Recensione Worms: Open Warfare 2

Ci sono dei vermi in questa PSP

Recensione Worms: Open Warfare 2
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  • DS
  • Psp
  • Quanto sono anziani questi vermi

    Poche serie sono così longeve come quella di Worms. Nata nel 1994 su Amiga, la saga ha fatto la fortuna dello sviluppatore indipendente Team 17, celebre soprattutto per aver dato lustro negli anni ’90 all’ammiraglia di casa Commodore (con titoli del calibro di “Assassin” e “SuperFrog”) e per aver riportato in auge uno dei generi “storici” dei videogiochi: quello dei giochi di artiglieria. Ad oggi, soltanto Worms tiene vivo quel genere, avendo praticamente annichilito qualsiasi concorrenza, ma nel mercato pioneristico degli anni ’80 (ed in parte ’90) erano molti i cloni, anche amatoriali, di Artillery, sviluppato nel 1976 in BASIC e pubblicato addirittura in edicola. Il gioco vedeva due postazioni di artiglieria affrontarsi su scenari generati dal caso. Essendo le postazioni del tutto statiche, compito del giocatore era valutare la forza del vento, l’alzata del cannone ed il quantitativo di polvere da sparo in modo da centrare con precisione il proprio avversario.
    Come detto, nel 1994 questo concept, semplice ma vincente, venne rivisto dall’humor prettamente britannico dei ragazzacci di Team 17. L’immobile artiglieria venne sostituita da squadre di quattro agguerritissimi vermi armati di tutto punto ed il resto, come si suol dire, è storia (fatta di ben 13 titoli, tra seguiti, espansioni e spin off).

    Il ritorno del verme solitario

    Per chi non conoscesse il gameplay della serie Worms, riassumiamo brevemente il sistema di controllo. Su di uno scenario generato a caso, e farcito di ostacoli e tranelli si affrontano due o più squadre composte vermi (da uno a quattro). A turno, ciascun componente della squadra tenta di infliggere il maggior numero di danni possibile ai propri avversari, sfruttando la conformazione del terreno a proprio vantaggio ed utilizzando un vasto arsenale di armi più o meno convenzionali. I turni sono scanditi da una durata temporale stabilita in partenza, durante la quale, ciascun protagonista può spostarsi sullo scenario (strisciando, effettuando piccoli salti o utilizzando appositi strumenti come jetpack o teletrasporti) e colpire l’avversario. Le operazioni di mira sono semplicissime, premendo in alto ed in basso si modifica l’angolo di tiro, tenendo premuto ‘X’ si decide la forza del colpo (da dosare tenendo conto della direzione e dell’intensità del vento). E così via, di turno in turno, fino a che una delle due squadre non viene sterminata.
    Open Warfare 2 nasce dall’esperienza maturata dal primo episodio portatile (uscito appena un anno fa su Sony PSP e Nintendo DS) e dalle critiche raccolte dal team di sviluppo. Le prime novità, riguardano l’esperienza di gioco in singolo con l’introduzione di una modalità Puzzle, il canonico Time Attack ed una rinnovata Campagna.
    La campagna, introdotta come da tradizione da filmati in computer grafica che vedono le tragicomiche avventure dei piccoli vermi, appare più articolata e varia che in precedenza. Lungi dal proporre una serie infinita di scontri a squadre atte a simulare il multiplayer, questa modalità offre presupposti sempre nuovi e stimolanti al giocatore, ora limitandone l’arsenale, o posizionandolo in luoghi difficili da difendere oppure schierando avversari dotati di maggiore energia vitale. Ciliegina sulla torta, la presenza diboss di fine livello, in realtà null’altro che semplici vermi, ma tutti da affrontare con la dovuta strategia. Per esempio, il primo è completamente statico (e circondato di esplosivi) ed il compito del giocatore è quello di raggiungerlo sulla vetta di una montagna utilizzando un numero limitato di strumenti ed armi per innescare una reazione a catena. Piace constatare come l’intelligenza artificiale sia stata completamente ridisegnata: lungi dall’essere dei completi idioti, i vermi controllati dalla CPU non sono però più le micidiali e precisissime macchine da guerra del passato e si macchiano, di tanto in tanto, di errori pacchiani, simulando a tutti gli effetti la disattenzione di un avversario reale.
    Diverso l’approccio della modalità Puzzle: qui il giocatore è chiamato ad ingegnarsi per trovare la giusta soluzione agli enigmi proposti dal gioco (che possono essere l’abbattimento di bersagli o il raggiungimento di un checkpoint) in situazioni ostili. Per esempio il gioco può costringere a colpi di precisione millimetrica, sfruttando un vento contrario, o ad utilizzare con perizia gli strumenti forniti per il trasporto, come la corda Ninja, od il Jetpack. Tutto questo viene riproposto nella modalità Time Attack, con l’aggiunta di un limite temporale da non superare.
    Ciascuna di queste tipologie di gioco è sviluppata con grande cura e la curva di apprendimento proposta non è mai né frustrante né banale, anzi, sia il Puzzle Mode che la Campagna rappresentano un utile strumento per imparare a sfruttare al meglio tutte le possibilità offerte dall’arsenale e dalle modalità di gioco. Unici nei, l’impossibilità di salvare nel corso di una missione o di un rompicapo (spesso molto articolati e bisognosi di tempo e precisione per essere completati) ed un’eccessiva precisione nel rilevamento delle collisioni e delle esplosioni. Abbastanza spesso si rimane bloccati da una parete che si pensava di avere abbattuto, a causa di pixel appena percettibili non coinvolti nelle esplosioni, e per questo costretti a riiniziare da capo il livello o la missione.
    Completa la panoramica sulle novità, l’introduzione di armi inedite, come il Bufalo Mentitore (un bufalo che travolge ogni cosa sul suo cammino), l’Asino di Cemento (una ciclopica statua di asino che devasta lo scenario) e l’Abbatti Bunker (un attacco aereo in grado di scavare il terreno prima di esplodere). Ovviamente, ogni strumento di morte è dotato della sua carica di demenziale umorismo e di un’utilità strategica da ben comprendere prima del suo utilizzo.

