Recensione Yakuza

L'abbiamo chiesto - è arrivato: Yakuza è tra noi

Recensione Yakuza
INFORMAZIONI GIOCO
Articolo a cura di
Disponibile per
  • PS2
  • Nonostante il nome che porta e la caratterizzazione che del prodotto i publisher italiani hanno dato in quarta copertina, Yakuza non un gioco in cui il crimine fa da protagonista. Piuttosto il mondo criminale è sfondo e scenografia di una storia che si interessa di ben altri valori, marchiata a pelle sul volto di un eroe dalla moralità indubbia. Il fatto che poi, in Yakuza, l’occupazione principale del giocatore sia quella di menare le mani, è altro discorso: del resto non si può venire a patti con la realtà cruda e spietata del crimine organizzato, dell’interesse e della politica: per misurarsi con esse ad armi pari, le armi vanno sapute impugnare ed utilizzare. E quando si è da soli di fronte all’ostacolo della colpa, del rimorso e della perdita, impugnarle può essere persino un atto di grande coraggio. Così, in Yakuza, le parti in gioco sono ben definite dall’inizio: noi siamo i buoni. Non cercate dunque nell’interessante prodotto Sega la continuazione di una filosofia ludica che, da Grand Theft Auto a True Crime, da Driver ai surrogati, trasformi la malavita in un “Lifestyle del desiderio”. Anche perché, se le produzioni sopra citate sembrano voler sottolineare che chi è fuori dalla retta via può permettersi tutto, Yakuza vuol far capire che così non è. E’ forse un concetto tanto difficile da metabolizzare per un cultura come quella sud-europea e americana, che Yakuza arriva sul mercato con un anno di ritardo rispetto al lancio Giapponese. Il prodotto Sega era dedicato in origine al solo pubblico nipponico, probabilmente per la consapevolezza da parte degli sviluppatori che l’ambiente, la storia ed i valori messi sull’abbondante piatto narrativo di Yakuza esulassero completamente dalle nostre abitudini. Fortunatamente è poi arrivato il miracolo del Gameplay: Yakuza era un titolo tanto fresco e divertente, tanto piacevole da giocare, tanto utile per aprire le porte ad un nuovo modo di concepire un genere -quello dei picchiaduro a scorrimento- che il suo successo è stato esorbitante. Fuori da ogni aspettativa, quando stampa cartacea e non lo ha celebrato praticamente in ogni parte del mondo.
    Così, ecco che Yakuza si presenta, in forma smagliante, a ravvivare un mercato morto d’apatia durante un’estate durata un mese di troppo.

    Tokyo, 2005. Kazuma esce di prigione dieci anni dopo il suo arresto. La pena che ha scontato è espiazione di una colpa non sua. Dlieci anni prima l’unica strada che intravide per salvare la vita del suo più caro amico fu quella di addossarsi la responsabilità di un omicidio infame. Da allora, Kazuma Kiryu è divenuto un traditore, l’assassino del suo stesso Oyabun. E, una volta messo piede in una Tokyo che non riconosce più come sua, in cui l’arrivo del nuovo millennio ha significato cambiamenti radicali nella società e nel modo di vivere in strada, non c’è nessuno che manchi di ricordargli il suo delitto. Ma Kazuma ha un solo pensiero: rincontrare Yumi -la ragazza che ha lasciato sola, ritrovare gli amici, ed il suo padre spirituale. Le cose non sono così semplici: a cambiare non è stata solo la città fatta di neon e rumori, ed il mutamento del tempo si avverte nel cuore delle persone, e nei loro destini. Kazuma si trova disorientato dai cambi di potere, avvilito dalla scoperta che pochi uomini sono rimasti quelli che ricordava.
    Da queste premesse prendono l’avvio i tredici capitoli che compongono l’avventura principale, raccontata e diretta in maniera eccellente. Muovendosi al’interno di un teatro cittadino dalle infinite ed inattese risorse, Kazuma comincia il suo spettacolo, fatto soprattutto di persone e di rapporti. Fra uno scontro e l’altro, il giocatore compie un viaggio che porta alla redenzione, in un intreccio di alleanze e tradimenti le cui pedine risultano estremamente ben caratterizzate. I tasselli che compongono il disegno narrativo di Yakuza si incastrano perfettamente uno dopo l’altro, passando attraverso ampie digressioni giocate, imprevisti, ingressi ed uscite delle parti in gioco. E qualche esagerazione surreale si può ben perdonare di fronte ai risvolti che la vicenda assume al suo termine, alla perfetta trasmissione del senso d’onore e rispetto, alle allegorie non troppo sottili che risultano comunque non banali. Quando Kazuma arriva al termine del suo viaggio, passato per le acque del fiume Stige ed ormai purificato, Yakuza rivelerà quello che è: una storia avvincente e coinvolgente, una rara ed entusiasmante avventura.

