Recensione Home

Un disturbante esperimento narrativo ci conduce nel profondo delle nostre paure

Recensione Home
INFORMAZIONI GIOCO
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  • Pc
  • Ormai è chiaro, stiamo assistendo alla nascita di un nuovo genere. Pixel-horror, 8-bit survival, comunque lo si chiami è ormai realtà. Perché la scelta di avere su schermo pixel grandi quanto case non è solo una trovata per catturare l’attenzione di irrinunciabili nostalgici o per spopolare nella zona hipster: dopo ore di totale immersione possiamo affermare con salda convinzione che la scelta -forse inconsapevole- verso un minimalismo grafico riduce la distanza fra il giocatore e il suo alter-ego, fra il normale passatempo videoludico e l’analisi delle più intime paure.
    Sul filone lanciato da quel Lone Survivor che ci ha regalato parecchie notti insonni, Home è una produzione indipendente che, dietro una sporca e pixellosa facciata, nasconde una profondità inaspettata e decisamente al di sopra della media degli horror di produzione recente.

    Casa dolce Casa

    Ci si sente al sicuro fra le mura domestiche, comodi sui nostri divani di similpelle, a godere di una piacevole e tranquilla staticità, illuminati dalla pallida luce degli schermi ultrapiatti appena comprati. Poi un giorno ci si sveglia altrove, in una casa che non conosciamo, con un aspetto terribile e una una brutta ferita alla gamba, mentre, muovendo i primi confusi passi, ci si accorge di essere alla fine -o all’inizio- di un’inquietante scia di morte. Queste le premesse del nuovo Horror sviluppato dal brillante Benjamin Rivers , già conosciuto per l’avventura grafica “Snow” e per l’omonima storia illustrata. L’autoprodotto side-scrolling adventure ci accompagna nell'affannosa ricerca del responsabile dei cruenti delitti, della nostra amata Rachel, nonchè delle preziose informazioni contenute nella perduta memoria a breve termine.

    Con l'utilizzo di un solo tasto -escluse le frecce direzionali- sarà possibile portare avanti quella che faremo difficoltà a distinguere fra una minuziosa indagine e una faticosa corsa per la sopravvivenza. Durante l’esplorazione delle varie location alcuni oggetti verranno evidenziati con un contorno più acceso, segno che sarà possibile interagirci mediante la pressione del suddetto tasto; si tratta di oggetti da raccogliere, da analizzare per azzardare ipotesi sulle confuse vicende, o da lasciare lì dove sono: ogni scelta -totalmente svincolata da qualsivoglia limitazione- inciderà in maniera più o meno vistosa sui successivi sviluppi della tormentata indagine e, inesorabilmente, sul finale. Si tratta di una storia che verrà creata di volta in volta in base all’interpretazione del giocatore di fronte ai contorti indizi e le macabre scoperte, ai particolari sfuggiti e alle ferme prese di posizione riguardo questioni ambigue. E’ il giocatore stesso a delineare le svolte del plot e a decidere, a fine partita, cosa è realmente successo. La claustrofobica atmosfera è volutamente appesantita dalle pungenti linee di testo e dalla pedanteria del nostro alter-ego virtuale, che non mancherà di mettere in dubbio e criticare le scelte precedentemente fatte, oltre che a ricordarci costantemente le pietose condizioni fisiche in cui versa.

    Il contorto viaggio, illuminato dalla flebile luce della nostra fedele torcia tascabile, dura poco più di un’ora, ma è architettato in modo da far riflettere il giocatore a lungo, quale che si dimostri la svolta finale, alla ricerca di una attendibile interpretazione sull’accaduto; interpretazione che non tarderemo a condividere con l’intera -e sconvolta- community, seguendo un link che apparirà ad avventura conclusa. L’impulso a rigiocare l’”incubo” per esplorare gli svariati -ma non illimitati- risvolti sarà inevitabile, Home è un prodotto che difficilmente verrà abbandonato al primo playthrough.

    4 vani più accessori

    Fra i vari meriti del giovane Benjamin Rivers è doveroso citare la capacità di sconvolgere il giocatore senza ricorrere alla presenza di creature mostruose che balzano fuori dal nulla, né a qualsiasi altro espediente puramente horror/splatter. Il mondo di Home è fatto di immagini e situazioni che riescono a colpire e a terrorizzare anche attraverso quello spesso muro fatto di grossi quadrettoni. L’unica critica che ci sentiamo di muovere riguarda l’eccessiva ripetizione degli stessi sprites bidimensionali nel level design e qualche impercettibile carenza nella revisione dei testi, nei quali appaiono, seppur di rado, alcuni “typos”.
    L’assenza di una vera e propria colonna sonora accentua il senso di oppressione e, in qualche modo, favorisce la totale immersione, che verrà spesso turbata da rumori sospetti e incomprensibili frasi bisbigliate. Come recita un vistoso avviso ad inizio partita, è vivamente consigliato spegnere tutte le luci e munirsi un buon paio di cuffie prima di immergersi nell’inquietante esperienza di Home.

    La gente old school non si accontenta della copia digitale

    Sebbene i giocatori e collezionisti più attenti ne abbiano già saccheggiato le scorte, è giusto segnalare la trovata piena di stile dello sviluppatore Canadese. Si tratta di una prestigiosa edizione dal gusto retrò, contenente, oltre ad una copia fisica del gioco, da custodire gelosamente, tutta una serie di contenuti extra, fra cui la mappa della città, un manuale con uno speciale “dietro le quinte”, e una busta e un floppy dal contenuto ignoto.

    Home HomeVersione Analizzata PCHome è un imperdibile viaggio nelle paure più profonde, un grezzo dipinto raffigurante i più lugubri angoli della psiche umana, un esperimento narrativo con svariati spunti di riflessione in più rispetto alla maggior parte dei survival horror mainstream. Un’esperienza da non lasciarsi sfuggire, soprattutto al prezzo proposto.

    8

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