Intervista Turner: intervista a Mike Leigh

Il talentuoso regista di Segreti e bugie e Il segreto di Vera Drake ci racconta la sua fascinazione per il 'pittore della luce'

Intervista Turner: intervista a Mike Leigh
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Dopo i calorosi applausi raccolti al Festival di Cannes e lo strepitoso successo di pubblico in patria (oltre un milione di spettatori soltanto in Gran Bretagna), da questa settimana arriva anche nelle sale italiane, distribuito da BIM, Turner, il film biografico dedicato al celebre pittore Joseph Mallord William Turner da parte di uno dei massimi autori del cinema inglese, il grandissimo Mike Leigh, regista di opere del calibro di Segreti e bugie, Topsy-Turvy, Il segreto di Vera Drake ed Another Year. Affascinante e profonda riflessione sulla figura di William Turner e sulla dicotomia fra l’artista innovativo e geniale e un essere umano spesso burbero e schivo, Turner ha ricevuto quattro nomination all’Oscar per le musiche, la fotografia, la scenografia e i costumi ed è valso al suo protagonista, il bravissimo Timothy Spall, lo European Film Award e il premio come miglior attore al Festival di Cannes. Martedì a Roma abbiamo incontrato Mike Leigh, in Italia per presentare il film, e abbiamo parlato con lui a proposito della realizzazione di Turner.

Raccontare Turner

Signor Leigh, cosa l’ha spinta a raccontare la storia del pittore William Turner?
Sono stati i suoi quadri, il suo modo di dipingere, a farmi pensare di poter realizzare un film affascinante, che fosse basato sulla contrapposizione fra la capacità dell’artista di regalarci immagini sublimi e la normalità dell’uomo Turner. Nel mio cinema ho sempre amato osservare gli individui in maniera realistica, nei loro problemi quotidiani e nelle loro imperfezioni, e anche Turner presenta vari aspetti vulnerabili. Sono un appassionato di arte, come anche di musica e di poesia... sono tutti elementi che possono diventare fonti di ispirazione per il mio lavoro.

A differenza degli altri suoi film, Turner si sviluppa in un arco di tempo decisamente lungo ed è caratterizzato da una struttura più ondivaga: ha lavorato in maniera differente nella stesura della sceneggiatura?
Turner racconta un periodo di ventisei anni, e questo ovviamente ha comportato che la narrazione fosse maggiormente essenziale, quasi ‘impressionista’. Esistono due categorie per quanto riguarda le mie opere: i film in cui la narrazione è causale, cioè basata su una rigorosa catena di cause ed effetti, come in Segreti e bugie o Il segreto di Vera Drake, e i film in cui la narrazione invece è cumulativa, ovvero basati su un insieme di eventi privi di nessi causali, e raccontati pertanto nella loro essenzialità. Questa è l’unica differenza, non cambia però il mio modo di lavorare.

In Gran Bretagna Turner ha ottenuto un enorme successo di pubblico: come si spiega le ragioni di un risultato tanto straordinario?
La verità è che, se avessi la risposta a questa domanda, conoscerei il segreto per equilibrare le mie esigenze espressive con le logiche commerciali, ma purtroppo non lo so davvero! Si può pensare che un film su un artista sia una pellicola di nicchia, e il fatto che Turner si sia rivelato tanto popolare è stato un fenomeno totalmente inatteso, anche se bisogna ricordare che il pittore Turner è molto conosciuto ed amato in Gran Bretagna... evidentemente si è prodotta un’alchimia in grado di attrarre un vasto pubblico.

Distillato d'artista

Come ha lavorato per documentarsi sulla figura di William Turner?
Come per qualunque altro soggetto realmente esistito, si trattava di reperire quante più informazioni possibile su Turner, ma anche sugli eventi storici che hanno avuto un’influenza su di lui e sui costumi sociali dell’epoca. La Tate Gallery, al cui interno si trova l’archivio completo su Turner, ci ha fornito un immenso aiuto, aprendoci le porte dell’archivio e permettendoci di consultare tutti i documenti a disposizione, non soltanto i suoi quadri; questo ci ha permesso di ragionare anche sull’aspetto visivo del film e sulla gamma cromatica utilizzata da Turner.

