Recensione Phantasy Star Zero

Sega ci riporta ai tempi del suo primo Phantasy Star, con un action Gdr davvero eccellente

Recensione Phantasy Star Zero
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  • DS
  • Giochi di ruolo multiplayer, magari anche online, non sono esattamente alieni su DS. Già Square-Enix, non più di qualche mese addietro, ci ha deliziato con il secondo capitolo portatile di Crystal Chronicles, capace effettivamente di regalare sensazioni molto vicine ai fratelli più grandi per pc.
    E tra svariate software house che tentano l'approccio giusto o semplicemente gettano la spugna (impossibile non piangere in questa sede quello che sarebbe potuto essere Ragnarok su DS), tocca ancora una volta a Sega, come ormai dieci anni fa, scendere in campo e mostrare a tutti come si fa.
    Dallo spazio con furore atterra un'altra gemma, in grado, contro ogni aspettativa dettata dalle più recenti apparizioni casalinghe e portatili, di riportare alla gloriosa preistoria questo apprezzato sotto genere di RPG.
    Parliamo ovviamente di Phantasy Star, che con l'episodio Zero su Nintendo DS riporta in vita lo spettro di Phantasy Star Online, un titolo che non può non provocare un brivido sulla schiena di chiunque abbia avuto un Dreamcast (ma anche una Xbox o un Gamecube), ed che rappresenta il primo gioco di ruolo online in assoluto per console.

    Ragol VS Earth

    Fingiamo, per un attimo, che ci importi della trama di questo titolo.
    Sega ha per l'occasione confezionato a puntino uno story mode che presenta numerosi spunti validi. Il primo di questi è il fatto che la storia non è fissa. In base a quale personaggio sceglieremo di interpretare (tra tre classi con numerose variabili ciascuna, per un totale di quattordici personaggi diversi) visiteremo i dungeon in ordine diverso, facendo conoscenza di vari comprimari che in alcuni casi si uniranno alla nostra schiera, affiancandoci in combattimento e parlandoci in continuazione di come sia strano che la terra venga invasa da misteriosi alieni, e di come sia ancor più strano che nella storia mondiale ci sia un misterioso buco di duecento anni circa.
    I dialoghi, lunghissimi, sono dotati di un buon numero di bivi, anche questi in grado di cambiare alcuni dettagli della narrazione.
    Alla fine della fiera però tutti e tre i percorsi possibili, pur con tutte le variabili in conto, conducono al medesimo punto. Il duplice significato di questa frase è che da un lato, la storia è in fin dei conti la stessa, mentre dall'altro lo story mode, per quanto apprezzabile, è solo un modo per aumentare il livello del nostro adorato avatar, che piuttosto che preoccuparsi di salvare il mondo di sicuro preferirà spassarsela online con i suoi fidi amici.
    Mettiamo dunque da parte il velo d'ipocrisia con cui abbiamo iniziato questo paragrafo e parliamo finalmente del motivo per cui vale davvero la pena acquistare Phantasy Star Zero, ovvero la modalità online.
    Una volta creato il nostro avatar, scegliendo tra un certo numero di colori per capelli, pelle, abiti e mag, potremo immediatamente lanciarci nella rete. Qui sono disponibili diverse modalità di gioco: play alone, utile per aumentare il proprio livello e raccogliere oggetti e meseta (la valuta di Phantasy Star) per fare bella figura con gli amici; Free Play, in cui verremo appioppati ad un gruppo di sconosciuti (quelli più simpatici potremo aggiungerli comodamente alla nostra lista amici dal menu principale) e infine Play with Friends.
    Quest'ultima è il vero cuore del gioco: potremo affrontare assieme ad altri tre amici uno qualunque dei dungeon sbloccati nello story mode e addirittura prendere parte ad alcune subquest pensate appositamente per questa modalità.
    Per non tradire le aspettative dei fan, ma anche per aumentare la longevità del titolo, Sega non ha dimenticato inoltre di inserire molteplici livelli di difficoltà, utili per trovare nuovi oggetti, continuare a divertirsi quando si pensava di essere diventati troppo forti, raggiungere il cap del centesimo livello.
    E se non avete bisogno di amici a distanza per trasformarvi in nerd galattici, potrete darvi all'item farming in locale, grazie alla modalità ad hoc, facilitando non di poco la comunicazione verbale e fisica con i membri del vostro gruppo incapaci di curarvi al momento giusto.
    A proposito di comunicazione, come non spendere qualche parola sulla Visual Chat messo a punto da Sega per l'occasione. Sfruttando un sistema simile alla Pictochat, potremo in qualunque momento scarabocchiare messaggi sul touch screen del DS, che compariranno poi in apposite nuvolette (potremo scegliere se urlare i messaggi, parlare normalmente o anche sottovoce) sulla nostra testa virtuale.
    Inutile dire come i più artisticamente dotati potranno sbizzarrirsi a creare vere e proprie vignette, a mo' di fumetto. Venti di questi messaggi potranno infine essere salvati e riutilizzati a piacimento in ogni partita successiva. La visual chat permette dunque di comunicare velocemente e comodamente, e fornisce anche una grandissima alternativa ludica.

