Recensione Knock-knock

Direttamente dalla Russia, un indie a metà tra un survival horror e un adventure game.

Recensione Knock-knock
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  • Pc
  • In campo videoludico, paure e fobie sono da sempre terreno fertile sul quale lavorare: il coinvolgimento che scaturisce dall'affrontare le proprie angosce e i propri timori, infatti, spesso permette al giocatore di soprassedere anche su difetti più che evidenti e meccaniche di gioco non propriamente brillanti. Nel caso del nuovo titolo di Ice-pick Lodge però, il gameplay è quanto di più lontano dalla 'brillantezza' possiate immaginare: cresciuto seguendo un stile di vita eremitico all'interno di una misteriosa magione costruita ed ampliata negli anni da suo padre (e suo nonno prima di lui), la vita del protagonista di Knock-knock subisce un brusco cambiamento quando creature inquietanti iniziano a bussare di notte alla sua porta e a riempirne i sogni più profondi di strane visioni.

    CHI VA LÀ?

    Guidato solamente dalla luce della sua candela, il compito del giocatore sarà quello di accompagnare il malcapitato lungo le innumerevoli stanze della cupa dimora, riaccendendo le luci sparse qua e là permettendo al protagonista di ricordare la reale composizione e sistemazione degli oggetti all'interno di una determinata camera, aiutandolo a distinguere l'incubo dalla realtà. Lo scopo finale di ognuno dei livelli sarà quindi quello di proseguire nell'esplorazione fino al totale riempimento di un indicatore/orologio che scandirà l'arrivo dell'alba e la seguente ritirata delle creature che logorano il sonno del nostro protagonista: tale caricamento potrà essere accelerato, grazie a particolari orologi disseminati in modo casuale per le stanze (anch'esse generate proceduralmente ad ogni nuova partita), o rallentato, venendo a contatto con le misteriose entità che le popolano. Illuminando una stanza, inoltre, le creature notturne all'interno di essa diventeranno invisibili, rendendo il protagonista ancor più vulnerabile al loro tocco (evitabile nascondendosi dietro a mobili e oggetti vari) e creando l'esigenza di decidere quali lumi tenere accesi e quali spegnere proseguendo nell'esplorazione. Riferendoci, ad inizio recensione, ad una struttura 'poco brillante', non alludevamo solamente all'evidente mancanza di illuminazione che caratterizza tutto il titolo, bensì anche alla decisione degli sviluppatori di non fornire nessun tipo di tutorial (se non per i comandi basilari) o indicazione sugli obiettivi di un gameplay che il giocatore stesso dovrà interpretare durante l'evolversi dell'avventura.

    "Lo scopo finale di ognuno dei livelli sarà quindi quello di proseguire nell'esplorazione fino al totale riempimento di un indicatore/orologio che scandirà l'arrivo dell'alba e la seguente ritirata delle creature che logorano il sonno del nostro protagonista."

    Fare luce sulla scarsa chiarezza delle dinamiche di gioco diventa quindi parte integrante dell'esperienza, data anche una certa ripetitività delle dinamiche e del ritmo di gioco, che dal primo all'ultimo dei livelli non cambierà quasi mai, non in modo sensibile almeno. Questa fase di scoperta, per quanto avvolta in una nebbia virtuale, risulta forse tra le più riuscite dell'intero titolo, grazie al particolare contrasto che verrà a crearsi tra le informazioni dispensate dai testi che gli sviluppatori hanno inserito tra alcuni degli stage, i monologhi deliranti di un protagonista con seri problemi mentali ed il proprio istinto: quest'ultimo fattore, infatti, porterà il giocatore ad agire spesso in modo discordante rispetto a ciò che il gioco mette sul piatto e che dovrebbero aiutarlo a proseguire nell'avventura. Il vero obiettivo del gioco sarà quindi quello dipanarne la storia e, con essa, la mente del protagonista, arrivando a scoprire le origini e gli scopi delle creature che lo perseguitano e la natura stessa della sua esistenza solitaria. Scavando in questo ambito, il giocatore non faticherà a trovare un sottotesto narrativo ben chiaro, relativo alla solitudine forzata e volontaria dell'individuo verso una società che fatica a capirlo, ma la profondità di queste digressioni non raggiunge mai quella vista in altri titoli nei quali la narrazione videoludica svolge un ruolo preponderante; il tentativo, da questo punto di vista, di stimolare il giocatore c'è tutto quindi, ma difficilmente lo stesso ne rimarrà toccato in maniera tale da ascriverlo tra le sue migliori esperienze videoludiche.

    A livello tecnico, la caratteristica più interessante di Knock-knock è sicuramente il peculiare stile grafico che porta in vita il viaggio onirico del bizzarro protagonista: il livello di dettaglio bidimensionale è molto buono e permette di scorgere, all'interno delle varie camere dell'enorme casa, particolari sempre in linea con quanto scoperto passo dopo passo dal giocatore; questi, mentre si spingerà sempre più a fondo dentro i misteri della mente del nostro alter-ego, potrà avere una testimonianza tangibile della sua follia sotto forma di scritte sui muri, oggetti bizzarri e finezze inquietanti. Constatare che ad un così buon livello di dettaglio gli sviluppatori non abbiano voluto abbinare neanche un basilare enigma ambientale, puntando tutto su un gameplay astratto e meccaniche che richiamano un basilare hide-and-seek lascia, purtroppo,un retrogusto di occasione persa. La direzione artistica generale, comunque, appare sicuramente come il miglior pregio del titolo nel suo insieme:

    "La direzione artistica generale, appare sicuramente come il miglior pregio del titolo nel suo insieme."

    le creature 'nemiche', dal design visibilmente disturbante, unite ad un sapiente uso delle meccaniche di illuminazione/buio descritte in precedenza, riescono in più di un'occasione a far trasalire il giocatore, soprattutto se immerso in un ambiente dal giusto mood. Si difende sufficientemente bene anche il comparto sonoro, con effetti sonori e sottofondi d'atmosfera, il cui unico neo è dato dalla voce del protagonista: il linguaggio usato dall'eccentrico e logorroico ometto è stato infatti totalmente inventato dagli sviluppatori e si presenta come un misto tra un bisbiglìo e la voce robotica all'interno del brano 'Tecnologic' dei Daft Punk, che potrebbe portare qualcuno a valutare seriamente l'opzione 'mute' del proprio sistema audio, piuttosto che sentir proferire di nuovo parola dal protagonista.


    Knock Knock Knock KnockVersione Analizzata PCBizzarro e difficilmente inquadrabile, Knock-knock si rivela un'avventura dal gameplay vago, quasi intangibile e piuttosto monotono; dietro a queste non proprio rosee premesse si può comunque trovare un percorso in grado di accompagnare il giocatore alla scoperta di un protagonista con una storia da raccontare e dalle molte sfaccettature concettuali. Non sempre, però, possono bastare uno sviluppatore indipendente, del coraggio e una formula 'alternativa' per produrre un buon gioco, e la mancanza di profondità di Knock-knock nei suoi settori più importanti ne è l'ennesima conferma. Vista la buona direzione artistica, con una struttura più articolata o una narrazione più incisiva, probabilmente staremmo parlando del titolo Ice-pick Lodge in termini completamente diversi, ma la realtà attuale, purtroppo, ci consegna un perfetto incrocio tra un'occasione mancata e un prodotto incompleto.

    5.5

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