Recensione Rainbow Six Vegas 2

Ubisoft torna a Las Vegas, ma troppo in fretta

Rainbow Six Vegas 2
Recensione: Xbox 360
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • Sviluppo Lampo

    E’ ormai da parecchi anni che il sempre più inflazionato genere degli FPS ha cercato di differenziarsi e proporre varianti agli schemi originali. Una delle declinazioni che ha saputo conquistarsi una nutrita schiera di fedelissimi è quella dell’fps “tattico”: la serie di Rainbow Six, ispirata come altre al lavoro dello scrittore americano Tom Clancy, è nella fattispecie un punto di riferimento per chi cerca in un gioco qualcosa di più di uno sparatutto “ignorante”.
    Il brand conta ormai più di una decina di titoli ed espansioni varie usciti per tutte le piattaforme nell’ultimo decennio, e l’ultimo arrivato è per l’appunto Rainbow Six: Vegas 2: secondo episodio ambientato nella città del Nevada che vede la luce appena un anno e mezzo dopo (anche meno nel caso della versione Ps3) il predecessore.
    Uno sviluppo così breve lascia già intuire qual è la questione fondamentale nella valutazione di questo gioco: si tratta di un mero “data-disk” del primo Vegas o di un titolo completamente rinnovato? Come spesso accade, la verità sta da qualche parte nel mezzo. Ma andiamo con ordine.

    Squadra che vince si cambia poco

    Le fondamenta di Vegas 2 sono logicamente quelle del precedente capitolo (e più in generale di questo tipo particolare di shooter): una serie di missioni che vedono il giocatore e il suo team Rainbow da soli contro orde di terroristi armati fino ai denti, con uno stile e ritmo di gioco che necessariamente è ragionato e strategico. Oltre che sparare bene, è fondamentale imparare ad usare i ripari e il sistema di copertura, e a comandare nella maniera più proficua i due soldati al nostro seguito.
    La prima operazione, che si traduce nel premere il grilletto sinistro del pad per ripararvi dietro (quasi) ogni cosa, diventerà presto il vostro pane quotidiano; in questo modo la visuale passerà in terza persona e potrete mirare e sporgervi dal vostro riparo per sparare con estrema facilità e libertà.
    Il comando dei membri della squadra invece è deputato alla croce direzionale e ad una serie di comandi “sensibili al contesto”: potremo ad esempio mandare i nostri compagni a presidiare una porta, per poi comandar loro di fare irruzione; oppure imporgli di prendere riparo in un punto designato da noi e fare in modo che ci coprano le spalle o liberino la zona.
    Se la varietà di comandi disponibili e l’effettiva utilità dei compagni negli scontri a fuoco non può essere messa in discussione, va però sottolineato che la loro “intelligenza artificiale” spesso si dimostra poco all’altezza (al contrario di quella dei nemici); non sono pochi i casi in cui vedremo uno o entrambi i nostri compagni rimanere stoicamente sotto il fuoco nemico senza cercare riparo, mentre in altri frangenti, fortunatamente molto più rari, si rifiuteranno, senza alcun motivo apparente, di seguirci o di eseguire i nostri ordini.
    In ogni caso, non nascondiamo che il nucleo del gioco è rimasto quasi pedissequamente uguale al primo Vegas: l’unica aggiunta concessa al gameplay dal team Ubisoft è la possibilità di effettuare brevi scatti. Non si tratta evidentemente di una rivoluzione, ma aggiunge un po’ più di varietà all’azione e permette di muoversi più agevolmente fra i ripari e evitare le granate nemiche.
    Novità più consistente è l’introduzione di un sistema di “crescita” del personaggio che si differenzia in tre diverse classi. Dei “normali” punti esperienza vi faranno salire di grado e quindi sbloccare nuovo equipaggiamento, ma il sistema A.C.E.S (inutile acronimo che sta per Advanced Combat Enhancement Specialization) premierà il vostro stile di gioco facendovi crescere di livello in una o più delle tre “specializzazioni”: precisione, combattimento ravvicinato e assalto.
    In pratica se siete dei cecchini nati e mettete a segno molti colpi dalla distanza ed headshot, avanzerete di livello nella classe corrispondente sbloccando delle armi adatte al vostro stile di gioco; per ottenere punti nelle altre classi invece dovrete compiere azioni come uccidere nemici alle spalle e da distanza ravvicinata, oppure con esplosivi e C-4.
    Il sistema è lodevole soprattutto in chiave multiplayer, e gli interessati saranno contenti di sapere che i progressi ottenuti offline vengono mantenuti in tutte le modalità online e viceversa.