    Corri, che c'è una Special Weapon di là, che Special Weapon sarà?

    I personaggi differiscono tra di loro, oltre che per le statistiche, anche per la possibilità di equipaggiare armi, armature ed accessori e la capacità di utilizzare magie o trappole.
    Da qui a parlare di party bilanciato però, c'è una bella differenza. Il bello di Phantasy Star Zero è che come Online è molto arcade, per certi versi simile ad un picchiaduro a scorrimento. La chiave del gioco è schivare gli attacchi nemici, colpire duro e con tempismo, utilizzare gli oggetti al momento giusto.
    Sopravvivere è però difficile, i nemici sono tanti e agguerriti e, se si entra in un dungeon impreparati, capaci di atterrarci con un paio di artigliate ben assestate.
    I controlli di base sono, se escludiamo la croce direzionale per il movimento e lo start per entrare nei menù, completamente personalizzabili tramite la cosiddetta "palette" ovvero un hud che può contenere fino a sei comandi assegnati ad A, B, Y e R+A, R+B, R+Y. Potremmo così disporre a piacimento non solo attacchi normali o critici, ma anche magie, schivate (una novità introdotta in PS0) o scorciatoie per gli oggetti, il resto dei quali potranno comunque essere raggiunti dal menu: attenzione però, entrare nel menu lascerà il nostro avatar inerte!
    Altra novità è la possibilità di entrare in modalità "strafe" premendo il tasto L, per colpire i nemici mentre si indietreggia o ci si sposta lateralmente. In questo caso converrà tenere d'occhio la mappa sullo schermo inferiore per evitare sorprese alle spalle. Lo strafe e la schivata aumentano non di poco l'efficacia dei personaggi, fornendo interessanti soluzioni strategiche anche ai giocatori più spericolati che amano gettarsi nella mischia.
    Anche se il DS ha qualche tasto in meno delle console che hanno ospitato in precedenza Phantasy Star, sono state inserite un gran numero di shortcut ulteriori per ruotare la telecamera o entrare immediatamente in alcune aree del menu e cambiare equipaggiamenti al volo che, una volta padroneggiate a dovere, non faranno rimpiangere più di tanto la transizione portatile.
    Fanno gradito ritorno i Mag, piccoli famigli cibernetici che potremo nutrire con vari oggetti e far evolvere in creature sempre più forti, grazie a cui scatenare le cosiddette photon burst, tecniche potentissime in grado di curare tutti i personaggi su schermo, fornire stupefacenti stat-boost, uccidere ogni cosa che respira e così via.
    La varietà di Mag è come sempre altissima, ed è sempre divertente nonchè assuefacente cercare nuove combinazioni di oggetti per far evolvere il nostro simpatico animaletto nel supporto preferito per il nostro stile di gioco.
    Vitale per l'appunto è la conoscenza delle armi. Sega parla di quasi 400 strumenti di morte disponibili nel gioco, divisi per categorie per lo più già viste in PSO. Spade, pistole, fucili, alabarde, pugnali, ognuno dotato di proprietà e combo differenti che potremo scatenare premendo i tasti di attacco al giusto ritmo.
    Le interessanti novità sono il gli scudi, in grado di trasformarci provetti in Capitan America del futuro grazie alla possibilità di attaccare ma anche difenderci (al costo di qualche PP) e le gunslash, più comunemente conosciute come gunblade tra gli amanti di Final Fantasy, armi versatili in grado di attaccare sia all'arma bianca che a distanza.
    Le armi più rare hanno inoltre un attacco a carica che al costo di qualche PP ci farà esibire in spettacolari colpi speciali, discretamente pericolosi per i nostri nemici.
    Come sempre è possibile personalizzare armi e armature nei più svariati dei modi, potenziandole con i grinder, fornendo capacità elementali con gli element, o migliorandone le performance con i disk. Molti di questi oggetti sono piuttosto rari, e sarà d'obbligo scambiarli con amici e familiari attraverso l'apposita funzione fornita nella città-hub. Un po' macchinoso ma comunque efficace.

    Non avevamo già girato a destra in questo punto?

