Recensione Folklore

Game Republic, Capitolo II

Folklore
Recensione: PlayStation 3
Articolo a cura di
Disponibile per
  • PS3
  • Colpo di Scena

    Tra i titoli in arrivo in esclusiva su PS3 uno dei più promettenti è sicuramente Folklore, action adventure sviluppato da Game Republic. Si tratta di un titolo importante non solo perchè si è ritagliato una fetta di pubblico che lo attende impaziente, ma anche perchè è dell'oggetto del riscatto della giovane software house giapponese reduce dall'insuccesso di Genji: Days of the Blade.
    Già la demo rilasciata non molto tempo fa su PSN e le numerose prove dirette in occasione delle varie fiere, tra cui quella di Lipsia, avevano lasciato presagire quali fossero i punti di forza su cui il prodotto, interessante action in terza persona condito da elementi RPG, si regge. eppure, una volta venuti in possesso della versione definitiva del gioco, una verità ben diversa da quella che ci si poteva aspettare si è concretizzata sullo schermo collegato alla nostra PS3.

    La direzione sbagliata.

    Folklore fonda il suo impianto narrativo sull'incrociarsi dei destini di due personaggi dal passato misterioso: Ellen, una giovane ragazza orfana di madre, e Keats, occhialuto giornalista che lavora per una rivista che si occupa di occulto e sovrannaturale.
    Rispettivamente una lettera dalla defunta madre e una misteriosa telefonata attireranno i due in Irlanda, a Doolin, nella notte del 2 novembre.
    I protagonisti non solo scopriranno che per perseguire i propri obiettivi dovranno scavare nello scomodo passato del villaggio, ma che al calare delle tenebre questo viene abitato da strane creature, grazie a cui entrambi ottengono il potere di viaggiare attraverso i Netherworld, dimensioni alternative in cui dimorano fate, spiriti ed altri pericolosi esseri, conosciuti come Folk.La trama parte da premesse ottime, ma perde lentamente mordente a causa della debole interazione tra i personaggi.In particolare risulta forzata la continua necessità di rivolgersi agli abitanti di Doolin per permettere alle vicende di svilupparsi: questi sono individui privi di carisma e stereotipati, afflitti da una serie di problemi noiosi e già visti che, ovviamente, spetterà al giocatore risolvere.Ben più interessanti le sezioni di gioco "notturne" ambientate nei vari reami del Netherworld, conditi da un cast di comprimari riusciti ed affascinanti.Insoddisfacenti a tratti anche le scelte adottate per mostrare al giocatore il dipanarsi della trama: se da un lato verremo introdotti ad eventi rilevanti da buonissime scene animate in CG, nella maggiorparte dei casi saranno delle piatte sequenze statiche, realizzate con la grafica del gioco ed organizzate in modo da ricordare un fumetto, a narrare i fatti. Questo escamotage, realizzato con un po' più di oculatezza, avrebbe potuto risultare interessante (dopotutto non è la prima volta che un videogioco si racconta facendo il verso alle tavole dei fumetti) ma il risultato raggiunto da Game Republic è un tedioso esercizio di stile che si trasforma in un tiro mancato.Il gioco è interamente localizzato in Italiano, sia per quanto riguarda il testo scritto che il parlato, ma conviene selezionare l'inglese come lingua principale: l'adattamento nostrano sfoggia una recitazione insufficiente e una traduzione del testo a schermo poco sensata e ricca di audaci scelte grammaticali.

    Giorno e Notte

    Il gameplay di Folklore è diviso in due fasi ben distinte: una in cui si esplora il villaggio in cerca di indizi e della prossima porta dimensionale e un'altra in cui ci si avventura all'interno dei dungeon, distribuiti nei sette diversi livelli del Netherworld.
    La storia di ognuno dei due personaggi principali si snoda attraverso una serie di capitoli, e se le due vicende presentano un buon numero di differenze, pur giungendo al medesimo epilogo, lo stesso non può dirsi della meccanica di gioco.
    Sia Keats che Ellen potranno assorbire le anime dei Folk sconfitti, denominate Id, settarle su uno dei quattro bottoni principali del pad ed utilizzarle in combattimento sprecando un certo quantitativo del potere magico. L'intero sistema di gioco si basa dunque sulla combinazione delle soul, che sono l'unica risorsa dei protagonisti se si esclude un tasto per la schivata. Nel gioco sono inclusi un centinaio di mostri, ognuno con la propria abilità, potenziabile soddisfacendo alcuni requisiti, come sconfiggere o assorbire un determinato numero di nemici oppure raccogliere alcuni oggetti, lasciati dagli stessi Folk annientati o nascosti in appositi contenitori.
    Assorbire un Id diventa possibile dopo aver indebolito a sufficienza gli avversari, dopodichè potremo agganciarne l'anima con il tasto R1 e tirarla a noi utilizzando il sensore di movimento del Sixaxis. Alcuni mostri più potenti richiedono l'esecuzione di movimenti particolari, come agitare il controller di lato oppure strattonarlo al momento giusto.
    Premere R3 e L3 quando avremo accumulato abbastanza potere poi ci permetterà di assumere una forma alternativa potentissima, grazie alla quale è possibile scampare alle situazioni più disperate.
    Nel corso dell'avventura i due protagonisti incontreranno alcuni mostri differenti, che forniranno conseguentemente diversi poteri: mentre Keats entrerà in possesso di un'arsenale di mosse potenti e dirette, Ellen prediligerà attacchi che alterano lo status o colpi a distanza.
    In fin dei conti questo tentativo di differenziare le caratteristiche ed il set di abilità dei due personaggi dimostra un certo peso soltanto durante le boss battle, in cui le carte messe a disposizione del giocatore e routine comportamentali diverse per i guardiani che dovranno sfidare Ellen e Keats danno vita a situazioni inedite, in cui occorre sfruttare i giusti Id per prevalere. A volte in queste situazioni, piuttosto che semplice logica deduttiva, bisognerà individuare i punti deboli dei boss interpretando dei manoscritti reperibili nel corso dei vari livelli, in cui delle illustrazioni stilizzate ci suggeriranno dove colpire e con quale mossa. Un'idea semplice quanto brillante, utile ad alzare il livello di coinvolgimento ed immersione nel titolo.

