Recensione Dungeon Raid

Riscopriamo un puzzle game con elementi dei giochi di ruolo.

Recensione Dungeon Raid
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  • Nel mare di offerte dell'Apple Store è spesso difficile addentrarsi oltre la superficie, alla ricerca di tesori sommersi fra torbidi cloni dei piú blasonati Angry Birds o Fruit Ninja, sempre ai primi posti in classifica. Ma l'esploratore paziente, immergendosi in queste acque oscure puó trovare delle vere e proprie perle.
    È il caso dell'App di cui parleremo oggi, un autentico outsider che anche senza un comparto grafico di prim'ordine o la simpatia di qualche mascotte riesce, grazie ad un semplice gameplay sviluppato attorno a meccaniche perfettamente progettate, a trionfare sulle altre proposte quando si tratta di una partita veloce.

    Pick Up and Play

    Dungeon Raid si presenta come un puzzle game con elementi dei giochi di ruolo. Mentre in altre formule simili, tipo Puzzle Quest o Gyromancer, si segue una trama e le fasi giocate rappresentano le battaglie del personaggio, in questo caso la sessione è unica, e lo scopo è resistere il più possibile prima di morire. Possiamo dire che Dungeon Raid è il roguelike dei puzzle/rpg, che punta sulla progressione del personaggio, sulla casualità e sulla fortuna.
    All’inizio della partita si seleziona il proprio personaggio e dopo una breve introduzione scritta, rigorosamente casuale e ininfluente al gioco, si accede al tabellone. Su di esso è presente una griglia, riempita con 5 tipi di icone: spade, teschi, pozioni, scudi e monete. Lo scopo del gioco consiste nell’unire con una linea continua almeno tre oggetti dello stesso tipo adiacenti (con l’eccezione di spade e teschi), che esploderanno. Le rimanenti cadranno verso il basso e di nuove riempiranno il vuoto dall’alto.
    Tutto qui.

    Anima da RPG

    Cosa rende questo gioco così speciale allora? Il fascino di Dungeon Raid risiede nel suo rappresentare in maniera astratta quello che succede al nostro personaggio, e nella componente strategica e di previsione, che diventano essenziali con il progredire della partita.
    E’ un puzzle game, vero, ma si porta dietro l’anima fiera e orgogliosa di un hack’n’slash.
    Andando avanti negli immaginari cunicoli, turno dopo turno, avremo possibilità di equipaggiarci con armi e incantesimi sempre più potenti, scontrarci con nemici “elite” subdoli e letali, e se non terremo d’occhio l’intera situazione verremo presto e prematuramente ridotti a cibo per ratti.
    A schermo, oltre alla griglia degli oggetti, è presente un’ampolla che rappresenta i nostri punti ferita. I teschi rimasti nel tabellone alla fine di ogni turno ci infliggeranno dei danni, variabili in base alla potenza del mostro. Più ci addentreremo nel dungeon, ovvero più turni passeranno, e più questi mostri diverranno letali. Ogni teschio infatti ha tre valori, che corrispondono a danni, armatura e punti ferita. Per colpire e distruggere i teschi dovremo unirli con una linea insieme alle icone delle spade, e più riusciremo a legarne e più danni potremo infliggere, in base alle nostre statistiche ed equipaggiamento. Uccidendo abbastanza mostri e accumulando sufficienti punti esperienza, saliremo di livello e potremo potenziare il nostro personaggio con incantesimi e incrementi nelle caratteristiche, fra una rosa di quattro opzioni scelte a caso dal sistema.
    Le altre icone presenti nel tabellone invece sono di supporto, e bisogna utilizzarle con saggezza: eliminando gli scudi è possibile ripristinare l’armatura (che assorbirà i danni inferti dai teschi) e aumentare i punti riparazione che, similmente ai punti esperienza, permettono di migliorare le caratteristiche degli oggetti in nostro possesso. Accumulando invece abbastanza monete potremo fare una capatina dal classico mercante e cambiare il nostro equipaggiamento con qualcosa di più consono, mentre le pozioni servono per ripristinare le nostre riserve vitali. Finiti i punti ferita è game over, e del nostro personaggio non rimarrà che il punteggio nella classifica dei giocatori.
    Ogni tot turni apparirà un teschio elite: questi mostri speciali hanno statistiche molto più elevate del normale, e posseggono delle abilità speciali. Se non si è pronti ad affrontarlo, un elite può essere una vera spina nel fianco. Oltretutto, ogni razza è vulnerabile ad uno specifico elite, e incontrarlo è spesso problematico. Una prematura uccisione sarà comune, soprattutto nelle prime partite, ma il fascino del gioco risiede anche nel fattore casuale che governa ogni scelta e situazione.

    Classi

    Sconfiggendo un elite c’è la probabilità che lasci cadere una coppa, che sblocca una nuova classe o ne fa salire di livello una già conquistata.
    Inizialmente sarà disponibile solo la classe di avventuriero umano, ma con pazienza e dedizione si sbloccheranno le rimanenti nove classi e razze. Ogni classe ha proprietà specifiche, con pregi e difetti di varia natura, che combinati a quelli delle varie razze aumentano a dismisura le possibilità di personalizzazione. La classe inoltre può salire di livello, fino al decimo, che sblocca ulteriori opzioni e caratteristiche.
    E’ possibile creare vere e proprie build di personaggi, con scopi e statistiche ben precise che impostano ogni partita in maniera completamente differente dalla precedente.
    Una volta potremmo impersonare un ladro helfling, con incantesimi ed abilità specifiche per raccogliere tesori, scappare dalle situazioni senza speranza e utilizzare il veleno sui teschi, mentre in seguito potremmo fare un paladino umano che massimizza la protezione e resuscita se viene ucciso in battaglia, oppure specializzato nel cacciare e distruggere gli elite.

    Eye of the Beholder

    Non fatevi ingannare dall’aspetto spartano, comunque funzionale e gradevole: le qualità del gioco risiedono in altri aspetti. E non desistete alle prime partite, il vero divertimento comincia quando si è compreso il funzionamento di tutte le caratteristiche e la logica dei vari menù.
    Se vogliamo trovare una pecca effettivamente, il sistema di help in-game è quantomai abbozzato, e anche la comprensione di statistiche ed effetti non è facilitata da un’interfaccia ben concegnata, anche se bisogna dire che sono informazioni che al giocatore occasionale potrebbero non interessare (tant’è che il tutorial mette le mani avanti dicendo di giocare semplicemente come avventuriero, che poi tutto il resto si capisce man mano che si gioca, cosa comunque vera).

    Dungeon Raid Dungeon RaidVersione Analizzata iPhoneIl sistema di gioco semplice ed immediato, unito alla profondissima componente ruolistica, crea un mix letale, che provoca quasi dipendenza nel giocatore appassionato di giochi di ruolo. Il tutto si sposa splendidamente con la natura portatile del titolo, permettendo sessioni fulminee anche di pochi turni, ma dando il pretesto per tornare al gioco grazie alla progressione del personaggio. Consigliato a chi cerca un puzzle game diverso dal solito, ma anche gli appassionati di ruolo old-school lo adoreranno.

    8

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