Recensione Tutti i nostri desideri

Il desiderio di giustizia di una donna magistrato che si scontra con gli interessi del capitalismo imperante

Recensione Tutti i nostri desideri
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Dopo il toccante e apprezzato Welcome, Philippe Lioret torna ad affrontare un argomento impegnato nel sociale ma declinato e analizzato attraverso la contaminazioni più intime della sfera privata. Il tema della scadenza (intesa come l'intervallo concesso al creditore per saldare i suoi debiti, ma anche come il tempo concesso a una vita perché si compia) insieme al tema della giustizia (terrena e divina) sono infatti qui combinati assieme nel tessuto di una storia che si muove di pari passo tra sfera pubblica e privata cercando di sanare attraverso la prima (la revisione di una politica di strozzinaggio attuata dagli istituti di credito) ciò che è impossibile chiedere alla seconda (una proroga di tempo alla vita). Molto abile nello scavare nel profondo delle emozioni e nella volontà dei due protagonisti di credere in una ‘giustizia giusta', Tutti i nostri desideri esce un po' di strada nel seguire il dramma personale affrontato dalla protagonista. Il dramma classico della malattia che non lascia speranza tende infatti, come spesso accade, a monopolizzare la scena riassegnando in un certo senso la priorità delle dinamiche e scardinando di tanto in tanto la naturale progressione degli eventi.

Le battaglie di Claire

Claire è una giovane magistrato di Lione con un marito amorevole e due bambini piccoli. Un giorno nell'aula di tribunale le appare di fronte Cèline (madre di una compagna di asilo di sua figlia), impelagata in una causa con alcune società di credito con cui è rimasta sovraindebitata. Decisa ad aiutare la donna nella quale si specchia rivedendo la sua infanzia di stenti, Claire ingaggerà una battaglia con il ‘sistema' perché i suddetti istituti di credito possano garantire più trasparenza nell'offerta dei loro servizi.

Un'offerta che dietro lo specchietto per allodole del desiderio a portata di mano ("Cedete a tutti i vostri desideri") cela strategie di strozzinaggio (tassi d'interesse altissimi definiti in contratti truffaldini) ai limiti della legalità e volte a stritolare le classi più deboli. A sostenere Claire nella sua battaglia si affiancherà Stéphane, giudice più anziano ed esperto nel settore economico che ritroverà grazie a Claire il desiderio di lottare per una giusta causa e la voglia di lavorare insieme per un fine comune. Tra i due magistrati, parallelamente all'affiatamento professionale, crescerà anche un altro tipo di intimità (mai fisica o sessuale) legata al senso più profondo di vedere le cose nella stessa prospettiva e alla volontà di condividere il punto di vista dell'altro. In questo quadro la condizione di Claire (condannata da un tumore al cervello che non lascia speranze) s'inserirà portando una necessaria velocizzazione di tutte le dinamiche, che si materializzerà anche nel ‘passaggio di consegne' (un po' innaturale) a terzi della sua famiglia.

Un dramma intenso ma sfocato

Molte le tematiche affrontate da questo dramma all'ennesima potenza che Lioret gestisce molto bene sul versante ‘giurisprudenziale' perdendosi invece un po' lungo il sentiero del registro drammatico, il quale tende ad accelerare i tempi e a subordinare la cronologia degli eventi (anche l'incontro e il repentino affiatamento con Stéphane) e il peso dei personaggi (la presenza da un certo punto in poi quasi impalpabile di Cristophe - il marito di Claire - e Celine) alla preminenza narrativa della protagonista Claire. Liberamente ispirato al romanzo Vite che non sono la mia di Emmanuel Carrére (pubblicato in Italia da Einaudi), Tutti i nostri desideri soffre probabilmente il peso di una matrice letteraria in cui i diversi registri convivevano equilibratamente e che invece nell'esigenza visiva del racconto filmico sono stati privati dei loro tempi vitali. Nonostante ciò, il film di Philippe Lioret è capace di mettere a fuoco (anche grazie alla splendida alchimia tra i due protagonisti Vincent Lindon e Marie Gillain) l'importanza di esistenze che lottano al fine di garantire la supremazia di alcune regole che nella vita (come nel rugby) sono essenziali: impegno, emozione, strategia.

Tutti i nostri desideri Pur sbilanciato nel tema di una malattia che amplifica il dramma esistenziale della vita, Tutti i nostri desideri affronta a testa alta la tensione del dramma sociale e privato senza mai scadere in una lettura melodrammatica della vicenda. Ben gestito nel crescendo di aspettative legate alla battaglia legale, il film perde un po’ di smalto proprio nella gestione del dramma privato, dove tutto il tessuto narrativo tende (strada facendo) ad accentrarsi. Troppi registri che fanno un po’ fatica ad amalgamarsi equilibratamente ma dai quali emerge in filigrana, ciò nonostante, la spessa trama di emozioni, sentimenti, valori e desideri di cui la protagonista Claire (e il suo amico/collega Stèphane) sono indiscussi paladini.

6.5

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