Recensione Jak 2: Renegade

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Recensione Jak 2: Renegade
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Disponibile per
  • PS2
  • Spalla a spalla

    Si sente dire spesso che un buon comico non sarebbe nulla senza una buona spalla, la quale, sebbene spesso possa sembrare ausiliaria e accessoria, è invece parte fondamentale e dominante degli spettacoli di coppia. Vengono alla luce della nostra memoria illustri mattatori, tra gli altri, come Stanlio & Ollio, Camillo & Peppone, Ric & Gian, Gaspare & Zuzzurro, Banjo & Kazooie, Ratchet & Clank e Jak & Daxter. Ecco, proprio di questi ultimi ci apprestiamo a parlare approfonditamente. Di loro e della loro nuova avventura, Jak 2: Renegade.

    Rivoluzione inaspettata

    Tutto ci potevamo attendere dal seguito di uno dei migliori platform per PS2, tranne che abbandonasse così sfacciatamente il ruolo di semplice gioco di piattaforme. L’immaginario collettivo riguardante questo promettente titolo, chiaramente imbarazzato nel scegliere prodotti dai quali avrebbe probabilmente preso spunto, si è trovato completamente impreparato ad affrontare la realtà dei fatti: Jak 2: Renegade prende spunto a piene mani da uno dei best seller della passata stagione, Grand Theft Auto. Già, proprio il violento, amorale, irriverente e per molti spassosissimo prodotto Rockstar. Immaginando già l’espressione terrorizzata di buona parte tra quelli che tra voi hanno apprezzato il precedente episodio andiamo a vedere il contesto di tale radicale rivoluzione.
    La storia comincia esattamente dove finiva il primo J&D, ovvero alle prese con un portale precursor dal funzionamento ignoto. Una serie di circostanze avverse scaraventerà i due beniamini in un ambiente sconosciuto e ostile, dove Jak, a causa pesanti somministrazioni di eco oscuro, acquisirà un misterioso potere capace di tramutarlo in un poco attraente Hulk di periferia.
    Appena giunti all’esterno del palazzo in cui principia la nostra avventura e in cui avremo l’opportunità di impratichirci con le vecchie e ripresentate abilità motorie, ci si presenterà uno spettacolo affascinante e mesmerizzante al tempo stesso: uno scorcio di quella che pare essere una città immensa ed eccezionalmente dettagliata , pulsante di vita e gorgogliante di traffico aereo. Ed ecco affacciarsi le tipiche meccaniche grandtheftautiane. Jak può deambulare a piedi o servirsi di uno degli innumerevoli (e diversi per tipologia e caratteristiche) velivoli presenti nello scenario, semplicemente depredando il proprietario del suo mezzo di locomozione. Guardie appiedate o motorizzate pattugliano i quartieri pronte ad intervenire per qualsiasi violenza commessa a danno loro o degli altri concittadini. E le somiglianze non si fermano a queste: una minuscola e tonda mappa rotante compare nell’angolo in basso a destra pronta a darci indicazioni (tramite piccole icone) sulla direzione da prendere per raggiungere il prossimo contatto interessante; l’avanzamento stesso nella trama avviene ‘a missioni’ non lasciando dubbi, se mai potessero essercene, sull’identità parentale delle meccaniche proposte.
    Un bene? Un male? Per scoprirlo analizziamo gli aspetti fondamentali dell’opera.

    Talento consolidato

    Possiamo dirlo senza possibilità di essere smentiti: graficamente Jak 2 surclassa qualsiasi prodotto mai uscito su PS2, e non solo. Raramente avrete avuto esperienza di una nitidezza, precisione, e stabilità simili su PS2. Mole poligonale elevatissima, gustosi effetti particellari, illuminazione credibile e complessa, ottimi effetti di distorsione e rifrazione dovute al calore o ai liquidi, tutto riporta la mente ad un cartone animato digitale. Le scene non interattive sembrano (senza correre il rischio di avventurarci in una iperbole poco credibile) filmati precalcolati. Di certo raggiungono la complessità, per animazioni e modellazione, di alcune produzioni televisive minori di qualche anno fa. Le Texture godono di qualità altalenante ma complessivamente e mediamente molto buona, a tratti eccellente. Un mip-mapping di qualità inedita su PS2 permette una resa visiva quanto mai nitida e priva di shimmering (il classico sfarfallamento presente in molte altre produzioni). Un motore fisico discretamente evoluto gestisce ottimamente gli scontri tra i veicoli e il peso di Jak (per esempio) su di essi e sugli oggetti, nonché la reazione degli stessi alle pendenze e alle sollecitazioni esterne come le esplosioni.
    Ovviamente una tale leccornia grafica non viene gestita senza difficoltà da PS2, purtroppo spesso costretta ad eliminare la sincronia verticale con lo sgradevole risultato di frequenti sfasamenti tra i frame calcolati e quelli visualizzati; questo fenomeno chiamato tearing, sebbene permetta di mantenere costanti fluidità e giocabilità, spesso ‘spezza’ letteralmente lo schermo in due antiestetiche metà. Non troppo fastidioso, ma certamente evidente.
    In tutto e per tutto però è davvero impossibile non rimanere estasiati dagli scenari tessuti dagli abili grafici Naughty Dog, tanto che ci si ritroverà molto spesso ad ammirare un panorama mozzafiato da una vetta, o un gentile scorcio stradale al tramonto, orario che il ciclo giorno/notte ereditato dal prequel (ma qui estremamente raffinato) rende particolarmente piacevole all’occhio.

