Recensione AFRIKA

L'Africa come non l'avevate mai vista sulla vostra console

Recensione AFRIKA
Articolo a cura di
Disponibile per
  • PS3
  • Missione Africa

    Presentato la prima volta durante l’E3 2006 attraverso uno stupendo video ed alcuni screenshots di grande impatto scenografico, Afrika (o meglio, Hakuna Matata, come titola la versione asiatica in lingua inglese da noi testata), prodotto da Sony e sviluppato da Rhino entertainment, sollevò notevole interesse tra stampa specializzata e pubblico, per l’innato fascino dell’ambientazione africana, proposta con grande realismo e notevolissima cura per il dettaglio.
    All’epoca, pur non conoscendo l’entità ludica del software targato Sony, l’ipotesi più probabile paventata da critica e fan sui forum di tutto il mondo fu quella del safari fotografico nel grande continente nero, confermata col passare del tempo ed il susseguirsi di notizie maggiormente ricche di informazioni.
    Il rilascio di ulteriori, superbe immagini che ritraevano la tipica fauna perfettamente realizzata sotto il cocente sole africano fu un deciso colpo al cuore per i “naturalisti” della next-generation, che mai avevano visto - magari solo sognato - un prodotto simile con una perizia tecnica di codesta fattura, tale da far invidia ad un vero documentario della National Geographic, società trasversalmente coinvolta nello sviluppo di Afrika nei modi che spiegheremo più avanti.
    Le reazioni positive di critica e pubblico, suffragate e motivate dal rilascio di materiale sempre più impressionante, cozzavano irrimediabilmente con le strategie di mercato di Sony Japan, decisa a distribuire il nuovo brand inizialmente sul solo territorio nipponico, per poi fortunatamente esportarlo in tutta l’area asiatica (con il nuovo nome di Hakuna Matata) comprendendo la lingua inglese nell’interfaccia: è di recente pubblicazione la notizia di una versione americana in sviluppo (agosto 2009), mentre per quanto concerne il mercato europeo vi è ancora una fitta coltre di nubi, con la SCEE ancora chiusa in un misterioso quanto preoccupante silenzio.
    Tuttavia, la saggia decisione di predisporre il software come region-free e grazie al vasto ed accessibile mercato d’importazione tramite internet, Afrika si è reso fruibile per l’intera utenza mondiale, forte anche delle prime reazioni della stampa asiatica, non propriamente entusiastiche ma sicuramente positive.
    Scopriamo insieme pregi e difetti di questa particolare ed innovativa creatura digitale.

    Nessuna licenza di uccidere

    Diciamolo subito, Afrika non è un titolo per tutti i palati: se avete solo la minima intenzione di impallinare, investire, cucinare, impagliare o appendere al muro una di queste povere bestie dovete decisamente cambiare aria, qui si scattano solo fotografie (e che fotografie!), ci si apposta dietro cespugli ed arbusti per decine di minuti in attesa dello scatto perfetto e non per realizzare l’headshot della serata! Bene, ora che sono rimasti i soli lettori realmente interessati possiamo cominciare.
    L’avventura inizia con la selezione del proprio alter-ego virtuale, un fotografo naturalista francese od un’affascinante zoologa americana, una novella Chrys Malfi della biologia moderna che non teme il lavoro sul campo ed il contatto con la fauna più perigliosa.
    Fatta la propria scelta, che non influenzerà minimamente il lato gameplay, ci troveremo proiettati nel campo base in compagnia della guida africana James e del personaggio scartato precedentemente, pronti ad imbastire i primi passi in questo curioso safari virtuale, che ci porterà a conoscere alcuni comportamenti e la biologia (con tutte le limitazioni del caso) delle sessanta specie di animali riprodotte nel software.
    Ad ogni nuovo avvistamento (che deve essere documentato e salvato) viene aggiunta una scheda nell’enciclopedia di supporto targata National Geographic, dove potremo visionare splendide foto, curiosità, brevi spezzoni video ed i modelli tridimensionali dell’animale che vogliamo studiare: tale utilissimo strumento didattico è richiamabile sia nel menù principale che nell’interfaccia del campo base.
    Lo scopo fondamentale di Afrika è quello di portare a termine le numerose missioni che ci verranno inoltrate via mail da enti scientifici o testate giornalistiche sul nostro prezioso computer portatile, strumento indispensabile per ogni fotografo e scienziato naturalista moderno.
    Ovviamente ciascuna missione consiste nel fotografare determinati animali durante uno specifico comportamento o rituale (di gruppo o solitario), la cui difficoltà variabile è rappresentata dalla pericolosità del soggetto richiesto, dalla rarità ma anche dalle proprietà intrinseche del momento da immortalare.
    Scattata la foto si torna al campo base e la si invia tramite posta elettronica al datore di lavoro, che ci pagherà in base al risultato ottenuto: i parametri di valutazione sono l’angolo, la distanza, la tecnica e la solidità del soggetto preso in esame.
    I crediti ottenuti possono essere poi spesi attraverso un negozio di e-commerce per comprare nuovi strumenti (hard disk più capienti, tende da campeggio per le missioni notturne, cornici etc etc) ma soprattutto obbiettivi e reflex più performanti (tutte rigorosamente su licenza Sony), in grado di scattare foto sempre migliori e dotate di tutte le impostazioni reali che ogni fotografo professionista conosce.
    Se la maggior parte degli utenti si affiderà alle impostazioni automatiche di ciascuna reflex, i veri professionisti potranno metter mano su decine di parametri al fine di ottenere risultati sorprendenti ed estremamente realistici: provare per credere.

