Recensione Tales of Monkey Island: Lair of the Leviathan

Terzo esilarante capitolo delle rinnovate avventure di Guybrush Threepwood

Recensione Tales of Monkey Island: Lair of the Leviathan
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Disponibile per
  • Wii
  • Pc
  • Correva l’anno del signore 1990 quando nei monitor di “milioni” di giocatori comparve un gioco destinato a diventare non solo un caposaldo del genere a cui appartiene ma dell’intera industria video ludica: Sectret of Monkey Island. Creato dal trittico Ron Gilbert, Tim Schafer e Dave Grossman, il gioco segue le gesta del protagonista Guybrush Threepwood, un giovane pirata dalle belle speranze, il quale raggiunge la notorietà fra i pirati che infestano i Caraibi, distruggendo i piani del pirata non morto LeChuck e conquistando il cuore della bella governatrice Elaine Marley; il tutto condito con una sana dose di umorismo e nonsense.
    Oggi, a quasi vent’anni di distanza e tre seguiti alle spalle (quasi tutti all’altezza del progenitore), ritorna sui nostri monitor la celeberrima saga dell’isola delle scimmie con nuovi personaggi, nuove gag e soprattutto con un nuovo sviluppatore: Telltale Games. La software house fu fondata nel 2005 da un gruppo di ex dipendenti della LucasArts, ai tempi Lucasfilm; già autori dell’ottima riedizione di un’altra celebre avventura Sam & Max, adesso in collaborazione con la LucasArts hanno deciso di dare un seguito alle avventure del nostro ex aspirante pirata.
    Divisa in cinque capitoli a cadenza mensile a partire da luglio 2009, qui andremo ad analizzare il terzo capitolo.

    Quindici uomini sulla cassa del morto

    Doveroso un piccolo riassunto delle puntate precedenti: Nel tentativo di eliminare definitivamente il pirata zombie LeChuck per salvare l'amata Elaine Marley, Guybrush Threepwood libera maldestramente una potente maledizione vudù con nefaste conseguenze: LeChuck assume forma umana, una nube malefica minaccia di trasformare i pirati dei Caraibi in demoni e Guybrush, per effetto della maledizione, perde il controllo della mano sinistra, che agisce secondo una propria volontà e rivela il suo lato più oscuro, facendogli assumere in alcuni momenti modi e fattezze demoniache.
    Un'esplosione scaraventa Guybrush sull'isola di Flotsam, perennemente tormentata da forti venti contrari che impediscono ai naufraghi di salpare. Sull'isola il nostro eroe è chiamato a scoprire il mistero dei venti contrari ed allo stesso tempo ostacolato dal Marchese De Singe, folle dottore francese convinto che nella mano di Guybrush sia nascosto il segreto della vita eterna.
    Riuscito a fuggire dall’isola del folle marchese dopo rocambolesche avventure e molte risate, il” non più giovane” pirata si mette in cerca di Elaine e de La Esponja Grande, leggendaria spugna di mare in grado di annientare la potente maledizione vudù. Durante la navigazione la Screaming Narwhal la nave presa ”in prestito” nel precedente capitolo, subisce l'arrembaggio della bella cacciatrice di taglie Morgan LeFlay, ingaggiata dal marchese De Singe per riportare la mano infetta di Guybrush sull'isola di Flotsam.
    Perso una mano ma guadagnato un’uncino il nostro si ritrova sull'isola di Spinner Cay, abitata dal popolo marino dei Vaycalian, dove ritrova Elaine e LeChuck.
    Chieftan Beluga, capo dei Vaycalian, rivela l'esistenza di tre antichi manufatti che riuniti evocano l'aiuto di creature marine per trovare il nascondiglio de La Esponja Grande. In cerca dei manufatti è anche il capitano Mcgillicutty, intenzionato a distruggere La Esponja Grande per conservare i poteri acquisiti grazie alla nube vudù.
    Riuniti i manufatti, Guybrush deve fronteggiare ancora Morgan LeFlay che, su nuovo ordine del Marchese, ha il compito di catturarlo. Distratti dal duello, i pirati non si accorgono della presenza di un lamantino gigante che inghiotte l'intera nave.
    Ingoiati dal lamatino gigante, Guybrush e Morgan decidono di unire le forze per trovare una via d'uscita che tra amori impossibili, vecchi amici/nemici ritrovati ed una serie di gag una più spassosa dell’altra riusciranno nella fuga. Ma l’imprevisto è sempre dietro l’angolo.

