Recensione These final hours - 12 ore alla fine

La fine del mondo è sempre più vicina, nel nuovo film di Zak Hilditch

Recensione These final hours - 12 ore alla fine
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Con il Nathan Phillips visto negli horror Wolf creek (2005) e Chernobyl diaries - La mutazione (2012) impegnato a ricoprire il ruolo di James, il quale, nel suo ultimo giorno sulla Terra prima che un evento catastrofico cancelli la vita come la si conosce, attraversa le strade di una città ormai senza legge al fine di trascorrere le ultime ore partecipando alla festa delle feste e celebrare la fine del mondo, il primo titolo che torna alla memoria è quell'Io sono leggenda di Richard Matheson da cui, prima dell'arcinoto blockbuster interpretato da Will Smith, vennero tratti L'ultimo uomo della Terra (1964) con Vincent Price e 1975: Occhi bianchi sul pianeta Terra (1971) con Charlton Heston.
Il cineasta australiano Zak Hilditch, però, qui al suo quinto lungometraggio, precisa: "Ho cominciato a scrivere il copione di These final hours - 12 ore alla fine verso il termine dell'estate del 2009. Lo spunto da cui sono partito era l'idea di un amore in un mondo di fantascienza nel quale personaggi diversissimi sono costretti ad unirsi per far fronte ad un evento catastrofico. A cominciare da 28 giorni dopo fino ad episodi di Ai confini della realtà degli anni Sessanta come The midnight sun, sono sempre stato intrigato da questo tipo di situazioni e, soprattutto, dall'elemento del ‘e tu che cosa faresti?'. Gli aspetti e le prospettive umane all'interno dei film di fantascienza sono gli elementi che mi hanno sempre catturato maggiormente, ma anche quelli che più rapidamente vengono accantonati".

A che ora è la fine del mondo?

Del resto, a differenza delle succitate trasposizioni mathesoniane, qui non abbiamo vampiri o pseudo-zombi pronti a fare la loro raccapricciante entrata in scena, bensì la piccola Rose alias Angourie Rice, che, salvata dal protagonista, è alla disperata ricerca del padre.
Infatti, nel corso della oltre ora e venti di visione, ad essere sviluppato è soprattutto il rapporto tra i due, il cui forte retrogusto di metafora è in un certo senso spiegato dalle parole del regista: "Ho sviluppato il personaggio di James proiettando su di lui le mie paure di trentenne che deve affrontare le responsabilità dell'età adulta. Nonostante faccia di tutto per evitarle, durante le sue ultime ore, James prenderà delle decisioni che lo forzeranno a cambiare".
Quindi, l'ultimo giorno di esistenza dell'uomo comune un po' rude, diffidente e distaccato ma vulnerabile, si trasforma in quello nel quale si trova costretto ad assumere delle responsabilità prendendosi cura della bambina e divenendo, di fatto, il genitore che era così riluttante ad essere.
Però, con l'unica vera e propria sequenza di effetti visivi relegata alle ultimissime inquadrature dell'operazione, sebbene il tutto risulti girato con professionalità ed impreziosito da una curata messa in scena a basso costo, lo script non può fare a meno di apparire del tutto privo di situazioni che siano veramente in grado di coinvolgere lo spettatore (soprattutto quello amante della fantascienza).
Di conseguenza, il prodotto che ne viene fuori soffre non poco di debolezza, penalizzato da un'impostazione generale che lo rende più vicino ai titoli destinati al mercato dell'home video che a quelli che siamo abituati a guardare sul grande schermo.

These final hours - 12 ore alla fine L’ultimo giorno del pianeta Terra prima della sua distruzione secondo l’australiano Zak Hilditch si riduce al continuo vagare del giovane James e della piccola Rose che, in cerca del padre, si ritrova al seguito. Se vi basta questo, condito con una grande festa a base di sesso, These final hours - 12 ore alla fine è il film che fa per voi, altrimenti vi ritrovate soltanto davanti ad ottantasette minuti di visione buoni dal punto di vista tecnico, ma piuttosto monotoni e soporiferi.

5

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