Strage ad Oslo: il TG1 incolpa i videogiochi

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Il 22 Luglio scorso a Oslo, alle ore alle 15:26, un autobomba esplode nel centro della città distruggendo il palazzo della redazione di un noto Tabloid che si trova, tra le altre cose, di fronte al palazzo che ospita gli uffici del primo ministro della Norvegia, danneggiandolo seriamente ed uccidendo 7 persone. Nelle ore successive si capirà che era solo un diversivo per approfittare dello stato confusionale in cui era caduta la polizia norvegese. Infatti a distanza di un paio d'ore, a qualche decina di chilometri, sull'isola di Utoya, un uomo vestito da poliziotto spara sulla folla di giovani laburisti, radunatisi per il loro meeting annuale. Un centinaio di vite spezzate, nella strage più efferata che abbia colpito il paese scandinavo dal dopoguerra. Il responsabile di tutto questo è Andres Behring Breivik, militante dell'estrema destra. La stampa inizia a scandagliare il passato di questo uomo, e tra le sue passioni si scopre esserci anche quella per i videogame (principalmente World of Warcraft e COD: Modern Warfare 2). Seppure siano ben evidenti le inclinazioni nazionaliste, destra estremista e fondamentalismo cristiano, i telegiornali ( mezzo di informazione per eccellenza in Italia ), non si sono risparmiati congetture alquanto forzate sul fatto che la strage possa essere correlata alla violenza presente nei videogiochi.

Un chiaro esempio è il servizio del TG1 a cura di Virginia Lozito, andato in onda ieri. Il reportage della giornalista non risparmia fendenti contro il mezzo d'intrattenimento multimediale preferito dai più giovani, appoggiando le sue tesi anche sui episodi simili avvenuti in passato e alla recente decisione della corte Suprema degli Stati Uniti di abolire il divieto di vendere giochi con un rating dai 16 anni in su anche ai minori. Ovviamente il filmato, come potete osservare in calce, e allestito di tutto punto con immagini tratte dai più recenti FPS, in un contesto che appare quanto meno generico e approssimativo. Ma la domanda che ci poniamo, e che poniamo anche a voi, è quanto le passioni di un individuo possono influire sulle sue idee, sui suoi ragionamenti e sulle sue azioni.  Se Breivik non avesse giocato a Modern Warfare 2 sarebbe stato "più lucido", ed avrebbe evitato di spezzare un centinaio di vite umane, così come ci vuole far credere la stampa?
E' questo il giornalismo di qualità che una redattrice pagata migliaia di euro deve propinare all'opinione pubblica? Con quale esperienza nel campo dei videogiochi è stato redatto questo ennesimo sconclusionato attacco al mondo dei videogiochi? Dove è finita la presunta professionalità di una redazione, che si vorrebbe prestigiosa, come quella del telegiornale nazionale per eccellenza? Professionalità vorrebbe, che si parlasse solo di quello che si conosce per davvero, e non solo per sentito dire o fare un pò di scalpore.