Recensione Henry Hatsworth in the Puzzling Adventure

Uno strano esperimento, che mescola Puzzle Game e Action Platform

Recensione Henry Hatsworth in the Puzzling Adventure
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  • DS
  • Quando Electronics Arts si da ai platform.
    No, ai puzzle.
    No, un attimo...
    Ehi, c’è qualcosa che non quadra.

    Il mio regno per un cappello!

    “Le leggende narrano di un mondo magico pieno di un’incredibile quantità di tesori...”. E’ con queste parole che veniamo introdotti nella strampalata realtà del professor Henry Hatsworth, chiamato a cercare i pezzi di un abito magico per sigillare il Regno dei Puzzle e togliere di mezzo i mostri che lo popolano. Requisito fondamentale per la riuscita dell’impresa, l’eleganza. L’abito è infatti appannaggio dei gentiluomini di classe, come si capisce benissimo (ehr..) dalle esplicative immagini introduttive. Ma come può un barbuto professore portare a termine un’impresa simile? Scorrazzando allegramente per mari e monti alla ricerca dell’abito magico, ovvio! Sarà infatti grazie al ritrovamento di un leggendario cappello dorato (il primo dei pezzi che compongono l’abito) che Henry vedrà aperta la strada verso la giovinezza e verso il magico mondo stracolmo di tesori e ricchezze. Purtroppo però non sarà così facile: il nostro alter-ego sarà costantemente ostacolato dal malvagio Weasleby, che cercherà di mettere le sue manacce sull’abito prima di noi! Poche storie, poche formalità da gentiluomini inglesi, l’ora del thè è finita!

    Questione di mix

    Quello che ci troviamo davanti è tutto meno che un prodotto classico. Come ci suggerisce il titolo, è un originale (e coraggioso) mix di due tipologie di gioco: puzzle e platform. Ecco allora che l’indole sperimentale di Electronics Arts (che avevamo un po’ dimenticato, a dire il vero) ci offre un gioco tutto nuovo, finalmente avulso dai canoni classici imposti dai singoli generi. Un’arma a doppio taglio? In questo caso no: il parallelismo tra i due generi risulta particolarmente ispirato ed efficace, anche se può dar luogo ad un livello di sfida notevole. Lo schermo superiore del DS ospita la parte platform del gioco, in cui guideremo il professore attraverso il magico regno dei puzzle, colmo di tesori e nemici da far fuori a colpi di spada. Se non considerassimo lo schermo inferiore ci troveremmo davanti ad un normale platform a scorrimento laterale, suddiviso in mondi che a loro volta ospitano una manciata di livelli. Ed è qui che entrano in scena gli elementi puzzle del gioco: il touch screen del DS è sede di una schermata in cui si sovrappongono innumerevoli blocchi colorati. Il nostro compito è quello di allinearne tre del medesimo colore (sia in orizzontale che in verticale) per distruggerli e guadagnare tempo prima che raggiungano la parte superiore dello schermo (qualcuno ha detto Tetris?). E’ qui che comincia la vera sfida: i nemici sconfitti dal professore cadranno inesorabilmente nello schermo inferiore, trasformandosi in blocchi da distruggere perché non tornino ad attaccarci. All'utente è richiesto così di spostarsi da uno schermo all'altro, alternando le fasi d'esplorazione a quelle tutte cerebrali del Puzzle Game. Si incappa ovviamente in molti espedienti ludici, indispensabili sia per rendere coese e bene allacciate le due facce del prodotto, sia per garantire una progressione ritmata. Ad esempio, mentre si gioca sullo schermo inferiore, una barra, a sinistra, indica il tempo che ci rimane per agire nei puzzle. Una volta esaurita verremo espulsi e dovremo aspettare che si ricarichi (state attenti a tenere lontani i blocchi-nemici!). Sarà necessario dunque agire in fretta e con determinazione. Spesso saremo poi chiamati ad intervenire sulla disposizione dei blocchi per ottenere effetti concreti nel mondo “di sopra”: attivare pulsanti che sblocchino strade e percorsi per andare avanti. Dimostrando una certa abilità, poi, distruggendo i blocchi in sequenza, riempiremo un’altra barra (a destra, stavolta) che ci darà l’opportunità di usare un super robottone quasi indistruttibile, che toglierà di mezzo chiunque oserà bloccarci la strada. Non mancano, nei puzzle, blocchi bonus, come ad esempio quelli che permettono di avere più tempo o di distruggere tutti i mattoni di uno stesso colore. E’ proprio così, grazie a questa efficace alternanza tra platform e puzzle, che andremo avanti nei vari mondi del gioco. Tra un livello e l’altro, poi, con la sola pressione del dorsale L potremo far visita al negozio del giovane Cole, che ci offrirà (in cambio di succose gemme) nuovi oggetti e potenziamenti che costituiscono una leggera infarinatura di elementi RPG che va ad aggiungersi al già ampio curriculum di generi del gioco.
    Scordatevi altri momenti di tranquillità: ai frenetici combattimenti dello schermo superiore possiamo solo alternare i puzzle a tempo del touch screen, in rapidi scambi tasti/pennino che risultano tutto sommato comodi come il resto dei controlli, che consistono in semplici combinazioni di tasti per i colpi speciali e nelle classiche frecce direzionali per muovere il professore, oltre ad un tasto per il salto e uno per l’attacco semplice.

