Lost Planet Extreme Conditions arriva su PS3: la recensione

Lost Planet raffredda l'entusiasmo

Lost Planet
Recensione: Xbox 360
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Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • Il tempo è danaro

    Lo sviluppo di un titolo su console è paragonabile alla costruzione di una cattedrale: richiede tempo, dedizione, sacrificio. Non a caso la struttura interna di una macchina di gioco viene definita "architettura", un arzigogolo di chip e silicio in grado di ricreare su schermo emozioni sempre più difficilmente paragonabili ad altre forme d'arte per qualità visiva e coinvolgimento. Ma non si diventa architetti del videogioco dall'oggi al domani: ogni console richiede mesi e mesi di studio prima di valicarne ostacoli e smussarne difficolta, nonchè ingenti quantità di denaro prima di riuscire a ottenere un prodotto valido a tutti gli effetti. Talvolta, il tempo non è sufficiente. Che fare allora per reggere il ritmo del mercato, quando il popolo dei giocatori - ormai non più pago delle poche, esili esclusive - richiede titoli di un certo prestigio da inserire nei propri lettori. Una soluzione potrebbe essere quella di acquistare i diritti di videogiochi apparsi nell'attuale generazione, ma su console rivali. È il caso di Lost Planet: Extreme Condition, titolo sviluppato da Capcom e pubblicato nel gennaio 2007 su XBox 360, e oggi disponibile anche su Ps3.

    Una mossa commerciale azzeccata?

    La pubblicazione di Lost Planet risponde alla vacuità del mercato di Playstation 3, dopo i fasti novembrini e l'apparizione di rari titoli di un certo spessore, come ad esempio Devil May Cry 4 o Burnout Paradise (nello scorso febbraio). Un momento di stanca che presto si rinfrancherà - si spera - con la pubblicazione di Gran Turismo 5 Prologue (fine marzo) e Metal Gear Solid 4 (giugno). La software house nipponica ha quindi deciso di cavalcare l'onda dell'entusiasmo legata all'action tridimensionale (come si può leggere in un nostro recente editoriale) con un titolo che ha stupito benevolmente pubblico e critica. Una mossa intelligente, poichè a un anno di distanza dalla pubblicazione sulla console Microsoft sono in molti gli utenti entrati a pieno diritto nella next generation a non aver ancora goduto del prodotto Capcom. L'elevato costo delle console in questione, Playstation 3 e XBox 360, fa infatti desistere molte persone dal duplice acquisto. Ma si tratta al contempo di un'operazione commerciale che lascia il tempo che trova, poichè in un immediato futuro i probabili cali di prezzo delle due macchine convinceranno sempre più persone a possederle entrambe. Nell'attesa dei price drop (senz'altro graditi, almeno dai nostri portafogli), il porting potrebbe comunque ottenere buoni risultati, anche se è doveroso aggiungere che una nuova edizione del titolo avrebbe l'obbligo morale di portare con sè non solo la struttura originale di gioco, ma anche qualche gustoso bonus da offrire agli utenti Playstation 3. Ci si aspetterebbe inoltre che eventuali problemi tecnici su XBox 360 e PC siano stati risolti nell'adattamento alla console Sony. Purtroppo, queste attese sono state tradite. Le uniche differenze rilevanti tra le due fazioni si notano - purtroppo - in un comparto tecnico innegabilmente peggiore su Playstation 3, come vedremo in uno dei prossimi paragrafi. Ma, andando con ordine, vediamo in dettaglio quali sono le caratteristiche del titolo, a cominciare dal plot narrativo che fa da sfondo alle vicende.

