Recensione X3:Reunion

Un universo di bug!

Recensione X3:Reunion
Articolo a cura di
Disponibile per
  • PS2
  • Xbox
  • NGC
  • Pc
  • In una galassia lontana lontana...

    Per un appassionato di simulatori stellari, la serie X non può che ricordare piacevoli ore trascorse a girovagare tra un settore e l’altro, alla ricerca del profitto sicuro e, magari, di qualche bel pirata da abbattere per poi reclamare la sua nave.
    Per chi invece fosse completamente estraneo a questo universo, bisogna premettere che la serie lanciata da Egosoft, cominciata col lontano X: Beyond The Frontier e che vide il suo massimo splendore con X2: La Minaccia, è una delle più popolari nel genere dei simulatori spaziali; questa popolarità non è dovuta solamente ad un grafica particolarmente azzeccata e ad una trama solida e ben costruita, ma a qualcosa di più profondo, maggiormente legato alla struttura del gioco stesso. Cos’è che non ci riesce a far staccare gli occhi dal monitor una volta lanciato il gioco? Cos’è che ci obbliga, anche contro la nostra volontà, ad esplorare ancora un settore? L’intera serie X, ma in particolare il best seller della saga, X2: La Minaccia, raccoglievano dentro di sé una forza attrattiva immensa, quasi uno charme proprio.
    Un preambolo del genere per dire poi, nella maniera più rapida e brutale possibile, che X3 si posiziona all’esatto opposto di quanto descritto fino adesso...

    Le dimensioni non contano

    Su carta, X3: The Reunion avrebbe tutti i numeri per sfondare e diventare uno dei giochi di maggior successo mai pubblicati: una grafica sbalorditiva, una trama solida e ben congegnata, anche se lontana anni luce da intrecci più raffinati (come quelli di KOTOR), un gameplay ampiamente collaudato e di sicuro successo, il tutto unito con una varietà di navi, armi e ambienti di gioco particolarmente vasto.
    Ciò che sorge spontaneo chiedersi è allora come mai X3 si è rilevato un tale buco nell’acqua: ecco, sono proprio stati i buchi, o meglio i bachi a rovinare un gioco di tale portata.
    Una volta completata l’installazione, probabilmente l’unica parte del gioco non afflitta da bug, vi troverete a dover settare al meglio le opzioni grafiche, scegliendo tra risoluzione di gioco e livello di dettaglio: potete tranquillamente tralasciare questo aspetto, sia che disponiate di un sistema di ultima generazione -come quello su cui abbiamo effettuato la prova- sia che abbiate installato il gioco su un vecchio IBM-Compatible, per una semplicissima ragione: l’engine di gioco è stato così mal implementato che nemmeno se impostate il gioco al minimo livello di dettaglio, passerete a contare i frames al secondo, ma al minuto.
    Badate bene: questo non significa che la grafica di X3 sia brutta o presenti particolari sbavature o altri errori di programmazione; anzi, l’aspetto estetico è veramente stupefacente, merito soprattutto di un ottimo lavoro e gioco sugli shader, che ricoprono più volte anche la stessa superficie, restituendo un effetto particolarmente spettacolare, specialmente quando vedrete il bagliore provocato dal vostro cannone al plasma illuminare la superficie di una struttura spaziale a voi vicina.
    A questi effetti si aggiunge un design delle stazioni e delle navi veramente accattivante, effetti particellari e volumetrici realizzati con estrema cura, come la sottile nebbiolina provocata dal pulviscolo spaziale intorno agli asteroidi, e via discorrendo.
    Il problema è che non giocherete mai veramente a X3: piuttosto vi limiterete a sfogliare un po’ velocemente un album di fotografie che, malgrado siano ben realizzate, restano comunque delle fotografie; per qualche inspiegabile ragione, probabilmente dovuta ad una eccessiva fretta di rilasciare sul mercato il titolo, i programmatori di Egosoft si sono dimenticati che la memoria RAM in un sistema non è infinita: non appena lancereto il gioco, il nostro monitor della G15 ha segnato un incremento nell’utilizzo della RAM da un valore del 15% fino ad uno del 65%, solamente per caricare il menù di gioco e un corto filmato di presentazione. La situazione poi è velocemente degenerata non appena avviata una nuova partita, che ci è costato un riavvio del sistema, poiché l’esoso X3 aveva saturato completamente 2 gb di ram di ultima generazione.