    I dungeon sono strutturati da stanze spesso non troppo grandi, posizionate alla stregua di un Dungeon Crawler.
    Questo in parte fornisce varietà infinita al titolo, poichè mai un dungeon sarà uguale al precedente, dall'altro riduce all'osso le situazioni di gioco. Le stanze si popoleranno di nemici, li uccideremo (o loro uccideranno noi, facendoci tornare a casa), raccoglieremo le spoglie, passeremo alla stanza successiva.
    Saltuariamente ci sarà qualche porta da aprire trovando una chiave, oppure delle trappole che dovremo schivare o addirittura utilizzare a nostro vantaggio per sterminare i mostri.
    Il ritmo di gioco veloce non attecchirà sulla ripetitività di fondo. Trovate un amico e Phantasy Star Zero diventerà infinito: pericolosa droga per la vostra socialità, vi intrappolerà in un costante loop di automiglioramento e di ricerca di armature con quattro slot.
    L'unica pecca del gameplay, a parte il lieve lag nelle partite online (decisamente casuale, dipenderà dalla vostra connessione e da quella degli amici) e i brevi caricamenti tra le schermate, è l'impossibilità di mirare. Il reticolo di mira si disporrà infatti automaticamente sui nemici, cosa problematica per i tiratori negli schemi più infestati.
    Chi non ha mai provato un gioco di questo tipo potrebbe essere preso in contropiede all'inizio, ma basta un amico entusiasta per contagiare immediatamente anche il più irriducibile giocatore senza emozioni. Phantasy Star Zero è essenziale, semplice, cattura il concetto di "ludico" e lo propone senza fronzoli. Un'arma a doppio taglio.

    Neo-Sceriffi delle Stelle

    Il character design ha perso maturità rispetto a Universe e Online, ma risulta ugualmente riuscitissimo. La punta di diamante, come in molte altre produzioni Sega, è senza alcun dubbio il mecha design davvero eccezionale, reso ancora più interessante dal tema pioneristico del titolo, che unisce i classici elementi futuristici a simpatici accenni cowboyeschi.
    I modelli poligonali rispecchiano in modo fedele i dettagliati artwork, indipendentemente da quale template avremo creato per il nostro avatar.
    Ci muoveremo in ambienti tridimensionali senza rallentamenti di sorta, anche quando avremo tre amici al fianco per fronteggiare una buona decina di nemici. Le animazioni sono molto varie, dipendono perlopiù dalle armi in dotazione, e spesso sono studiate per stupire: la soddisfazione nel vedere il nostro alter ego che rotea una pistola dopo una combo da tre, oppure i calci inseriti tra i colpi di arti marziali non potranno che essere apprezzate da chi ha perso ore ed ore guardando, completamente ipnotizzato, i semplici attacchi di PSO.
    Il design dei mostri è un po' più generico, spesso riprende creature viste nei capitoli precedenti come i Rappy.
    Molto suggestive sono invece le ambientazioni. Andiamo da foreste innevate a praterie battute da una pioggerellina costante, passando ovviamente per rovine ipertecnologiche.
    La hub town è piccola, ma perfettamente in grado di trasmettere fin dai primi istanti di gioco l'attenzione ai dettagli che è stata profusa dai grafici. L'esterno coperto dalla polvere costantemente mossa dal vento, l'interno con il teletrasporto per i vari livelli in cui, sotto uno strato di vetro, rotea un meccanismo simile al pendolo di un orologio.
    Sono sopratutto le soluzioni cromatiche a lasciare appagati, ma malgrado la natura da "dungeon crawler" anche la resa delle ambientazioni non è mai monotona, sempre molto curata e dotata di scorci di paesaggio da manuale. A volte invece gli sfondi sono un pò impastati, ma l'azione concitata lo nasconde bene.
    Curioso come in tutte le ambientazioni abbondi l'elemento acquatico, sotto forma di pioggia, corsi d'acqua e così via. Vista la resa, non è certo qualcosa di cui ci si può lamentare.
    L'intero comparto sonoro soffre a causa di un'eccessiva compressione, probabilmente si è voluto fare troppo con i canali del DS. Se questo appiattisce molto gli effetti sonori, e in particolare le voci, che sono praticamente sempre sovrastate da altri suoni, conferisce un certo fascino alla colonna sonora, peraltro ottimamente composta.
    I brani di Phantasy Star Zero sono dinamici, cambiano in base alla situazione. Ci sono più tracce sovrapposte che sfumano in base all'occasione, che si tratti di incontri con i mostri o incontri segreti (ovvero con mostri potenziati o segreti). La varietà che ne consegue, unita alla qualità eterea delle composizioni, crea un'atmosfera perfetta per il gioco, molto misteriosa e spaziale. E il fatto che tutto sia ancor più sintetico a causa della compressione rende la soundtrack ancor più futuribile, molto inusuale ed originale.

    Phantasy Star Zero Phantasy Star ZeroVersione Analizzata Nintendo DSPhantasy Star Zero è potenzialmente più assuefacente di Phantasy Star Online, se non altro per la possibilità di giocarlo a letto, in treno, a casa dei nonni, su un sommergibile. E' un titolo semplice e al tempo stesso profondo, proprio perchè bisogna imparare ad usare le poche risorse a disposizione per sopravvivere in un ambiente ostile. Fortunatamente gli amici su cui contare sono facili da trovare, specie quando il divertimento è a portata di router wifi (o chiavetta Nintendo). Davanti ad un tale potenziale ludico, anche il titolo tecnicamente peggiore assume un grande fascino. Figurarsi quando poi si tratta di uno dei titoli visivamente più riusciti su DS.

    8

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