Recensione Europa Universalis III

La politica non è una scienza, ma un'arte (Otto von Bismark)

Recensione Europa Universalis III
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    La fitta e ampia gamma di prodotti ludici da tavola, che dagli anni ’70 fino ad oggi permane in un fortunatissimo mercato mai in discesa, è stata da sempre caratterizzata da una forte carica strategica atta a stimolare il senso organizzativo del giocatore. Senza scomodare l’immortale anima intrisa nel legno degli scacchi o nelle pietre colorate del go e senza far retorica su titoli culto come “Risiko” o il multiforme “Monopoli”, risulta ovvio che la linea creativa del gioco da tavola contemporaneo non riesce a svincolarsi dalla componente tattico-amministrativa: il pluripremiato tedesco “Coloni di Catan” con la sua visione espansionistica, “Duel of ages” attraverso i bizzarri incroci temporali che è capace di ricreare e persino la fortunata serie ispirata al “Signore degli anelli” sono solo alcuni dei numerosi titoli che popolano gli scaffali di ludoteche e giocattolai. A trarre ispirazione da questa fonte immensa di idee vi è, ormai da più di vent’anni, l’animatissimo mondo dei videogiochi, il quale si è indubbiamente orientato alla ricerca di sistemi che potessero comprimere e implementare l’elemento strategico dei giochi da tavola.

    Dalla Svezia con furore

    Circa sette anni fa la Paradox Interactive, dopo un lungo periodo di gestazione, portò alla luce un titolo che imposterà lo stile di produzione della casa di sviluppo svedese per gli anni a seguire: si parla nello specifico di “Europa Universalis”, acclamato strategico a turni che riporta in auge l’omonimo gioco da tavola di derivazione francese. Era certamente un qualcosa di nuovo, estremamente diverso dalla già fin troppo conosciuta serie di Sid Maier, poiché riusciva a garantire un grado di complessità decisamente superiore senza rinunciare ad un sistema di gioco regolato da menù chiari, intuitivi e non ostili all’utente. Questa la formula vincente che permetterà alla Paradox di procacciarsi la giusta nomea di ottimo produttore di strategici a stampo storico: da “Hearts of Iron” a “Crusader Kings” fino a “Victoria” non verrà mai smentita la potenzialità creativa degli sviluppatori svedesi e ad accrescere la loro fama sarà proprio il climax di consensi che ha interessato la serie di “Europa Universalis” con i sui due capitoli di testa e le relative espansioni; agli inizi di quest’anno, inoltre, il pubblico videoludico ha assistito entusiasta all’uscita di “Europa Universalis 3”, ormai evoluto dalle prime versioni e distante dall’approccio semplicistico dell’originario gioco da tavola, ma sempre più particolareggiato e animato da dinamiche che non possono far altro che stimolare la mente del giocatore.

