Recensione Benvenuti a Zombieland

Zombieland. La recensione dell'esaltante zombie movie dell'esordiente Ruben Fleischer.

Recensione Benvenuti a Zombieland
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La loro deambulazione può essere lenta ed incerta o rapida e scattante. La loro pelle non è lucida e ricca di collagene come un tempo. I loro abiti sono logori e lacerati. Il loro odore non è certo dei migliori considerato il processo di decomposizione.
Tuttavia gli zombi sono sempre molto hip.
Attualmente fra cinema, videogiochi e fumetti i non morti stanno avendo una seconda vita (o è la terza a rigor di logica?).
Nonostante tutti i messaggi lanciati dai media secondo i quali dovremmo essere tutti scattanti e in forma, invischiati in un percorso forzato fatto di spinning, trazioni alla sbarra, lat machine e docce solari, la zombi mania, rinata prima grazie ai videogiochi di Resident Evil negli anni novanta, poi per merito di Zack Snyder e la sua re-interpretazione del classico di Romero Dawn of the Dead, ci dice che un po' di carnagione verdastra, malgrado tutto, è sempre apprezzata.
Il punto su cui si potrebbe disquisire a lungo semmai, è relativo all'andatura di questi atipici frequentatori dei salotti buoni della fiction cinematografica, videoludica e fumettistica: in questa prima decade del nuovo millennio, il classico passo lento e cadenzato tipico dello zombi romeriano, ha lasciato per lo più spazio a degli scatti degni di Usain Bolt. Generata direttamente da questa nuova visione del non morto degli anni duemila, c'è la querelle intorno al nodo gordiano del "ma se corrono non sono zombi! Sono degli appestati che citano i mutanti di Umberto Lenzi in Incubo sulla Città Contaminata!". E' in momenti come questi che si sente l'effettiva mancanza di una Accademia della Crusca in salsa horror capace di emettere dei dictat filologici definitivi ed inconfutabili atti a dirimere la questione.
Questione che, a conti fatti, non ci importa neanche di risolvere perché in questo momento abbiamo un'altra gatta da pelare. Dobbiamo attraversare gli Stati Uniti di Zombieland.
E i suoi abitanti non sono molto ospitali.
In compenso sono alquanto mordaci.

United States of Zombieland.

Gli Stati Uniti non sono più la terra della libertà. Sono la landa degli zombi da quando i morti hanno cominciato a risorgere e ad aggredire i vivi, divorandoli e trasformandoli in mostruose creature affamate di cervella ed interiora. Un giovane studente, Columbus, (Jessie Eisenberg) sopravvive come può, cercando di arrivare nello stato dell'Ohio per vedere se i suoi familiari siano sopravvissuti all'apocalisse.
Ha delle regole ben precise e ferree che segue alla lettera per evitare di farsi fare la festa. Gli riesce been, considerato che ha sempre scansato il prossimo anche quando questi non era un morto mangiatore di carne umana.
Dopo aver perso la macchina a causa di un incidente, incontra lungo la strada il duro Tallahasee (Woody Harrelson) che lo accoglie a bordo della sua Cadillac. Il viaggio prosegue fino ad un ipermercato, dove i due si fermano dato che il macho è alla smaniosa ricerca di un Twinkie, merendina di cui va particolarmente ghiotto. Nel market i due s'imbattono prima in un po' di zombi e poi in due sorelle, Wichita (Emma Stone) e Little Rock (Abigail Breslin) che, con un inganno, riescono a sottrarre armi e vettura ai due sprovveduti.
Dopo essersi rimessi in marcia, ovviamente a piedi, riescono a trovare una Hummer piena zeppa di armi, verranno gabbati nuovamente dalle due scaltre ragazze, ma, sta volta, riusciranno a raggiungere un compromesso e a viaggiare assieme attraverso i disastrati U.S.A.

All the small things.