    Una sola risorsa per l'uomo

    Gli umani hanno abbandonato da anni il pianeta di origine dirigendo i propri sforzi colonizzatori sul glaciale E.D.N. III. La superficie di questo luogo è perennemente ricoperta da una coltre di neve e funestata da impressionanti tempeste artiche. La temperatura dell'aria rasenta la soglia di tollerabilità dell'uomo. Le condizioni di vita sono pessime e una notevole quantità di energia è necessaria per fronteggiare il clima ostile. Il pianeta E.D.N. III è popolato dagli Akrid, essere alieni dalle sembianze riconducibili ad aracnidi ed insetti terrestri. Tali Akrid si dimostrano, a breve, non essere esclusivamente una minaccia per i coloni, ma anche una risorsa al fabbisogno energetico. Nelle proprie viscere si celano delle sacche di energie termica che gli umani hanno imparato a sfruttare. I predatori diventano prede.
    Durante una battuta di caccia incontriamo il protagonista di Lost Planet, Wayne Gale. I tratti orientali di Wayne, modellati sul volto dell'attore coreano Lee Byung-Hun, sono pesantemente anonimi ed insieme ad un vestiario che presenta come connotato caratteristico esclusivamente un visore adagiato sulla fronte, aiutano a delineare Wayne come uno dei protagonisti di videogiochi Capcom più insignificanti. Il tappeto narrativo si srotola vorticosamente dopo che Wayne viene soggiogato dalla possanza di Green Eye, un Akrid di dimensioni faraoniche. Rimasto esanime dopo lo scontro, resta sepolto dalla neve fino ad essere risvegliato, un domani, da un trio di persone votate all'eliminazione della minaccia autoctona: il carismatico Yuri, l'esperto tecnologico Rick e la deliziosa Luka. L'improvvisa perdita di memoria, che sorprende Wayne una volta ripresa coscienza, è il meccanismo che consente alla narrazione di evolvere e contemporaneamente compensare gradualmente delle lacune legate al passato del protagonista ignare al giocatore. La trama è purtroppo un pout pourri di personaggi stereotipati, clichè abusati, montaggi scadenti, su un substrato di sequenza da b-movie. Ma con Lost Planet si può sorvolare su queste deficienze del costrutto narrativo e godersi una giocabilità che rasenta la perfezione.

    Qualità ludica

    Lost Planet si appropria dell'aggettivo blastatorio, ormai caduto in disuso. Lo rilegge e lo attualizza fornendo un'espressione videoludica innovativa ed efficace. Gli avversari che incontreremo sono essenzialmente di due tipi: gli Akrid e gli umani. I primi hanno un set comportamentale animalesco. Attaccano senza strategia, si muovono in modo disorganizzato e puntano esclusivamente al loro obiettivo. La minaccia può essere rappresentata dalla numerosità degli elementi ostili oppure dalla loro dimensione, talvolta anche dalla combinazione di questi. L'abilità richiesta al giocatore sarà concentrata sulla capacità di divincolarsi tra gli Akrid e contemporaneamente offenderli grazie all'arsenale in dotazione. La rarefazione dei colpi inferti dagli Akrid e la loro limitata mobilità sposta il campo di sfida su un piano differente dagli shootem'up classici. Non è mai richiesto un'esorbitante livello di schivate, piuttosto la dominazione degli scenari di gioco, che sono sufficientemente ampi da consentire ogni chiave difensiva si desideri. Una meccanica più cauta va riservata per gli scontri contro i boss di fine livello. Questi brillano per dimensione e ferocia ed il loro comportamento è dettato da pattern predefiniti. Il target dei boss (che nel prosieguo del gioco entrano a far parte del bestiario consueto, seppur con un ridimensionamento della vitalità) è sostanzialmente costituito dalle sacche di energia termica che sono facilmente visibili grazie ad un'accesa luminescenza gialla-rossa. Questi depositi corporei di energia rappresentano l'unico obiettivo sensibile degli Akrid più massicci. Contemporaneamente agli Akrid, il plot ci porterà ad affrontare dei nemici umani. Dapprima dei pirati della neve ostili e seguentemente dei soldati della Nevec, una organizzazione le cui intenzioni diverranno sufficientemente chiare con il proseguire della storia. Il modus operandi degli avversari umani è differente. Tendenzialmente si mantengono a distanza da Wayne, sfruttando la portata delle proprie armi e beneficiando di alcune coperture. L'intelligenza artificiale che li controlla non è estremamente elaborata. Basta fronteggiarli a breve distanza, per instillare in loro un sottile imbarazzo e per vederli muoversi in modo indeciso; più attratti dalla ricerca di una protezione che dal desiderio di abbattere l'avversario. Se i fanti sono una minaccia consistente solo se affrontati con frettolosità, decisamente più pericolosi sono i soldati a bordo di mech. Nel vocabolario di Lost Planet i mech sono noti con il nome di Vital Suit. Le varianti offerte sono diverse e l'aspetto più esaltante è la possibilità per lo stesso giocatore di impadronirsene. La breve animazione che vede Wayne sedersi al posto di comando, il VS sollevarsi sulle gambe ed infine azionare i propri meccanismi interni concederà un leggero piacere durante l'intero corso del gioco. Ogni Vital Suit esegue la propria routine iniziale in modo diverso, accompagnata da un rumoroso clangore. La dotazione balistica dei Vital Suit è identica a quella dei soldati, seppur con delle evidenti diversità di dimensione e potenza. Sia a terra che a bordo di un mech potremo utilizzare migliatrici, doppiette, lanciarazzi, fucili oppure cannoni laser e di energia. Wayne potrà trasportare solamente una coppia di armi, analogamente avviene con i Vital Suit. Sarà possibile rimuovere un'arma da questi ultimi e sostituirla con una diversa, oppure lo stesso Wayne potrà imbracciarne una in situazioni di emergenza. A bordo dei mech, il protagonista si troverà sostanzialmente in una fase di immortalità. La barra di vita viene sostituita momentaneamente dall'indicatore di stato del Vital Suit; al decadere di questo il mech esploderà lasciando il giocatore nuovamente a calpestare personalmente il suolo di E.D.N. III.
    Lost Planet presenta una coppia di barre sull'HUD di gioco. La prima evidenzia lo stato di salute del protagonista, e tende a decimarsi ad ogni colpo subito. Grazie alla funzionalità di un oggetto futuristico chiamato armonizzatore, Wayne ha la capacità di rigenerare la propria salute consumando un quantitativo corrispondente di energia termica, associata alla seconda barra di stato. La continua osservazione del livello di quest'ultima è una delle ruote motrici del gameplay. Senza energia termica Wayne non potrà recuperare la propria vitalità, né manovrare i Vital Suit e soprattutto perderà con il passare del tempo porzioni di vitalità a causa del freddo polare. L'energia termica si condensa in pozze dopo l'uccisione di qualsiasi nemico oppure in seguito all'abbattimento di specifici serbatoi. All'interno delle mappe sono disperse inoltre della Stazione Dati che hanno la triplice funzionalità di innalzare il quantitativo di Energia Termica, fornire una mappa della zona circostante, accessibile dai menù di gioco, ed infine indicare la direzione aerea della prossima stazione oppure della destinazione finale.

