Speciale 2014: Un anno di passaggio

Una personale riflessione sull’anno che si è appena concluso.

Speciale 2014: Un anno di passaggio
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Questi dodici mesi che si sono appena conclusi hanno sconvolto la mia vita. Un susseguirsi di eventi speciali e unici: il matrimonio, il trasloco in una casa più grande, la nascita di mia figlia Viola, che ogni tanto si fa sentire mentre Crota s’inginocchia di fronte al team di Everyeye per l’ennesima volta. Un vero terremoto, questo 2014, un giro sulle montagne russe che vorresti non finisse mai. Questo se parlo della mia vita privata. Ma se invece penso al mio lavoro, come ricorderò tra qualche tempo questo 2014? Questo è stato il primo, vero anno della nuova generazione, di Xbox One e PlayStation 4. Ed è stato un anno, tirando le somme, abbastanza deludente. Chi si aspettava i fuochi d’artificio dovrà attendere ancora, perché l’anno che si è appena chiuso ci ha regalato poche perle, tanti seguiti, e quintali di gigabyte di patch da scaricare.
Il 2014 è stato l’anno in cui tutti ci aspettavamo qualcosa di davvero innovativo: ed è stata forse questa spasmodica attesa di qualcosa di diverso che ci ha inacidito, indispettito, offuscando la nostra capacità di giudizio. E quando dico nostra, intendo quella di noi giocatori “appassionati”. Tutto quello che usciva non andava bene, siamo stati più tempo a cercare modi per lamentarci e fare polemica che a goderci quei (pochi) giochi buoni che questo 2014 ci ha comunque regalato. Alien Isolation? È troppo difficile. Assassin’s Creed Unity? Pieno di bug quindi via, sotto la ghigliottina. Destiny? Tremendo perché ha solo quattro pianeti invece di cinque. È stata una specie di caccia alle streghe, fomentata anche da alcuni membri della stampa specializzata. Il risultato, a distanza di mesi, mi pare molto più chiaro: la nostra voglia di qualcosa di realmente nuovo ci ha portato a ed essere meno obiettivi, e soprattutto a lamentarci per partito preso, senza un reale riscontro. Invece di giocare, siamo stati più tempo a discutere sulle risoluzioni e i frame per secondo. Ecco, per il prossimo anno mi auguro di essere un giocatore più intelligente. Che capisca che la diatriba risoluzione/fps deve finire dritta dritta nella cartella “sticazzi” del cervello. Se non limitano davvero la giocabilità, se non sono un reale ostacolo, questi discorsi sono semplicemente inutili.

Certo, bisogna anche dire che l’industria ci ha messo del suo. Questo 2014 passerà agli annali anche come l’anno delle patch e dei giochi non finiti. Va bene che queste console connesse ventiquattro ore su ventiquattro permettono di scaricare dati anche mentre siamo a lezione di tango, ma a tutto c’è un limite. Alien Isolation, il giorno dell’uscita, aveva dei filmati che sembravano fatti in stop motion con una Polaroid: c’erano più scatti della finale dei 100 metri alle Olimpiadi. Unity, stesso discorso: il gioco rimane di grande qualità, almeno a mio modesto parere, ma i bug e il frame rate zoppo sono difetti che una produzione del genere non deve avere. Driveclub è forse l’esempio più grave, insieme al multiplayer della Master Chief Collection, ma anche andando a spulciare il catalogo delle produzioni più piccole o degli indipendenti, ci sono tantissimi casi simili e non per questo meno seri. La sensazione, tra offerte early access, patch e aggiornamenti, è che l’industria abbia preso una cattiva abitudine: meglio far uscire il gioco subito e correggerlo dopo piuttosto che aspettare che tutto sia realmente completato.

