Dark Messiah of Might & Magic: la recensione della versione PC

Affilate le lame, è arrivato il Messia Oscuro!

Dark Messiah of Might & Magic: la recensione della versione PC
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  • Xbox 360
  • Pc
  • La profezia

    “Dieci secoli la fortezza resisterà, mura di spirito dentro mura di fuoco. E ogni demone il capo chinerà, dinanzi al figlio del signore oscuro. Un secolo di sangue e guerra, misteriosamente oscura la luna diverrà. Il luogo del riposo alfin verrà trovato, del Settimo che così alto aveva volato. L’ultima figlia di una disgraziata stirpe verso la storia lo guiderà. Sotto le cripte la profezia echeggia, di antichi nemici la guerra.”

    Queste le uniche strofe rimaste dell’antica profezia scritta da Sar-Shazzar 67 anni dopo la morte del suo maestro Sar-Elam, dove il discepolo annuncia la nascita di un bambino per metà umano e metà demone che negli anni a venire verrà riconosciuto come il “Messia Oscuro” e sigillerà per sempre la prigione dei demoni usando la reliquia del Settimo Drago.

    Sugli stessi mistici versi ha inizio Dark Messiah of Might & Magic, ultimo arrivato di un marchio leggendario, conosciuto alla maggioranza grazie anche all’ottima saga strategica di Heroes of Might & Magic. Sviluppato dagli Arkane Studios e distribuito da Ubisoft, Dark Messiah sceglie la strada dell’action puro e duro, sovrastando in grande stile i mediocri e deludenti titoli arcade forti della stessa licenza (uno su tutti: Crusaders of Might & Magic di 3DO per la prima Playstation). Fortunatamente il gioco non rientra nella categoria della moltitudine di titoli che, forti di un marchio di rilievo, non offrono assolutamente nulla a parte il nome stesso. Dark Messiah ha una trama a sé stante, momenti avvincenti, un susseguirsi di tocchi di classe e una storia di background.
    Dimentichiamo i soliti esperimenti commerciali che gli sviluppatori creano solo per sfruttare allo sfinimento qualsiasi licenza, perché Dark Messiah, ne siamo certi, segna l’inizio di una nuova saga.

    Il Settimo Drago

    Per interpretare al meglio le strofe di Sar-Shazzar occorre fare qualche passo indietro nel tempo, scavando a fondo nelle cronache storiche della terra di Ashan. A una distanza temporale di quasi mille anni, una sanguinolenta e violentissima guerra impazzava tra le orde dei Demoni e l’intera popolazione di Ashan, composta da Umani, Elfi, Nani e altre razze perdute. La guerra del Fuoco la chiamavano, e terribile fu la devastazione che portò nel mondo, fino a quando i Demoni stessi non furono sconfitti grazie all’eroico sacrificio del Settimo Drago, il potentissimo mago Sar-Elam.

    Usufruendo dei suoi poteri semi-divini, con l’aiuto dei maghi suoi compagni, il Settimo Drago usò l’essenza del proprio spirito per creare una prigione di fuoco eterno nella quale rinchiudere tutti i Demoni. Se fosse andato tutto per il verso giusto, di sicuro questo gioco non sarebbe mai esistito; infatti qualcosa andò storto nel bel mezzo del rituale che avrebbe decretato la disfatta totale delle immonde creature: la magia che l’eroico mago aveva evocato non bastava per completare la prigione impenetrabile e l’impossibilità di chiudere un piccolo varco avrebbe permesso all’esercito demoniaco di tornare nel nostro mondo durante le eclissi di luna.

    Col passare degli anni, i Demoni attesero pazienti, escogitando complessi piani per vendicarsi sul mondo intero, mentre con la morte di Sar-Elam, tutto quello che restava di lui era solamente il suo teschio, noto ora come Teschio delle Ombre, e nascosto dai fedeli della dea madre Asha in un antico tempio su un’isola deserta, in attesa del giorno in cui il suo potere sarà ancora una volta di fondamentale aiuto.

