Recensione Gravity - Il Blu-Ray 3D

Prova 3D di riferimento per la versione Home Video del film di Alfonso Cuarón

Recensione Gravity - Il Blu-Ray 3D
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Malgrado siano passati ormai più di cinque mesi, la visione di Gravity in sala è ancora un ricordo molto vivido.
In fondo il film di Alfonso Cuarón aveva tutte le carte in regola per stupire sin dalla sua prima proiezione alla Mostra del Cinema di Venezia e la conferma è arrivata con la pioggia di Oscar proprio pochi giorni fa.
L'uscita in Blu-ray è quindi l'occasione perfetta per riscoprire la lotta di Sandra Bullock con lo spazio, nel tentativo di sopravvivere ad un concatenarsi di eventi tanto improbabile quanto letale.
Se la visione al cinema era avvenuta in 3D, la stessa opportunità è concessa anche a casa, ovviamente in presenza di un televisore che supporti la visone stereoscopica e gli appositi occhialini, grazie ad una versione per il mercato home video di tutti rispetto, forse una delle migliori per quanto riguarda Warner, che abbiamo già conosciuto nella precedente recensione (la trovate qui) ma che andiamo ora a scoprire meglio per quanto riguarda la versione 3D.

Tuffo nel vuoto

Gravity si apre con un'ormai celebre e lunghissimo piano sequenza che ha il pregio di riuscire ad incollare alla poltrona lo spettatore sin dal primo minuto, catapultandolo all'interno del film e non lasciandolo più andare fino ai titoli di coda.
I primissimi istanti sono però dedicati a lei, la terra, così silenziosa e placida se vista dallo spazio, in grado di donare un senso di pace che verrà bruscamente interrotto da ciò che accadrà nei successivi minuti.
In sala la profondità di visione grazie al 3D stupiva, anche se non subito: inizialmente si guardava la terra senza percepirne così bene le distanze, almeno fino all'entrata in scena di un punto di riferimento, quello dello shuttle utilizzato dalla Dottoressa Stone e dall'astronauta veterano Kowalsky.

Ritrovata quindi una dimensione più umana e posati gli occhi sui protagonisti, il pianeta rimaneva sullo sfondo, sornione, facendo percepire in tutta la sua potenza la distanza incredibile, sebbene così infinitesima se rapportata all'universo, che divide l'occhio dello spettatore dalla sua superficie.
Riguardando Gravity a casa, nuovamente in 3D, l'effetto è ovviamente meno marcato: in parte è dovuto al fatto che si sa cosa aspettarsi, quindi non si è più disorientati come la prima volta, mentre si viene brutalmente risucchiati nel vortice degli eventi.
L'altra ragione è ovviamente lo schermo: per quanto un appassionato di cinema tenterà sempre e comunque di dotarsi del meglio presente sul mercato per godersi i film tra le mura domestiche, optando quindi per un pannello di grandi dimensioni o di un proiettore, difficilmente il proprio setup potrà reggere il confronto con una sala cinematografica.
Questa affermazione non deve però trarre in inganno, infatti anche a casa Gravity è in grado di stupire, dando finalmente un senso alla visione in 3D di un film.
Lo farà solo più lentamente, accompagnando lo spettatore invece di stordirlo prendendolo di sorpresa, accompagnando le sue emozioni per tutta la durata della pellicola.

3D con intelligenza

Ciò che la pellicola di Cuarón riesce a fare, infatti, è di sfruttare il 3D non solo per stupire ma per massimizzare la forza del proprio messaggio verso lo spettatore.
Ansia, mancanza di punti di riferimento, paura e collera sono tutte emozioni che la terza dimensione riesce a far arrivare non solo agli occhi dello spettatore ma direttamente al suo cervello, come pochi film erano riusciti a fare prima d'ora.
La dimostrazione è anche e soprattutto nelle inquadrature, praticamente mai fatte apposta per sottolineare il 3D ma al contrario imposte dalla trama e dalla volontà di trasmettere qualcosa, senza dover per forza sfruttare gli stratagemmi più ovvi ed abusati.
Sono pochissime, infatti, le scene nelle quali il 3D viene utilizzato per protendere un oggetto verso lo spettatore, metodo utilizzato ormai molto spesso per dare un senso, benché assolutamente forzato, all'uso della terza dimensione.
La prima avviene a pochi minuti dall'inizio, quando una Dottoressa Stone provata dalla mancanza di gravità si lascia sfuggire dalla mano una vite appena rimossa da un pannello sul quale sta effettuando una manutenzione.
La prontezza dell'astronauta Kowalsky annulla però qualsiasi dubbio: Cuarón avrebbe potuto far avvicinare quel pezzo di metallo fino al naso dello spettatore mentre non è quello l'obiettivo del regista, che quasi si prende gioco del pubblico facendogli credere che quello che ha davanti è il "solito" film in 3D. La realtà è invece ben diversa.

L'incidente che mette davvero in moto la vicenda è dietro l'angolo e a casa ci si ritroverà con le mani immerse nell'imbottitura del proprio divano, mentre lo shuttle andrà in pezzi sotto i colpi inarrestabili di uno sciame di detriti ormai in orbita, tanto piccoli quando pericolosissimi.
È però il secondo incontro con questo nemico quasi invisibile che dimostrerà davvero tutta la cura dell'edizione home video di Gravity, soprattutto in presenza di un impianto audio multicanale: la Dottoressa Stone alle prese con il paracadute ormai aperto della Soyuz proverà in ogni modo a sganciarne gli ormeggi, mentre un'orgia di pezzi di metallo e plastica si disintegreranno all'impatto con i detriti.

Microscopiche imperfezioni

Se Gravity rappresenta uno dei film più impressionati per mettere alla prova il proprio impianto 3D casalingo, un paio di scene appaiono meno convincenti, anche se si tratta di piccoli dettagli in un'ora e mezza di visione di assoluto livello.
Il primo è il fuoco che la Stone proverà a spegnere, prima di rendersi conto che è ormai fuori controllo e che l'unico modo per sopravvivere sia fuggire, puntando a trovare un mezzo per riuscire a rientrare nell'atmosfera.
Le fiamme hanno una resa in 3D che ne sottolinea la scarsa naturalezza, anche se c'è da sottolineare che la loro presenza su schermo ammonta a pochissimi secondi, giusto il tempo di catalogarle come minaccia.
L'altro difetto, forse leggermente più grave, è la scena finale, che culmina in una visione dell'ambiente da un punto di vista molto basso, quasi al livello del suolo.
In questo caso l'innaturalità è molto più marcata e rovina leggermente gli ultimissimi secondi del film, dopo una scena quasi liberatoria che galvanizza lo spettatore ad ogni visione, anche se si è già a conoscenza di come andrà a finire.

Gravity Difficile chiedere ad un Blu-ray 3D più di così e molti attendevano Gravity per poter finalmente mettere alla prova il proprio pannello o proiettore. Il film di Cuarón non tradisce le aspettative e rappresenta una delle visioni domestiche più impressionanti degli ultimi anni, tanto dal punto di vista video quanto per l'audio, da godere assolutamente ad alti volumi, nell'alternanza tra momenti assordanti e silenzi prolungati dosati alla perfezione. Un disco di riferimento, quindi, che riesce nella non semplice impresa di traghettare le emozioni provate in sala verso le proprie mura di casa, anche a distanza di molto tempo dalla visione al cinema, assolutamente senza tradirne il buon ricordo.

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