Recensione Giovanna d'Arco al rogo

Un raffinato connubio di cinema e teatro

Recensione Giovanna d'Arco al rogo
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Cinema e teatro: due fratelli da sempre accumunati, nel bene o nel male. Più semplice sicuramente il primo, senza l'onere di un pubblico dal vivo e con la possibilità di sbagliare e poi correggere. Arduo il secondo, laddove non sono presenti opportunità multiple. Ma da sempre legati da quel filo conduttore che è l'arte e la passione per lo spettacolo. Non a caso in molte pellicole, per lo più autoriali, si hanno molti rimandi al teatro classico, e stessi diversi attori (Jeremy Irons, Al Pacino, i fratelli Fiennes solo per citarne alcuni dei tanti) hanno mosso i loro primi passi dietro il tendone rosso. Al cinema vi sono state diverse unioni, più o meno formali: basti pensare alla splendida rappresentazione de Il Flauto Magico a opera di Ingmar Bergman, capace di unire nel migliore dei modi i due mondi. E proprio con quest'ultimo, recentemente scomparso, Maestro della Settima Arte, ha in comune il cognome l'attrice di questo film. Una delle più grandi di sempre, quella Ingrid Bergman, capace in quest'occasione di recitare in diverse lingue, tra cui l'italiano, diverse versioni di questo dramma teatrale onirico e suadente. Il tutto diretto dall'allora marito Roberto Rossellini che, con mano abile e precisa, ha portato sullo schermo ciò che aveva condotto a teatro negli anni precedenti, con grande successo un po' ovunque. E con questa trasposizione, targata 1954, non ha fatto certo rimpiangere l'originale, pur trovando, almeno in Italia, ostracizzazioni che ne impedirono una diffusione degna di questo nome. Una mancanza a cui oggi è stato posto rimedio.

"Io sono il porco, io sono il giudice"

E' la storia, realizzata con influenze oniriche e visionarie, del processo a Giovanna d'Arco. Che, al momento della morte, sul rogo, ricorda la propria condanna. Con personaggi inquietanti, trasfigurati della loro reale apparenza e mutati talvolta in animali, talvolta in parodie di loro stessi. Su tutti la figura del porco, che si erge a giudice e boia, e quella ancor più macabra della morte insieme ai peccati capitali. Unico amico nel momento del bisogno, dell'imminente sofferenza e dipartita, è frate Domenico, che la aiutera nel suo percorso e non le farà mai mancare la forza nella fede. Vero e proprio appiglio di Giovanna nel momento del bisogno, la quale finisce per ripercorrere i momenti cardine della sua vita.

Un'allegoria farsesca e fascinosa

Il cinema qui si erge a spettatore, e finisce in secondo piano. E' il teatro a farla da padrone, i trucchi sono tutti di squisito stampo teatrale, senza l'uso di effetti speciali tipici della Settima Arte. Certo, qualche inquadratura fa ricordare che ci si troviamo comunque davanti a un film, ma è innegabile il fascino dell'opera originale. Giovanna e frate Domenico si trovano in un limbo laddove niente è reale, eppure tutto lo è. I personaggi di contorno, che circondano in questo viaggio onirico i due protagonisti, sono tutti interpretati da abili cantanti lirici, e le loro stesse parole vengono pronunciate per la maggior parte del tempo cantando. E' incredibile come un prodotto del genere, apparentemente di difficile assimilazione, riesca a risultare talmente coinvolgente che i 70 minuti di durata volino in un lampo, senza un momento di boria. E' splendida la caratterizzazione di Giovanna, tormentata ma mai pronta a far crollare la sua fede, neanche di fronte alle minacce dei suoi accusatori. E i suoi ricordi, come quando verso la fine rammenta la propria infanzia, e la chiamata alla sua Missione, vengono rappresentati sotto forma di voci emergenti dal passato. E' sicuramente una forte caratterizzazione psicologica a rendere il personaggio della Bergman così forte, ma questo non sarebbe mai stato possibile senza un prova straordinaria da parte dell'attrice, capace di catalizzare su di sè tutta l'attenzione del pubblico. Un carisma e una bravura con pochi pari, che perde di pochissimo il confronto con Renée Falconetti, interprete de La Passione di Giovanna d'Arco, (capolavoro assoluto di Dreyer), ostacolata ancor di più dalle barriere del cinema muto. La Bergman peraltro era qui alla sua seconda interpretazione dell'audace condottiera francese, avendo già recitato cinque anni prima nell'americano Giovanna d'Arco, di Fleming. Una simbiosi perciò ancor più naturale, per un personaggio con la quale l'attrice svedese si trovava a suo agio. Questo Giovanna d'Arco è un'opera coraggiosa, che Rossellini ha saputo giostrare con maestria, riuscendo a fondere due mondi in uno. Non è un prodotto destinato al grande pubblico, poichè chi abituato al cinema urlato troverà ben poco appagamento qui dentro. Ma per chi cerca qualcosa di diverso dal solito, e non disdegna sortite teatrali, si rivela un piccolo gioiellino. Ora da recuperare senza scuse, vista l'edizione DVD restaurata.

Edizione Dvd

Il restauro video si fa più che apprezzare, anche se non fa gridare al miracolo: colpa dell'età avanzata della copia originale, non più in perfette condizioni. L'audio si può ascoltare sia in italiano che in francese, in entrambi casi con la voce della Bergman. Numerosi gli extra: Rossellini che parla della versione teatrale, interviste, ma la chicca più succosa è un corto del regista con la stessa Bergman, girato per il film Siamo Donne. Presente anche un libretto di 40 pagine con interviste e recensioni critiche.

Giovanna d'Arco al rogo E' l'unione di due mondi gemelli, cinema e teatro, con una grande predisposizione verso quest'ultimo. E' un viaggio onirico e psicologico che vede la Bergman ergersi maestosa su tutto il resto. Potente, evocativo, ricco di canti lirici di stampo teatrale. Un gioiellino da recuperare per chi cerca qualcosa di insolito, senza dimenticare la qualità. Buona l'edizione dvd restaurata, numerosi gli extra.

7

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