Terminator Salvation, la recensione: continua la resistenza contro Skynet

La battaglia contro le macchine è ricominciata, nel primo lungometraggio della nuova trilogia di Terminator.

Terminator Salvation, la recensione: continua la resistenza contro Skynet
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Killer machine.

Le macchine emersero dalle ceneri dell'incendio nucleare. La loro guerra per sterminare il genere umano aveva infuriato per anni e anni. Ma la battaglia finale non si sarebbe combattuta nel futuro: sarebbe stata combattuta qui, nel nostro presente... Oggi.Nel 1984, questa voce narrante raccontava il tetro futuro, l'orrore nel quale sarebbe incorso il genere umano dopo l'olocausto nucleare ordito da Skynet, la rete d'intelligenza artificiale auto-cosciente, decisa ad eliminare, o quantomeno a schiavizzare, i suoi stessi artefici. James Cameron, al tempo appena trentenne, aveva fatto tesoro del motto del suo mentore Roger Corman, "pochi soldi, molte idee" sfornando una pellicola sci-fi low budget, che è finita per diventare un'autentica leggenda del cinema, lanciando definitivamente nell'Olimpo delle grandi star, il bodybuilder austriaco Arnold Schwarzenegger con un ruolo che nessun altro avrebbe potuto intepretare con pari efficacia. Aneddotica passata alla storia, scolpita a chiare lettere negli affetti dei cinefili e nel cuore del grande pubblico, segno indelebile che, anche a scanso di tutti i vari possibili intellettualismi, le macchine assassine di skynet hanno fatto breccia nell'immaginario collettivo.
Passarono gli anni e, nel 1991, il seguito del film vide la luce.
James Cameron e Hollywood intrecciarono in maniera radicale il loro destino: il regista, muscolare nel suo essere autore tanto quanto il suo corpo-feticcio di riferimento sullo schermo, stritolava i meccanismi del blockbuster classico, con una storia nella quale, malgrado il lieto fine, eravamo costretti ad affacciarsi costantemente sul baratro di un futuro mai del tutto scritto con certezza. Una pellicola divenuta una delle più acute riflessioni sul rapporto uomo-macchina e creatura-creatore.Nel 2003 quando il futuro governator riprese per l'ultima volta i tessuti organici e il metallo del robot, il successo (comunque molto inferiore rispetto al secondo) venne garantito più dalla presenza di Schwarzenegger che dai meriti intriseci, molto pochi in verità, del film. Misurarsi con l'operato di un regista che ha almeno quattro capolavori dalla sua (Terminator, Aliens, Terminator 2 e Titanic) e un film in dirittura d'arrivo, Avatar, che sia in caso di successo che d'insuccesso scriverà al 99% un altro capitolo di annalistica cinematografica è un compito molto poco invidiabile.Jonathan Mostow, sei anni fa, ha fallito in pieno.Joseph "McG" McGinty Nichel riuscirà a dare nuova linfa alla guerra degli umani contro Skynet e le sue macchine?

Erase/Rewind

Flashback.Nel 2003 il condannato a morte Marcus Wright (Sam Worthington) viene convinto dalla Dottoressa Serena Kogan (Helena Bonham Carter) a cedere il suo corpo alla Cyberdyne System, per condurre delle ricerce sui suoi resti una volta che l'iniezione letale avrà fatto effetto. In seguito, Skynet, resasi autosciente, decide di annientare il genere umano, percepito come una minaccia per la sua esistenzaFlashforward.Il futuro non è più lo stesso. John Connor (Christian Bale) lo sta imparando a caro prezzo. Tutto quello che gli era stato insegnato da sua madre Sarah, tutti gli avvertimenti di una intera vita non valgono più. Il futuro è stato formattato dalle continue interferenze temporali causate dai Terminator.Nel 2018, mentre conduce un attacco ad una base di Skynet all'interno della quale son tenuti prigionieri diversi umani, Connor scopre che l'intelligenza artificiale sta progettando dei nuovi Terminator che incorporano tessuti viventi, i T-800. Scampato fortuitamente all'esplosione nucleare che ha raso al suolo la struttura, John riesce a tornare al quartier generale della resistenza, dove apprende di essere il secondo nome all'interno della lista di morte intercettta a Skynet: il primo nominativo, è quello di un civile, Kyle Reese (Anton Yelchin), colui che, una volta  rimandato indietro nel tempo, è destinato a divenire suo padre.Ma un'altra persona è sopravvissuta alla devastazione della base.Marcus Wright. Messosi in cammino senza una meta ben precisa, arriva presso le rovine di Los Angeles, imbattendosi nel giovane Kyle Reese. Questi gli fa luce sui terribili fatti accaduti dopo il giorno del giudizio.E' forse, l'apparizione di Marcus è un'ulteriore riprova del fatto che il futuro deve essere riscritto?

