Rubrica Giochi Vecchi - The Legend of Zelda: Ocarina of Time

La volta in cui: Shigeru Miyamoto tenne sospeso il mondo.

Rubrica Giochi Vecchi - The Legend of Zelda: Ocarina of Time
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Se arrivi alla fine di Zelda Ocarina of Time ed è il 2000, e quindi sei appena entrato nell'era dell'Internet, la prima regola è non scrivere su Virgilio "Zelda Ocarina of Time spiders".
Lo so che quei ragni maledetti sono nascosti bene, e che fanno Rasp Rasp Rasp solo quando sei vicinissimo a loro, e sarebbe bello trovare in un sito tutte e 100 le ubicazioni di quei ragnetti. Ma bisogna tenere duro. Bisogna girare tutto il mondo di Hyrule decine di volte, vedere il sole sorgere e tramontare, combattere con mostri a casaccio e dedicarsi nell'attività principale di ogni Link di ogni Zelda, ovvero quella del decespugliatore. Bisogna buttarsi in acqua, visitare villaggi e tornare nei dungeon già completati, andare in giro a cavallo. È in questo vagabondaggio infinito che scoprirete il senso vero di questo gioco. Il mondo di Zelda Ocarina of Time è un mondo vivo. Una vita modesta e silenziosa, fatta di moscerini nei boschi, di lava che scorre, di vento che passa attraverso i cespugli, di pioggia tranquilla e persone che passeggiano. E voi dovrete stare fermi, riporre la spada nel fodero e ascoltare. Osservare le espressioni di Link. Provare a sentire quel Rasp Rasp Rasp.
Solo così riuscirete a vedere la completezza di Ocarina of Time. La sensazione che anche il più piccolo frammento di codice è lì per un motivo, che non esistono sbavature. Quella singolare armonia che vi farà capire che questo gioco è semplicemente perfetto.

L'ocarina.
Prima di iniziare Ocarina of Time, avevo appena finito Final Fantasy VIII ed ero entrato in una seria fase down. Gran Turismo lo giocavo solo in multiplayer. Per ritrovare un po' passione mi ero comprato Street Fighter Ex, una versione di Street Fighter in 3D molto cupa. Niente. Così feci quello che facevo ogni volta che ero disorientato e perdevo la fede nel videogioco come valido espediente per passare i pomeriggi e rifuggire i compiti di economia aziendale. Tornavo da Mamma Nintendo.
Richiamai il mio amico possessore del Nintendo 64, quello del vergognoso scambio. Lui arrivò celere e mi porse il Nintendo 64 e la cartuccia dorata. Io avevo giocato a Zelda A Link To The Past sul Super Nes, e ne ero rimasto ovviamente affascinato. Poi tempo dopo vedevo come Nintendo centellinava le foto di Ocarina Of Time sulle riviste e a come i ritardi dell'uscita del gioco si aggiungevano uno all'altro. E vedevo che la fede non si piegava. A parte qualche voce fuori dal coro, l'opinione generale era: il maestro Miyamoto sta lavorando, lasciamolo fare. Non è lo sviluppo di Ocarina of Time che gira intorno al mondo dei videogiochi. È il mondo dei videogiochi che gira intorno allo sviluppo di Ocarina Of Time. Se dobbiamo aspettare, così sia. Se dobbiamo penare, così sia.
Insomma, mi sembrava il gioco giusto per me che ero in crisi mistica.

Questo è un manuale che comprai su ebay quando mi misi in testa di imparare a suonare l'ocarina. Purtroppo non comprai mai un'ocarina.
Questo episodio di Zelda parte con Link bambino, che si sveglia nella sua casa sull'albero e parte per la sua avventura. Quello che esplora è un mondo allegro, uno di quei posti dove hai una spada e uno scudo di legno e ti senti il boss. Un mondo dove i cattivi ti lanciano le noci, dove tu giochi con la fionda e parli con le tue amichette. Un posto dove le fate sono ovunque e ti assistono nel tuo viaggio.
Poi arrivi in una chiesa con un'architettura bellissima ed estrai una spada. E lì cambia tutto. Vai in un altro mondo che sembra quello di prima. Ma tutto è più vecchio. Ogni cosa è più oscura, più complicata. Le persone sono cambiate, tante cose sono andate storte. Un male oscuro ha preso il potere e Link è l'unico che può salvare tutti. Le fate sono nascoste nelle caverne, quasi in esilio. E quando le trovi, fai un sospiro di sollievo.
Poi c'è l'ocarina. Una specie di flauto che link suona per evocare una serie di incantesimi o per spostarsi nel mondo di Hyrule. Avevo detto che il controller del Nintendo 64 era stato fatto apposta per Mario 64. Non è vero. Il joypad del Nintendo 64 è stato fatto per Zelda Ocarina of Time. Quei tastini gialli sono messi lì per suonare l'ocarina. E poco importa se in altri giochi qualcun altro abbia provato a utilizzarli in altri modi. Quei tasti servono per l'ocarina.

Una bellissima fantasia sui temi del Rigoletto ad opera del Gruppo di Ocarina di Budrio.
Io credo che Zelda Ocarina Of Time sia l'apice della carriera di Shigeru Miyamoto. E che quei cinque anni di attesa che hanno fatto soffrire tanti giocatori ora non esistono più. Rimane solo un titolo che è di quelli da spedire nello spazio per far capire agli alieni quanto gli umani sono bravi a creare mondi artificiali.
E poi c'è Link, il protagonista. Questo personaggio fatto per non esistere, per essere solamente e ripetutamente colui che salva il mondo. Una figura di una solitudine gigantesca. Non ha amici, non ha famiglia. Nessun lieto fine per lui, nessun passato e nessun futuro. I familiari esistono per essere immediatamente lasciati. Link altro non è che il nostro avatar nel mondo di Hyrule. Non è un personaggio, è un guscio vuoto che noi dobbiamo riempire. È un'idea e una speranza, la speranza che ci sarà sempre qualcuno che metterà le cose a posto.
Capito, no? La mia fede ritornò più forte di prima, e i compiti di economia aziendale sono ancora lì, in attesa di essere fatti.