Recensione Jazzpunk

Comicità e Nonsense nell'ultimo titolo di Necrophone Games

Recensione Jazzpunk
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  • Pc
  • La commedia è un genere narrativo che, soprattutto negli ultimi anni, è stato assai trascurato dal mondo dei videogiochi (a tal proposito, se non l'avete ancora fatto, correte a leggere l'interessante speciale di Alessandro Trufolo sui "Funny Games"). Ironia e comicità erano gli ingredienti fondamentali con cui la LucasArts, sino agli anni novanta, condiva le sue splendide avventure grafiche (come anche la Sierra con il suo Leisure Suit Larry e l'Adventure Soft con Simon the Sorcerer). Molti potrebbero ritenere ingeneroso lamentare la mancanza di risate nei videogiochi proprio adesso che è appena stato rilasciato South Park: Il Bastone della Verità (senza dimenticare due eccezionali esempi di commedia "nera", prodotti non troppo tempo addietro, quali Portal 2 e The Stanley Parable); non è però difficile accorgersi come, all'interno del circuito mainstream, l'ultimo titolo Obsidian rappresenti, tutt'al più, una piacevole eccezione. Da troppo tempo, ormai, i titoli "tripla A" hanno messo da parte l'ilarità, preferendo di gran lunga racconti dai toni epici che sfociano spesso in una retorica tronfia e ridicola. Una delle ragioni che potrebbe motivare la scarsa attenzione mostrata dal mondo dei videogiochi, specie quello dei blockbuster, verso la commedia potrebbe essere radicata nella necessità, da parte degli sceneggiatori, di scegliere obiettivi capaci di catalizzare immediatamente l'attenzione dell'utente. La fine del mondo o la salvezza dell'umanità sono infatti i più frequenti topoi dei plot che caratterizzano i grandi progetti ludici. Al contrario, l'ironia è una figura sfuggente ed assai difficile da maneggiare. Essa tende a relativizzare l'importanza d'ogni posta in gioco e, dunque, a sminuire l'urgenza di qualsiasi traguardo.
    La comicità presenta, invece, un altro tipo di difficoltà, ovvero la necessita d'un controllo assoluto, da parte degli sviluppatori sulla rappresentazione, al fine di manipolare le aspettative degli utenti. La sorpresa che si genera dalla frizione tra il "set up" e la battuta finale ("punch line") della gag è infatti il frutto di un preciso lavoro da parte degli autori. Questo tipo di controllo è estremamente difficile da ottenere attraverso un medium che, come il videogioco, fa dell'interattività - ovvero d'una cessione di controllo da parte dell'autore in favore del giocatore - il suo specifico linguistico.
    Con JazzPunk i Necrophone Games tentano una loro personale strada per la comicità attraverso un titolo di difficile classificazione. Un po' avventura in prima persona, un po' sandbox infarcito di minigiochi, il titolo creato dal giovane team canadese (sul cui curriculum si segnalano piccoli e non molto interessanti progetti come Beetlenaut, Honeypunch e Corvettaclysm) mira ad una sistematica destabilizzazione dell'orizzonte d'attesa del fruitore.

    Un delirante frullato postmoderno

    JazzPunk è ambientato in una folle realtà alternativa in cui persiste una perenne condizione di guerra fredda e nella quale potenti corporazioni conducono una sotterranea battaglia attraverso segretissime missioni di spionaggio e attacchi haker. Gli sviluppatori affondano a piene mani in quella delirante comicità di celebri spoof comedy partorite, tra gli anni ottanta e novanta, dal trio Jim Abrahams, David e Jerry Zucker (tra cui: L'aereo più pazzo, Una pallottola spuntata e Hot Shots!). Ogni situazione sarà all'insegna di un umorismo demenziale ed uno spiazzante nonsense dal sapore dadaista. Sin dalla scena d'apertura in cui saremo introdotti nell'ufficio del nostro capo - dopo gli splendidi titoli di testa il cui stile, spiccatamente "sixties", ricorda vagamente quello di Saul Bass - e costretti a sedere su una sedia con sopra il famigerato "cuscino whoopee", sarà facile intuire quale sarà il tono che dominerà l'intero sviluppo narrativo.
    Il giocatore vestirà i panni d'una spia chiamata Polyblank: vero e proprio "nome parlante" di plautina memoria, esso esprime al meglio il carattere d'un personaggio "contenitore neutro", alter ego privo di parola e personalità ("Polyblank" potrebbe infatti essere tradotto come "poligono vuoto").

