Il curioso caso di Benjamin Button, la recensione del film con Brad Pitt

Tra favola e realtà, David Fincher incanta con il suo nuovo film Il curioso caso di Benjamin Button, con Brad Pitt protagonista.

Il curioso caso di Benjamin Button, la recensione del film con Brad Pitt
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Tra favola e realtà, Fincher incanta

Sono lontani i tempi in cui lavorava alla ILM dipingendo le scenografie di Star Wars. Molti cantanti lo ringraziano ancora per il suo stile sensibile ed innovativo, grazie al quale ha messo il turbo a videoclip altrimenti scialbi, eppure il cinema lo ha sempre accolto con diffidenza. Tra alieni, serial killer e lotte clandestine, David Fincher ha pestato i piedi alla retorica per andare in contro al tormento della società; come se avesse preso parte in prima persona a un percorso psicologico formativo, partendo dai suoi stessi personaggi per raggiungere un nuovo mondo, oltre quella linea di confine, invisibile, che separa il cielo dall'oceano. Non è un caso che i suoi film vengano rivalutati col tempo, né che la critica si lanci contro di lui per ragioni molto spesso ignote. Il nuovo generalmente instilla paura, timore, perché non puo' essere compreso nell'immediato - lo diceva anche un incredulo John Merrick in The Elephant Man.
Dopo la ricerca del killer dello zodiaco, per Fincher è arrivato il momento di rendere onore a uno strano personaggio “nato in circostanze particolari”. Pur avendo in comune titolo e incipit con il racconto breve scritto nel 1922 da Francis Scott Fitzgerald, il film sceneggiato da Eric Roth (Forrest Gump) e Robin Swicord (Memorie di una geisha) racconta una storia ben più corposa e complessa.

Benjamin Button: l'incredibile storia di un neonato adulto

Benjamin nasce a New Orleans alla fine della Prima Guerra Mondiale. La sua nascita segna una morte in famiglia, quella della madre, la quale prima di esalare l'ultimo respiro chiede al marito di prendersi cura del piccolo. Ma come puo' un padre dell'alta borghesia accettare una creatura simile? Abbandonato ancora in fasce, troverà calore e conforto presso una casa di cura per anziani, dove una donna di colore lo salverà dalla strada. Perché Benjamin non è un bambino comune, nulla lo è nel suo mondo vissuto al contrario. Lui è nato vecchio, tanto che accusa subito dopo il parto i malanni dell'età senile. Il medico gli darà pochi giorni di vita, ma sovvertendo qualsiasi previsione iniziale, di anno in anno va ringiovanendo, dando sfoggio di una forma fisica sempre più perfetta.
La sua presenza in questo mondo tuttavia non è casuale, appare piuttosto un simbolo, benché manifesta il desiderio di tutti i padri d'America di riavere a casa i propri figli caduti in guerra. Così quell'enorme orologio fisso sulla stazione, realizzato da un padre cieco e sofferente per la perdita del figlio, lancia una forte critica al potere inafferrabile del tempo, soprattutto sugli effetti che esso genere nel suo incedere lento e veniale. Durante il suo vagare da un continente all'altro, farà la conoscenza di molte persone, tra le quali una ragazzina con gli occhi azzurri che gli cambierà per sempre la vita. Si chiama Daisy; è allegra e curiosa, caratteristiche che le permetteranno di smascherare l'uomo per sfiorare il bambino. Un amore, il loro, nato sotto un tavolo dei segreti, che porterà nel cuore di una donna un uragano di emozioni e nell'incredibile vita di un bambino nato adulto, attimi di una bellezza fino ad allora impensabile.
“Nulla dura per sempre” - si dicono - “ma ci sono cose che non cambieranno mai”.
Buonanotte Benjamin.

Senza emozioni il tempo è solo un orologio che fa tic-tac. (Equilibrium)