    Il ritorno dello swap file

    Da quando venne lanciato il vetusto Windows 98, il file di swap ha praticamente abbandonato la sua funzione di memoria a lento accesso su tutti i sistemi dotati di sufficiente quantità di ram; questo per dire che se avete proprio la necessità fisiologica di giocare con X3: The Reunion, dovrete reimpostare il file swap di Windows, con tutte le conseguenze che questo comporta, ovvero grande sforzo per il vostro hard disk e una pressione continua per il processore, che si troverà a dover saltare continuamente tra le informazioni stipate nella ram e quelle nel file di swap sul vostro disco fisso, rallentando ulteriormente il già fiacco X3.
    Detto questo, per continuare nella prova del gioco, dopo aver settato uno swap di dimensioni ragguardevoli, abbiamo nuovamente lanciato il gioco, impostando il livello di dettaglio al minimo, malgrado disponessimo di ben due 7800 GTX lanciate in Sli. Questa volta, dopo il solito caricamento e l’avvio di una nuova partita, il gioco è diventato leggermente più stabile e fluido, permettendoci di godere quella che probabilmente sarebbe stata una delle esperienza di gioco migliori degli ultimi mesi: dopo un breve filmato di iniziale, dove capirete veramente il significa di impotenza, vedendo il vostro minuscolo caccia M5 di fianco ad un incrociatore di classe M2, vi ritroverete a dover insegnare a qualche novellino fresco di accademia come volare e combattere i vostri primi nemici, ovvero qualche esploratore Khaa’Ak (che per la cronaca rappresenta la razza aliena per eccellenza dedita alla distruzione di qualunque forma di vita, specialmente fissata con un umano particolare, ovvero voi) e oltre a questi, anche un piccolo distaccamento di navi pirata.
    Dopo queste brevi schermaglie, entrerete nel vivo della trama: senza svelare troppo, possiamo dirvi che dovrete viaggiare per mezza galassia alla ricerca di una pietra e di una razza di pirati che riesce a costruire navi invisibili. Come ovvio, la pena del fallimento sarà la distruzione di tutto l’universo e anche di qualcosa in più, non meglio specificato: un qualcosa che risponde al nome di “forza intrinseca della vita”, che suona più come una minaccia filosofica piuttosto che la ragione del vostro sbattimento alla ricerca di un futile minerale.
    Malgrado la trama non sia ai livelli di eccellenza riesce comunque a coinvolgere e, a parte qualche grossolano errore di traduzione dall’inglese alla nostra lingua madre, non possiamo che rimanerne soddisfatti.

    Un Universo pieno di buchi, e non di quelli neri...

    Se la trama tutto sommato si salva, resta comunque tutto quello che la circonda a fare acqua da tutte le parti: malgrado tutto la struttura di gioco è rimasta pressoché invariata da quella di X2: dovrete decidere se impersonare feroci cacciatori di taglie oppure abili mercanti, fino a diventare un veri e propri magnati dell’industria siderale, con proprietà e complessi di strutture. Il già sopraccitato charme che permea la serie X consisteva proprio di questo: partendo come un misero pezzente, con una piccola nave scarsamente equipaggiata ed una esigua disponibilità di crediti, potevate lentamente -ed usando solamente le vostre forze- farvi strada attraverso un universo che non regala niente a nessuno, fino a diventare il leader indiscusso della vostra razza.
    Il problema è che prima di vedere qualche risultato, anche il più piccolo, dovrete dedicare un numero esagerato di ore di gioco, esplorando galassie in cerca di una milk-run che vi permetta di guadagnare qualche credito extra e, prima di potervi permettere una nave decorosa (che non vi costringa a fuggire davanti ad un nemico) dovrà passare forse qualche settimana. Durante la nostra prova, durata un intero mese, solamente grazie ad un inaspettato colpo di fortuna siamo riusciti a guadagnare crediti sufficienti per acquistare una stazione e da lì diventare importanti magnati.
    A questo si aggiunge una curva di difficoltà particolarmente ripida, poiché spesso dovrete tentare più volte una stessa missione, magari perché l’IA del gioco avrà deciso, per qualche oscura ragione, che il vostro piccolo caccia possa affrontare una nave da guerra completamente equipaggiata. Oltre questa rilevante mancanza,si aggiunge l’impossibilità di salvare a proprio piacimento, a meno che non disponiate di un “ancora di salvataggio”, acquistabile dietro lauto pagamento, oppure atterrare in una stazione dove verrà effettuato un salvataggio automatico. Purtroppo questo sistema si rivela inefficace, in quanto potrà capitarvi, durante i pellegrinaggi in cerca di crediti da un settore ad un altro, di finire nelle grinfie di un gruppo di pirati, o contro un nutrito sciame di Khaa’Ak materializzato proprio alle vostre spalle, costringendovi ad un prematuro gameover.

    Un odissea chiamata Patch

    Subito dopo la release del gioco, il forum ufficiale di Egosoft si è letteralmente intasato di un incredibile varietà di thread, tutti supplicanti di rilasciare il prima possibile una patch per tentare di correggere questi errori di framerate disastrosi ed utilizzo orrendo delle risorse di sistema. Prontamente Egosoft, che non intendeva abbandonare i suoi fedeli fan davanti ad un titolo che ricorda vagamente una beta, se non addirittura un alpha, rese immediatamente disponibile un patch che aggiornava il gioco alla versione 1.23, ovviando in minima parte a questi problemi. Una successiva release, che aggiorna il gioco alla 1.3, smentisce tutte le buone intenzioni dei programmatori: oltre a ripristinare una serie infinita di problemi e crearne addirittura di nuovi, apporta modifiche puramente futili, come un nuovo design per i missili, e alcune correzioni ai nomi dei settori. D’altro canto, la patch 1.3 aggiunge una serie di errori di traduzione e di missing text che rendono l’esperienza di gioco particolarmente frustrante, oltre ad una pessima gestione delle eventuali mods o plugins.
    Per chi avesse già acquistato il titolo, consigliamo vivamente di restare alla penultima versione, la 1.23, che fin’ora si è rivelata la migliore, sperando che i ragazzi di Egosoft continuino a sfornare patch per migliorare sempre di più il loro ultimo titolo.

    X3:Reunion X3:ReunionVersione Analizzata PCUno splendido gioco dalle potenzialità immense, rovinato da una eccessiva fretta nel lanciarlo sul mercato e come diretta conseguenza, una serie infinita di bug ed imprecisioni, il tutto contornato da una programmazione dell’engine che spreme le risorse di sistema in maniera inconcepibile, provocando continui crash o errori irreversibili, costringendovi a riavviare la macchina. Se proprio siete degli appassionati della serie o del genere, solamente uno sforzo di volontà immenso vi permetterà di continuare nel gioco e di non correre immediatamente nel pannello di controllo e a rimuovere il titolo definitivamente.

    5.2

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