Recensione High School Musical 3 The Movie

L'esordio cinematografico del grande successo musicale Disney.

Recensione High School Musical 3 The Movie
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High School Musical...

“High School Musical,
Lets Celebrate Where We Come From!
With Friends Who've Been There All Along, Just Like,
Our High School, High School Musical!”


Dopo il grande successo mediatico dei precedenti due capitoli, il prodotto targato Disney Channel supera la barriere della diffusione televisiva e si affaccia sul grande schermo, facendo l’occhiolino alla possibilità di un pubblico più vasto e approfittando delle maggiori libertà offerte dalla distribuzione cinematografica. Scelta apprezzabile, ma non molto coraggiosa, dato il rischio flop pari (quasi) a zero. I più giovani, i veri adepti della Zac Efron mania, già preparati da una martellante campagna di marketing, erano già da mesi in trepidazione per il terzo capitolo del musical e non si sarebbero mai persi l’occasione di vedere in formato maxi-schermo i propri idoli.

...Lets Celebrate Where We Come From...

Come da tradizione, anche per Troy Bolton (Zac Efron) e i Wildcats è arrivato l’ultimo anno di liceo. Lasciare la East High significa dire addio alla propria vita, a tutto ciò che si è costruito: amici, amori, reputazione, famiglia. Milioni di puntate di serial per famiglie ci hanno abituati a questa sensazione di tempo che passa troppo velocemente, a questi magoni che il pensiero di un incerto futuro causa ai più patinati protagonisti. Tutti sanno già quale sarà la propria strada: Gabriella (Vanessa Hudgens) si allontanerà dal suo amato di mille kilometri pur di frequentare la Stanford University, Chad (Corbin Bleu) ha già un posto riservato nella squadra di basket dell’università locale, Sharpay (Ashley Tisdale) e Ryan (Lucas Grabeel) si vedono già spadroneggiare sul red carpet. Pronti a combattere per realizzare le proprie aspirazioni e, soprattutto, per rendere indimenticabile l’ultimo anno. “This is the last time, to get it right! This is the last chance, to make it or not!” : canta l’intera squadra dei Wildcats a sedici minuti dalla fine dell’ultima partita di basket, che li consacrerà i vincitori del campionato. Ed è l’ultima opportunità di Troy per poter decidere con la propria testa: assecondare i desideri paterni che lo vedono continuare la carriera sportiva, o percorrere la strada dell’arte e dedicarsi al teatro. A far vacillare le certezze del bel capitano ci si mette anche la Julliard, la prestigiosa scuola di spettacolo americana, pronta ad offrire una borsa di studio ad uno dei quattro ragazzi della East High che hanno presentato domanda di ammissione, tra cui, misteriosamente, c’è anche Troy.

...With Friends Who've Been There All Along...

Cominciamo con quello che di High School Musical 3: Senior Year proprio non convince: la sceneggiatura. Scrivere il terzo capitolo di un prodotto filmico di questo genere, sicuramente non è un’impresa facile. Si rischia di cadere in situazioni già raccontate, in stereotipi sufficientemente calcati, in banalità non gradite. Bene, Peter Barsocchini riesce a cadere in tutti i tranelli della scrittura creativa. La storia è banale, scialba, con personaggi che riescono a perdere anche quel poco di spessore acquisito nei precedenti anni di scuola. Il tentativo di ravvivare la storia con l’introduzione della doppiogiochista studentessa inglese Tiara e dello sfigato quasi “emo-rockettaro” Jimmie, fallisce miseramente. La prima si dimostra una presenza completamente omissibile ai fini della narrazione filmica, mentre, il secondo, regala solo piccoli momenti comici che si susseguono ad intervalli regolari per tutta la storia, senza conquistarsi un vero ruolo. Da questo film non ci aspettava di certo un Oscar alla sceneggiatura, ma, come nei peggiori casi, l'intreccio sembra non riferirsi mai a se stesso, assomigliando più ad un puzzle in cui si annettono pezzi che non appartengono alla stessa serie, piuttosto che un’immagine unica e armoniosa. Il tutto sembra scritto per dare il maggiore risalto possibile alle canzoni, senza preoccuparsi che esse siano inserite in maniera coerente all’interno della macchina scenica.

...It's The Best Part We've Ever Known, Step Into The Future!...

High School Musical: visivamente il complesso filmico rispecchia apertamente i canoni del musical di Broadway. Confondendo nella trama una struttura di spettacolo all’interno dello spettacolo, come in una enorme casa degli specchi, che verrà poi demolita dal finale autocelebrativo dell’opera stessa, Kenny Ortega confeziona uno show ritmato, che gioca tutto se stesso sui frenetici cambi di set, gli illusionistici giochi di luce e moderne coreografie (apprezzabili soprattutto quelle di gruppo, in cui è facile gestire i movimenti corporei degli attori, come se fossero strumenti scenografici). Le musiche sono accattivanti e rimarcano lo stile delle colonne sonore dei due capitoli precedenti, anche se solo in rari casi riescono ad avere lo stesso impatto immediato che aveva permesso al tema di High School Musical di essere canticchiato dagli spettatori. I testi, ovviamente sottotitolati per permettere al giovanissimo pubblico di comprendere di cosa si sta cantando, mirano a ricalcare i concetti di amore ed amicizia, rendendo più zuccherina la morale del “tutti ce la possono fare”. Ovviamente il tutto è reso possibile anche dalle buone doti canore e di movimento dei protagonisti, ormai cresciuti soprattutto fisicamente, che devono la propria fama proprio a questo film. L’idolo delle teenager Zac Efron, costretto nel ruolo di un Troy Bolton in piena crisi ormonale, con frequenti attacchi isterici e sempre sul punto di piangere, conferma le sue capacità di attore duttile, capace di bei movimenti e sguardi adatti ad incenerire le piccole spettatrici in estasi.

...Who Says We Have To Let It Go?

“High School Musical,
Who Says We Have To Let It Go?”


Il finale, simpatico e decisamente fine a se stesso, non induce a pensare che possa esserci un quarto capitolo che ci mostri cosa i nostri beniamini canteranno nei corridoi universitari, e ciò, dati i punti deboli riscontrati in questo Senior Year, non può che renderci felici. Speriamo che Disney continui ad inseguire il fortunato filone del musical, analizzandolo magari da altri punti di vista, mantenendo fede alla sua tradizione di storie frizzanti, sdolcinate e piene di buoni propositi.

High School Musical 3 The Movie Complessivamente l’impianto prettamente spettacolare dell’opera migliora notevolmente, rendendo positivo il passaggio dalla televisione al cinema, ma penalizzando ogni altro aspetto della produzione filmica. In alcuni momenti più che la narrazione di una storia, sembra l’elogio a gonne striminzite e tacchi alti (anche a scuola), all’essere belli e di successo, ma tutto sommato, in un modo o in un altro, High School Musical 3 intrattiene il suo pubblico, raggiungendo almeno uno degli obiettivi del film.

5

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