    Questa dipendenza dall'energia termica stimola una meccanica di gioco equilibrata e ponderata. Il nemico, che sia un Akrid, un umano oppure un mech, è contemporaneamente pericolo e salvezza, male e cura. Il giocatore deve saper gestire gli ammanchi di energia termica e ciò significa dover fronteggiare volontariamente ogni agente ostile che possa essergli utili. Ad un livello di difficoltà Normale prevale la volontà sterminatrice del giocatore, ma passando a dei gradi superiori procedere con maggiore oculatezza è fondamentale. Basta passare al successivo livello Difficile per imbrigliare il gioco in una struttura più spigolosa, per temere ogni singola creatura ostile. La longevità del titolo pertanto è direttamente proporzionale alla scelta iniziale che si compie. Il cronometro di gioco si bloccherà, in ogni caso, intorno alle sei-sette ore una volta giunti ai titoli di coda: un tempo sotto la media.
    Si noti infine che il gioco presenta l'opportunità di raccogliere diversi gettoni per ogni livello: nella versione Microsoft, ciò corrispondeva a una ricompensa, vale a dire punti che incrementavano il nostro punteggio sulla GamerTag. Su Playstation 3, invece, il raccoglimento di queste icone porta... a nulla! Nessun artwork, nessun bonus, nessun livello sbloccabile: una prima testimonianza di come il porting made in Capcom sia stato fatto senza la cura necessaria.

