Recensione Lichdom: Battlemage

Arriva la proposta del team Xaviant, all'insegna di un rinnovato action fantasy in prima persona.

Recensione Lichdom: Battlemage
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  • Il videogame fantasy - storicamente caratterizzato da un gameplay molto tecnico (per non dire ostico), per tradizione affiliato al genere role play - negli ultimi anni si è avvicinato al gioco d’azione, come dimostrano anche le sempre più numerose produzioni per home console. Il più delle volte si parla di ibridi, o contaminazioni; altre volte di sperimentalismo o addirittura innovazione videoludica. Gli statunitensi di Xaviant hanno portato allo stremo il concetto di action fantasy, realizzando un videogame dalle dinamiche FPS, inserito in un contesto narrativo fantasy che più classico non si può.
    Pochi tecnicismi e nessun complesso sistema “a livelli”: Lichdom: Battlemage è un fantasy game dalle dinamiche arcade che attinge al popolare e sempre più in voga genere first person. Riuscirà il nuovo team di sviluppo a conciliare gameplay, battle system e ambientazione?

    UNA LEGGENDA POCO CONVINCENTE

    C’era una volta un antico regno minacciato da un potente e malvagio tiranno. Ma un intrepido eroe pronto a tutto pur di redimersi...*clangore di spade*, *esplosione magica*, *2d10 danno da fuoco*...e tutti vissero felici e contenti.
    Il plot di Lichdom: Battlemage è il tipico espediente narrativo del gioco d’azione nudo e crudo, il collante aggiunto per giustificare le azioni del protagonista e quindi il brutale omicidio di centinaia di poveri demoni innocenti. Con una campagna mediamente longeva - circa 20 ore per il completamento - la storia scritta dai ragazzi di Xaviant si dimostra decisamente poco avvincente e priva di mordente, non solo a causa dello stile narrativo adottato, privo del pathos tipico delle grandi produzioni, ma anche per via della totale assenza di colpi di scena. La trama è raccontata attraverso sporadici e brevi dialoghi con il/la co-protagonista (a seconda della scelta che abbiamo fatto all’inizio), Roth, e con l’ausilio di alcuni artefatti magici che, quando attivati, evocano dei rapidi siparietti che narrano di eventi passati.
    Il nostro eroe (scelto a inizio avventura tra uomo o donna e tuttavia privo di qualsiasi caratterizzazione estetica editabile) si trova catapultato suo malgrado in un lontano e sperduto regno, scelto in qualità di Dragon per combattere il nuovo male che minaccia il mondo intero. Ci sono bastate poche ore di fronte allo schermo per capire che i personaggi di Lichdom sono “piatti”, scialbi e ben poco caratterizzati (nonostante il doppiaggio di buon livello). L’ambientazione è un fantasy medievale di matrice classica, sebbene s’intravedano numerose ed evidenti contaminazioni culturali e artistiche che pescano da leggende popolari indiane, sud americane e orientali, come i terrificanti mostri ma anche i bei paesaggi e le complesse ambientazioni.

    SIM SALA BIM

    Quel che più contraddistingue Lichdom dalla concorrenza è il gameplay, o più precisamente il battle system. Traendo palesemente ispirazione dal titolo di Bethesda del 2011, Skyrim, l’incantatore sotto il nostro controllo scatena i poteri arcani contro i nemici che incontra sul percorso, scagliando distruttive palle di fuoco o potenti catene di fulmini. È bene precisare che ci troviamo di fronte ad un first person “arena style” e non ad un gioco di ruolo (le caratteristiche di quest’ultimo genere sono presente solo in piccolissime dosi). Il ritmo di gioco e le dinamiche sono più simili a quelle di un classico sparatutto in prima persona, con l’unica differenza che utilizziamo dei poteri magici al posto delle solite armi da fuoco, archi e balestre: forti analogie con l’irriverente serie di Croteam, Serious Sam, e con lo shooter di The Flying Wild Hog, Hard Reset.
    Nel mondo di Lichdom la magia è suddivisa in domini, come fuoco (il primo che sblocchiamo), fulmine, energia cinetica o malattia, ognuno dei quali scatena poteri unici con effetti collaterali differenti. È inoltre possibile combinare i poteri creando potenti sinergie con risultati inediti, poteri massimizzati e danni critici raddoppiati. Ogni magia può essere scagliata contro i nemici in modi distinti, con danni mirati o ad area a seconda dell’obiettivo e dell’ambiente in cui ci troviamo. A tal proposito subentra un singolare sistema di crafting che ci permette di combinare i poteri in nostro possesso - da otto diverse scuole di magia - al fine di creare nuovi e potenti incantesimi. Per dedicarsi a questa pratica è sufficiente accedere al menù apposito, in qualunque momento del gioco e in qualsiasi punto della mappa. Questa particolare feature sarebbe un gran punto a favore del titolo di Xaviant, se solo le “formule magiche” non fossero troppo complesse e difficili da decifrare. Ogni magia ha un colore che ne identifica la rarità e un breve elenco che descrive poteri ed effetti, ma non è molto chiaro con quale criterio e logica è più efficace fondere i globi di magia recuperati sul campo di battaglia. Nonostante il tutorial accessibile dal menù di pausa infatti, il sistema per generare incantesimi risulta confusionario e poco accessibile, lasciando il tutto in balia del caso e levando il fascino dell’esperienza ludica “custom”, plasmata dallo stesso giocatore di fronte allo schermo.
    In Lichdom evitare gli attacchi in arrivo è importante quanto scagliare magie contro gli avversari. Per contrastare i nemici potremo usare uno scudo magico o, in alternativa, una magia di teletrasporto che ci disloca istantaneamente in un punto vicino. Sincronizzando la manovra di difesa con l’attacco in arrivo, deflette il colpo al nemico stesso che rimarrà folgorato e inabile per qualche secondo, dandoci così il tempo di contrattaccare e uccidere l’avversario. Il livello di difficoltà dei combattimenti è medio-alto, sebbene le boss fight siano piuttosto semplici da portare a termine. In caso di morte prematura verremo immediatamente teletrasportati al checkpoint più vicino (il sistema adottato ricorda quello di Bioshock con le Camere della Vita).
    Salvo saltuarie aree nascoste che deviano dal percorso principale, il game design di Xaviant propone dei livelli estremamente lineari e pochissima esplorazione.