    Vermi da tutto il mondo

    Se in singolo Worms è uno spasso, è in multiplayer che il titolo esprime tutto il suo vero potenziale. Innanzitutto sono state introdotte due nuove tipologie di gioco: la corsa con le corde (una scalata a tempo con rispettiva discesa in cui è possibile utilizzare soltanto la corda ninja) e i fortini (un classico Deathmatch in cui però le due squadre sono asserragliate nelle rispettive fortezze). Ovviamente, è rimasta la possibilità di "customizzare" nei minimi dettagli i propri scontri, editando ogni particolare del gameplay, dalla potenza di ciascuna arma, alla durata dei turni, passando per ogni singola regola (è possibile poi salvare queste combinazioni, in modo da riaffrontare i combattimenti allo stesso modo). Rimane immutata la possibilità di giocare in più persone sulla stessa PSP, semplicemente consegnandola all’amico al passaggio di turno.
    Ma quel che preme sottolineare è l’introduzione (richiesta a furor di popolo) della modalità online, stavolta non più limitata al cosidetto multiplayer “Ad hoc” ma pronta ad affacciarsi sul mondo grazie alle w-lan dei giocatori. Il servizio offerto da Team 17 è quanto di più completo si potesse immaginare. Non solo è possibile organizzare ogni tipo di incontro, ricercando match casuali o contattando direttamente i propri “amici”, ma addirittura è possibile organizzarsi in clan e dare la scalata alle classifiche mondiali, ricevendo premi, scaricando contenuti aggiuntivi o condividendo i livelli creati sulla propria console.
    Il gioco include infatti un potente editor, capace di dare vita alle linee disegnate dal giocatore e generando di fatto una quantità infinita di terreni di scontro ciascuno dotato della propria personalità. Com’era logico aspettarsi, anche la customizzazione della propria squadra di vermi è stata particolarmente curata. Non si è più limitati ad assegnare un nome simpatico a ciascun componente, ma adesso è possibile dotare i propri pupilli di copricapi caratteristici (cappelli a cilindro, elmetti della prima guerra mondiale o papaline da notte), decidere quale ballo della vittoria eseguire, scegliere il colore dei vermi, addirittura disegnare lo stemma della propria squadriglia. Le possibilità sono innumerevoli, tutte sbloccabili nell’apposito negozio, in cui spendere i crediti guadagnati nelle modalità a giocatore singolo.
    L’unica controindicazione ai match in multiplayer riguarda la loro durata. L’avvicendarsi dei turni, qualche occasionale lag, l’indecisione degli avversari ed in generale la vocazione strategica del gioco, implicano una durata media di una partita tra due squadre (ma si può arrivare a quattro partecipanti) di circa 20 minuti, troppi per chi (come qualcuno qui in redazione) si propone una partitella veloce, nelle pause caffè dell’ufficio.

