Recensione Jack Keane

Alla scoperta di un'avventura grafica di vecchio stampo

Recensione Jack Keane
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  • Il ritorno delle avventure grafiche comico demenziali

    I Deck 13 Interactive sono un team di sviluppo tedesco che negli ultimi anni si è distinto per la divertente avventura grafica Ankh, divenuta poi serie con il successivo capitolo Ankh - Il cuore di Osiride e Ankh - La battaglia degli Dei, altro capitolo in uscita nei prossimi mesi. Grazie alla serie Ankh, i Deck 13 Interactive hanno rilanciato presso il pubblico un particolare stile di avventura grafica, quello comico demenziale, che aveva avuto nei titoli Lucas dei primi anni ‘90 i suoi migliori esponenti, salvo poi subire un progressivo abbandono nel corso degli anni. I titoli dello sviluppatore tedesco si segnalano anche per un’altra particolarità, che approfondiremo meglio nel corso della recensione, ossia l’abbandono del 2,5 D, ormai un “must” da tempi immemori in questo genere, a favore di un 3D integrale: la scelta, in parte rischiosa, sembra fino ad oggi aver ripagato tanto i giocatori quanto il team diretto da Jan Klose. Jack Keane - Al riscatto dell’ Impero Britannico segna, in questa prospettiva, uno step importante nella crescita di Deck 13 Interactive, chiamati ad una prova della possibile continuità di questo connubio da loro creato tra un’innovativa scelta grafica ed uno dei più classici stili del genere.

    L'arte della commedia

    “ Da qualche parte nell’Oceano Indiano...” Con questa frase inizia la nostra avventura nei panni Jack Keane: a qualcuno tra i giocatori più appassionati delle avventure grafiche sarà probabilmente subito tornato alla mente Monkey Island, il grog e i pirati, e quella perla insuperata della LucasArts che ormai è entrata di diritto nella storia dei videogiochi. La citazione non è per niente casuale e tutto il titolo è, in effetti, disseminato di questi continui ammiccamenti ad alcuni classici del genere tra cui, oltre la fortunata serie piratesca di Guybrush Threepwood, anche un altro “mostro sacro”, quale Indiana Jones. Questo gioco delle citazioni oltre a costituire un doveroso omaggio per i classici del genere, è funzionale anche ad alcune situazioni comiche, che si lasciano volutamente in ombra per non rovinare la sorpresa ai lettori. Il sospetto, quanto mai bonario, è che i creatori di Jack Keane - Al riscatto dell’ Impero Britannico (da qui in avanti JK) abbiano voluto anche trovare un piccolo escamotage per evitare confronti diretti e coprire qualcuna delle loro fonti d’ispirazione. Niente di male, in ogni caso.
    La nostra storia inizia a Londra: Jack Keane è un simpatico e spiantato capitano sempre in fuga dai creditori, costretto ad accettare una pericolosa missione di trasporto persone per conto dell’Impero Britannico, proprio per cercare di saldare un grosso debito. La sua capacità di fuga ne fanno l’elemento adatto per coprire nel minor tempo possibile la rotta tra la terra di Albione e la colonia dell’India ma, come è facile immaginare, niente andrà come deve andare: da qui inizia l’ avventura vera e propria, fatta di donne seducenti, misteri tribali, agenti segreti, piante carnivore e, naturalmente, dottori pazzi che tramano per la conquista del Mondo o, perlomeno, del mercato del tè. La trama di JK ha nel suo complesso una discreta articolazione, ma nulla di più: il tono spiccatamente comico se da una parte limita in questo senso il titolo, riesce però a mantenere abbastanza fresco e vivace il complesso della sceneggiatura, senza farla scadere eccessivamente in nessun punto. I personaggi sono tutti fortemente stereotipati, come richiede un avventura di questo tipo, e forse il più riuscito è il secondo personaggio che saremo chiamati a controllare nel corso della partita, ovvero l’ avventuriera americana Amanda, in possesso di un’ ironia più tagliente rispetto a Jack. La verve comica non è priva di elementi sexy da commedia all’italiana, che sono comunque molto limitati, ma che hanno il merito di non far appiattire eccessivamente il titolo su standard troppo infantili.