    Medaglia a due facce

    Veniamo all’aspetto prettamente tecnico di questo nuovo Rainbow Six: il motore grafico utilizzato è lo stesso di Vegas, ovvero l’Unreal Engine 3. Sia il motore che la dimestichezza degli sviluppatori con esso sono collaudati, e questo connubio emerge soprattutto nel level design vario e profondo: Vegas 2 vi guiderà in una serie di locazioni fra le più disparate, dal deserto del Nevada, ai Pirenei, alle classiche sale da gioco, con un ottimo mix di interni, esterni e condizioni di luce diverse. Gli ambienti sono ottimamente strutturati, spesso presentano vari livelli sviluppati in altezza, vista la possibilità di usare le capacità di arrampicata e incursione del team Rainbow. E ancora percorsi non lineari e in generale buone possibilità di affrontare con un approccio piuttosto libero la lotta con i terroristi. Purtroppo si è costretti a pensare che il ridotto periodo di sviluppo abbia impedito agli sviluppatori di porre altrettanta cura all’aspetto meramente grafico: per quanto l’impatto complessivo non sia affatto scadente, l’impressione generale è quella di una qualità troppo altalenante e non rifinita a dovere.
    Fatti salvi una buona fluidità, l’assenza di fenomeni come tearing o pop-up, la modellazione di gran parte degli ambienti e dei membri del team, vanno invece a scapito della piacevolezza visiva una serie (non corta) di texture poco più che mediocri, l’illuminazione spesso troppo “piatta” e la mappatura delle ombre approssimativa, come anche una serie di effetti (l’abbagliamento del sole, luci volumetriche) resi malamente.
    Nel gioco viene anche utilizzato il motore fisico PhisX di Ageia: in determinate occasioni gli ambienti e i ripari saranno completamente distruttibili e influenzati da leggi fisiche realistiche, ma a voler essere pignoli questo non fa altro che acuire il contrasto con il carattere completamente indistruttibile e immutabile del resto delle ambientazioni, peraltro la maggior parte.
    Anche le animazioni e la cura dei personaggi presentano due facce di una stessa medaglia: a fronte di una cura tutto sommato di buon livello, qualche movimento completamente slegato dagli altri o la discutibile realizzazione, ad esempio, di alcuni ostaggi denota una mancanza di uniformità qualitativa di ogni aspetto piuttosto evidente in tutto il gioco.
    Il comparto audio si avvale di effetti sonori canonici e di buona resa e di una colonna sonora che però sembra impalpabile. Un grande aiuto al coinvolgimento lo da il doppiaggio completamente in italiano che si attesta su buoni livelli con punte di eccellenza; curiosamente la voce forse più “piatta” e meno incisiva è quella del nostro personaggio.
    In definitiva, Vegas 2 si presenta con un comparto tecnico che non brilla in nessun campo e che, seppur buono in assoluto, sembra decisamente inadeguato per un titolo marchiato 2008 e che ha già poche frecce al suo arco per elevarsi al di sopra del recente predecessore.

    Sfide per tutti i gusti

    Il valore aggiunto di Vegas 2 è sicuramente la longevità e l’abbondanza di modalità.
    La campagna single player promette di dare un finale alla trama iniziata (e interrotta bruscamente) con Vegas: il plot si ambienta prima, durante e dopo gli eventi già narrati, vissuti stavolta con gli occhi di un protagonista differente. La campagna principale terrà occupati giocatori di qualsiasi esperienza (in virtù di tre livelli diversi di difficoltà) per almeno 10-12 ore. Forse parte di questo tempo verrà perso in punti che sembrano eccessivamente frustranti e poco bilanciati, specie alle difficoltà più alte, ma in generale il livello di sfida si mantiene su buoni livelli senza esasperare troppo l'utente.
    In questo capitolo inoltre si potrà affrontare la modalità storia in cooperativa, seppur con un solo compagno umano (più i canonici due controllati dalla CPU), seguendo nella sua interezza la trama e gli intermezzi esattamente come in singolo.
    Nella modalità Caccia ai terroristi invece fino a quattro giocatori umani potranno unirsi per ripulire dai nemici una delle 13 mappe disponibili, mentre la comunità online avrà a disposizione, oltre ai canonici Deathmatch singoli o a squadre, altre tre modalità interessanti in cui potranno sfidarsi fino a 14 giocatori contemporaneamente.
    Se a questo aggiungiamo il sistema A.C.E.S con l’incentivo che dà al perfezionamento del proprio personaggio sia offline che online, e una pletora di opzioni di personalizzazione sia visiva che di equipaggiamento da sbloccare con l’esperienza acquisita, possiamo concludere che gli acquirenti non abbandoneranno questo gioco tanto presto.
    Vista l'importanza della componente multiplayer nell'economia di gioco, Everyeye dedicherà alle opzioni Online di Vegas 2 un corposo speciale, in cui verranno discussi tutti i dettagli che impreziosiscono il prodotto Ubisoft.

    Rainbow Six Vegas 2 Rainbow Six Vegas 2Versione Analizzata PlayStation 3Come potremmo definire Rainbow Six: Vegas 2? Se è vero che non è solo un “more of the same”, è altrettanto vero che di nuovo ha ben poco. Il gameplay è (o meglio era già) solido e appagante, il sistema di esperienza è una buona aggiunta e le modalità offline e online promettono ore, giorni e forse mesi di sano svago; d’altra parte il comparto tecnico è ormai sotto la media in diversi aspetti, permangono limiti evidenti come l’IA goffa e l’estrema staticità degli ambienti, insomma si ha l’impressione che con un po’ più di tempo e senza ragioni forse unicamente di carattere commerciale, il risultato poteva -e anzi doveva- essere diverso. Comunque, Vegas 2 è sicuramente un gioco godibile, che soddisferà gli appassionati del genere e chi invece si vuole avvicinare ad esso per la prima volta; chi cerca qualcosa di diverso o di più fresco rispetto al primo episodio, oppure desidera un prodotto estremamente curato e al passo con i tempi, deve rivolgere la propria attenzione altrove.

    7.5

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