Recensione Uno, Anzi Due

Il comico teatrale e televisivo Maurizio Battista torna al cinema, stavolta in qualità di interprete principale, per essere diretto da Francesco Pavolini e contornato da uno stuolo di volti noti della commedia popolare nostrana

Recensione Uno, Anzi Due
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Non è la prima volta che il comico teatrale e televisivo Maurizio Battista si concede un'escursione cinematografica, considerando che, al di là di Una cella in due (2011) interpretato in coppia con Enzo Salvi, ha avuto modo di apparire, tra l'altro, ne L'ultima ruota del carro (2013) di Giovanni Veronesi e nei pieraccioniani Finalmente la felicità (2011) e Un fantastico via vai (2013).
Senza alcun dubbio, però, diretto dal Francesco Pavolini occupatosi fino ad oggi esclusivamente di prodotti destinati al piccolo schermo (Incantesimo, La squadra, Tutti per Bruno e I Cesaroni nel curriculum), Uno, anzi due (2015) rappresenta il suo primo film da protagonista.
Infatti, in piedi sul parapetto di Ponte Milvio, dove minaccia di farla finita, lo vediamo nei panni di Maurizio, impegnato a raccontare il tragicomico percorso che lo ha condotto al drastico gesto dinanzi ad un pubblico di passanti assiepatosigli intorno.
Il semplice pretesto per dare il via a quasi novanta minuti di visione che, dopo un'apertura sulle note di Cha cha cha della segretaria, lo mostrano subissato dai debiti in seguito alla morte improvvisa del padre Nando, ovvero Ninetto Davoli, in quanto il testamento dell'anziano genitore finisce per svelare alcune sorprese.

Il ponte sul fiume dei guai

Sorprese che vanno dallo scoprire che l'abitazione in cui Maurizio, con il defunto, ha vissuto per anni insieme alla moglie Luana e al figlio Valerio, rispettivamente interpretati da Paola Tiziana Cruciani e da Emanuele Propizio, è in affitto e che il bar dove ha lavorato tutta la vita è ipotecato.
Moglie e figlio all'oscuro di tutto, come pure la vulcanica Suellen alias Claudia Pandolfi, sorella dell'uomo, il quale si trova con la situazione ulteriormente complicata quando Valerio decide di organizzare in grande stile il suo matrimonio affiancato dalla madre, che gli promette anche che gli lascerà la casa di famiglia.
Matrimonio che offre inevitabilmente l'occasione per poter rispolverare il celebre sketch battistiano riguardante le spese di nozze, man mano che il tutto si riempie di volti celebri della celluloide popolare nostrana; da Nadia Rinaldi a Lallo"Tutto molto bello"Circosta, passando per lo Stefano Ambrogi di Febbre da cavallo - La mandrakata (2002) e i veterani Sergio Di Pinto ed Ernesto Mahieux.
Senza contare l'illusionista Silvan nel ruolo di un sacerdote e Massimo Marino coinvolto in un cameo tv, prima ancora che venga tirato in ballo un divertente dialogo riguardante il Principe del Lotto.
Dialogo che, come pure la sequenza della cena presso il ristorante ultra-snob, rientra tra i momenti maggiormente capaci di strappare risate; mentre non manca neppure una frecciatina all'invasione cinese in Italia e viene osservato che tra un funerale e un matrimonio non c'è differenza perché vi è sempre un morto di mezzo.
Ma, tra un assurdo catalogo di nuovi colori di cappuccino e un'apparizione per la band beat dei Riding sixties alle prese con l'esecuzione di C'è una strana espressione nei tuoi occhi dei Rokes, lo script - a firma dello stesso Battista insieme a Riccardo"Ambo"Graziosi, al televisivo Stefano Voltaggio e ad Alessandro Pondi e Paolo Logli, sceneggiatori di Natale a Beverly Hills (2009) e Natale in Sudafrica (2010) - non sembra riuscire sempre a sfruttare a dovere le battute ed i tormentoni che hanno contribuito a trasformare il buon Maurizio in uno dei nomi più gettonati dalle serate all'insegna dell'esilarante spensieratezza.
Un difetto che, purtroppo, finisce per far rimanere più simpatica che altamente convincente una tutt'altro che volgare commedia dal sapore ottimista e, oltretutto, caratterizzata da una lodevole confezione tecnica e popolata da bravi attori.

Uno, Anzi Due “L’intenzione di Uno, anzi due è quella di portare al cinema i pezzi migliori degli spettacoli del comico Maurizio Battista inquadrandoli in una struttura narrativa non episodica”. Parole del regista Francesco Pavolini, il quale, appunto, dopo una lunga carriera televisiva esordisce nella regia cinematografica rendendo protagonista principale il noto comico romano e contornandolo di volti noti della celluloide popolare tricolore. Il risultato, però, seppur simpatico e tecnicamente ben confezionato, non sembra sempre riuscire nell’impresa di amalgamare la maniera di far ridere battistiana con i ritmi e le esigenze del prodotto destinato al grande schermo.

5.5

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