    Spalla a spalla (reprise)

    Analizziamo ora i fondamenti ludici del titolo.
    Se dovessimo schematizzare brutalmente le meccaniche presenti in Jak 2 potremmo farlo con pochi elementi (rigorosamente in ordine sparso): guida, shoot ‘em up, platform, cabaret.
    Le sezioni di guida ci accompagnano negli spostamenti/missioni all’interno della città e in particolari gare organizzate all’interno di autodromi dedicati. Nonostante un inevitabile rodaggio iniziale, dovuto alla fisica lasciva delle traiettorie, i veicoli si comportano egregiamente permettendo altresì l’esecuzione di soddisfacenti scorrazzate con tanto di cambio mezzo al volo in caso di necessità. Più avanti nel gioco la dotazione di Jak si amplierà definitivamente con un Hoverboard che, utilizzato discrezionalmente ma con le stesse soluzioni ludiche di un Tony Hawk qualsiasi, si integrerà generosamente nella risoluzione delle sfide proposte.
    Mutuato da Ratchet & Clank , lo spirito tipico da shoot’em up si presenta timidamente solo dopo un paio di missioni risultando anch’esso gratificante e ben congegnato, sebbene dalla fruizione limitata a sole 4 armi. Alcune mosse come l’attacco rotante o il pugno, se combinate con un’arma da fuoco, permettono di eseguire attacchi particolarmente efficaci nonché stilisticamente apprezzabili, particolarmente utili nel caso di molteplici attacchi nemici. Non mancano gradevoli diversivi come l’utilizzo di torrette antiaeree o le inclusioni di spunti particolarmente interessanti sebbene non estremamente originali (uno dei primi boss viene affrontato seguendo le azioni di Jak dal suo particolare punto di vista, per esempio).
    E’ però nelle sezioni platform che i Naughty Dog raggiungono probabilmente la loro massima capacità espressiva, offrendo sfide impegnative ma allo stesso tempo divertenti ed appaganti. I livelli prettamente ‘piattaformici’ non sono moltissimi, ma gli ibridi d’azione sparacchiola che capiterà più spesso di affrontare non lasceranno a bocca asciutta gli amanti del ‘salto perfetto’.
    Tutte queste peculiarità però non sarebbero così ben armonizzate se non fossero coadiuvate da un pretesto ed un contesto adeguati. Ed è qui che ‘la spalla’ di cui sopra entra in gioco. Ascoltare i deliri egotisti di Daxter occorrenti all’introduzione di ogni nuova missione è un piacere che sorvola i meandri del cabaret sfondando prepotentemente l’uscio della cinematografia Disneyana. Finalmente l’Italia è degnata di un doppiaggio davvero all’altezza per toni, scelte vocali e recitazione, con fortunatamente pochi lati bui su cui recriminare.

    E il verdetto è...

    In conclusione un prodotto giocabile, divertente, sufficientemente longevo grazie ad una difficoltà non abbordabilissima (e una folta serie di cheat da abilitare ritrovando le 200 uova precursor nascoste nel gioco), nonché tecnicamente sorprendente (degni di menzione l’opzione 16:9, il selettore 50 e 60Hz, e la modalità progressiva, uniti ad un impianto audio codificato in Dolby Pro Logic II).
    C’è chi ne può criticare il design forse troppo banale, chi può criticarne l’originalità poco pronunciata o la reiterazione di alcuni canoni del genere. Noi siamo convinti che le ore passate a giocare e valutare Jak 2 siano state gradevoli, a tratti entusiasmanti, e questo ci basta.

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