    La trama

    Sullo sfondo dell’ennesima guerra tra le forze del bene e quelle del male, in Dark Messiah prenderemo il controllo di Sareth, figlio adottivo, nonché apprendista di Phenrig, un mago molto potente dal quale ci è stato insegnato l’uso della magia e le tecniche basilari di combattimento.
    In un giorno come tanti, dopo una piccolissima missione guidata dove prenderemo confidenza con il sistema di controllo, verremo incaricati di raggiungere la città di Stonehelm e la dimora del mago amico Menelag per aiutarlo nella ricerca del Teschio delle Ombre, vera e propria ossessione del signore della libera città di Stonehelm. Temendo per la nostra incolumità, Phenrig fonderà magicamente al nostro spirito Xana, una procace quanto provocatoria entità guardiana incaricata di farci da guida tra le mille insidie che il lungo cammino ci riserverà. Giunti a Stonehelm, dopo essere entrati subito nel vivo dell’azione ed essere giunti dinanzi al cospetto di Menelag, faremo la conoscenza di sua nipote Leanna, graziosa fanciulla a capo della spedizione di ritrovamento del Teschio delle Ombre che diventerà nostra compagna nella ricerca del manufatto.

    Comincerà cosi il nostro lungo e periglioso viaggio che ci porterà a visitare esotici anfratti delle terre di Ashan in un susseguirsi di intrighi, una gelosia mai celata da parte di Xana nei confronti di Leanna e tanta, tantissima azione per contrastare i piani dell’antagonista di turno, tale Arantir, anch’esso alla ricerca del famigerato Teschio.

    Ma la profezia, mettendo per iscritto i pensieri di Sareth, cosa vorrà dire? E soprattutto, le strane visioni di cui saremo vittima nel corso della nostra odissea avranno un significato?

    Una grafica da urlo

    Si sa, l’occhio vuole sempre la sua parte, ma al contrario dei titoli più recenti che richiedono requisiti davvero fuori portata per l’utente medio in cambio di mirabilie grafiche, Dark Messiah stupisce tutti garantendo una strabordante qualità anche su computer di fascia media. Come vi starete chiedendo tutti? La risposta è semplice e serve una sola parola per giustificare quanto detto: Source.

    Come molti avranno letto nella nostra preview, Dark Messiah è mosso interamente dall’engine grafico di proprietà della Valve tanto caro agli innumerevoli estimatori del capolavoro Half-Life 2. Completamente ottimizzato per l’occasione e garantendo il supporto degli ultimi effetti di luci e ombre come l’HDR (High Dynamic Range), il Source dà il meglio di sé offrendoci ambientazioni talmente vaste e scenografiche da competere a pari livelli con quelle apprezzate in Shadow of the Colossus. Precipizi senza fine e roccaforti costruite sul loro orlo sono solo un antipasto di quello che ci aspetta nel corso dell’avventura, dove visiteremo tra tutte un megalitico tempio su di un’isola sperduta e putrefatte necropoli centinaia di metri sotto la superficie del suolo.

    Utilizzando il potentissimo engine grafico, gli sviluppatori hanno compiuto una vera e propria opera d’arte ricreando locations epiche degne del Signore degli Anelli, ben lungi dal ricadere nel profondo senso di ripetitività che penalizza numerosi titoli del genere. Le sbavature sono irrisorie e le texture utilizzate per ricreare il mondo di gioco sono molto dettagliate e davvero azzeccate. Un castello in rovina apparirà dinanzi al nostro avido sguardo esattamente come un castello in rovina, e non come un ammasso poligonale. Tutto è curato nei minimi dettagli, e lo stesso si può dire per gli effetti di luci e ombre che offrono scorci di rara bellezza, con rifrazioni di raggi solitari che penetrano attraverso piccoli anfratti ed esplosioni di luce in netto contrasto con le tombe più oscure, vero e proprio paradiso per chi ama muoversi silenzioso come un assassino.

    Le creature, dal più insignificante e stupido goblin al più temibile ed enorme boss sono tutte ispirate fedelmente ai dettami e agli standard tanto cari agli amanti e puristi del fantasy, ricreando nei minimi particolari modelli in tutto e per tutto simili a quelli che troviamo nei manuali di gioco dei gdr da tavolo. I mostri, seppure non spicchino per varietà, avranno una loro identità, che ben si adatta al contesto di gioco ed agli ambienti che ci propone. Lungo il nostro cammino ci ritroveremo ad affrontare feroci ciclopi, abili orchi guerrieri in combutta con goblin tanto stupidi da sganasciarsi per le risate, ragni giganti e tra le altre creature, i temibili Lich, negromanti non-morti in grado di resuscitare i morti.