Sarà vera salvezza?

Rilanciare in grande stile un brand come quello di Terminator con una nuova saga ambientata nel futuro, nel pieno della guerra dell'uomo contro le macchine, sulla carta, era un progetto estremamente interessante. I dubbi provenivano tutti dal regista incaricato di dare corpo al disegno, McG, responsabile di film tutt'altro che memorabili come Charlie's Angels, Charlie's Angels Full Throttle e We are Marshall (uscito in Italia direttamente per il mercato home video).Terminato Salvation, nelle mani di Joseph "McG" McGinty Nichel diviene un'entità imperfetta, sospesa fra accenni a tematiche profonde, dal potenziale devastante e il classico action movie americano in cui la tecnica è sopraffina, ma i contenuti latitano. La chiara allegoria cristologica della figura di John Connor, visto come un profeta dalla base militante della Resistenza e come un visionario dalle alte sfere di comando della stessa, viene appena sfiorata dallo script, tanto che risulta difficile comprendere come un personaggio così vagamente tratteggiato possa essere considerato un Salvatore dai militanti della ribellione pur in totale assenza di una costruzione della dramatis personae che vada a giustificare il tutto. Non bastano pochi secondi di annunci radiofonici conditi con retoriche frasi sul cosa distingua un umano da una macchina per dare spessore ad un character che avrebbe dovuto avere ben altro peso narrativo. Il problema si pone ancor più se, appunto, si osserva Salvation nell'ottica di una rinascita della saga, poiché così, allo stato delle cose, la pellicola sembra più uno spin off d'azione rivolto a chi già conosce a menadito la storyline della saga, piuttosto che le fondamenta di una nuova esperienza filmica: la sceneggiatura, infatti, tende a navigare in superficie evitando di scendere in profondità. Il rapporto creatore/creatura, che costituiva uno dei leitmotiv cameroniani per eccelleza insieme all'analisi volutamente ambigua di cosa sia quel quid che differenzia l'uomo dal robot, resta appena sfiorato, così come gli (oltremodo) manifesti richiami alla guerra al terrorismo in medio oriente. Al di la del fatto che ogni volta che gli Stati Uniti decidono, in maniera lecita o meno, di scatenare una tempesta bellica su un qualche paese del globo, dobbiamo inevitabilmente sorbirci almeno un doppio lustro in cui vengono prodotti film che fanno rinvii alla questione, si sarebbe potuto giocare in maniera molto più intensa ed enigmatica sul concetto che, in Terminator Salvation, quelli che si nascondono nel deserto e compiono azioni normalmente definibili come atti di terrorismo, sono "i buoni" (ed avremo anche modo di assistere ad una scena talmente assurda anche per un contesto di sci-fi, tanto da giudicare come meno assurde le voci sulle dialisi di Bin Laden fatte all'interno delle grotte e delle spelonche in cui si nascondeva).Christian Bale ci regala una performance di discreto livello, incapace però di andare a riempire quei "buchi" nella costruzione del personaggio di cui abbiamo parlato poc'anzi. La vera sorpesa è Sam Worthington, autentico protagonista della pellicola nonché unico personaggio a poter godere di una reale costruzione drammatica del personaggio. Inconsapevole di ciò che gli è accaduto dopo la sua esecuzione nel braccio della morte, costruisce e costituisce un tassello fondamentale nell'economia del film, passando dalla freddezza calcolatrice del robot alle esplosioni di rabbia tipiche degli esseri umani (e se avete visto il full trailer di TS capirete già da adesso le nostre allusioni). Anton Yelchin, chiamato a vestire i panni di un giovanissimo Kyle Reese, seppur poco presente in scena, risulta credibile come versione adolescente di Michael Biehn. Con poche apparizioni, riesce a tratteggiare i contrassegni peculiari di chi sarà chiamato ad assumere un ruolo di spiccata importanza all'interno della Resistenza.