    Mi è sembrato di vedere uno gnu!

    Accettata una delle varie missioni proposte via mail si è subito pronti per il safari virtuale, a caccia dello scatto richiesto.
    All’inizio dell’avventura verremo accompagnati nelle aree di interesse da James (la guida africana della riserva naturale del Manyanga), ma procedendo nella storia saremo liberi di guidare personalmente il fuoristrada Suzuki in dotazione o di recarci a piedi in una delle cinque vaste (ma non troppo) zone dov’è possibile incontrare gli animali.
    Pur trattandosi di avvistamenti virtuali, l’emozione del viaggio e dell’esplorazione per andare a scoprire una determinata specie è analoga a quella che si prova nella realtà, con tutte le limitazioni del caso, naturalmente.
    Intercettato l’animale vanno presi tutti gli accorgimenti necessari per avvicinarlo senza spaventarlo o inquietarlo (ad esempio nascondendosi tra i cespugli o sopra un albero), in attesa che esso sia a portata di zoom e nella speranza che compia l’azione da immortalare: in questo gioco di attese ed appostamenti vi è tutta l’essenza di Afrika, dove una percentuale di momenti “morti” è giustificabile e comprensibile, soprattutto quando il risultato ottenuto è un magnifico e gratificante set di foto.
    Dal punto di vista etologico le varie specie presenti in Afrika hanno un comportamento piuttosto coerente con la realtà, tuttavia lo spettro delle azioni non stupisce per varietà ed i momenti di maggiore enfasi cinematografica sono spesso guidati da scene scriptate, alla base dei cosiddetti “big games”, lunghe sequenze precalcolate - decisamente spettacolari - in cui lo scopo del giocatore è quello di immortalare i frames salienti dell’azione: la caccia del velocissimo ghepardo sulla gazzella di Thomson di turno ne rappresenta un saliente esempio.
    Naturalmente avvicinandosi troppo a determinate specie il rischio di essere attaccati è notevole e spesso si è costretti ad una repentina fuga verso luoghi più sicuri: in caso di contatto con la “belva” dimenticatevi spargimenti di sangue o scene truculente, verrete semplicemente “teletrasportati” al campo base solo con un grosso spavento, subito pronti per il prossimo safari.
    Va sottolineato che le cinque zone rappresentanti questa vasta riserva naturale africana sono piuttosto “slegate” fra loro, non solo dal punto di vista paesaggistico, ma anche per l’illuminazione ed il clima in generale: un espediente utilizzato per favorire la vicinanza di specie animali che altrimenti vivrebbero in habitat piuttosto distanti fra loro, pratico ma che nell’economia “realistica” del software stona un poco. Gli sviluppatori avrebbero dovuto optare almeno per viaggi in aereo/elicottero piuttosto che per semplici spostamenti in jeep (o addirittura a piedi) da un’area all’altra.
    Altro aspetto poco convincente è quello di trovare la maggior parte degli animali quasi sempre nelle stesse aree della mappa, consentendo all’esploratore navigato un rapido e poco emozionante raggiungimento del bersaglio: da sottolineare comunque la presenza di alcune specie molto difficili da intercettare che garantiranno tante ore di caccia fotografica in più.

    Cos'è quello?