    L'azione di gioco, seppur ripetitiva, resta interessante grazie al buon numero di variabili e alla voglia di sperimentare nuove combinazioni di mosse. Bisogna inoltre sempre tenere presente che, in base alla disposizione delle forze nemiche sul campo, occorrerà variare il settaggio dei nostri attacchi per venire incontro ad eventuali debolezze e resistenze dei Folk, capaci di annullare l'effetto di alcuni tipi di Id e soffrirne particolarmente altri in un sistema di proprietà elementali semplice e tutt'altro che innovativo, ma efficace e ben integrato nella meccanica del titolo.
    Inoltre, sebbene l'opzione di assorbimento sia la più conveniente (dopotutto stordire i nemici è più semplice e sbrigativo che annientarli), sia per l'acquisizione delle nuove Id che per via del guadagno di esperienza che ne deriva, grazie a cui aumenteremo gradualmente punti salute e magia di Keats ed Ellen, a volte potrebbe rendersi necessario uccidere i Folk di proposito per potenziare alcune mosse.
    Tutti questi meccanismi di background, evidente influenza del genere dei giochi di ruolo, assieme al sistema di Combo estremamente intuitivo e divertente, in cui oltre ad affidarsi al classico "button mashing" più o meno sensato è possibile inserire movimenti di polso e braccia, si traducono in un gameplay fresco e ricco di spunti d'interesse: senza dubbio uno dei punti di forza del titolo Game Republic.
    Vagare nel Netherworld diventa però noioso dopo poche ore di gioco, a causa della struttura troppo lineare e scontata dei livelli, costituiti da corridoi e stanze ampie che si succedono con ritmo regolare e prevedibile, e dei caricamenti frequenti e piuttosto lunghi.

    Look out below

    Graficamente il titolo Game Republic non è eccezionale, anzi ha ben poco di Next (Current) Gen, ma può contare su alcuni punti di forza, primo fra tutti la caratterizzazione particolare dei mostri, figli della fusione tra look fiabesco ed oscuro, ed i protagonisti carismatici.
    I modelli poligonali sono buoni, animati in modo sufficiente ma molto ben caratterizzati.
    L'avventura parte mostrando il peggio di se, ovvero il villaggio di Doolin, spoglio, poco dettagliato. Fortunatamente dopo soli pochi minuti di gioco è possibile raggiungere il primo piano del Netherworld, in cui il motore grafico inizia a mostrare buoni effetti di luce e particellari, trasparenze e scelte cromatiche perfette per evocare un'atmosfera onirica e surreale. Alla luce di questo, nella maggiorparte dei casi questi paesaggi, malgrado le texture sottotono ed i modelli poligonali troppo semplici, risultano decisamente riusciti.
    La colonna sonora è una via di mezzo tra il classico accompagnamento da rpg giapponese ed i brani di Danny Elfman: decisamente originale e d'effetto, ma incapace di ritagliarsi uno spazio nel gioco, finendo per fare da semplice sottofondo. Vista la qualità del doppiaggio italiano, è una fortuna che ci siano così pochi dialoghi parlati: in Inglese Folklore riesce a catturare un'atmosfera completamente diversa, decisamente migliore.
    Una vera delusione la modalità online: l'editor di livelli è stato incluso, ma è limitato e produce piccoli dungeon fatti di semplici stanze da popolare con i mostri sconfitti. Dopodichè qualunque giocatore potrà, accedendo al PSN, tentare di superare il nostro labirinto personalizzato nel minor tempo possibile.
    L'avventura, piuttosto lunga se si considera che va giocata praticamente due volte (nei panni di Keats ed Ellen), non presenta extra sbloccabili di sorta. Dal pub è possibile anche accedere ad alcune missioni secondarie, in genere tremendamente noiose che puntano tutto sul backtracking per il recupero di oggetti o l'incontro con determinati personaggi. A patto che non ci si annoi prima il lavoro Game Republic è sicuramente capace di regalare una ventina d'ore di oscuri complotti e mondi fatati, che potrebbero ulteriormente allungarsi nel caso in cui il contenuto dei sei expansion pack in arrivo sul PSN nei prossimi mesi contengano sub quest e scenari aggiuntivi degni di nota.

    Folklore FolkloreVersione Analizzata PlayStation 3Assolutamente incapace di trascendere i limiti del genere in cui è relegato, ovvero l'ibrido tra action e gioco di ruolo, Folklore presenta un comparto tecnico limitato ma ben sfruttato. La trama però tradisce il tentativo dei programmatori di portare su PS3 un mondo affascinante, appesantendo l'esperienza con una serie di situazioni tediose e un ritmo di gioco lento. Anche sul fronte del gameplay si riscontra una forte instabilità: da un lato il sistema di combattimenti divertente, dall'altro l'esplorazione ripetitiva. Insomma Game Republic confeziona un titolo sicuramente in grado di appassionare gli amanti più pazienti dell'azione e dell'occulto (anche e sopratutto grazie alla mancanza di titoli analoghi validi su PS3), ma senza sforzarsi troppo, e sopratutto senza stupire.

    6.5

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