    Battaglie a 20 gradi sotto zero


    L'azione di gioco è coadiuvata da un sistema di puntamento e spostamento realizzato ottimamente. La levetta sinistra è deputata al movimento del nostro avatar in ogni direzione sul piano di gioco, mentre l'analogico destro è utilizzato per spostare il punto di mira della propria arma. Muovendo il mirino all'interno di un quadrato invisibile situato al centro dello schermo, l'inquadratura rimane ancorata alla propria posizione. Oltrepassando il perimetro dello stesso la visuale subisce una rotazione nella direzione relativa. E' una soluzione poco usuale per i giocatori di FPS, ma assolutamente funzionale ed appagante. Inoltre riduce al minimo i disturbi da motion sickness che paiono colpire in modo accentuato il popolo orientale. I controlli sono docili e dopo un incremento della sensibilità (che suggeriamo) degli stessi rispetto ai valori di default è possibile annullare in breve tempo qualsiasi gap prestazionale rispetto ai normali shooting. Per incrementare la mobilità di azione è stato aggiunto a Wayne un rampino in dotazione. Con la semplice pressione del pulsante cerchio una corda con appiglio viene scagliata in direzione della porzione di schermo mirata. Se il rampino impatta contro una superficie adatta, come per esempio il fianco di una formazione rocciosa oppure la parete di una costruzione, Wayne verrà catapultato nel punto individuato per poi prodursi in un salto in grado di scavalcare il ciglio dell'obiettivo. In questo modo sarà possibile padroneggiare lo scenario non soltanto orizzontalmente. Il level design degli scenari gode di questa introduzione ed è stato indirizzato per fornire una ulteriore esplorazione in senso verticale.

    Combattimento online

    Analoga attenzione è stata riposta alla progettazione delle mappe per l'esperienza di gioco su Playstation Network, anche se buona parte delle stesse sono derivate dall'add on scaricabile in passato su XBox Live. Capcom, ad ogni modo, ha impreziosito Lost Planet con una sontuosa componente online. L'incedere del gioco multiplayer è analogo a quello di comuni FPS (la possibilità di zoomare la visuale fino a coincidere con i globi oculari di Wayne abbatte ogni barriera), ma con delle sottili varianti. Le modalità offerte sono le classiche eliminazioni (a squadre e non), Fuggitivo (tutti i giocatori in stanza devono accanirsi contro un unico soggetto che ha l'ovvio compito di ritardare il più possibile la sua morte) e Conquista Stazione Dati in cui è necessario controllare il numero maggiore di omonime colonnine distribuite nella mappa. Il ritmo di gioco è tendenzialmente frenetico, ma la presenza massiccia di armi da recuperare negli schermi consente ad ogni giocatore di conquistare rapidamente un arsenale temibile. Le granate rivestono un ruolo importane. Rispetto alla modalità campagna vi è l'aggiunta di alcuni prototipi alternativi, come le granate disco e le granate partner. Nel caso delle modalità eliminazioni il punteggio conseguito non è collegato esclusivamente al numero di uccisioni effettuate. Ogni giocatore ha un punteggio di base, che potrà variare nel corso della partita. Le kill e la conquista di una stazione dati portano un accrescimento del numero di punti, mentre le morti ed i suicidi comportano una variazione negativa del totale. I Vital Suit sono controllabili anche nella modalità online; la distruzione di uno di questi conferisce un ulteriore guadagno punti. Dietro a questa elencazione si cela un giudizio sulla godibilità del comparto online, che può emergere unicamente con delle prove sul campo. Il multiplayer di Lost Planet è piacevole, in particolare se non si richiede un margine strategico elevato. La vastità delle mappe (molto valide e scenograficamente ispirate), l'evoluzione verticale degli ambienti, la dirompenza di molte armi e la presenza di numerosi Vital Suit non consente di attuare tattiche elaborate. L'abilità del singolo prevale su ogni altro aspetto, intesa come capacità di mira, ma anche di padronanza delle mappe e dei controlli. In particolare il rampino è particolarmente indicato per fuggire da situazioni complicate e la riuscita di tale manovra evasiva è realmente appagante.

