Recensione Anomaly Defenders

La serie Anomaly si ribalta e torna alle origini del Tower Defense

Recensione Anomaly Defenders
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  • I tower defense si sono diffusi prepotentemente negli ultimi anni anche grazie alla massiccia presenza di dispositivi mobile come smartphone e tablet che ben si prestano alla struttura di gioco di questo tipo di produzioni. Quasi a voler rispettare il suo nome, la serie Anomaly ha rappresentato una vera e propria... anomalia per il genere, proponendo un approccio offensivo che di fatto ha dato vita ad un tris di “tower offence” discretamente originali e capaci di farsi amare dagli appassionati. Dopo tre episodi, sfruttando anche un efficace espediente narrativo, 11 Bit Studios decide a sorpresa di tornare a uno stile tradizionale proprio per il capitolo conclusivo della saga. Anomaly Defenders sposa infatti il classico concept da tower defense: una novità assoluta per il franchise, ma chiaramente non per il genere di appartenenza. Scelta coraggiosa -visto che il team ha praticamente messo da parte il lavoro svolto negli ultimi anni- ma che di fatto ha portato a un prodotto un po’ deludente e lontano dalle aspettative degli appassionati.

    Un Tower Defense senza fuochi d’artificio

    Oltre a essere stato capovolto totalmente il concept di gioco, anche dal punto di vista della storia si assiste a un cambiamento radicale. Nei panni della razza aliena, l'obiettivo è infatti quello difendere la ritirata della popolazione e i launchpad, ultima speranza di salvataggio per i sopravvissuti in cerca di un nuovo pianeta da colonizzare dopo la sconfitta pesante subita nella guerra contro gli umani.
    Se in passato il team aveva curato molto bene anche l’impianto narrativo dei suoi prodotto (aspetto decisamente definire inusuale per il genere di appartenenza), in questo caso il plot delude un po’, visto che la sceneggiatura è appena abbozzata e molto superficiale. E' insomma abbastanza naturale trovarsi a vivere la delicata situazione in cui versa la razza aliena in maniera praticamente fredda e distaccata.

    Quello della trama è in ogni caso un problema secondario se a sostenere la produzione c’è una struttura di gioco valida, impegnativa e abbastanza profonda. È il caso di Anomaly Defenders per fortuna, che riesce a proporre un concept ben realizzato e soprattutto abbastanza impegnativo sin dai primi livelli dei ventiquattro che compongono la campagna in single player. Come in qualsiasi altro titolo similare, obiettivo dell’utente è quello di posizionare le torri di difesa in varie zone della mappa, per prevenire gli assalti degli eserciti umani, interessati ovviamente a distruggere i preziosi launchpad degli alieni. Il tutto si evolve livello dopo livello e si ha l’opportunità di sbloccare nuove postazioni di difesa, potenziare quelle esistenti e sfruttare abilità in grado di donare un vantaggio momentaneo, come uno scudo, una riparazione veloce o un incremento della potenza di fuoco.
    Al termine di ogni missione, a seconda del grado di difficoltà scelto e di come è andata la partita, si guadagnano infatti punti tecnologia utili a migliorare alcune caratteristiche del proprio arsenale, come nel più tradizionale dei giochi di ruolo. È una soluzione che indubbiamente garantisce ulteriore profondità tattica, visto che i punti possono eventualmente essere ridistribuiti da zero nel caso si fossero fatte delle scelte che non permettono di prevalere in battaglia.
    Non è del resto affatto semplice difendersi dagli attacchi avversari, sia perché il numero di unità nemiche cresce in maniera vistosa praticamente a ogni ondata, sia per un livello di sfida superiore alla media. Sia, infine, per il semplice motivo che gli umani potranno modificare il loro percorso sulla mappa: non c’è un’unica strada lineare che porta all’obiettivo da difendere, ma diverse ramificazioni che costringono il giocatore a dover attendere per capire dove si dirigerà il nemico e di conseguenza posizionare velocemente le nuove postazioni per evitare guai devastanti per la missione. L’utente deve essere inoltre bravo a gestire le risorse a propria disposizione: nel corso della partita, è possibile installare degli avamposti di estrazione che riforniscono i mezzi utili per la costruzione delle torri di difesa, ma trattandosi di un espediente limitato (c’è un massimo di risorse ottenibili da ogni sito d’estrazione) bisognerà accuratamente scegliere ogni singola mossa per evitare di trovarsi praticamente con le mani legate di fronte all’avanzata nemica.

    Complessivamente, l’esperienza ludica offerta da Anomaly Defenders, nelle nuove vesti di tower defense classico, funziona e riesce a saziare l’appetito degli appassionati. In questo caso è però forse mancata quella scintilla in più, quell’elemento innovativo e coraggioso che ha contraddistinto la struttura dei predecessori. Non è un grave difetto, ben inteso, ma è chiaro che dall’episodio conclusivo di una saga che ha fatto della freschezza e della voglia di proporre qualcosa di differente rispetto la massa il suo cavallo di battaglia, era lecito attendersi qualcosa di più.
    Per chiudere, il comparto tecnico svolge il compitino senza sorprendere più di tanto. Il look complessivo è curato e l'impatto visivo è buono, ma forse si è perso qualche cosa sotto il profilo artistico rispetto ai predecessori: i fan della serie sentiranno la mancanza di alcuni livelli davvero ben disegnati che avevano contraddistinto i vecchi episodi. Promosso l’impianto sonoro, arricchito da buoni effetti e da una sountrack d'impatto, dallo stampo spiccatamente cinematografico.

    Anomaly Defenders Anomaly DefendersVersione Analizzata PCAnomaly Defenders si propone, per la prima volta nella storia della serie, come un tower defense regolare: solido, impegnativo, ben fatto, ma abbastanza ordinario. Per il capitolo conclusivo,11 Bit Studios ha deciso di andare fin troppo sul sicuro, perdendo quella freschezza che aveva fatto emergere i primi tre capitoli dal mare di produzioni sin troppo simili fra di loro che si riversano sul mercato. Si ben intenda che questo episodio riesce comunque a mantenere in qualche modo una sua identità, e siamo comunque di fronte a uno dei migliori esponenti del genere, ma per concludere la saga con il botto sarebbe servito ben altro.

    7.5

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