Dopo che lo stesso Romero, per anni vate, guru del politik-zombie, ha perso, (in maniera definitiva?), lo status di Re dei Non Morti socialmente impegnati, il sentiero dello zombi come allegoria politica e specchio degli oppressi, è diventato arduo, impervio. Gli stessi 28 Giorni Dopo e 28 Settimane Dopo, paiono più un'elucubrazione sull'attuale paranoia mediatica da pandemia che affligge la moderna società dei media.
Fatta questa considerazione, Zombieland era atteso come una sorta di variazione comica sul tema. Cosa che difatti è.
Ma farlo passare solo come un divertissement, una guasconata horror sarebbe riduttivo. Perché l'esordiente Ruben Fleischer, nell'adattare per lo schermo lo script dei due autori di Spike Tv Paul Wernick e Rhett Reese, mixa con estrema sagacia quegli ingredienti demenziali tipici delle commedie americane più sopra le righe, a fattori che paiono presi di peso dal videogioco Capcom Dead Rising, ad una costruzione dei personaggi, soprattutto del protagonista Columbus, che ci ha piacevolmente sorpreso.
Il giovane interpretato da Jessie Eisenberg (visto recentemente nel sottovalutato Adventureland) è un nerd perfettamente costruito, portato ad essere sociopatico e amante dei videogiochi a causa del suo contesto familiare fatto di disinteressi e silenzi reciproci, dalla sua totale mancanza di esperienza con le ragazze (con tanto di "prima volta" all'insegna del trauma) e di diffidenza verso il prossimo. Passare dall'ignorare o dall'essere ignorato dai vivi all'evitare di entrare in contatto coi non-morti non è un passaggio violento o sconvolgente. L'unica differenza è il non dover più essere "obbligati" ad aggiornare il proprio status su Facebook. Basta solo elaborare una ferrea routine di regole da seguire. Regole che rispecchiano quelli che sono i dubbi e le obiezioni tipiche mosse da tutti noi che solitamente guardiamo i film di zombi rivolgendoci, inascoltati, ai personaggi che si agitano sullo schermo; "perché premurarsi con un doppio colpetto col piede se il non-morto atterrato sia davvero debellato" rischiando così di essere morsi all'improvviso? Una volta che lo zombi è K.O., e questo ormai lo sanno anche i sassi, bisogna spappolargli il cranio con quello che abbiamo a disposizione! Per non parlare del messaggio salutista del "tenetevi in forma e non siate sovrappeso" perché lo zombi non conosce stanchezza! Resterete davvero sorpresi nel constatare come le vostre considerazioni-tipo riguardo i morti viventi verranno perspicacemente applicate nello svolgimento della pellicola.
I personaggi di Eisenberg, Woody Harrelson, Emma Stone e Abigail Breslin, non possiedono più un nome e un cognome. Si chiamano adoperando la denominazione del luogo da cui provengono, perché oramai in un mondo sinistrato dalla piaga zombi, restare attaccati alle piccole cose è l'unico carburante capace di mandare avanti le persone, come in una una sorta di spin-off dell'acclamata serie a fumetti di The Waking Dead (per i neofiti: The Walking Dead è un comic scritto da Robert Kirkman, edito anche in Italia grazie a Saldapress, nel quale viene dipinta l'esistenza di uno sparuto gruppo di sopravvissuti all'ecatombe zombi intento a campare nel post apocalittico scenario. Arriverà in Tv, grazie ad AMC e al regista Frank Darabont che si occuperà del lato produttivo). Difatti ognuno di loro, riesce a non impazzire cercando di trovare l'equilibrio in minuzie, perché sono le uniche cose che restano. Come Frank West, il main character di Dead Rising col quale i videogiocatori possono divertirsi a demolire le suppellettili del Willamette Mall, anche la variegata combriccola di Zombieland può trovare tregua allo stress demolendo l'interno di un gift shop pieno di paccottaglia, con le dolci note di Le Nozze di Figaro a fare da contrappunto..
Dopo anni in cui è stato Missing in Action, è con estremo piacere che ritroviamo un Woody Harrelson davvero calato nella parte di duro tutto d'un pezzo, capace di errare spasmodicamente alla ricerca di qualche agognato Twinky (i Twinkies sono una specie di plumcake molto popolari negli Stati Uniti, citati anche nel capolavoro Pixar Wall*E) e d'esaltarsi come un bimbo quando incontra il suo attore preferito (non vi riveleremo, come già hanno fatto su altri siti, chi sarà il protagonista del cameo e come sarà conciato perché meriteremmo di vedere il nostro cranio spappolato per la spoilerata).
Emma Stone (Superbad, The Rocker, La Rivincita delle Ex), con un make up che pare citare quello di Marley Shelton in Planet Terror, nasconde dietro la spavalderia e le sue truffaldine azioni, la stessa fragilità che è propria degli altri reduci e la relazione, materna e protettiva, con sua sorella Little Rock, un'Abigail Breslin sempre più convincente e avviata a una promettente carriera, ne è prova aggiuntiva.

For whom the bell Tolls!

