Recensione The Fighter

Dietro ogni storia c'è una leggenda

Recensione The Fighter
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E'innegabile: il fascino dello scontro di boxe affascina, dall'inizio dei tempi, tanto i protagonisti quanto gli spettatori ed ha trovato nel cinema, in ben più di un'occasione, un valido alleato per raccontare la poesia che si cela dietro ogni montante. Vista la natura fortemente logica e l'emozione che sta alla base di questa disciplina (in genere di tutte le arti marziali) il grande schermo sembra essere stato il tramite più efficace per mostrarne l'impatto fisico e filosofico.
Come Rocky, Toro scatenato, Alì e Cinderella Man - per citarne di recenti - dietro ogni muscolo in tensione si cela un dramma umano, un conflitto interiore che nasce dal sacrificio e dall'emotività spesso estranea agli spettatori, più attenti alla danza del ring che alle sue retrospettive.
David O. Russel, già regista dei discussi I ♥ Huckabees e Three kings si è fatto strada come autore di pellicole dal sottotesto profondamente introspettivo che, spesso e volentieri, ha diviso critica e pubblico sulla loro effettiva riuscita.
Ispirato, come recita la locandina, alla vera storia di Micky Ward e Dicky Eklund, The Fighter racconta la vita pubblica e privata dei due fratellastri, divisi tra sogni di gloria, decadenza ed immoralità.

Dicky Eklund è una vecchia meteora della boxe, un tempo talentuoso tirapugni asso vincente delle scuderie dei pesi medi, ora magra figura divorata dalla tossicodipendenza. Dicky è stato, ai tempi, l'orgoglio assoluto della sua piccola cittadina, motivo di vanto per l'intrattabile madre e per le sue mille sorellastre. Gli resta da vantare ormai solo un incontro vincente con la leggenda del pugilato Sugar Ray Leonard, a detta di molti semplicemente scivolato sul ring. Ridotto ad un rottame, Dicky e la sua famiglia puntano tutte le loro speranze sul giovane fratellastro Micky, volenteroso piazzato giovane dall'indiscutibile integrità morale, traviato però dalle inefficienti sessioni di allenamento gestite dal fratello tossico.
Trovata una donna da tenere al suo fianco, Micky ritrova la retta via ed inizia improvvisamente ad essere, aldilà di ogni aspettativa, una stella della boxe. Mollato il fratello, finito in gattabuia per resistenza a pubblico ufficiale, Micky trova un nuovo mentore e si concentra finalmente sui propri obiettivi.
Si dipana così una storia di sofferenza e sacrificio, scandagliata dal dramma umano vissuto dai protagonisti e proiettata sul ring, epicentro e palco della rivalsa sociale.

Per ogni buona premessa c'è una promessa mantenuta, The fighter è un film che trascina spettatori di ogni rango, ha una regia intelligente ed un ottimo lavoro di sceneggiatura dietro di sé.
Fin dalle prime battute The fighter dimostra di avere carattere, la fotografia sovraesposta, l'apparente 16mm bombato e la presenza costante di macchina a mano ed atmosfere putride ci catapultano in un istante nel drammatico disagio sociale, figlio della povertà e dell'ignoranza.
Il film è una storia di debolezze prima che di forza, affronta, come molte delle pellicole che trattano storie di pugili e combattenti, il malessere ed il bisogno di rivalsa. I due fratelli sono agli antipodi, mentre il primo ha lasciato che la gloria sciupasse il suo talento, il secondo soffre il bisogno disperato di dare stabilità alla propria esistenza, stabilità che riesce ad ottenere tramite la nobile arte del pugilato. L'evidente degrado umano - di cui Dicky è vittima ed icona - porta volutamente lo spettatore in una dimensione ormai così poco presente nel nostro immaginario da lasciarlo più disgustato che sconvolto di fronte a tanto malessere. Micky riesce invece a riscattarsi, ma non a mettere da parte le proprie origini, la costante consapevolezza di ciò che è e di ciò che è stato lo tormenta giorno dopo giorno, rivelandosi difatti comunque necessaria per arrivare al successo.
Micky è tutto ciò che Dicky non sarà mai, ma che avrebbe potuto essere se non avesse gettato nel fango la propria vita, ed è per questo che la costanza e la forza di volontà riescono a supplire alla mancanza di talento. Mentre l'uno getta via le innate capacità che la natura gli ha regalato l'altro lotta e persevera fino a raggiungere gli scopi suoi e del fratello.
Menzione d'onore a Christian Bale, sembra ormai uno stereotipo, ma sarebbe ignobile non riconoscerli, oltre all'immenso sforzo dovuto alla trasformazione fisica delle incredibili doti da attore professionista. Eccezionale Melissa Leo nel ruolo della viscida madre dei due protagonisti, incarna più degrado lei di tutta la pellicola (che come già detto è tutt'altro che laccato) e si trasforma in un atipico villain. Meritatissimi gli Oscar ricevuti da entrambi gli interpreti.

The Fighter The Fighter è un film pienamente riuscito, senza punti deboli e profondamente emblematico nelle sue intenzioni drammatiche. Ottima prova di regia e di recitazione. Molto consigliato

8

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