    Ma Yakuza è, in primo luogo, anche un videogioco. Anzi, un videogioco di elevato valore. I pregi del comparto narrativo si rivelano anche e soprattutto grazie al suo essere sapientemente modellato attorno ad un gameplay evoluto e piacevolissimo. Yakuza, come accennavamo, è un picchiaduro a scorrimento (con visuale alle spalle del protagonista ed un sistema di gestione della telecamera nelle mani dell’utente). Gli scontri si giocano in apposite “arene urbane”, indipendentemente dalle fasi esplorative che fungono da connessione fra le battaglie, e come interessante scappatoia dall’altrimenti inevitabile monotonia. Il sistema di combattimento risulta piuttosto semplice nelle sue fondamenta: un tasto per la presa, uno per l’attacco basilare, uno per l’attacco pesante. La combinazione dei tre pulsanti permette di adoprarsi in poche combo, all’inizio dell’avventura. Quello che però fin da subito viene sottolineato è che per uscire sani e salvi dalle battaglie improvvisate in strada si dovrà far massiccio utilizzo degli spunti offerti dall’ambiente. Dopo pochi colpi inferti agli avversari Kazuma risveglia infatti una sopita “furia” brutale, che gli consiglia i più feroci metodi per sopraffare i nemici. Circondato da un’aura luminosa il giocatore potrà dunque adoprarsi in una sorta di mossa speciale. Sulle prime si tratterà solamente di infierire pesantemente su un nemico a terra o rovinare la faccia di un malcapitato contro le pareti o su altri elementi sensibili. Ben presto diventerà molto di più: attraverso una serie di potenziamenti il parco mosse di Kazuma andrà formandosi e diventando sempre più corposo e brutale. Ben presto, agendo su tre fattori di “Gi”, “Shin”, “Tao”, avrete modo di allungare le stringhe delle combinazioni di colpi, incrementare l’efficacia e la natura delle vostre prese e, grazie agli insegnamenti di un maestro d’arti marziali nascosto in città, apprendere diverse tecniche di contrattacco.
    Ciò che in Yakuza entusiasma non poco è tuttavia il ritmo degli scontri: dopo ognuna delle mosse speciali sopra indicate l’indicatore della furia si svuoterà, lasciandovi solo con il set di mosse basilare. Riuscire a riempirlo in fretta, senza farsi fermare dai colpi avversari, senza cadere a terra, significa non solo trovarsi in una condizione favorevole, ma aumentare in maniera incredibile le possibilità di attacco e, di conseguenza, variare il combattimento. Il giocatore è spinto a mantenere un ritmo costante, ad utilizzare con sapienza le abilità difensive per non vedere svuotata completamente la barra della furia, cosicché possa non solo vincere, ma anche divertirsi. La brutalità con cui Kazuma infierisce suo propri avversari, e la molteplicità di spunti che l’ambiente di gioco offre, è infatti di prim’ordine, e riesce a coinvolgere in maniera incredibile. Oltre alle strutture fisse su cui sbattere il volto degli avversari, Kazuma potrà utilizzare le sue mosse speciali sfruttando armi occasionali che troverà in strada: ogni volta si “esibirà” in una crudele, piccola esecuzione. Ciò che conta sottolineare è il fatto che esiste un parco armi davvero incredibile: tubi di diverse dimensioni, mazze, spade, coltelli, e qualsiasi altro elemento possiate immaginare: casse vuote nei vicoli, mattoni, biciclette, cartelli stradali. Ogni ambiente in cui vi troverete a combattere avrà la sua precisa caratterizzazione, e ben presto vi troverete a sfogare la vostra rabbia divertiti dall’estrema diversità di ogni piccola arena. Immaginate solamente quanto possano risultare diversi, da questo punto di vista, un affollato disco-pub e la cucina di un ristorante, i vicoli della città ed un centro sportivo per gli allenamenti di baseball, un ufficio statale ed un parco in cui si accampano alcuni homeless. Insomma, Yakuza porta il picchiaduro a scorrimento quasi allo stato dell’arte, eliminandone i principali difetti e sottolineandone i punti di forza. Ha il pregio incontestabile di mettere alla luce quanto possa risultare divertente la “varietà” e quanto sia adatto ad offrirla il “veicolo” dell’interazione ambientale. Ed ancora mostra con lampante chiarezza che il picchiaduro a scorrimento non deve “scorrere” continuamente, dall’inizio alla fine: in tal maniera si toglie al giocatore la possibilità di vivere in due contesti distinti: quello dello scontro e quello al di fuori da esso. E’ molto meglio suddividere, alla maniera di un RPG di moderna concezione, le fasi d’esplorazione da quelle di lotta. Certo, nella generazione ludica in cui Yakuza è nato, questa impostazione ha anche i suoi svantaggi: impone all’utente di sottomettersi a moltissimi tempi di caricamento, per “muoversi” fra le due diverse sezioni. Questo è senza dubbio uno dei difetti più evidenti di Yakuza, ma ciò che crediamo sia importante è mostrare al mondo del videogioco che anche il Beat’em Up può essere rivoluzionato, ed intanto tracciare la via per poterlo fare, speriamo, nelle prossime generazioni. Yakuza sembra infatti un titolo votato alla continua sperimentazione, un prodotto che si è evoluto durante la sua stessa genesi: andando avanti nel gioco non solo si prende parte ad un’inattesa seziona bordo di un veicolo, ma le locazioni in cui si svolgono gli scontri cominciano ad essere sempre più ampie e ricche di spunti: inizialmente confinati in stanze piuttosto grandi, ci si muove poi in interi palazzi, in livelli “multipiano”, in cui l’ambiente viene modificato dal combattimento attraverso “quick time event” passivi o attivi. E riusciamo soltanto ad immaginare cosa potrebbe essere stato Yakuza se queste piccole accortezze fossero sovvenute agli sviluppatori fin dalle prime fasi della realizzazione. O, se volete, riusciamo soltanto ad immaginare quale sarà il valore di un eventuale secondo episodio che raggiunga il mercato fra qualche anno.