L'emozione è il tema portante sul quale gli sceneggiatori si sono affidati per descrivere un fatto curioso: puoi vivere una vita partendo dalla fine, accusare il peso della vecchiaia, sopportare qualsiasi male e perdere sotto i tuoi occhi le persone più care, eppure nessuno potrà accusarti di aver perso del tempo, perché in ogni caso, in tutti quei momenti avrai dialogato con la morte. Quando il bambino riposa sul letto, non ha la completa percezione delle cose né del mondo che a sua volta lo culla. Di contro, quando si è troppo avanti con l'età, le debolezze psico-motorie compromettono le azioni più basilari e perfino i ricordi. E' dunque nella parte centrale della propria esistenza che la vita si esprime al meglio. Come una caramella, le estremità della carta racchiudono un corpo completo. Benjamin ha pieno controllo delle sue passate esperienze: che siano scontri a fuoco durante la Seconda Guerra Mondiale o il suo primo bacio con Elizaberh Abbott (Tilda Swinton), tenta comunque di condividerle con Daisy. Tutto funziona, nel pieno della loro attività sessuale e in un lasso di tempo in cui le loro età coincidono. L'incompatibilità che si crea nella pubertà e gli ostacoli che si frappongono tra il volere e il dover fare, rendono tuttavia ingestibile un amore pieno di brio. Così David Fincher si ispira alla favola Burtoniana di Edward mani di forbici per raccontare un sentimento senza tempo e a Big Fish per mettere in relazione diverse epoche temporali. In virtù della narrazione, gli effetti visivi abbondano, ma non fanno percepire la loro presenza, soprattutto il make-up: Brad Pitt, modello di bellezza e irascibilità (specie quando diretto da Fincher) si è sottoposto a svariate ore di make-up durante la lavorazione. Il risultato premia la tecnica digitale che ha permesso all'attore di interpretare Benjamin durante tutto il suo ciclo vitale. In effetti non fa molto in vita, ma vive momenti di incredibile intensità. Sulla base di questo, Pitt ne ha ripreso la filosofia alla radice, mischiando i flussi confusi e negativi che il suo personaggio riflette sugli altri. L'alchimia creatasi con un altro modello di bellezza (qui ancora più evidente), Cate Blanchet, è splendido. Non solo funzionano come coppia, ma separati, non perdono di fascino e attrattiva.
Il loro legame catalizza l'attenzione dello spettatore.

C'è solo un modo di dimenticare il tempo: impiegarlo. (Charles Baudelaire)

E' dai tempi di Alien3 che la realtà di Fincher è andata via via appianandosi con la fantasia, pertanto ne Il curioso caso di Benjmin Button - 13 nomination all'Oscar - questi due concetti antitetici non potevano che convergere, mettendo in mostra un lato nuovo del regista, decisamente più emotivo e sentimentale. Sebbene il film sia sostanziale lungo, non appesantisce: vuoi per una rappresentazione estetica puntualmente impeccabile - con costumi attinenti all'epoca di riferimento, ma stilizzati per mantenere quel candore da favola - vuoi per una colonna sonora toccante che sembra pigiare i tasti del pianoforte con una delicatezza ultraterrena, trasformando le note in versi e le tracce in poesie... il trasporto è totale. Nella rappresentazione di ogni singolo frangente vissuto, non vi è commiserazione perché tutto è reso con toni leggeri, ironici (“Ti ho detto di quando un fulmine mi colpì sette volte?”).
Ed è ancora il tempo, la dimensione nella quale lo spettatore misura il trascorrere degli eventi. Fincher dimostra il suo valore determinante nella ricostruzione dell'incidente di Daisy con piglio ipotetico, così da lasciare aperte le possibilità offerte dal caso. Facendo leva su personaggi curiosi e su esperienze fantastiche prive di una correlazione concreta, il regista porta a riflettere sulla potenza del moto e sull'impossibilità, a volte, di spiegare anche il più semplice dei concetti. Riprendendo una celebre frase di Agostino da Ippona: “Cos'è dunque il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so più.”

Il curioso caso di Benjamin Button Il curioso caso di Benjamin Button solleva dubbi esistenziali senza mai tediare, e lo fa tracciando una linea simmetrica che parte dalla nascita di un uomo sino a un momento prima della sua morte; estremi di una vita che, si dice, condividono la stessa tenerezza e sensibilità. “Mi amerai ancora quando sarò vecchia?” - dice lei. “E tu mi amerai ancora quando mi spunterà l'acne e porterò il pannolone?” Button ci scherza e la verità fa sorridere. Il tempo è il vero pericolo, più di ogni altra catastrofe naturale. Se la pressante ombra dell'esistenzialismo non dovesse aver toccato le vostre corde emozionali, probabilmente apprezzerete la fotografia andante sul seppia e l'innovativa tecnica digitale. Brad Pitt e Cate Blanchet, poi, sono bellissimi: volti mutabili e sinceri, rappresentanti di una favola sulla morte raccontata da una vita vissuta al contrario. Dalla fine nasce sempre un nuovo inizio. Buono o cattivo, sarà sempre il tempo a deciderlo. Ma, almeno per Fincher, sarete voi a stabilirlo.

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