    Interazione a go-go

    Il Source, si sa, non è in grado di offrire solo spettacolari ambientazioni, ma anche una fisica di prim’ordine, dove in Half-Life 2 ha mostrato il meglio di sé grazie ad una certa Gravity Gun.
    In Dark Messiah, sulla falsariga del famoso fps, ma in maniera molto più limitata, potremo interagire con l’ambiente utilizzando uno dei poteri che saremo in grado di apprendere accumulando esperienza: la telecinesi. Eccoci di nuovo a sollevare casse e oggetti da scagliare contro il nemico o semplicemente a recuperare oggetti impossibili da raggiungere a piedi.

    Sparse per tutto il mondo di gioco vi saranno poi innumerevoli elementi di scenario con cui interagire, che a volte (spesso) provocheranno la disfatta di alcuni nemici colti alla sprovvista. La varietà è garantita e, oltre a statiche reti metalliche acuminate nelle quali infilzare con un bel calcione dove non batte il sole l’orco di turno, avremo modo di azionare vere e proprie trappole con enormi macigni o candelabri che oscillano vorticosamente su di una catena metallica o provocare il crollo di piattaforme in legno cariche di barili, che finiranno rovinosamente sopra la capoccia degli sdentati goblin.

    Avrebbe fatto più piacere se la stessa tecnica fosse stata utilizzata in maniera molto più profonda per l’esplorazione dei livelli, che risultano abbastanza lineari, piuttosto che solamente in fase di combattimento. A sopperire questa carenza però, ci pensa un’arma tanto cara agli estimatori della particolare saga stealth di Thief: l’arco spara-corda. Disponibile dopo qualche ora dell’avventura, ci ritroveremo ad adorare alla follia quest’arma, capace di dare una notevole ventata d’aria fresca ad un percorso sin troppo guidato senza mai farci scervellare però sulla strada da percorrere, portandoci anche a scoprire le tante aree segrete che le terre virtuali di Ashan celano al nostro passaggio.

    Gdr che passione

    Seguendo la moda che ultimamente in molti giochi di diverso genere prevede una crescita del personaggio con un format tanto caro ai giochi di ruolo classici, Dark Messiah non fa eccezione e propone una versione ridotta del famoso Albero delle abilità, tramite il quale potremo distribuire a nostro piacimento i punti abilità che otterremo al completamento degli obiettivi che ci verranno assegnati. Per contro bilanciare la scelta obbligatoria di un unico personaggio, gli sviluppatori hanno ben pensato di inserire un sistema di crescita che porti il giocatore a scegliere di specializzarsi in una determinata disciplina o in una combinazione di stili diversi. Sostanzialmente l’albero delle skills si divide in 3 sottocategorie che in linea di massima interessano armi, incantesimi e costituzione. Saremo in grado così di aumentare notevolmente la nostra forza fisica o la nostra mira, abilità essenziali se decideremo di fare dell’uso delle armi la nostra ragione di vita. Nel contempo tuttavia, potremo imparare un piccolo numero di incantesimi, che seppure non brillino per originalità (avremo a che fare con le solite palle di fuoco, saette e colpi di ghiaccio) sono una meraviglia da guardare e letali se usati sulle creature giuste. Come ci hanno abituato le innumerevoli avventure fantasy infatti i ragni saranno particolarmente deboli contro il fuoco, i non-morti contro le armi benedette, gli orchi contro i fulmini e cosi via. A completare le abilità vi sono gli stranoti power-up di costituzione, di mana, di resistenza dei veleni e di scudi essenziali per proteggerci per un periodo di tempo limitato dalla furia dei nostri nemici.