    L’aspetto che maggiormente colpì critica e pubblico durante lo sviluppo del titolo fu proprio quello tecnico, grazie ad una realizzazione magistrale della fauna selvatica ed alla magnifica riproduzione dell’atmosfera africana, che traspariva forte ed affascinante dagli screenshots ufficiali.
    Purtroppo però, non tutte le rose son fiorite ed il prodotto finale presenta non poche magagne a livello di ottimizzazione e sfruttamento del potente processore Cell in dote alla macchina Sony, con grossolane cadute di stile e fastidiosissimi bugs tecnici che in un’opera digitale moderna come Afrika (che fa della potenza delle immagini la colonna portante) non avremmo mai voluto vedere.
    Innanzitutto vanno sottolineati i fastidiosissimi cali di framerate, soprattutto durante le esplorazioni sul fuoristrada, quando ad ogni sterzata a destra o a sinistra quasi sempre corrisponde una sensibile perdita di fotogrammi al secondo: decisamente inaccettabile.
    Altro fattore negativo sono le animazioni degli animali a grande distanza, che definire ridicole e totalmente fuori luogo è un complimento: tutte le creature virtuali sembrano colte dalla pericolosissima “sindrome dei 10 frame per secondo”, assolutamente inguardabili in un contesto dove la bellezza dello scenario e l’atmosfera rappresentano il fulcro del prodotto.
    Fortunatamente, utilizzando il binocolo o avvicinandosi a sufficienza, le cose cambiano radicalmente e si possono ammirare scene “bucoliche” di rara bellezza, grazie alla pregevole fattura dei modelli poligonali degli animali (ottime textures in alta definizione e cospicuo numero di poligoni), che corrono, saltano e si muovono come nei migliori documentari della National geographic.
    Grande attenzione è stata poi posta dagli sviluppatori nel realizzare ambienti vastissimi dall’orizzonte infinito e coerenti con la realtà. Purtroppo erba, piante ed arbusti vari non hanno goduto della medesima cura per il dettaglio utilizzata per gli animali, rendendo la veduta d’insieme solo buona e non stupefacente come era lecito aspettarsi.
    Ottimi invece gli effetti d’illuminazione, che regalano spessore e realismo all’ambientazione oltre che nascondere le carenze del carente motore grafico, decisamente di stampo old-gen per quanto concerne l’utilizzo di effetti particellari e speciali tipici delle produzioni moderne (la fisica poi è praticamente assente).
    Decisamente buona la colonna sonora realizzata da Wataru Hokoyama, i cui tratti ricordano molto da vicino le melodie il John Williams del filone avventuroso, come quello di Jurassic Park per intenderci.
    Manca completamente il parlato (fortunatamente nella versione asiatica “Hakuna matata” i testi sono in inglese) e gli effetti sonori svolgono egregiamente il loro dovere, con un audio direzionale che sfrutta sapientemente gli impianti dolby digital 5.1 ed aiuta molto nella fase di esplorazione.
    Il gameplay piuttosto rudimentale è supportato da comandi semplici, intuitivi e dalla curva di apprendimento prossima allo zero: unico aspetto decisamente interessante e profondo è quello rappresentato dallo scopo principe del software, ovvero quello di scattare fotografie.
    Il numero di opzioni e variabili è elevato, e sono tutte riprese fedelmente dalle reflex originali in dotazione, con grande gioia dei fotografi professionisti e degli appassionati di questa arte.
    Per quanto concerne la longevità del prodotto nulla da eccepire; le missioni proposte via e-mail sono tantissime ed interessanti, inoltre la componente esplorativa, la scoperta di tutte e sessanta le specie presenti nella mappa e la spinta a migliorarsi come fotografo (i risultati si possono condividere online con gli altri fotografi virtuali di tutto il mondo) sono un ottimo incentivo a reinserire spesso e volentieri il Blu Ray di Afrika nel tray della PS3.

    AFRIKA AFRIKAVersione Analizzata PlayStation 3Afrika (o Hakuna matata, che dir si voglia) è un prodotto decisamente intrigante ed in grado di appassionare e soddisfare tutti gli amanti della natura e degli animali, oltre che i novelli reporter virtuali, grazie ad una sapiente ed accurata simulazione dell’arte fotografica: tuttavia le pesanti magagne tecniche sono imperdonabili anche per un titolo di nicchia come questo, deficienze che lasciano l’amaro in bocca per il mancato utilizzo di un motore grafico realmente next-generation e magari del supporto di un team di sviluppo più esperto. Nonostante i difetti, Afrika risulta un pregevole esperimento in un mercato saturo di prodotti poco innovativi e realizzati per trarre il massimo profitto economico: imperdibile per chi vive di pane e National Geographic, da provare per chi cerca nuove emozioni nel panorama videoludico moderno e assolutamente da evitare per chiunque non può fare a meno di piantare una pallottola in testa alla prima cosa che si muove su schermo.

    7

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