Yoko Taro ci parla della filosofia dietro il suo processo creativo

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Recentemente Yoko Taro è stato ospite di Toco Toco Tv, canale Youtube che propone interviste e documentari di approfondimento dedicati a importanti personalità giapponesi. Una buona occasione per conoscere più a fondo il padre di Nier Automata.

"Il mio stile di vita è piuttosto 'particolare'. Non mi piace viaggiare o allenarmi, sono attività che non mi danno alcun piacere. Preferisco stare al buio nella mia stanza a giocare o a pensare. Lo trovo più significativo. [...] Vivo facendo ciò che mi piace fare. Amo creare giochi o scrivere storie. Non ho quasi nessun hobby all'infuori di questi" ha affermato lo sviluppatore, che poi è passato a parlare della sua personale filosofia videoludica: "Per quanto riguarda i titoli AAA, è ovvio che li trovi stupendi e interessanti, ma dopo 20 minuti di gameplay mi chiedo se sarà sempre uguale per le successive 20 ore. Sono un po' stanco di tutto ciò. [...] Se possibile, vorrei fare giochi imprevedibili, che cambiano forma instancabilmente. Questa è la mentalità che avevo ai tempi del primo Nier e che è presente tuttora in Nier Automata. [...] Il videogioco è un media che può assumere diverse forme, che continuano a cambiare nel tempo. Mi piace davvero questa libertà e per questo voglio sempre creare nuovi tipi di videogames e condividerli con i giocatori. Come autore, non voglio imporre niente all'utente, e nemmeno dirgli che esiste una singola risposta. Sono felice quando il giocatore riesce a trovare da solo le risposte, i temi, le scoperte o gli obiettivi. Per questo motivo non impongo alcuna regola fissa: se le persone del settore volessero obbligarmi a fare qualcosa, io farei subito l'opposto, al fine di scoprire se non sia possibile nessun'altra soluzione.[...] Di questi tempi mi capita spesso di pensare al futuro. Quando ero giovane e volevo inventare qualcosa, c'erano già molti creativi e io non riuscivo a fare ciò che volevo, ma ero comunque motivato. Adesso che sono director e ho l'opportunità di pubblicare molti giochi, sono in una posizione più favorevole. Al di sotto di me ci sono molti giovani creativi, e mi sembra di utilizzarli come se fossero un trampolino. Mi sento come il boss finale di un GDR: un giorno arriverà un eroe che mi sconfiggerà e lancerà un nuovo gioco; spesso provo a immaginare che tipo di gioco sarà. [...] Secondo me è essenziale dubitare: tutti compiono errori in ogni situazione e ovviamente io non posso pensare di essere sempre nel giusto, per questo motivo dubitare di me stesso è la cosa più importante".