Recensione Role Models

Due promotori affrontano una strana pena giudiziaria

Recensione Role Models
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You're White, You're Ben Affleck

Danny (Paul Rudd) e Wheeler (Seann William Scott), dipendenti della società Minotaur, che produce prodotti alimentari, si guadagnano da vivere girando per le scuole californiane per promuovere una bibita energetica, il primo descivendola, il secondo indossando un ridicolo costume da minotauro e gesticolando come un inebetito.
Coetanei, i due hanno una visione contrapposta della propria esistenza: per Danny è monotona ed insoddisfacente, mentre Wheeler vive una vita esaltante, fatta di festini a Venice Beach e giovani donne; visioni antitetiche che però causano ad entrambi problemi macroscopici con la propria età anagrafica. In un raptus di follia, Danny, dopo essere stato mollato dalla sua ragazza (Elizabeth Banks), coinvolge il collega in un “diverbio” particolarmente acceso con un poliziotto ed un addetto alla rimozione mezzi, battibecco che causerà loro una condanna ai servizi sociali. All'improbabile coppia va il compito di assistere dei bambini in un centro per l'infanzia gestito dall'ex cocainomane redenta Sweeny (Jane Lynch), che però impone loro un categorico ultimatum: niente errori o dritti in carcere. Vengono così affidati loro un bambino ribelle e scurrile (Angie, interpretato dal giovanissimo Christopher Mintz-Plasse già visto nel brillante Superbad nei panni dell'ormai mitico McLovin) ed un giovane adolescente incapace di relazionarsi e morbosamente attratto dalla mitologia medievale.

Già visto, già sentito ma...

Il soggetto è vecchio quanto le ossa dei dinosauri: un adulto incontra un bambino, hanno difficoltà a relazionarsi, fino a che non iniziano a volersi bene ed imparare molto l'uno dall'altro. Troppo spesso commedie di questo tipo sono condite da insipidi tratti humor, artificiali sentimentalismi da due soldi e fastidiosissimi momenti drammatici dove tutto pare perduto. Ci togliamo immediatamente il sassolino dalla scarpa dicendo che in Role models questi elementi ci sono tutti, con una sottile, percettibilissima differenza: rispetto a tutte le altre commedie americane volgari e prive di ogni moralità, questa ha dei picchi di genio che rendono il film oggettivamente molto piacevole. Oltre ai continui riferimenti alla cultura moderna (a partire dai Kiss, tema ridondante nel film) musicale e cinematografica (meravigliosa una battuta di Danny su Federico Fellini), peraltro neppure troppo “popolare”, il film demolisce, ride e riflette su moltissime categorie sociali, a partire dal fenomeno comune del “nerd” (di cui il buon Angie è un eccelso esponente), ridicolizzato in una sorta di gioco di ruolo medievale vivente dove persone in carne ed ossa si incontrano e combattono comunicando in un forbito quanto patetico linguaggio trecentesco.
Ma ce n'è per tutti i gusti: attacchi al lascivo buonismo patologico tipico delle fondazioni e alla pateticità del distacco dalla realtà da parte di chi spesso ne fa parte, la totale assenza di scuproli delle grandi società, l'ipocrisia della giustizia.
Peccato però, che la pellicola si divida fra trovate brillanti e momenti di puro, quanto insulso, politically correct, cadendo a picco nella banalità dopo aver gettato via un'immenso potenziale che sembrava essere stato sfruttato a dovere durante tutta la prima metà del film, con una comicità avanti anni luce rispetto alla nostra (geniale l'introduzione del personaggio di Angie).
Mary Parents, co-produttrice del film, ha dichiarato nel corso di un'intervista: “Il tema di fondo di Role Models è molto divertente e si adatta alla perfezione ai due interpreti del film”. Non ci sono dubbi a riguardo, peccato che i ruoli dei due attori sono praticamente gli stessi in ogni loro altro film, che per quanto ben riusciti sanno troppo di “già visto”, problema che di certo non sopperisce al problema della discontinuità della pellicola.
Colpa, con ogni probabilità, di un soggetto che non ha saputo reggersi a dovere procedendo verso una strada comoda e troppo spesso percorsa, co-sceneggiato dallo stesso Paul Rudd e da David Wain, Ken Marino e Timothy Dowling, già autori di commedie di forte successo.
Proprio David Wain, che in Role models oltre che sceneggiatore è anche regista del film, si era fatto notare lo scorso anno con l'ottimo The ten - i dieci comandamenti come non li avete mai visti, divertente e dissacrante commedia sulla religione cattolica, torna adesso più agguerrito che mai, consapevole di una carriera che sta pian piano prendendo il volo, lasciandosi però prendere la mano.
Nota di merito, però per quel che riguarda la recitazione: la soprendente interpretazione di Christopher Mintz-Plasse, astro nascente nel cinema americano scoperto grazie a myspace.com, e quelle davvero convincenti, per quanto stereotipate, della coppia Rudd/Scott, per non parlare del divertentissimo ruolo della Lynch, che in molti avranno visto in 40 anni vergine, che qui recita il ruolo della ex tossicodipendente provocatoria e intransigente, anche se solo con la coppia di maldestri baby sitter.
Tutto sommato quindi un film piacevole, con dei lampi di genialità e cadute di stile, tra l'altro neanche troppo libero, che lasciano un po' l'amaro in bocca dopo le grasse risate della prima ora di visione, ma che lasciano ben sperare per il futuro del regista. Non nutriamo alcun dubbio a riguardo: se giocherà bene le sue carte senza piegarsi ad alcuna convenzione, potrà risultare uno dei più brillanti e divertenti dei nostri anni.
Un ultimo consiglio: non perdetevi i titoli di coda.

Role Models Un buon film, con picchi e ribassi, che merita comunque una visione grazie a delle trovate incredibilmente intelligenti. Azzeccato in fin dei conti tutto il necessario, dal cast alle battute, taglienti e spassose, eccetto quelle cadute di stile di cui abbiamo a lungo parlato nel corso della recensione. Un tentativo in qualche modo mancato, che avrebbe potuto dettare nuove regole per la commedia grottesca, ma che ha preferito non rischiare mantenendosi su una frequenza che in troppi hanno visto, e di cui troppi si stanno stancando.

6.5

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