Intervista Sole a catinelle - Incontro con il cast

Checco Zalone ci racconta il suo terzo film insieme al cast

Intervista Sole a catinelle - Incontro con il cast
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Con un incasso di quindici milioni di euro inaspettatamente portati al botteghino tramite Cado dalle nubi (2009), lungometraggio che lo ha portato dal piccolo al grande schermo, e l'ancor più sorprendente esito commerciale (quarantacinque milioni di euro) di Che bella giornata (2011), suo secondo lungometraggio da protagonista, il musicista e comico televisivo Checco Zalone sembra aver trovato anche in ambito cinematografico il proprio meritato spazio.
Ciò, senza alcun dubbio, va riconosciuto alla sua lodevole capacità di regalare risate agli spettatori in un'epoca in cui, forse anche a causa della tanto chiacchierata crisi, risulta sempre più difficile ridere.
Ed è proprio la crisi a rappresentare una delle tematiche affrontate all'interno del suo terzo film cinematografico: Sole a catinelle, diretto come i primi due da Gennaro Nunziante e che lo vede nei panni di un padre squattrinato impegnato, nonostante le difficoltà economiche, a cercare di regalare al figlio - promosso con tutti dieci in pagella - una vacanza estiva.
Inclusi nel cast del film, anche Miriam Dalmazio, Aurore Erguy e i piccoli Robert Dancs e Ruben Aprea, tutti intervenuti presso la conferenza stampa di presentazione romana, insieme allo stesso Zalone, al regista e al produttore Pietro Valsecchi.

Un uomo in crisi... ma non di successo

Checco, hai mai pensato di intraprendere una carriera internazionale?

Checco Zalone: Non conosco ancora l'inglese, so solo quello scolastico, ma non vi nascondo che mi piacerebbe.

Come definiresti il personaggio che interpreti in questo film?

Checco Zalone: Questo è un papà, siamo stati fermi due anni, dopo il film precedente, e Gennaro ha pensato a questa idea, mentre io diventavo papà anche nella vita reale. L'idea era quella di raccontare un uomo che fosse un prodotto di vent'anni di berlusconismo, ma senza puntare il dito contro di lui, si tratta soltanto di un individuo che ci ha creduto. Comunque, l'importante per noi era solo fare i soldi (ride).

Quale è il rapporto tra te e Gennaro Nunziante?

Checco Zalone: Ormai siamo una coppia di fatto. Non ci baciamo perché ci facciamo schifo, ma facciamo tutto insieme (ride).

Le attrici come si sono trovate a lavorare con Checco Zalone?

Miriam Dalmazio: Per me questo è il primo film interpretato per il cinema. Non è stato facile, è stata dura, ma mi sono molto divertita.

Aurore Erguy:
Io mi sento fortunata ad aver preso parte a questo film e ringrazio Checco e Gennaro per la loro pazienza, perché il mio italiano non è perfetto. Tra l'altro, come loro, il film ha un'umanità molto profonda.

In questo film cercate di far ridere con la crisi...


Checco Zalone: È difficile far ridere partendo dalla crisi. Noi siamo stati leggeri e ci piaceva la figura di quest'uomo refrattario alla crisi.

Checco, ti aspettavi il grosso successo dei primi due film?

Checco Zalone: Il successo lo sognavo e, per adesso, c'è. Poi, però, si può passare dal successo all'insuccesso in un secondo.

Operazione con Gennaro

I piccoli Robert e Ruben cosa ci raccontano di questa esperienza?

Robert Dancs: Quando ho conosciuto Luca (Medici, vero nome di Checco Zalone, ndr) al casting ero timido, poi, piano piano, lo conosci ed è simpatico come lo vedi nei film.

Ruben, non parli? Ti sei divertito?

Ruben Aprea: Sì.

Come mai, rispetto ai film precedenti, qui siete più buonisti e meno cattivi e trash?

Checco Zalone:
Cattivi? Non so, comunque dovete sapere che, inizialmente, il film terminava con la famiglia che tornava felice in Molise per riaprire la fabbrica, poi abbiamo cambiato il finale.

Gennaro Nunziante: In realtà, noi il trash non lo abbiamo mai fatto e il cinismo trovo che non sia affatto una qualità. Inoltre, vorrei aggiungere che per noi è volgare tutto ciò che è goffo, dalla comicità scontata alla goffaggine con cui vengono affrontati determinati temi.

Quale è il segreto dei vostri film? È vero che fanno molto ridere, ma sembrano anche favole immerse nella realtà che, alla fine, invitano anche alla riflessione.

Checco Zalone:
Non abbiamo un segreto. Io e Gennaro ci incontriamo e, soprattutto, ci teniamo per ore al telefono, perché io sto a Capurso e lui a Bari (ride). Spesso, si parte anche solo da una gag che fa nascere la storia. Per esempio in Sole a catinelle siamo partiti dal bambino muto, da questa sindrome che colpisce alcuni di loro, e da lì abbiamo sviluppato il film.

Gennaro Nunziante:
Sicuramente, la ricetta in Italia è presente da una vita, poi i registi attingono dalla Commedia all'italiana ognuno in maniera diversa. Non ci siamo inventati niente, devi solo essere molto attento a raccontare ciò che passa per strada. La commedia muore di anacronismo se racconta una vita che non c'è. Esiste anche il famoso aneddoto a cui possiamo ricondurre la fine del Neorealismo, ovvero quello legato alla frase detta da Luchino Visconti a De Sica durante una cena presso una contessa: "Ora noi non prendiamo più l'autobus, quindi non possiamo più fare il Neorealismo".

Come mai Pietro Valsecchi in tv produce solo fiction drammatiche ed al cinema fa commedie?

Pietro Valsecchi:
Abbiamo provato a fare la commedia con il primo film di Checco e andò bene. Ci si chiede in continuazione perché la gente non va più al cinema, ma, se non riesci a portare il pubblico in sala, devi chiederti il motivo. Lunedì comincio un altro film con due comici che si chiamano Pio e Amedeo. Magari mi sbaglio, ma dobbiamo portare nuovi comici e nuove storie al cinema.

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