    Entusiasmo ghiacciato

    L'ambientazione di Lost Planet non è mera location. Il rapporto che si crea tra il giocatore e lo scenario è (e doveva assolutamente esserlo) intimo ed invasivo. Quindi, la drammaticità delle condizioni ambientale è stato indubbiamente il punto di partenza dello sviluppo del titolo. Ed i risultati ottenuti da Capcom sono stati sbalorditivi su XBox 360, non così invece su Playstation 3.
    Come preannunciato in fase di introduzione, il comparto tecnico di Lost Planet: Extreme Condition sulla console Sony delude irrimediabilmente. Rispetto alla versione Microsoft, questo porting soffre di vistosi problemi: primo fra tutti l'aliasing, una vera e propria croce per le console Sony. Il fastidioso effetto scaletta è presente in ogni contorno, affliggendo così una resa visiva nel complesso buona. Medesimo discorso per le textures, leggermente più slavate e opache. Da segnalare, inoltre, i rallentamenti che imperversano nelle fasi più concitate di gioco, solo parzialmente "abbelliti" da appositi effetti blur volti a rappresentare graficamente la foga e la concitazione del nostro alter ego digitale.
    Gli effetti particellari, invece, sono riprodotti in maniera ottima. Le esplosioni sulla neve innalzano una nube bianca che ostacola la vista del giocatore, con un effetto incredibilmente verosimile. La distruzione di un mech produce un'esplosione viva, dinamica, che si sviluppa in ogni direzione (da distanza ravvicinata la simulazione della rifrazione ottica dei gas combusti non è ottima dando la parvenza di una sgranatura). Gli effetti di fumo sono dosati con sapienza, con una tridimensionalità notevole. Tutte queste delizie si sviluppano all'interno di ambienti che sfoggiano una resa cromatica degni di nota: i colori del cielo si espandono riflettendo sulle cime innevate, il suolo bianco si illumina se colpito dai raggi del sole, le caverne degli Akrid vivono di migliaia di colori con tonalità surreali che fanno quasi gridare all'artwork. Ogni oggetto presente nelle mappe è soggetto a distruzione ed ad ogni deflagrazione centinaia di piccoli pezzi schizzano secondo le regole della fisica dei corpi. Ogni elemento su schermo, ogni Akrid, ogni umano, ogni mech si muove con animazioni semplici, ma funzionali.

    Dobbiamo ancora formalizzare alcuni ulteriori difetti che minano una eventuale perfezione. La gestione delle ombre è concessa solo agli elementi mobili. Talvolta ci troveremo al di sopra di una struttura e vedremo la nostra ombra proiettata senza che venga mostrata quella della base su cui poggiamo. L'effetto risultante sarà di un corpo scuro che vaga in modo assoluto sul piano di gioco innevato. Questo peccato rovina un pochino l'esperienza su Playstation Network, perchè consente di individuare degli avversari grazie alla loro ombra proiettata irrealmente.
    Sebbene ogni elemento sia distruttibile, le parti restanti in seguito all'abbattimento tendono a scomparire dopo pochi secondi, con un effetto di fade away. Analoga sorte tocca ai nemici eliminati.
    Il comparto sonoro è complessivamente dignitoso. Le musiche sono composte in modo appropriato, ma non sempre riescono ad innalzare l'esperienza di gioco e condurre il giocatore verso l'estasi audio-visiva. Gli effetti sonori sono puliti e discretamente vari, con particolare cura riposta verso il rumore della armi e dei Vital Suit. Infine il parlato in inglese è di buona fattura e il tono di alcune voci rievocherà, come un deja vù, altri personaggi Capcom grazie alla coincidenza degli speaker.

    Lost Planet Extreme Conditions Lost Planet Extreme ConditionsVersione Analizzata PlayStation 3Lost Planet: Extreme Condition per Playstation 3 delude. Non perchè sia un brutto gioco, assolutamente, bensì poichè ci si aspettava qualcosa di più da Capcom. I 13 mesi che hanno separato l'uscita del titolo su XBox 360 da quella su Playstation 3 non sono serviti a nulla: nessun miglioramento è stato apportato, nessun nuovo bonus è stato introdotto. Anzi: il comparto tecnico sulla console Sony risente dei medesimi problemi notati sulla macchina Microsoft, appesantiti ulteriormente da grave lacune (aliasing su tutte); i bonus presenti nella versione XBox360, inoltre, sono scomparsi su quella PS3. Insomma, va bene il porting, ma con un bel po' di cura in più. Lost Planet resta comunque un Action Game d'alta scuola, che riesce a coinvolgere ed emozionare. I possessori della macchina Sony che non abbiano la possibilità di giocarlo dovrebbero comunque considerarlo un acquisto valido, per i meriti di un gameplay e di un'impostazione ludica come non si vedevano da tempo. Recensione a cura di Daniele "Tibbo" Tedino e Mattia "MattB" Bertoldi

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