    A SPASSO PER SKYR...DRIVASSER

    Sotto il profilo tecnico il titolo degli statunitensi di Xaviant stupisce grazie ad un comparto grafico davvero notevole, seppur con tutti i limiti di una produzione forgiata seguendo i dettami dell’industria indipendente (senza una grossa etichetta a finanziare lo sviluppo). L’ambizioso progetto della software house con sede in Georgia trae enorme beneficio dal sontuoso CryEngine 3 al quale si appoggia, un motore grafico estremamente potente e versatile, sempre più utilizzato anche per produzioni a medio budget.
    Il punto di forza del software di Xaviant sono sicuramente gli ambienti, pieni di elementi e ricchi di dettagli, minuziosamente raccontati attraverso ottime texture e una modellazione architettonica/naturale di gran livello. Le ambientazioni sono numerose e diversificate: si passa dalle ambientazioni urbane tra edifici in stile fantasy medievale, a un torrido deserto fatto di canyon e ponti sospesi, passando per lugubri grotte, freddi ghiacciai, oasi nascoste, rovine antiche e sontuosi palazzi in stile impero.
    Ottimi anche i modelli dei personaggi, in particolare quelli dei due protagonisti in versione maschile e femminile e di Roth, maestro e guida spirituale che ci insegnerà ad utilizzare e controllare i nostri nuovi poteri magici. I nemici che troviamo sul nostro cammino sono anch'essi molto ben realizzati, a partire dai più banali scheletri che incontriamo sin dai primi livelli, fino ai potenti ed enormi demoni di fine livello.
    Un’altro punto a favore per gli effetti visivi delle magie che possiamo scagliare contro i nostri avversari, in particolare con i poteri di fuoco ed elettricità: un po’ meno interessante lo scudo, che poteva essere rappresentato con qualche barriera trasparente e che invece risulta semplicemente invisibile. Il PC utilizzato per la nostra prove è equipaggiato di un processore Intel Core i7 3770K @ 4.2GHz, 16GB di memoria RAM DDR3 e NVIDIA GeForce GTX 680 con 2GB di VRAM DDR5 e ci ha permesso di giocare con risoluzione FullHD (1920x1080) e tutti i filtri e le opzioni attive, con un framerate medio abbondantemente sopra i 40 frame per secondo e mai sotto la soglia dei 30.
    Niente da eccepire circa il comparto audio e la discreta colonna sonora.


    Lichdom: Battlemage Lichdom: BattlemageVersione Analizzata PCLichdom: Battlemage è la classica produzione incentrata sugli aspetti tecnici del medium videoludico, costruita con l’ausilio di uno dei motori grafici migliori di sempre, il CryEngine. La storia è un elemento marginale, di contorno, inserito al solo scopo di accompagnare un gameplay fatto d’azione pura ed un’ambientazione fantasy molto ben realizzata. Sfortunatamente anche l’elemento fondante del titolo, ovvero il gameplay, risente di evidenti difetti, tra cui scarsa profondità del battle system, eccessiva ripetitività negli scontri e un sistema di crafting poco coerente. Anche il bilanciamento è da rivedere, con boss fight decisamente troppo semplici e, al contrario, normali segmenti di gioco al limite del frustrante. Il team Xaviant deve aver fatto male i calcoli in fase di sviluppo, proponendo così un titolo ottimo dal punto di vista grafico, ma carente sotto il profilo ludico. Un’occasione sprecata insomma, da parte di una software house che ha però grandi potenzialità.

    6

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