Dopo una breve introduzione in cui la voce di Jessie Eisenberg c'illustra il nuovo quadro degli Stati Uniti di Zombieland, la sigla del film s'impone prepotentemente negli occhi e nelle orecchie dello spettatore, coi Metallica che cominceranno a domandarsi, insieme a tutti noi, per chi stia suonando la campana; ogni vero amante del rock si metterà fare un po' di sano head banging, mentre dei moving frame che sembrano citare gli splendidi titoli d'apertura di Watchmen elargiscono un'energica carrellata di aggressioni zombesche splatter e spiritose. L'esordiente (e sostanzialmente sconosciuto fino a ieri) Ruben Fleischer si diverte a dare all'amante delle pellicole a base di morti viventi, tutto quello che vorrebbe vedere: morti surreali e paradossali, battute politicamente scorrette (dopo un minuto di film si afferma senza mezze misure che gli obesi saranno i primi a morire perché sarà più difficile per loro sfuggire agli attacchi!), un cast di personaggi che riesce allo stesso tempo ad essere stilizzato ed ipostatizzato a quelli che sono i cliché del genere (lo sfigato, il duro e le ragazze carine e scaltre), ma anche profondamente umano.
Più che al filone coevo dei vari 28 Giorni di Boyle e Albe di Zack Snyder, dai quali viene razziato solo lo zombi centometrista, Fleischer, consapevole del background della sua audience, attinge a piene mani dal mondo dei videogiochi, con tanto di achievements per "L'Uccisione Zombie della settimana" e ammiccanti scritte in sovraimpressioni che vanno ad amalgamarsi con le parole e i pensieri del protagonista. Armi, forbici da giardino, seghe elettriche. Tutto va a fagiolo quando si tratta di eliminare qualche fetido non-morto. Siamo più nei pressi di Dead Rising che di George Romero con Columbus che dovrà affrontare, nel finale, uno zombi preso di peso da una boss fight del primo capitolo del gioco Capcom. Finale che, in un crescendo di tasso ematico, finisce nei pressi del rutilante stage di House of the Dead: Overkill ambientato nel Luna Park. Come sempre, i migliori film tratti dai videogiochi, sono quelli che non sono direttamente tratti da un videogames.

La recensione prosegue a pagina 2!

Il Blu Ray

Benvenuti e Zombieland è finalmente giunto in terra italica, con un anno buono di ritardo rispetto all'uscita negli Stati Uniti e, per giunta, direttamente in home video. Trattandosi di un prodotto Sony, il minimo che potevamo aspettarci era, se non altro, un'edizione in alta definizione di qualità elevata. Una volta introdotto il disco nel lettore, la conferma a questa aspettativa è arrivata puntuale. L'immagine è chiara, nitida, estremamente puntuale nel consegnarci un elevato livello di dettaglio e di profondità delle scene: a beneficiarne è soprattutto la fantastica scena degli opening credit al rallentatore che andrebbe rivista in loop per la ricchezza dei particolari. Vedere uno zombi che rigetta sangue dalla bocca, non è mai stato così “bello”. Estremamente solido anche l'audio, che fa un buon uso dei satelliti posteriori creando un ottimo contesto ambientale. Naturalmente, la scena finale ambientata al Luna Park è quella che regalerà la gioia maggiore per le nostre orecchie.
Buono il comparto extra che comprende:

Scene Eliminate (HD, 5 min)
Commento degli attori Woody Harrelson, Jesse Eisenberg, del regista Ruben Fleischer e degli sceneggiatori Rhett Reese e Paul Wernick
In Cerca di Zombieland - Dietro le quinte (HD, 16 min)
Zombieland è la tua terra - La zombificazione degli Stati Uniti (HD, 12 min)
Gli Effetti Visivi (HD, 2 min)
Trailer vari

Zombieland Forse Ruben Fleischer sarà stato anche un po'furbetto. Per come ha confezionato questo zombi movie con una regia frenetica. Per come ammicca dall'inizio alla fine ad un ben determinato pubblico fatto di geek amanti di fumetti, estetica splatter e videogiochi. Per la colonna sonora spaziale che comincia con un classico dei Metallica, passando attraverso i Van Halen e i Velvet Underground. Forse. La verità è che oltre a tutto questo, ci sono anche dei personaggi coi quali entrare in empatia con le loro debolezze e tic, ci sono i classici stilemi di questo genere di film riveduti e corretti, ci sono citazioni che non t'aspetteresti mai (come l'esilarante scena che richiama esplicitamente il duello dei banjo di Un Tranquillo Week End di Paura), e c'è uno dei cameo più scoppiati mai visti al cinema. E ha il grande pregio di non voler effettuare chissà quale approfondita analisi dei massimi sistemi sfruttando la logora allegoria romeriana. Si sforza, con successo, di rispondere solo ad una domanda semplice e diretta: come reagiremmo, a cosa ci aggrapperemmo pur di manterere una supposta normalità in caso di pandemia zombi? Per riassumere, potremmo dire che questo film sta al cinema “zombesco” americano, come “Shaun of The Dead” sta a quello inglese. Si ride, si ride parecchio. Ma abbiamo modo anche di riflettere un po' e in maniera non forzata. Finalmente Benvenuti a Zombieland è disponibile anche in Italia, direttamente in home video, con un'edizione in Blu Ray davvero meritevole, sia dal punto di vista tecnico che contenutistico.

8.5

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