    Videogiochi e libri di storia

    I requisiti di sistema necessari per poter giocare a “Europa Universalis 3” sono facilmente soddisfabili anche da PC meno potenti: 512 MB di RAM, una scheda video da 128 MB e 2,0 GHz di processore possono bastare per usufruire dei meccanismi e delle capacità grafiche del titolo. Requisiti aggiuntivi consigliati sono un manuale di storia moderna, non al di sotto delle 400 pagine, e la pazienza organizzativa del governatore di un intero impero: non è uno scherzo! Come non debbono essere presi alla leggera i numeri che descrivono le potenziali del titolo: più di 330 anni di storia giocabili, possibilità di scelta tra 250 nazioni (o fazioni, in base al punto di vista) e 1700 regioni in cui viene sezionato il globo, ed è incredibile come queste statistiche non tradiscano il contenuto per rafforzare in senso pubblicitario il lancio del titolo.
    Come si può facilmente intuire, quindi, “Europa Universalis 3” non deve essere inteso come un amore fuggevole, ma al contrario come un qualcosa a cui offrire la propria dedizione. È quindi consigliato lo studio attento della sezione tutoriale all’avvio del gioco, secondo cui, attraverso sei spiegazioni in formato testuale illustrato e tre brevi missioni, è possibile apprendere l’uso dei menù e le dinamiche di base. Una volta assunta praticità è possibile iniziare una propria partita; partendo dal presupposto che ogni anno di gioco presenta delle variazioni dal punto di vista politico e territoriale, il giocatore potrà scegliere il se avviare la propria campagna scegliendo un anno preciso o se iniziare con date particolari che rimandino a eventi storici celebri come ad esempio la scoperta dell’America, la guerra di successione spagnola o la guerra di indipendenza del 1779. Le opzioni preliminari non terminano qui: il giocatore si ritroverà anche a dover scegliere una tra le 250 nazioni disponibili di cui farsi organizzatore; per semplificare il lavoro dei più indecisi, di anno in anno saranno denotate le nazioni che hanno assunto più rilievo in quel dato periodo storico, con la conseguente possibilità di selezione.
    La differenza fondamentale che distingue l’ultimo capitolo di “Europa Universalis” dal suo capostipite consta nella presenza di un meccanismo di gioco in tempo reale secondo cinque livelli di velocità che possono essere messi in pausa con la sola pressione della barra spaziatrice. Permane la visuale aerea sulla mappa, divisa in sezioni che rappresentano le varie regioni del mondo: ogni regione è contrassegnata da un nome (che permette la più facile individuazione attraverso il motore di ricerca a cui è possibile accedere tra i menù di navigazione) e da una città che ne è capitale. Ogni città, a sua volta, ha la capacità di generare unità da combattimento tramite addestramento militare o l’acquisto di mercenari; le città possono, inoltre, costruire edifici che garantiscano bonus alle varie statistiche inerenti l’evoluzione e la sopravvivenza della nazione o che permettano la costruzione di unità navali. Il movimento sulla mappa non è gestito tramite una griglia predefinita impressa sul territorio (come in “Civilization”, dove gli spostamenti delle truppe sono regolati su spazi quadrettato), ma attraverso i collegamenti tra regioni. Apprendendo questi come gli strumenti basilari per introdursi nel mondo delle relazioni politiche tra inizio ‘500 e fine ‘700, spetta al governatore scegliere se risolvere le questioni internazionali e nazionali con l’ausilio di conoscenze diplomatiche o rifacendosi all’arte della guerra.