    E’ tutto oro quello che luccica?

    ...decisamente sì! O almeno per quanto riguarda il lato tecnico del gioco.
    Il prodotto EA ospita colori freschi e puliti, animazioni fluide e mai scattose (che vi strapperanno più di un sorriso), e gli sprite dei personaggi - anche se non troppo complessi - riescono ad inserirsi alla perfezione nel contesto. Stesso dicasi per gli sfondi, che, senza troppe pretese, ci accompagnano lungo i mondi di gioco con la loro sgargiante e colorata staticità, non facendo proprio sentire il bisogno di ulteriori artifici stilistici, è tutto perfetto così. Insomma, sembra davvero di essere nel magico regno dei puzzle a prendere un thè col professore. Un ottimo 2D, davvero una gioia per gli occhi.
    Altra nota di merito va al sonoro, che ospita piacevoli temi di sottofondo che ci accompagnano durante le più concitate fasi di gioco e si alternano ai bizzarri “versetti” dei personaggi, che talvolta possono però risultare invasivi e fastidiosi nelle fasi dialogiche.
    Da citare assolutamente la strimpellata metal sulla Marcia Turca di Mozart, che accompagna la trasformazione in robottone e che va ad aggiungersi come chicca alla già ottima colonna sonora del prodotto.

    Platform o puzzle?

    Come abbiamo visto, il gioco si fonda sull’accoppiata di questi due generi. I ragazzi di EA hanno cercato di rendere al meglio entrambi, purtroppo però ottenendo un divario piuttosto netto nella qualità realizzativa dei due. Il lato platform del gioco, infatti, avrebbe potuto essere più completo: il gioco si snoda per numerosi livelli sparsi lungo cinque mondi. La strada percorribile è spesso e volentieri una sola, e non dovremo mai confrontarci con alcun bivio o extra da sbloccare. L’azione è principalmente incentrata sui combattimenti, con orde di nemici (a volte davvero troppi!) che faranno di tutto per metterci i bastoni fra le ruote, piuttosto che sull’esplorazione (a parte qualche semplice enigma - se così si può chiamare - qua e là). Il backtracking è una pratica del tutto sconosciuta per Hatsword, ma la linearità di fondo può comunque portare al fastidioso ripetersi di circostanze sempre uguali (capita spesso che sembri di aver già giocato un livello, per la somiglianza tra di essi). I nemici sono piuttosto vari ed altrettanto strambi: spaziano da rane a cavalieri armati di lancia, da zitelle in cerca di un marito ad aitanti single muscolosi. Eppure le loro azioni (dei boss, specialmente) sono ripetute fino allo sfinimento, per cui non è richiesto un impegno particolare per sconfiggerli: basta memorizzare le loro routine (davvero poco originali) ed attaccare al momento giusto.
    Ben diversa è invece la realizzazione della parte puzzle del gioco: costruita meglio, ospita tutti i punti cardine del genere: bonus, extra, combo, ci convincono del fatto che il gioco potrebbe tranquillamente rinunciare alla parte platform ed essere un ottimo puzzle. L’azione non annoia mai, è sempre veloce e frenetica, e ci sprona a trovare nuovi modi per mettere insieme i blocchi (che possiamo muovere solo in orizzontale). Tutto questo costituisce la vera anima d’oro del gioco, inframezzato da una parte platform che, con qualche sforzo in più, avrebbe potuto essere più corposa e funzionale. Fortunatamente è buona la longevità del prodotto: le cinque ambientazioni in cui è suddivisa l'avventura le garantiscono una durata più che abbondante.

    Game Over

    Altra nota dolente del gioco è la curva di difficoltà che sale inesorabilmente già dalla prima ora: decine di nemici sullo schermo superiore ci suggeriscono spesso di andarci a rifugiare nel touch screen per guadagnare tempo, dove però troveremo centinaia di blocchi da distruggere, a volte senza migliorare la situazione ed aumentando solo una frenesia che richiede abilità e riflessi. Non è raro che si venga inondati di colpi senza possibilità di schivarli e si debba ricominciare, ancora una volta, dall’ultima schermata del livello, in compagnia di una frustrazione crescente che può far venir voglia di distruggere il nostro amato Nintendo DS, o perlomeno di abbandonare il professore per dedicarci ad un platform o un puzzle puri, senza influenze o strani miscugli di generi.

    Henry Hatsworth in the Puzzling Adventure Henry Hatsworth in the Puzzling AdventureVersione Analizzata Nintendo DSHenry Hatsworth in the Puzzling Adventure non è un gioco per tutti. Statene alla larga se cercate un platform tranquillo e rilassante con cui passare mezz'ora in pace prima di dormire: il titolo EA è rivolto a coloro che vogliono godere di una ventata di aria fresca nel genere platform o puzzle, sopportando di tanto in tanto una crisi di nervi dovuta all’ennesimo game over. Tutto sommato abbiamo però davanti un prodotto sperimentale, che ci sentiamo di consigliare: con la sua realizzazione tecnica, uno strambo umorismo e il mix di generi che presenta si conferma originale e fresco. Con una curva di difficoltà calibrata meglio, qualche incentivo a rigiocarlo una volta portato a termine, e una parte platform più corposa avrebbe potuto costituire un piccolo capolavoro d’innovazione.

    7.5

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