a firmare la colonna sonora del film) Quasi amici gode di una varietà musicale (si passa dagli Earth, Wind & Fire a Vivaldi senza soluzione di continuità) che rispecchia profondamente lo strano amalgama che si andrà creando tra questi due (quasi) amici un po' speciali. Un incontro avvenuto a metà tra le tute dei grandi magazzini e gli abiti firmati, scandito dal ritmo di un'‘abitudine ai danni' di cui i due protagonisti sembrano essere due opposte incarnazioni. Due fisicità e due mondi a confronto in cui la tragedia del ricco si accosta alla vita povera ma sfrontata del ragazzo di strada per capire che il limite, la mancanza, il senso di vuoto sono una condizione mentale prim'ancora che fisica ("il vero handicap è non avere più lei" confiderà Philippe a Driss). I due registi mescolano sapientemente le carte del discorso sociale sull'immigrazione, sulla disabilità, sul divario sempre più incolmabile tra ricchi e poveri, realizzando una storia a misura d'uomo, dove l'umanità si mischia all'egoismo, all'istinto di sopravvivenza, facendo perdere le tracce di quel confine che spesso divide i buoni dai cattivi per arrivare dritta al cuore.

Quasi amici Eric Toledano e Olivier Nakache, ancora una volta 'appaiati', firmano la regia di Quasi amici, film ispirato a una storia vera e incentrato sulla singolare amicizia tra un ricco e disabile parigino e un povero e prestante immigrato algerino. Grazie all’ottima interpretazione dei due protagonisti (Omar Sy nei panni dello sfrontato Driss e François Cluzet in quelli dell’aristocratico Philippe Pozzo di Borgo) e alla misurata elaborazione di un dramma che viene smorzato, passo dopo passo, dalla ‘leggerezza’ di un’amicizia che riuscirà a guardare oltre la cortina sociale e fisica delle vite in questione, Quasi amici riesce nell’intento di trasformare la stranezza di un rapporto insolito in un film (almeno emotivamente) intoccabile.

7.5

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