    C’è un verme nella mia PSP

    Tecnicamente il titolo si attesta su ottimi livelli. Pur non proponendo meraviglie grafiche tridimensionali od effetti di luce e particellari, che pur sappiamo essere nelle possibilità del portatile Sony, il gioco propone una grafica minimalista, dettagliata e vividamente colorata, priva di sbavature. Sullo sfondo si muovono paesaggi tridimensionali, mentre tutto quanto è distruggibile od interagibile è presentato nell’ormai classico stile bidimensionale della serie (che pure ha conosciuto una sfortunata parentesi nelle tre dimensioni). Worms sembra, in questa sua incarnazione, particolarmente a suo agio sul wide screen di PSP, capace di un colpo d’occhio vasto, utile per prendere accuratamente la mira e di un’ottima definizione dell’immagine, pratica date le dimensioni dei protagonisti. A questo si aggiunga una gestione intelligente dell’inquadratura, gestibile a piacimento tramite lo stick analogico e la possibilità di utilizzare quattro diversi livelli di zoom tramite i pulsanti dorsali, ed avremo uno dei Worms graficamente più godibili degli ultimi dieci anni.
    Ottimi come da tradizione i numerosi campionamenti audio, capaci di dotare i piccoli vermi di una personalità e di una carica umoristica senza uguali. Molto buona anche la colonna sonora, mai invasiva e sempre azzeccata: riesce nel compito di accompagnare l’azione senza mai annoiare.

    Worms: Open Warfare 2 Worms: Open Warfare 2Versione Analizzata PSPOpen Warfare 2 è uno dei titoli più riusciti nella lunga serie di Worms, era dai tempi di Armageddon (uscito nell’ormai lontano 1999) che la saga non conosceva un gioco così ben bilanciato e ricco di opzioni. La possibilità di customizzare fin nei minimi dettagli non soltanto squadre e scenari, ma ogni singola modalità di gioco, seppur non nuova per la serie, è qui riproposta in maniera magistrale su di una console portatile. Le numerose modalità di gioco conferiscono al titolo una longevità invidiabile, prolungata dalla presenza (finalmente!) di una modalità online degna di questo nome, e degnamente supportata dagli sviluppatori. Il gioco non è esente da difetti (un’eccessiva lentezza degli scontri - soprattutto online - l’impossibilità di salvare nel bel mezzo di una missione e l’eccessiva precisione nel rilevamento delle collisioni), per la maggior parte congeniti al genere e alla filosofia del gioco. Gli unici motivi per non prendere seriamente in considerazione il gioco sono un odio viscerale per la serie, o l’abuso della stessa: alla fin della fiera, il gioco è rimasto lo stesso di tredici anni fa, seppur con una rinnovata personalità e l’aggiunta di nuove armi e modalità. Solo in considerazione di questo aspetto, non ci sentiamo di conferire un rotondo “otto” ad un gioco che resta inprescindibile per tutti i giocatori che non hanno mai provato un titolo della serie.

    7.5

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