    Per il momento Yakuza non è difatti un gioco privo di difetti: oltre a quelli sopra citati riguardo alla frammentazione dell’esperienza, dovuta ai caricamenti non ottimizzati, si riscontra giocando l’avventura a livello “Normal” (non sono previste difficoltà più elevate) intanto una partenza piuttosto lenta (si consiglia vivamente di farsi forza ed andare oltre le prime due ore di gioco), e poi una “zona morta” nel centro dell’avventura in cui gli scontri con gli avversari risultano troppo facili, a causa delle abilità del protagonista. Fortunatamente il titolo si riprende a buona distanza dal completamento, proponendo avversari quantomeno più potenti e pericolosi, armati e resistenti: non certo dotati di un’intelligenza artificiale complessa (anzi ciascuno avente una propria routine comportamentale predefinita), ma che obbligano l’utente a porre attenzione e lo impegnano quanto basta per trasmettere una buona di adrenalina e coinvolgimento. Per il resto, il gameplay centrale di Yakuza non presenta altri problemi: è una continua scoperta, è frenetico, semplice ed estremamente efficace, offre una buona varietà visiva. Certo,il gioco offre anche la possibilità di girovagare liberi per la città, cercando missioni secondarie da compiere prima di proseguire nell’avventura principale, ma questo serve piuttosto a variare gli intenti, non i mezzi attraverso cui si esprime l’utente. Non fosse infatti per la presenza del Sega Club e del suo Ufo Catcher, o degli Hostess Bar in cui concupire le ragazze per ricevere -dopo un appuntamento “romantico”- la loro foto, il sistema economico di Yakuza, e la presenza di negozi e ristoranti, servirebbero solamente come “contingente” agli scontri, permettendo a Kazuma di recuperare energie e avere un arsenale di tutto rispetto, da poter mostrare al momento più opportuno.
    Resta vero il concetto a cui prima accennavamo: organizzare un picchiaduro a scorrimento che si muova su un solo piano, in cui il protagonista ed il giocatore sta “sull’attenti” ed in posizione di guardia dal principio alla fine di ogni livello, oggi non è più possibile. Calare il genere in una dimensione più reale permette di creare un contesto ludico molto più divertente e verosimile, al fine anche di collegarlo con un comparto narrativo che non sia totalmente “fuori dal mondo”.
    Per tutto questo, onore e rispetto per la produzione Sega.
    Tecnicamente Yakuza è un titolo piuttosto avanzato. La sua presunta “vecchiaia” grafica (il titolo è uscito molti mesi fa, in Giappone) si fa sentire in ben pochi frangenti, almeno all’occhio del giocatore in buona fede. Yakuza utilizza infatti qualche piccolo espediente per nascondere i problemi tecnici che, pur non presenti in gran numero, sono presenti. Fortunatamente questi non interessano la qualità delle modellazioni dei protagonisti principali, che si mostrano nelle cut-scene in una forma piuttosto buona, ognuno con una precisa caratterizzazione a livello di Design ed un numero di poligoni più che sufficiente, data l’assenza di dettagli minuti. Durante gli scontri le animazioni di Kazuma sono buone, non sempre ben legate fra di loro (soprattutto per quanto riguarda i contrattacchi), ma comunque niente di particolarmente fastidioso nella risoluzione finale della scena. Gradevoli gli effetti luminosi ed il blur che si attiva al momento delle mosse speciali. Meno ispirate non solo le animazioni relative agli avversari: molto stereotipate alcune, altre esageratamente irreali; problema che comunque noterete solo nelle fasi finali del gioco, dopo aver fatto l’abitudine ai diversi tipi di avversari. Le tipologie di questi ultimi sono fortunatamente numerosissime, così da avere una buona varietà d’azione nonostante i Preset comportamentali; sfortunatamente alcuni modelli sono davvero poveri, e si nota spesso la carente realizzazione dei volti. Il risultato finale dei combattimenti è comunque molto positivo, e raramente i piccoli difetti sopra elencati salteranno all’occhio.
    In parallelo lo stesso discorso può essere fatto per la realizzazione della città. Vista dalle inquadrature standard proposte dal gioco la Tokyo di Yakuza è un’opera tecnica splendida ed efficacissima. Il centro sembra vivo e variamente popolato, ed il mutare delle condizioni atmosferiche influisce sulla presenza di persone e sui loro comportamenti. Inoltre, a seguito di particolari eventi, le strade si popoleranno di più personaggi interattivi, il cui argomento di discussione risulterà legato alle vostre azioni passate o al vostro futuro obbiettivo. Resta il fatto che avvicinando l’occhio (malevolo, in questo caso), si nota una generale povertà dei modelli e delle loro reazioni al passaggio di Kazuma, e soprattutto è fastidioso il passaggio da una visuale all’altra, che può impiegare anche più di un secondo. La necessità di caricare ogni schermata da disco ottico (aggiungendo le variabili casuali degli incontri imprevisti con le gang di Tokyo), rende molto meno “navigabile” l’intera città. Lo stesso problema si ha, come sopra citavamo, quando dalla sezione d’esplorazione (o da una Cut-Scene) si passa al combattimento.
    Tutto sommato la qualità visiva di Yakuza è molto buona, i combattimenti scorrono fluidi e qualche frangente è davvero evocativo. I filmati e le Cut Scene sono poi di fattura molto elevata, necessari a narrare la splendida storia a cui accennavamo. Insomma, un prodotto ben valido.
    Meno ispirato il comparto sonoro: un buonissimo lavoro di doppiaggio (in inglese) non è affiancato da un livello altrettanto buono per quanto riguarda gli effetti che si ascoltano durante i combattimenti e viaggiando in città: molto monotoni. Il set di brani che accompagna l’avventura e scandisce i combattimenti è invece molto più piacevole, riesce ad esaltare e allevia le sofferenza dell’attesa durante i caricamenti. In complesso il risultato acustico di Yakuza è molto più che sufficiente.