    La prima missione che ci verrà assegnata sarà quella di recuperare dati sensibili all'interno di un'ambasciata sovietica. Inutile dire che si tratterà soltanto d'un pretesto per un'infinita serie di divertenti gag. Ogni missione metterà a nostra disposizione aree liberamente esplorabili dentro le quali potremo muoverci a nostro piacimento, scoprendo le piccole sorprese che gli sviluppatori hanno riservato per noi. Dirigersi difilato e a testa bassa verso l'obiettivo principale significherebbe dunque perdersi quanto di meglio ha da offrire il lavoro dei Necrophone Games (oltre a ridurre drasticamente il già esiguo numero di ore necessarie per giungere ai titoli di coda). Se siete tra coloro che acquistano un videogioco tenendo il larga considerazione l'ammontare di ore di gioco promesse (non molto diverso dall'acquistare un romanzo contando il numero delle pagine) JazzPunk non fa decisamente al caso vostro ed il viaggio potrebbe non valere il prezzo del biglietto. Infatti, anche andando ad indagare ogni sperduto angolo delle mappe, difficilmente impiegherete più di quattro ore per portare a termine il titolo. Gli sviluppatori non mirano a dilatare i tempi, magari aumentando artificialmente la longevità con compiti inutili e momenti opachi, quanto piuttosto a mettere in scena un'esperienza ludica intensa e da godere tutta d'un fiato. Si potrebbe quasi affermare che l'intero gioco sia un grosso "macguffin" al fine di veicolare una lunga serie di trovate collaterali e minigiochi parodici. Aggirandoci per gli ampi livelli troveremo infatti un'enorme quantità di oggetti con i quali interagire, ognuno dei quali innescherà gag dal sapore smaccatamente slapstick. Come i suoi riferimenti cinematografici, il modello di comicità non è sempre raffinatissimo ma, tra crostate e randellate in faccia e fotocopie al posteriore, troveranno posto anche situazione genuinamente esilaranti come quella in cui una telecamera di sorveglianza, con un mozzicone di sigaretta poggiato sull'obiettivo, ci chiederà di distogliere lo sguardo da lei per non innervosirla. Queste piccole gemme d'umorismo surreale costellano il breve arco narrativo del titolo. Lo strambo mondo di JazzPunk pullula di grotteschi personaggi che paiono usciti fuori da una pellicola dei Monty Python: completamente fuori di testa. I loro dialoghi, a volte ironici, a volte paradossali, il più delle volte semplicemente assurdi, sapranno strapparvi più d'un sorriso anche grazie ai distorti e robotici suoni con cui pronunciano le loro battute. Qualcuno degli NPC ci offrirà anche l'opportunità di affrontare alcune side quest (come andare a caccia di piccioni o schiacciare dei mosconi all'interno d'un negozio di vasi cinesi). Per affrontare queste folli missioni collaterali ci verranno spesso forniti gadget accuratamente congegnati per dar vita a situazioni deliranti (come spruzzare su un passante del profumo ai feromoni di piccione per vedere il malcapitato aggredito da un nugolo di pennuti impazziti).

    Le meccaniche di gameplay sono estremamente elementari ed il gioco si riduce spesso ad un continuo cliccare sugli elementi dello scenario al fine di assistere alla prossima gag. Fortunatamente le interazioni con l'ambiente danno vita a reazioni quasi sempre sorprendenti come quando, osservando attraverso l'oculare d'un microscopio, inizieremo una partita ad un clone di Space Invaders. Attraverso una libera struttura ad incastro, la nutrita serie di minigiochi costituisce forse la principale offerta ludica del titolo dei Necrophone Games; di questi il più divertente è forse "Wedding Quake", ovvero un banchetto nuziale trasformato in una "frag fest" in cui sposi ed invitati (sacerdote compreso) cercheranno di uccidersi in un tutti contro tutti che riporta alla mente titoli come Quake 3 Arena e Unreal Tournament. Lo sberleffo degli sviluppatori non risparmia nessun genere: si va dal picchiaduro, all'ormai sterminato filone di giochi ambientati in una post-apocalisse-zombie, sino ad arrivare a titoli come Kitty Scratch.
    In un vortice di autoreferenzialità videoludica, JazzPunk include una moltitudine d'esperienze ludiche, concependo il racconto (alla maniera postmoderna) unicamente come accumulo di citazioni e blocchi narrativi quasi del tutto indipendenti dall'esile intreccio principale.
    La comicità non scaturisce dunque dal plot o dall'interazione tra personaggi dai caratteri ben definiti, quanto dalle singole gag avulse da qualsiasi contesto. Così, se inizialmente la formula si dimostra decisamente spassosa, con il proseguo dell'avventura le trovate rivelano, sempre più, la loro meccanica prevedibilità.

    Sotto il segno di Blendo Games

    Dal punto di vista del taglio estetico, JazzPunk non nasconde d'attingere a piene mani dalle geniali opere di Brendon Chung: non solo per l'uso della soggettiva ma soprattutto per la medesima, "cubistica" spigolosità con cui il geniale game designer ha rappresentato ambienti e personaggi in titoli come Gravity Bone e Thirty Flights of Loving. Ciò nonostante va riconosciuto il grande talento dei Necrophone Games nell'essere comunque riusciti a donare al titolo una forte personalità estetica creando suggestivi paesaggi attraverso semplici superfici "piatte", con vivaci accensioni cromatiche che infondono all'opera una preziosa e rara coerenza stilistica.

    L'intero comparto audio è semplicemente strepitoso. La colonna sonora composta da Luis Hernandez crea un'entusiasmante mistura di Jazz e dubstep, mentre gli effetti sonori antinaturalistici generano effetti di straniante comicità.

    Jazzpunk JazzpunkVersione Analizzata PCSospinto dalla travolgente forza del suo folle nonsense comico, JazzPunk percorre, a suo modo, la medesima strada già brillantemente battuta da titoli come Gone Home e The Stanley Parable nella ridefinizione delle possibilità espressive del videogioco. Per non recidere ogni legame con le forme ludiche più tradizionali, i Necrophone Games ricorrono, però, a dei mini giochi. Questi, per quanto divertenti, rischiano di far assomigliare il titolo del team canadese ad un generico casual game. In JazzPunk non c'è un vero gameplay né un ben definito plot ed il gioco sembra a volte configurarsi come poco più d'una vivace piattaforma su cui attivare gag e qualche giochino parodico. Le risate, comunque, non mancano di certo e la comicità slapstick risulta quasi sempre efficace. La strada, però, per la fondazione di un'autentica e "matura" commedia videoludica, che passi attraverso l'interazione tra intreccio e personaggi, è ancora lontana.

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