    Le similitudini con i giochi di ruolo non finisco qui ovviamente e come in Neverwinter Nights 2 et similia avremo un inventario a nostra disposizione, dove conservare per utilizzi futuri tutto ciò che ci capita a tiro, alla faccia del peso che arriveremo a trasportare, vera e propria croce per tutti coloro che vogliono portarsi dietro di tutto e di più. Non cantiamo vittoria troppo presto però, perché gli slot a nostra disposizione non sono illimitati, e ben presto saremo costretti a gettare via Bastoni di Ghiaccio e Pugnali dell’oscurità giù da un dirupo o sul pavimento di una casa in fiamme, dal momento che i mercanti sono completamente assenti nelle lande di Ashan. Da segnalare anche una piccola barra di 9 slots che ci faciliterà di molto nella giusta scelta di armi e pozioni a seconda dell’occasione.

    Per renderci la vita più semplice, nell’impervio cammino che ci porterà al ritrovamento del Teschio delle Ombre potremo contare su un nutrito set di armi, che si dividono principalmente in spade, pugnali, bastoni e archi. Sebbene i loro modelli non spicchino per bellezza e spesso e volentieri risultino troppo ingombranti, alcuni esemplari, come la Spada di Fuoco o i Pugnali di Kross sono una vera e propria gioia per gli occhi, grazie ai colorati e fluorescenti effetti grafici che scaturiscono da ogni lama. Naturalmente avremo anche armature, scudi e anelli di vario genere che tuttavia, assieme alla pergamene magiche dall’ovvio utilizzo, non spiccano per varietà. Discreto invece il numero di pozioni curative i cui nomi (e utilizzo) non risulteranno affatto nuovi a tutti i gdr-maniaci: pozioni per la pelle di pietra, antidoti, cibi vari, intrugli curativi e via di questo passo.

    A sorpresa in un paio di occasioni avremo anche l’opportunità di improvvisarci fabbri e creare con tanto di martello e fuoco incandescente un paio di spade ma, e duole ammetterlo, questa parte è decisamente poco curata: sarebbe stato stupendo poter forgiare armi e armature sempre più potenti e rare, magari collocando elementi essenziali per la creazione nelle tante aree segrete del gioco, che contengono invece solo ulteriori pozioni e antidoti.

    Furia cieca!

    Eccoci arrivati finalmente a sviscerare anche il fattore basilare di un action che si rispetti: il gameplay. Tanto per cominciare, come molti avranno già capito dalle foto in galleria, la visuale in Dark Messiah è completamente in prima persona, proprio come Oblivion e qualsiasi first person shooter che ci venga in mente. Questa scelta, oltre a garantire un’immersione maggiore dell’utente negli ambienti di gioco presenta lo stesso problema che affligge il titolo Bethesda, ovvero la confusione più totale nei combattimenti più affollati, specialmente negli ultimi livelli. Naturalmente questa pecca si evincerà soprattutto per coloro che si gettano a testa bassa nella mischia, mentre tutti gli altri... dovranno fare i conti con l’intelligenza artificiale. Andiamo però con ordine analizzando prima i combattimenti all’arma bianca a distanza ravvicinata.

    Gli scontri, specialmente quelli uno contro uno, saranno tutti spettacolari, ricchi di scintille nel momento in cui armi e scudi cozzano tra loro e talmente frenetici da fondere dita e mouse contemporaneamente. Se sceglieremo la via della spada non ci sarà armatura che tenga ai nostri fendenti e fiotti di rosso sangue inaderanno lo schermo, sebbene sovente i nemici (soprattutto gli orchi) tendano a stare più sulla difensiva proteggendosi con gli scudi. Utilizzando arco e frecce, saremo in grado di prendere alla sprovvista causando ingenti danni (se non proprio uccidere) le ignare creature che brontolando pattugliano la zona. Nulla da segnalare per l’utilizzo dei bastoni che in linea di massima sono meno potenti delle spade ma con un raggio d’azione più ampio. La solita solfa cambia se cominceremo ad utilizzare i pugnali per colpire alle spalle il nemico, proprio come il buon vecchio Garrett continua a fare nella saga stealth di Thief. Di sicuro non siamo ai livelli del celeberrimo titolo, ma anche Sareth sa il fatto suo in quanto a nascondersi nell’ombra, specie dopo aver potenziato a dovere la skills della Furtività. Basterà giungere di soppiatto a pochi centimetri dal nemico, caricare il colpo (tutte le armi hanno differenti colpi di varia potenza) e sgozzare gli infamoni all’oscuro della nostra presenza.