    Un barile di grog

    Con una saga così importante, il compito dei Telltale non era per niente semplice ed il rischio di scontentare sia i vecchi FANS che quelli nuovi era altissimo.
    Dopo le prime incertezze dei due precedenti episodi, i “T.G” hanno aggiustato il tiro e risolto quasi tutti i vari difetti che erano sorti con i primi episodi della serie.
    Niente più locazioni scialbe e limitate nel numero; niente più modelli dei personaggi secondari riciclati ma ognuno dotato di un’ottima caratterizzazione sia grafica "scenografica". Lo stesso discorso può essere applicato anche agli enigmi, ma è prima doveroso fare un appunto per chi non ha giocato i due precedenti capitoli: nel 1990 il gioco aveva come interfaccia grafica il celeberrimo SCUMM, dove a video erano presenti tutte le varie possibilità che poteva compiere il nostro personaggio, il tutto comodamente gestibile solo via mouse; adesso il tutto è stato semplificato e modernizzato: solo alcuni oggetti possono esse combinati ed il tutto tramite un semplice clic del mouse.
    Anche la difficoltà dei vari enigmi, che nei primi episodi risultavano troppo semplici e banali, ha subito un pesante restyling; niente di trascendentale come nei predecessori, dove non era difficile perdere intere giornate su un singolo enigma oppure essere costretti a ricominciare l’avventura causa un oggetto/enigma non trovato/risolto, ma ben calibrati e “facilmente” risolvibili con una buona dose di logica ed intuito.
    Il sistema di controllo potrà far storcer il naso ad alcuni vecchi estimatori, visto che tutto avviene grazie ai comandi ibridi mouse + tastiera, dove il primo è adibito alla gestione ed interazione con il mondo circostante, la seconda per gli spostamenti.
    Ultimo appunto di non trascurabile importanza è il rinnovato aspetto psicologico e caratteriale del nostro pirata preferito; adesso più maturo (come lo sono alcune situazione in cui si troverà: esempio le avances della bella cacciatrice di taglie) e più preso dai vari problemi che la vita famigliare comporta.

    Lato tecnico

    Come già accennato le varie locations sono molto migliorate sotto ogni aspetto ed anche se il motore grafico è sempre lo stesso delle precedenti avventure, qui sembra sfruttato in maniera decisamente migliore.
    Stesso discorso anche sulle musiche un po’ sottotono e non sempre azzeccate nei vecchi capitoli, ispirate e sempre al posto giusto in questa terza avventura.
    Per concludere, essendo una avventura grafica, il motore non deve gestire enorme mole di dati ne effetti particellari all’ultimo grido, quindi il tutto è molto fruibile anche su macchine un po’ più vecchiotte.

    Tales of Monkey Island: Lair of the Leviathan Tales of Monkey Island: Lair of the LeviathanVersione Analizzata PCTales of Monkey Island : The Lair of the Leviathan è un ottimo gioco, il migliore fino ad ora uscito dei cinque capitoli in cui è divisa la saga. Tutti i piccoli difetti riscontrati nei predecessori sono stati se non eliminati almeno parzialmente limati. Ma il vero punto fermo è l’ottima sceneggiatura, condita da spassosi ed irreverenti dialoghi e da personaggi memorabili. Unico difetto per i fan di vecchia data la semplificazione dei vari enigmi. Buona anche la longevità di ogni capitolo che si attesta sulle 4-5 ore. Consigliato a tutti: vecchi e nuovi videogiocatori.

    7.5

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