Recensione Upside Down

Quando il mondo è sottosopra, l'amore indica la direzione.

Recensione Upside Down
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I nomi più rumorosi di questo film, già uscito da qualche tempo in America, sono senz’altro la bella Kirsten Dunst e un Jim Sturgess particolarmente attivo (lo abbiamo recentemente visto ne La migliore offerta di Tornatore, per chi si era perso le puntate precedenti). Potrebbe invece dire poco, alle orecchie dello spettatore, il nome del regista: Juan Diego Solanas è un regista atipico, con sfumature dark, grottescamente gotiche, arrampicate attorno a fusti di storie sentimentali. Un esempio è il suo magistrale cortometraggio datato 2003, L’homme sans tête, caldamente consigliato. Evidentemente questo regista potrebbe rivelare non poche sorprese in futuro, perché già in questi giorni porta in sala un titolo come Upside Down. Accolto mediocremente, il film è un risultato di buona qualità, molto piacevole, qua e là troppo frettoloso (probabili scelte della produzione) e a tratti già visto. Ma solo a tratti. Bisogna lodare Solanas per essere riuscito a far valere un proprio progetto (guarda caso co-prodotto tra Canada e Francia), per aver avuto la capacità di vendere un valido soggetto, averne tratto una sceneggiatura con gli ingredienti del film commerciale americano legati però a una trama più profonda e raffinata, in un lavoro di creazione che, almeno nella sua prima gestazione, ricorda quasi un “artigianato” del cinema oramai sempre più raro. Fosse solo per questo, il film è da lodare. Ma il film è un bel film di per sé.

Sopra...

Adam (Jim Sturgess) e Eden (Kirsten Dunst) sono rispettivamente cittadini del Mondo di Sotto e del Mondo di Sopra. Si tratta di due “mondi”, due globi terrestri simmetrici e così vicini da sfiorarsi, ma incontaminabili a vicenda: non si può passare dall’uno all’altro e ogni contatto è severamente proibito. Accade però che, in una delle sue tante gite dalla zia, Adam ancora bambino si spinga oltre la recinzione di un’area protetta per raccogliere la speciale polvere di alcune api, che prelevano polline da entrambi i mondi. Dovrà arrampicarsi fin sulla più selvaggia vetta, e infine si troverà faccia a faccia con una simmetrica altura del Mondo di Sopra. Quando Eden, a sua volta ragazzina, appare, Adam è come folgorato. Cominciano a conoscersi e il loro diventa un appuntamento fisso. Per anni e anni... finché non vengono scoperti e le conseguenze sono terribili. Eden cade da una considerevole altezza e perde la memoria. Adam è detenuto per lungo tempo, la casa della zia è distrutta. Passano gli anni. Adam non ha rinunciato a riallacciare i contatti con Eden, ma deve trovare un modo per poterla incontrare ancora. Finirà così a lavorare alla TransWorld, una grande multinazionale che si dispiega fra i due mondi, con un edificio a mo’ di torre di Babele, sorta di cordone ombelicale che congiunge i globi. I piani sono numerati a partire dalla metà dell’altezza, ossia il piano zero, da cui si può salire verso il Mondo di Sopra (+1, +2, +3...) o scendere verso il Mondo di Sotto (-1, -2, -3...). Anche in questo caso oltrepassare le barriere è quasi impossibile e proibitissimo. Ma Adam è un chimico talentuoso e nel corso dei suoi esperimenti trova il modo -ovviamente pericoloso e dotato delle dovute controindicazioni- per improvvisare folli "gitarelle" tra i colleghi di Sopra, alla ricerca della sua amata e con la sfida di dover risvegliare in lei il ricordo sopito del loro amore.

...e sotto

Upside down è un'opera intelligente su cui si sente calcare pesantemente la mano dei produttori. Ma senza che questa nuoccia irreparabilmente ad una commedia intrisa di romanticismo, calato col contagocce nel mare magnum dell’impasse thriller e drammatico della storia. Affascinante sin dai titoli di apertura, con una grafica accattivante e una musica ambient capace di rapire, Upside Down si presenta con un impatto visivo e una freschezza di idee sferzanti come pochi se ne vedono. Ma la vera intelligenza sta nel mischiare a questo film (le cui varie declinazioni vanno fatte comunque risalire allo sci-fi, al fantascientifico), e al suo carattere di futuro semi-distopico, numerose analogie con la più recente storia trascorsa sulla nostra pelle, le cui ferite sono ancora aperte. Non può infatti sfuggire un’analogia di fondo con il Muro di Berlino, i due globi separati, i disparati tentativi di passaggio (sempre conclusisi tragicamente), il mondo di Sotto comparato alla Berlino Est e alla sua economia di stenti, quello di Sopra legato alla Berlino Ovest e ai suoi tentativi di apparire sfarzosa, lussuosa. Poetica e toccante la prima inquadratura in cui l’adulto Adam calpesta con le ruote della bicicletta la grande piazza centrale, dove la sporcizia e il clima cupo creano un paesaggio tetro, mischiandosi ai palazzi d’epoca, a una ricchezza di un tempo ormai passato. Il paragone con Alexanderplatz è immediato, le analogie col Muro sono evidentissime. Il procedere del film lo scandisce regolarmente, alternando nella storia elementi dal futuro e dal passato. E riproponendo schemi storici che abbiamo vissuto solo pochi decenni fa.

Upside Down Ecco come un film “commerciale”, come si è soliti definire questo tipo di prodotti, si rivela in realtà un lungometraggio atipico e ben realizzato, ottima prova e validissimo tentativo creativo di un Solanas che speriamo torni presto a stupire. Un film sottile, da leggere fra le righe, sospesi fra due mondi, che ci sbatte in faccia l’amarezza del genere umano: le costanti storiche velenose e corrosive impresse nel codice genetico e che, ignare degli insegnamenti del passato, tornano. Con un aspetto diverso, ma la stessa sostanza. Da vedere.

7.5

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