    La profondità di questo rodato sistema di combattimento viene incentivata fortunatamente dalla fisica di gioco e dai vari elementi interattivi che gli sviluppatori hanno disseminato in giro per Ashan. Perché sprecare una preziosa freccia (almeno nei capitoli iniziali... ) quando il simpatico orchetto fischietta proprio sotto ad un ripiano in legno carico di barili? Una bella palla di fuoco su un palo di sostegno e il gioco è fatto! Il temibile Cavaliere Vampiro continua a parare incessantemente i nostri fendenti? Un bel calcione ed eccolo cadere dal dirupo! Questo giusto per fare un esempio dei tanti modi in cui potremo liberarci di ogni nemico. E ricordate che anche le trappole possono volgere a nostro favore...

    Davvero belli da vedere (occhio a non ammirarli troppo) i giganteschi boss che incontreremo lungo il nostro cammino, i quali ci costringeranno a trovare un metodo alternativo ai soliti fendenti per avere la meglio su di loro, magari dando uno sguardo anche all’ambiente che ci circonda e aguzzando un po’ l’ingegno. Impossibile poi non farci coinvolgere dagli scontri opzionali contro enormi bestioni che sbucheranno fuori dal nulla e pronti a farci la pelle! Chi potrebbe mai rinunciare a qualche punto Abilità in più?

    Intelligenza Artificiale Cercasi

    Titolo forse un po’ troppo provocatorio ma che comunque ci sta tutto. Purtroppo come spesso accade in questo genere i nemici piovono dal cielo a testa bassa infischiandosene dei numerosi ripari che tutte le locations offrono. Di certo non si può gridare allo scandalo e in molti frangenti questa pecca non la noteremo neanche, impegnati furiosamente nel roteare spada e scudo ma, specialmente negli ultimi capitoli, dove potremo contare su armi potentissime, questa mancanza comincerà a farsi sempre più pesante. Tipico esempio: con il nostro fido arco spara-corda ci siamo arrampicati su un altissimo tetto ed ecco 3 guardie a compiere il solito giro di ronda. Cambiamo arco ed ecco che con un colpo secco ne facciamo fuori una, cogliendola di sorpresa. Tutto nella norma, al contrario della reazione delle altre 2 guardie che, messe in allarme dal fattaccio setacciano l’area minuziosamente alla ricerca del malfattore. Indovinate un pò cosa succede se le colpiamo con una raffica di frecce: assolutamente nulla, si beccano frecce sino a quando non schiattano o al massimo scappano nel caos più totale per poi riprendere a percorrere le strade in tutta tranquillità.

    Lo stesso dicasi per i mastodontici boss (opzionali e non) presenti nel gioco: che si tratti di Ciclopi o Negromanti, presenteranno la stessa inteligenza artificiale e sebbene sarà sempre impossibile ucciderli come tutti gli altri nemici, una volta capito il “trucchetto” per colpirli sarà un gioco da ragazzi eliminarli, dal momento che eseguiranno sempre le solite azioni penalizzando un po’ gli scontri stessi.

    Sareth: una voce da radio...

    ... profonda e armoniosa. Scherzi a parte, il comparto sonoro di Dark Messiah è da elogio, a partire dalla completa localizzazione nella nostra lingua sino al fruscio dell’erba in movimento o le urla strazianti dei morti. Dimentichiamo pure le localizzazioni scadenti che spesso affliggono titoli importanti che vantano interpretazioni da oscar in lingua inglese, perchè in Dark Messiah avremo dei dialoghi perfettamente recitati che, seppur non brillino di originalità, risultano molto spesso irriverenti e spassosi, come le continue allusioni da parte di Xana a quello che per molti è un chiodo fisso (avete capito?) o i dialoghi tra le creature che, finalmente, non hanno nel loro vocabolario solo grida di battaglia e urli di dolore.