Quanto ha sentito l’esigenza di attenersi alla realtà storica e quanto invece ha dato spazio all'invenzione?
Turner non è un documentario, ma un distillato della sua vita, della sua arte e del suo mondo. Il film spazia lungo ventisei anni della sua esistenza, e la scelta di cosa includere è il risultato di un’inevitabile selezione con l’obiettivo di trasmettere l’essenza dell’uomo e dell’artista. Purtroppo abbiamo dovuto escludere la città meta di numerosi viaggi di Turner, ovvero Venezia, perché non ce la siamo potuta permettere... costa già uno sproposito prendersi un caffè a Venezia, figuratevi trasferirci un’intera troupe! Per quanto riguarda ciò che rientrava nei nostri limiti produttivi, abbiamo deciso però di prenderci la necessaria libertà di manovra; in fondo il film è una riflessione soggettiva su un essere umano. L’episodio della macchia rossa aggiunta da Turner su un suo quadro, per esempio, è realmente accaduto ed è raccontato in tutti i libri, e noi abbiamo deciso di inserire questa scena ricostruendola nella maniera più cinematografica possibile.

In alcune scene del film, osserviamo Turner esprimere la propria attrazione verso il corpo femminile e la sua rappresentazione artistica: questa fascinazione verso la figura femminile deriva da una base reale?
Assolutamente, ci sono moltissimi ritratti di prostitute realizzati da Turner. John Ruskin, l’esecutore testamentario di Turner, ha distrutto molti di questi disegni dopo la morte del pittore, ritenendoli pornografici, ma ci sono rimaste numerose immagini erotiche dipinte da Turner. L’episodio che vide Turner, malato e in punto di morte, uscire di casa per tentare di ritrarre una ragazza morta in riva alla spiaggia è accaduto davvero, e ci è sembrato significativo riguardo lo spirito di questo artista.

Il vecchio e il nuovo

In una sequenza del film, Turner si sottopone ai primi modelli di dagherrotipo: pensa che questa scena possa simboleggiare il rapporto di Turner nei confronti dell’avanzare della modernità e della tecnologia?
Questa scena è basata su fatti realmente accaduti: Turner si imbatté in un laboratorio di fotografia a Londra, era molto affascinato dalla fotografia e si recò spesso da questo fabbricante di dagherrotipi. Turner colse subito le implicazioni e gli sviluppi futuri della fotografia, e anzi si stupì che le prime foto non fossero a colori, ma in bianco e nero. Ho ritenuto fondamentale includere questi eventi per illustrare la personalità di Turner, la sua curiosità verso l’avvento della fotografia e la possibile influenza sulla pittura; lui, comunque, aveva già compiuto la propria rivoluzione sull’uso della luce, dimostrando di essere un grande anticipatore dell’impressionismo e addirittura dell’arte del ventesimo secolo.

Uno dei temi fondanti del suo cinema è l’importanza di saper cogliere la bellezza interiore negli esseri umani: come ha sviluppato questo elemento nel film? Crede che tale capacità possa costituire il segreto della genialità di Turner?
Turner, come ogni grande artista, reagiva al mondo attorno a sé, alla vita e alla natura a livelli molteplici e con un’estrema sensibilità, quindi sicuramente anche questo aspetto ha influito sulla sua pittura, ma non si tratta dell’unico elemento alla base del suo genio.

Sta già lavorando al suo prossimo progetto?
Realizzeremo un altro film d’epoca... so già di cosa si tratterà ma non posso ancora dirvelo, lo scoprirete con il tempo! Posso anticiparvi solo che questa volta non sarà incentrato su un artista. Non si tratta di una fascinazione particolare per il passato: sono affascinato dal passato, dal presente come dal futuro in ugual misura, ma si può fare solo una cosa alla volta!

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