Recensione Una notte blu cobalto

Recensione dell'opera prima di Daniele Gangemi

Recensione Una notte blu cobalto
Articolo a cura di

"Una notte blu cobalto nasce dall'idea di soffermare lo sguardo sul mondo e sulla società passando attraverso Catania, città dove prende vita la nostra storia, e Dino Malaspina, studente universitario fuori corso ancora in bilico tra ‘adolescenza' ed ‘età della ragione'. Dino si trova, suo malgrado, a confrontarsi con una delle fasi più delicate di una storia d'amore: l'epilogo. Tema universale vissuto attraverso la mente, gli occhi e la voce di un ragazzo arroccato nel proprio passato e incapace di accettare la realtà. Da mesi, infatti, la ragazza lo ha lasciato e l'unica soluzione che, da solo, è riuscito a trovare è quella di fermare se stesso per cercare di fermare il tempo, come ultimo estremo tentativo di rendere viva, almeno nel ricordo, la sua storia con Valeria. Dino non vuole e non sa dimenticare, si è bloccato. Tutto sembrerebbe destinato a non mutare, in questo folle quanto ingenuo e disperato progetto di vita, se non fosse che da qualche parte, nella città, la ‘Blu cobalto' ha aperto i battenti e all'interno tutti sono già a lavoro per la felicità della gente. Ha inizio così, con l'incontro apparentemente casuale tra Dino e questa singolare pizzeria chiamata ‘Blu cobalto', un misterioso processo di formazione che porterà il protagonista a lasciarsi alle spalle i propri fantasmi per ritrovare se stesso e la propria vita".
Così Daniele Gangemi, catanese classe 1980 autore tra il 2002 e il 2003 dello short in super8 Alter ego, riassume la trama del suo primo lungometraggio, sceneggiato insieme all'esordiente Carla Marcialis e che vede protagonisti tre volti noti provenienti dai set di Paolo Virzì: Corrado Fortuna (My name is Tanino e Caterina va in città), Regina Orioli (Ovosodo) e Valentina Carnelutti (Tutta la vita davanti).

La notte dei matti viventi

E spetta al grande Alessandro"Parenti serpenti"Haber ricoprire il ruolo dell'insolito e saggio proprietario della pizzeria, uno dei tanti strani, inquietanti e, soprattutto, soli personaggi destinati a popolare un onirico viaggio notturno volto ad assumere i metaforici connotati dell'ennesimo percorso di crescita.
Personaggi che, immersi nella contrastata fotografia da noir di Michele D'Attanasio (E se domani...), spaziano da una grottesca vedova a una giovane prostituta, passando per una bambina impegnata a scrivere il proprio testamento, un tizio intento a progettare la donna della propria vita per mezzo del computer e un ragazzino che parla con un amico immaginario.
Tutti volti che finiscono per completare il non disprezzabile cast di un'operazione efficacemente commentata da una colonna sonora a firma di Giuliano Sangiorgi dei Negramaro e che, individuando nell'ironia uno dei fondamentali elementi, risulta girata abbastanza bene.
Peccato che, complice un certo eccessivo ricorso a movimenti combinati di carrello e zoom, la mano ancora non troppo esperta di Gangemi tenda a farsi più volte notare, conferendo all'insieme, costruito su ritmi di narrazione piuttosto lenti, un look che poco si distacca da quello che caratterizza tanti prodotto sfornati dalle scuole di cinema per i saggi di fine anno. Prodotti passabili se visionati presso i festival, ma difficilmente digeribili quando fruiti nella comune sala cinematografica.

Una notte blu cobalto Vincitore del Platinum REMI Award come miglior opera prima presso il Worldfest di Houston, il lungometraggio d’esordio del catanese Daniele Gangemi, basato su una lunga notte di taglio onirico che, popolata di grotteschi personaggi, vorrebbe rappresentare l’ennesimo racconto su celluloide relativo a un percorso di crescita, risulta abbastanza godibile, grazie soprattutto all’ironia presente. Ma, sebbene la trama e la rappresentazione, una volta tanto, arrivino a sfiorare il genere, il poco chiaro epilogo - lasciato con ogni probabilità alla libera interpretazione - suggerisce chiaramente che siamo dinanzi alla solita operazione che tenta in ogni modo di essere classificata tra i film d’autore. Aggiungendosi invece, come succede alla maggior parte dei titoli sfornati dai giovani cineasti italiani d’inizio terzo millennio, alla già folta schiera di prodotti tanto pretenziosi quanto presto dimenticabili.

5.5

Che voto dai a: Una notte blu cobalto

Media Voto Utenti
Voti: 24
4.9
nd