    Estremamente immersive le musiche che accompagneranno le nostre gesta, epiche al momento giusto e cupe negli anfratti più tenebrosi che andremo a visitare lungo il nostro cammino: ci immergeranno completamente nel mondo di gioco, grazie anche a perfetti effetti sonori ambientali che ci circonderanno in ogni angolo di Ashan, rendendo le terre vive, facendoci dimenticare a volte che si tratta solo di un ammasso di pixel. Molto realistici anche i suoni delle armi che cozzano tra loro o che incontrano superfici di diverso materiale, come il legno e il ferro, mentre gli effetti che accompagnano il lancio e la preparazione degli incantesimi si stanzia tranquillamente nella norma.

    A sorpresa, il Multiplayer

    Una modalità abbastanza sconosciuta per il genere degli action, che come già annunciato tempo fa dagli stessi sviluppatori, è stata curata completamente da un team interno degli Arkane Studios totalmente estraneo alla creazione della Campagna Single Player. Le modalità a nostra disposizione saranno quattro, a prescindere che si inizi una sessione in LAN o si vada alla ricerca (o crezione) di un server grazie anche al supporto di Steam.

    Sorvolando a priori le prima modalità, il classico “Deathmatch” (anche a squadre) dall’arcinoto funzionamento e l’altrettanto conosciuta “Cattura la bandiera”, analizziamo velocemente le altre due modalità.

    La prima prende il nome di “Colosseo” e a conti fatti è una sorta di Survival dove prenderemo parte a scontri via via sempre più impegnativi. Il nome del famoso monumento romano è dovuto al fatto che combatteremo in un’arena dove tutti gli altri giocatori faranno da pubblico incitando o contestando questo o quello sfidante. Naturalmente anche noi potremo fare il tifo per il nostro gladiatore quando saremo stanchi di combattere (o peggio, eliminati).

    L’altra modalità è la “Crociata” ed è, se confrontata alle classiche modalità di Quake, Unreal e compagnia bella, in tutto e per tutto simile alla modalità di Conquista del territorio. Per farla breve, due differenti squadre devono cercare in tutti i modi possibili di conquistare determinati punti di controllo sino alla totale sottomissione della fortezza avversaria, il tutto condito da una serie di mappe (cinque in tutto) che si alterneranno in base all’evolversi del conflitto, reso ancora più feroce ed avvincente dalla possibilità di accumulare i punti esperienza ottenuti in battaglia.

    Le classi disponibili sono grosso modo simili a quelle disponibili nella modalità in singolo ovvero: Arciere, Mago, Sacerdotessa, Cavaliere e Assassino. Come spiegato minuziosamente nel manuale di gioco, ogni personaggio avrà abilità e specialità peculiari al suo stile e grazie al famoso Albero delle abilità potremo plasmare a nostro piacimento la crescita del nostro eroe.

    Provando l’inusuale modalità multiplayer è impossibile dare un giudizio con gli stessi criteri a cui si assegnano dei voti per un gioco in Single Player. La prova del nove verrà data infatti dalla Community che si formerà attorno a Dark Messiah e sperare che i giocatori accorrino numerosi come nel corso degli anni abbiamo potuto apprezzare con Quake III.

    Dark Messiah of Might & Magic Dark Messiah of Might & MagicVersione Analizzata PCSenza inutili giri di parole Dark Messiah non è un capolavoro, ma un titolo comunque molto apprezzabile. Graficamente superbo, avvincente, cattivo al punto giusto e con una localizzazione pressoché perfetta, il titolo degli Arkane Studios ispirato al magico mondo di Might & Magic rimarrà a lungo sulla bocca degli appassionati del genere action. Nonostante accusi alcune pecche nell’intelligenza artificiale e un sistema di combattimento a volte troppo confusionario, è impossibile non apprezzare l’incredibile lavoro svolto dagli sviluppatori. Forse per qualcuno, forte dell’invasione totale del free roaming, Dark Messiah apparirà sin troppo lineare, ma la trama non mancherà di riservare piacevoli sorprese e alcuni (superficiali) bivi narrativi. Da aggiungere poi una corposa modalità multiplayer nella quale sfidare all’arma bianca i nostri amici e l’immancabile eleganza regale del Source, in grado di regalare mirabilie anche su sistemi operativi di fascia media.

    7

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