Il 2014 è anche l’anno della definitiva consacrazione di Steam, ormai una piattaforma davvero matura: quel “iTunes dei videogiochi” che Gabe Newell aveva in testa si è finalmente realizzato. Certo, sulle Steam Machine per ora è meglio rimandare il giudizio, ma il servizio in sé è una meraviglia ed è un esempio da seguire anche per le console “rivali”. Con il supporto di Steam chi gioca su PC ha vissuto un anno fantastico: su computer la qualità media dei giochi è sempre più elevata, le produzioni indipendenti fanno miracoli, e la maggiore potenza di queste macchine ha permesso finalmente il passaggio alla grafica 4K, che sarà la vera rivoluzione nei videogame nei prossimi anni insieme alla realtà virtuale. È stato l’anno delle grandi acquisizioni, di Facebook che “osa” comprare Oculus Rift per 2 miliardi di dollari, una notizia che molti giocatori hanno vissuto come un’invasione, come un’appropriazione indebita. Invece è bene capire subito che la realtà virtuale sarà una rivoluzione molto più grande che il semplice giocare a Call of Duty guardandoci intorno muovendo la testa.

È stato anche l’anno del rinascimento italiano: tanti sviluppatori per produzioni di prestigio e di livello internazionale, come Lone Wolf, Murasaky Baby, Futuridium (motivo più che valido per acquistare una PS Vita) o il mai troppo lodato Assetto Corsa, senza alcun dubbio il miglior simulatore di guida oggi disponibile per chi preferisce il realismo. È stato l’anno del Wii U e della Nintendo, che ancora una volta ha dimostrato di saper ballare benissimo da sola. Io, che ho acquistato il Wii U sulla fiducia poche settimane dopo il lancio, ho avuto un anno con uscite fantastiche: Bayonetta 2, Mario Kart 8, Donkey Kong Country Tropical Freeze, Super Smash Bros. Considerando che già a gennaio si celebrava il funerale del Wii U, tutto sommato direi che è stato un anno davvero sorprendente.
Il 2014 è stato anche l’anno del cloud gaming, dei servizi come PlayStation Now di Sony e Grid di Nvidia. Addirittura, PS Now arriverà su televisori non Sony, Samsung tanto per cominciare. Peccato che sia una rivoluzione che in Italia chissà quando vedremo: le nostre connessioni, ci dicono americani e inglesi, fanno un po’ troppo pena per poter giocare ad Uncharted 3 in streaming. E l’aspetto più doloroso di questa vicenda è che hanno ragione loro.

Il 2014 è stato soprattutto l’anno di Destiny. Il titolo Bungie, incassato un treno merci di critiche il giorno del lancio, è stato sicuramente il progetto più ambizioso e innovativo dell’anno che si è appena concluso. E lo sarà anche per gli anni successivi, a giudicare dalla quantità di gente, compreso il sottoscritto, che continua a giocarlo ogni giorno. È stato l’anno di Alien Isolation, uno dei titoli più emozionanti che abbia mai provato; è stato l’anno del grande ritorno di David Braben con Elite Dangerous, un titolo stupendo, un ottimo inizio con potenzialità incredibili; è stato l’anno di capolavori indie come The Talos Principle e The Vanishing of Ethan Carter; è stato anche l’anno dei remastered, da GTA V a The Last of Us, che un po’ hanno rotto le scatole a dirla tutta, anche se i due casi appena citati sono l’eccellenza in mezzo a una marea di semplici operazioni commerciali per spillarci qualche euro in più.

videogiochi È stato, insomma, un anno di passaggio. Un lento passaggio verso la nuova generazione che solo nel 2015, con le tante uscite in catalogo, comincerà davvero a mostrare i muscoli. Con, però, una certezza: questa generazione di console (il PC è un discorso a parte, fortuna sua) non ci stupirà con effetti speciali, non ci sconvolgerà con chissà quali trovate tecniche. Sarà una generazione che si giocherà tutta sui contenuti, sulla qualità delle idee, e personalmente non potevo sperare in niente di meglio. PS: Nel 2015 uscirà Yakuza 5. Se non lo compriamo, se noi giocatori non premiamo i titoli di qualità, allora poi non possiamo lamentarci se giochiamo al seguito del seguito. Siamo noi a decidere il mercato, non loro. Esercitate il vostro potere più grande: la libertà di scegliere.