Action packed movie

McG, del tutto privo di una qualsivoglia vena autoriale, dirige il film col piglio risoluto del regista di action movie e, analizzato in quest'ottica, Terminator Salvation non ha nulla da eccepire. Seppur afflitto da alcuni momenti di totale asservimento da gadget per le varie action figure e giocattoli movie inspired che, con tutta probabilità, appariranno nelle vetrine dei negozi e nelle vetrinette dei collezionisti, le mototerminator potevano essere davvero evitate, non è certo sul versante tecnico che Salvation mostra il fianco. Dimostra addirittura uno stile capace di distanziarsi da quello standard e preimpostato tipico di certe produzioni americane fatte di riprese rutilanti e caotiche in cui è difficile sbrogliare il bandolo della matassa. McG costruisce sequenze opprimenti, che pagano il dazio in più di un passaggio all'angoscia da fine imminente propria dello Spielberg de "La Guerra dei Mondi", con gli istanti all'interno del campo di prigionia di Skynet dipinti con tonalità dark, oscure e pesanti, e un'umanita braccata da macchine assassine in cui non c'è nessun nasconiglio sicuro al 100%.L'atmosfera da "inverno nucleare" è magistralmente fotografata da Shane Hurlbut: considerato il suo curriculum non certo esaltante, non può non essere una gradita sopresa. Le scenografie di Martin Laing aiutano molto in tal senso, anche se il quartier generale di Skynet sembra Mordor incrociata ad una raffineria. Dispiace invece constatare come lo score di Danny Elfman risulti piuttosto anonimo e troppo simile a quello di altri film, in particolare a quello de Il Pianeta Delle Scimmie; non temete però, perché il celebre tema di Brad Fiedel farà capolino in più di un'occasione. Il  sound design, aspetto tutt'altro che secondario in un film del genere, è irreprensibile: i robot emettono suoni meccanici, inquietanti, "industriali", capaci di far scorrere dei brividi d'orrore sulla schiena del pubblico in platea.Se quindi, dal punto di vista della forma le critiche sono sostanzialmente positive, è dal fronte dei contenuti che scaturisce l'handicap maggiore del film. La clemenza di elargire il beneficio del dubbio ad un progetto dilatato nel lungo periodo (che alla luce dei bassi incassi americani è ora messo in discussione), vale fino ad un certo punto: la sceneggiatura è troppo debole, scricchiolante, priva di mordente. Pur evitando di porsi delle domande sulla storyline e sulla cronologia degli eventi che porterebbero solo ad un noioso mal di testa (it's just a movie boys), è inaccettabile che il futuro leader della Resistenza venga a sapere quasi per caso di essere il secondo nome nella death list di Skynet e che l'unico personaggio a godere di un vero percorso di evoluzione (e d'instaurazione d'empatia con l'audience) sia Marcus. C'è nel film, la stessa spiacevole sensazione di freddezza che alberga nei chipset dei Terminator ed è del tutto assente l'eccellente costruzione dello spannung tipica dei film di James Cameron, nei quali, inoltre, il male è mutevole è ingannatore, mentre qua abbiamo solo una IA calcolatrice e prevedibile. Per non parlare del finale, meritevole di un premio per la superficialità col quale viene archiviato, mentre avrebbe meritato un carico di pathos ben maggiore. Salvation non gode di luce propria e questo è evidente soprattutto in quei frangenti nei quali il fan service si fa più marcato, come durante la chiacchieratissima, fugace apparizione digitale di Schwarzenegger (considerati i trascorsi di Connor avrebbero potuto sfruttarla in modo più articolato), o quando "You could be mine" dei Guns'n'Roses viene usata da John come esca per acchiappare una mototerminator: inevitabilmente, veniamo portati a riflettere su cosa fosse Terminator e su cosa sia diventato ora: da un film nato dalla creatività e dal cuore di un autentico autore, a macchina cinematografica algida e priva di sentimento.

Terminator Salvation Tempo fa James Cameron, intervistato su questo nuovo progetto messo in cantiere a Hollywood, ebbe modo di dire che McG si trovava ad affrontare una situazione simile a quella cui lui dovette far fronte quando si trovò a realizzare il seguito di Alien. McG poteva reinventare la saga, sfruttando la nuova storyline, andando ad approfondire tutte quelle tematiche appena sussurrate dal film che, con la complicità di una sceneggiatura tutt’altro che lodevole (firmata John Brancato e Michael Ferris) restano solo sfiorate: echi cristologici, dicotomia uomo/macchina, sacrificio e salvezza. Il paragone con James Cameron è improbo, ma se si ha l’ardire di confrontarsi con Golia, bisogna essere sicuri di possedere la giusta stazza o quantomeno un’adeguata dose d’astuzia. McG non è un gigante. E purtoppo non è neanche Davide.

5.5

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