Recensione Foul Play

Un grazioso esperimento che strizza l'occhio ai side-scrolling beat em up

Recensione Foul Play
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • Pc
  • Dopo il successo ottenuto con Monsters (Probably) Stole my Princess e Robot Unicorn Attack Evolution, Mediatonic alza il tiro e prova a conquistare il grande pubblico con Foul Play: gioco che strizza l'occhio ai vecchi side-scrolling beat 'em up del passato, e di caratura decisamente superiore rispetto ai precedenti lavori del team londinese. Ricco di espedienti e trovate geniali, Foul Play sembra avere tutte le carte in regola per farsi notare nell'affollata realtà del digital delivery. Per adesso vi anticipiamo che durante le prime due ore di gioco ci siamo divertiti (e non poco!) poi è subentrata la noia, se volete saperne di più non vi resta che continuare a leggere.

    Demoni vittoriani

    Come anticipato poc'anzi, la struttura di Foul Play deriva dai vecchi picchiaduro a scorrimento degli anni '80 (Double Dragon, Altered Beast e Golden Axe per citarne alcuni). Ciò significa che l'azione di gioco si svolge sull'asse orizzontale dello schermo, in un continuo incedere da sinistra verso destra, ed è caratterizzata da orde di nemici da abbattere a colpi di combo e mosse speciali. I protagonisti dell'avventura sono il noto demonologo Barone Dashfort (di cui vestiremo i panni) ed il suo fidato collaboratore Scampwick (spazzacamino dal passato misterioso nonché attaccabrighe). La peculiarità di Foul Play è che la vicenda viene raccontata come se fosse una messinscena teatrale, con i nostri eroi impegnati sul palcoscenico ad interpretare se stessi, e le avventure vissute in giro per il mondo nel corso degli anni a caccia di demoni e mostri. È lo stesso Barone a narrare le sue gesta, aiutato da una scenografia raffazzonata (con tanto di corde, contrappesi e perni bene in vista) e da numerose comparse impegnate nel ruolo dei nemici di turno, oltretutto vestite con costumi rattoppati od improvvisati. Tutti elementi di un insieme che restituisce un colpo d'occhio davvero d'effetto, impreziosito dalla consapevolezza dei protagonisti di ciò che sta accadendo, cioè che si tratta di uno spettacolo teatrale con lo scopo di divertire la platea. Ovviamente il pubblico non è soltanto ornamentale ma è parte integrante della rappresentazione, dato che spesso verranno avanzate richieste particolari quanto bizzarre, come sconfiggere l'avversario più grosso per ultimo o eliminarne alcuni con una combinazione di colpi particolare. Ignorare queste richieste non conviene assolutamente, poiché l'indice di gradimento della platea sostituisce la canonica barra della vita. Dunque più combo ed acrobazie effettueremo e maggiore sarà il consenso del pubblico, al contrario, subire colpi o spezzare le combo, significa andare incontro all'inevitabile game over.
    Senza dubbio Foul Play mette in mostra uno stile che funziona, molto curato e piuttosto originale, tuttavia è nell'aspetto più importante di un picchiaduro a scorrimento che non convince: il sistema di combattimento. Nonostante i due protagonisti abbiano a disposizione un numero notevole di mosse e combinazioni, l'azione risulta ripetitiva, tanto che dopo qualche ora di gioco subentra la noia. Ciò accade a causa di un livello di sfida molto basso, penalizzato eccessivamente dalla possibilità di parare e contrattaccare praticamente ogni tipo di colpo lanciato dagli avversari. Un'evenienza tutt'altro che rara, dato che ogni attacco a noi indirizzato viene segnalato con largo anticipo, a cui poi segue una finestra temporale di reazione troppo permissiva. Come se non bastasse la maggior parte degli avversari seguirà gli stessi schemi d'attacco, ad eccezione dei boss di fine livello, per cui però vale quanto scritto poco sopra in merito alle tecniche difensive. Dunque tutta l'azione di gioco viene ridotta ad un frenetico button mashing che alla lunga stanca. In un simile contesto i dialoghi divertenti, l'ironia sagace di alcune situazioni ed il carisma di Dashfort e Scampwick, non riescono a recuperare una situazione palesemente compromessa. Invece avrebbe sicuramente giovato una maggiore interazione con i diversi ambienti, e la presenza di un arsenale tra cui scegliere le armi da usare.

    Teatro a colori

    Dal punto di vista tecnicno Foul Play è ben realizzato, si presenta con una veste grafica semplice ma accattivante, molto colorata e piacevole, sulla falsa riga di Castle Crashers. Il punto di forza è costituito dalle scenografie, piene di elementi animati e sempre indovinate nel loro modo maldestro di rappresentare i vari ambienti. Durante la prova non abbiamo rilevato cali di frame rate, rimasto costante anche nelle situazioni più concitate e con diverse decine di nemici a schermo. In termini di hardware Foul Play non richiede configurazioni particolari, e riesce ad essere fluido anche su PC datati. Data la natura dei controlli è d'obbligo l'uso del joypad, giocare senza è complicato e potrebbe penalizzare la scalata ai consueti achievement. Sufficente il comparto audio.

    Foul Play Foul PlayVersione Analizzata PCL'eccessiva linearità, la gestione sbagliata del sistema di combattimento, ed un livello di difficoltà troppo permessivo, compromettono irrimediabilmente un titolo che avrebbe meritato una maggiore attenzione nella fase di sviluppo. Nonostante ciò Foul Play ha qualche asso nella manica, e trova nell'ironia e nell'umorismo i suoi punti di forza, motivo per cui potrebbe comunque sorprendervi. Se vi piace il genere, ed avete qualcuno con cui giocarlo, prendetelo in considerazione, perché potrebbe regalarvi diverse ore di gioco piacevoli all'insegna della follia.

    6

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