    La via del diplomatico

    Fulcro vitale di tutto il gioco è l’insieme di schermate gestionali a cui è possibile accedere tramite lo stendardo della propria nazione raffigurato in alto a sinistra nella schermata. In questa sezione il giocatore potrà regolare tutto ciò che interessa l’ambito governativo del proprio stato: una prima finestra denota il livello del giocatore con un apposito spazio che elenca la classifica degli stati europei interessati alla campagna e gli imperatori che si sono succeduti negli anni; immancabile la presenza di una finestra che regoli le entrate monetarie della corona, alle quali si aggiungono una serie di indicatori che definiscono la cumulazione di denaro in favore dell’evoluzione del governo, della scienza, della forza militare o delle opere di stampo pubblico; è possibile poi regolare una serie di fattori come ad esempio la tolleranza rispetto alle religioni presenti sul territorio, l’interesse nei confronti delle opinioni pubbliche e l’insediamento nelle questioni papali.
    Illustrare per filo e per segno tutte le possibili varianti e le regole che dominano le meccaniche di “Europa Universalis 3” risulterebbe un’opera titanica e ben distante dagli obiettivi di questa recensione. Unico modo per poter procedere in maniera spedita verso il controllo dell’Europa di età rinascimentale è confrontarsi col gioco stesso. Fondamentalmente è necessario considerare un certo numero di fattori sempre validi all’interno dei gestionali su larga scala come questo: in particolare lo studio dell’economia e dei movimenti popolari, attraverso tutte le variabili disponibili, è essenziale per la sopravvivenza di una nazione. Le regioni di cui è composto il regime fornisce, grazie agli scambi di risorse e al lavoro, un certo numero di oro alla settimana che va ad accumularsi nelle casse di stato; la tassazione e i prestiti bancari (quest’ultima è una nuova ed interessantissima opzione) aumentano temporaneamente le entrate a discapito però della serenità della popolazione, la quale ad ogni variazione eccessiva potrebbe rivoltarsi contro il proprio sovrano. A tal proposito un ottimo indicatore illustrerà al giocatore lo stato dell’opinione pubblica tradotto in valori numerici positivi o negativi: quando l’indicatore è sotto lo zero è più facile che la popolazione insorga. Per evitare che questo accada è possibile effettuare controlli attraverso opere pubbliche o seguire operazioni diplomatiche con altri stati o all’interno del proprio. Infallibile è il metodo di controllo delle masse attraverso la religione e con il “possesso” di cardinali all’interno dell’ordine papale, il quale legittima azioni burocratiche e in taluni casi dichiarazioni di guerra evitando il malcontento pubblico.
    Interessante è l’evoluzione del governo attraverso l’uso di fondi statali: una volta riempito l’apposito misurino presente nella gestione economica della nazione (ovvero quando i fondi sono sufficienti) il governo assume un livello (proprio come in un gioco di ruolo) e la possibilità di variare la propria forma acquisendo un talento che modifichi talune regole in favore del governatore.
    L’interazione con le nazioni estere è piacevolmente intricata, grazie anche all’inserimento in quest’ultimo capitolo di “Europa Universalis” di nuove opzioni riguardanti gli affari esteri e di un nuovo tipo di unità adibita al compito di spia. Questa può suscitare sommosse o interrompere importanti azioni diplomatiche in nazioni avversarie, ma nel contempo fallire nel suo compito e intorpidire i rapporti tra governanti. Il giocatore sarà, inoltre, continuamente ragguagliato degli eventi più importanti che interessano il territorio europeo grazie ad una serie di messaggi con i quali sarà possibile interagire per stipulare patti, alleanze, indire una guerra, accordare matrimoni e programmare le discendenze reali. Di supporto a queste disposizioni, tornano sempre utili le opzioni di visualizzazione della mappa e della schermata di gioco, le quali abilitano la suddivisione e la colorazione delle regioni per ordinamento politico, religioso o economico, in modo tale da semplificare la comprensione degli schemi e delle tabelle che effettuano rapporti annui sulle decisioni prese.
    È decisamente incredibile la portata che tutto questo assume all’interno della modalità multiplayer, data la possibilità di gestire un'unica nazione in più giocatori. Ancor più mastodontico pare il lavoro di sviluppo se si pensa che il numero massimo di utenti che possono aggregarsi ad una partita è 32. Ovviamente le prestazioni del PC calano con l’aumentare dei governatori in gioco, ma resta comunque eccezionale la capacità di supporto che il titolo riesce a garantire.