    Difficoltà crescenti

    JK è un punta-e-clicca abbastanza intuitivo, l’interfaccia non presenta nessuna novità sostanziale rispetto ad altri titoli del genere: tasto sinistro per esaminare gli oggetti o i punti attivi della schermata, passando sopra a questi vedremo cambiare l’icona del puntatore a seconda dell’azione che è possibile eseguire (parlare, raccogliere, salire/scendere, usare) tramite il tasto destro del mouse. L’inventario si trova, sempre visibile, nella parte alta della schermata di gioco. Per facilitare le cose, tramite la pressione continua del tasto X è possibile esaminare tutti i punti attivi sulla scena, anche in questo caso nulla di nuovo sotto il sole. Purtroppo il gioco non sempre risponde correttamente ai click del nostro mouse e sarà necessario ciccare più volte per vedere compiere alcuni spostamenti o azioni; inoltre, nonostante il tasto rivelatore, in alcuni casi (pochi per fortuna) alcuni oggetti risultano difficilmente individuabili per via della prossimità con altri oggetti. Sono, ad ogni modo, peccatucci veniali e presenti in maniera molto ridotta, facilmente risolvibili con una piccola patch in futuro.
    Uno delle caratteristiche più apprezzabili di questo titolo è il crescente livello di difficoltà man mano che avanza la trama: inizialmente il gioco stupisce e lascia un po’ perplessi per la facilità con cui si risolvono gli enigmi, ma ad ogni capitolo (sono tredici in tutto) la sfida proposta al giocatore diventa sempre più ardua, e per risolvere alcuni enigmi sarà necessario dare prova di spirito d’osservazione e fantasia non comuni. Iniziare in maniera soft per poi aumentare la difficoltà gradualmente, significa far arrivare il giocatore nel punto della trama in cui lo stimolo ad avanzare è più forte, evitando fenomeni d’abbandono: purtroppo gli sviluppatori hanno inserito enigmi risolvibili esclusivamente con l’utilizzo d’oggetti, con qualche variazione sul tema il titolo ne avrebbe tratto un gran giovamento. Nel complesso, tranne qualche acuto, il gioco si attesta su una difficoltà media, e richiederà una quindicina d’ore ad un giocatore esperto per essere completato: presenti alcuni extra che possono essere sbloccati nel corso della partita, come il museo delle cere, dove si possono rincontrare i personaggi dell’avventura in forma di statua e la modalità “Jack Keane retrò” che permette di giocare con un filtro seppia dal sapore di fotografia ottocentesca.
    Piccolo avvertimento per i giocatori che riusciranno a completare l’avventura: non perdetevi i titoli di coda!

    3d, la nuova strada delle avventure grafiche?

    Come abbiamo detto nell’introduzione, JK è un’avventura grafica realizzata completamente in 3D tramite il motore OGRE: lo stile con cui è realizzato il titolo è molto cartoonesco, accentuato dalla scelta di colori saturi e un’ illuminazione calda. Nonostante sia apprezzabile la coraggiosa scelta del 3D, che sicuramente conferisce una maggiore freschezza al titolo, dobbiamo annotare che allo stesso tempo è stata limitata dalla scelta di una telecamera fissa non gestibile dall’utente, anche se la scelta delle inquadrature è quasi sempre quella ottimale ed è abbastanza varia.
    La parte meno convincente della realizzazione grafica è quella degli ambienti, che hanno una qualità altalenante soprattutto nel dettaglio con le inquadrature più ravvicinate, e anche a livello di modellazione poligonale non sono sempre esenti di difetti. Decisamente buoni sono invece i modelli dei personaggi e le loro animazioni, che presentano qualche carenza solo in occasione delle interazioni con gli oggetti, in parte nascoste da fastidiosi cut inseriti dagli sviluppatori. In generale la resa visiva rimane su un livello più che discreto, nonostante tutti questi piccoli difetti che sono presenti, ma che non inficiano eccessivamente la qualità complessiva del lavoro svolto.
    Il giudizio per il comparto audio ricalca un po’ quanto detto per la sezione grafica, un lavoro generalmente buono, soprattutto a livello di doppiaggio, molto vario e puntuale, anche se le voci di alcuni personaggi risultano troppo caricaturali, e per questo un po’ fastidiose. Buoni gli effetti sonori e l'accompagnamento, pur se quantitivamente limitati

    Jack Keane Jack KeaneVersione Analizzata PCJack Keane - Al riscatto dell’ Impero Britannico è un titolo decisamente buono, anche se soffre di alcuni cali di qualità un po’ in tutti i suoi elementi, dalla trama alla realizzazione tecnica all’interfaccia, che però non fanno abbassare di troppo il giudizio complessivo. E’ sicuramente un titolo divertente e fresco, come non se ne vedevano da un po’ di tempo, che riesce a mantenere tutte le premesse, pur senza toccare le vette genere: difficilmente riuscirete a non provare interesse per le avventure di Jack, anche se non siete dei patiti del genere. Ci sentiamo, quindi, di consigliarlo a tutti, anche in virtù del suo prezzo ridotto rispetto allo standard, tenendo a mente che non è un capolavoro del genere, ma un titolo valido soprattutto in termini di divertimento e intrattenimento puro.

    7.5

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