    Yakuza YakuzaVersione Analizzata PlayStation 2Yakuza è un prodotto vivamente consigliato. Non solo riesce a svecchiare un genere teorizzando e sperimentando nuove vie attraverso cui farlo risorgere, ma riesce a coinvolgere sia dal punto di vista della giocabilità sia da quello narrativo, raccontando una bella storia a metà fra passato e futuro, ambientata in un mondo lontano fatto di luci al neon e profondo senso dell’onore. Pur scontrandosi con i limiti tecnici di questa generazione, e nonostante una struttura che si evolve in qualcosa di definitivamente completo solo verso la fine del gioco (con l’introduzione di QTE ed una sceneggiatura che, nelle battute finali, è senza mezzi termini perfetta), il titolo Sega è già di per se validissimo e adatto a molti tipi di utenti. Anche la durata dell’avventura è perfettamente calibrata (sospettiamo che trascinarla ancora oltre avrebbe portato alla noia), anche se avremmo gradito un’offerta in Extra più abbondante di quella che ci viene proposta al termine del gioco. Insomma, un degnissimo modo di cominciare la nuova stagione ludica e di terminare questa generazione di software, guardando a quella imminente.

    8

    Quanto attendi: Yakuza

    Hype
    Hype totali: 3
    57%
    nd