    L’arte dell’espansionismo

    Non sempre la gloria di una nazione viene costruita con la penna e le parole; e proprio durante l’epoca moderna la spada e il moschetto hanno avuto la meglio sulla diplomazia. Costruire eserciti è il modo migliore per assoggettare una regione al di fuori dei propri domini. I tipi di unità utilizzabili in battaglia sono soltanto tre: cavalleria, artiglieria e fanteria. La limitatezza di unità tuttavia non significa minor potenza strategica o di attacco. Le singole unità possono essere unite in un esercito unico per rafforzarsi tramite una percentuale di attacco più alta e con la quale sarà possibile falciare il nemico sul campo di battaglia o assediare fino a conquistare una città (e quindi la regione a cui fa capo). I personaggi storici, disponibili nel corso dei trecento anni di storia compresi da “Europa Universalis 3”, assumono un ruolo fondamentale anche in ambito bellico; è infatti possibile creare ufficiali di altro grado e assegnarli ad un esercito per aumentarne l’efficacia in combattimento. Lo stesso governatore può essere convertito a comandante e porsi a guida di un gruppo di soldati. Va comunque ricordato che la via della guerra può di certo essere la più rapida, ma non la più semplice. Gli sviluppatori della Paradox hanno cercato di rafforzare la componente realista e storica, ma nel contempo hanno complicato eccessivamente le dinamiche di combattimento: è giusto che periodi di lotta tra nazioni corrispondano allo scontento popolare e soprattutto che vi sia un elevato numero di caduti in battaglia, ma spesso le lotte durano troppo per un fazzoletto di terra che spesso risulta persino essere inutile in termini strategici. Non è di certo questo un limite alle potenzialità del titolo; tuttavia, giocatori meno esperti o pazienti potrebbero terminare senza ripensamenti una partita appena iniziata, poiché frustrati dalla mancanza di rapidità (in termini tecnici) nelle meccaniche combattive.
    L’espansione territoriale può avvenire anche attraverso processi di colonizzazione. Dimenticate i vari “Colonization” e “Civilization” di Sid Maier, poiché non essendoci una mappa quadrettata lineare, le dinamiche di gioco cambiano in maniera sensibile. L’unità singola perde di utilità data la necessità di utilizzo di coloni (un elemento di gioco senza grafica specifica): una volta scoperta una terra nuova basta clickare su di essa (proprio come si farebbe per ottenere informazione da una propria regione) e selezionare l’opzione di colonizzazione; fatto ciò il tempo provvederà alla conversione della regione in territorio nazionale, utile quindi per la produzione. Semplice, diretto e senza troppe variabili che determinerebbero in breve tempo la caduta di un dominio appena instauratosi nel Nuovo Mondo.

    Affreschi e musica classica

    Graficamente “Europa Universalis 3” è il primo dei tre capitoli della serie disponibili a far utilizzo del tridimensionale (nei primi due le mappe in bidimensione ricordano molto l’adattamento di “Risiko” per PC), anche se ridotto alle rappresentazioni di talune unità (le quali cambiano estetica in base al periodo storico) e alla morfologia del territorio. Ai poligoni esili e perlopiù convenzionali vengono ad abbinarsi animazioni semplici e purtroppo ripetitive. Si parla pur sempre di strategici, in cui la componente grafica deve essere più funzionale e decorativa che sfavillante e preminente. I menù sono visivamente organizzati in maniera ineccepibile: dalla colorazione delle finestre alla disposizione degli elementi utili in queste, risulta tutto chiaro e omogeneo, senza una rinuncia allo stile rinascimentale che fa di sfondo al gioco.
    Non tradiscono l’atmosfera neanche le musiche, orchestrate in maniera eccelsa non riducendo l’effetto sonoro a mera fanfara, come spesso accade in giochi storici nei quali si perde la forza realistica in favore di una epicità che in realtà non dovrebbe sussistere.

    Europa Universalis III Europa Universalis IIIVersione Analizzata PCLieti, allora, che sette anni or sono la Paradox Entertainment si sia ripresa da quella paralisi produttiva dando avvio al progetto della Paradox Interactive. Grazie a quest’ultima, infatti, “Europa Universalis” ha trovato la giusta forma e lo spazio che meritava all’interno del mercato degli strategici e dei manageriali. Inaspettatamente con i capitoli a seguire si è assistiti ad una ascesa senza eguali che culmina agli inizi del 2007 proprio con “Europa Universalis 3”, che si presenta come la risposta migliore a quanti da sempre hanno richiesto un titolo che rinverdisca il mercato lì dove si era fossilizzato. Un gioco, quindi, per appassionati strateghi e (perché no?) anche per tutti quelli che vogliono cambiare una storia che non gli è mai andata a genio.

    8.0

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