Provato Castlevania Lords of Shadow 2

Dave Cox e Mercury Steam ci presentano il prossimo capolavoro action che porta il marchio di Castlevania.

Provato Castlevania Lords of Shadow 2
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • Dave Cox sa il fatto suo. Di più, Dave è Castlevania. La sua preparazione culturale sulla serie è disarmante, viscerale, pronta per sbancare qualsiasi telequiz o piegare a sassate la spocchiosa spavalderia del giornalista di turno. Sguardo squadrante, inchiodato sull’interlocutore, capace però di brillare appena si parla di un franchise che, zitto zitto, è in giro da quasi 30 anni. Una storia affastellata di successi e orribili tonfi, e tratteggiata col sangue sparso su un numero sconfinato di piattaforme. Il suo Castlevania, quello della scintilla, della consapevolezza di voler diventare uno sviluppatore, è una chicchina per Snes: Super Castlevania IV. Ottima annata, nulla da eccepire. Ribattiamo però con due perle come Castlevania 3 e Rondo of Blood, proseguendo la dialettica sul retrogaming in maniera sincera, da puri appassionati del videogioco. Insomma, un bel momento scacciagnocca. E la chiacchiera scivola che è un piacere anche quando ti (ri)conferma che Mercury Steam si sposterà su altro dopo Lords of Shadow 2, perché in fondo, dopo più di tre anni di lavoro all’ombra del signore delle tenebre, il percorso stilistico, artistico, ludico e tecnico può dirsi degnamente concluso. In sostanza, hai detto tutto fratello. E con nostro sommo dispiacere.
    In uscita a fine Febbraio su Xbox 360, PS3 e PC Castlevania Lords of Shadow 2 porta in dote un’eredità pesante, perché partorita contro i favori dei pronostici del 2010. Nemmeno i fan più accaniti potevano immaginare quanto il primo Lords of Shadow li avrebbe positivamente sconvolti, una sleeper hit che ancora oggi tiene botta in virtù di un sistema di combattimento flessuoso e deliziosamente tecnico, e di un’inflessione narrativa rarefatta e quasi ipnotica. Un esperimento, come lo definisce oggi lo stesso Cox, che si è consegnato alla storia come uno dei migliori action di una generazione di piattaforme che pare davvero immortale, alla stregua del reietto della famiglia Belmont e con buona pace degli early adopters di PS4 e Xbox One. Dopo 3 ore di hands on nel quartier generale parigino di Konami, vediamo com’è messo il buon Dracul.

    Sanguinose malinconie.

    Beh, maluccio, a dire il vero. Come è risaputo il complesso narrativo riprende le redini là dove le aveva lasciate, ma quello che troviamo è un pallido e rugoso ricordo del Gabriel Belmont che fu. Ormai assurto al ruolo di Dracula, sfibrato e consumato da secoli di solitudine e sensi di colpa, affoga nell’oblio di ricordi fin troppo vividi tra le mura del suo castello, lontano dagli sguardi di un mondo moderno che non lo teme o che finge di averlo dimenticato. Il suo incedere, nell’andirivieni di auto, passanti e luci al neon schizoidi dei giorni nostri, fornisce l’idea di un uomo corroso dalla sua stessa mostruosità e al contempo incapace di liberarsene. Ma Lucifero è alle porte: la tavola è imbandita ed il suo ritorno è cosa fatta. Spetta al nostro rattoppare una pezza mefistofelica bella grossa, aiutato da una vecchia conoscenza, Zobek, che pare invece essersi ricollocato alla grande anche lontano dal medioevo.
    Al di là del costrutto della storia, che non mancherà di sorprenderci come già aveva fatto il prequel, ciò che stupisce è la maturazione nel modo di raccontarla, così come di tratteggiare ed ispessire i personaggi. Per quanto epico, e a tratti malinconicamente poetico, il primo Lords of Shadow risultava fin troppo asciutto, sbrigativo. Il sequel invece si prende tutto il tempo necessario per far accomodare il giocatore all’interno di un contesto effettivamente affascinante, abbandonandosi a cut scene o dialoghi/monologhi spettacolosi. Gli strappi, con quanto successo in Mirror of fate per esempio, vengono prontamente ricuciti, mentre alcuni colpi di scena, anche nelle prime ore, fanno capolino per distanziarsi dalla progressione un po’ troppo lineare del titolo precedente.

    La figura di Dracula, poi, è decisamente a misura di fan: ricchissimo di contraddizioni e finalmente pregno di un passato misurabile in secoli, tiene la scena come mai Gabriel aveva fatto in Lords of Shadow. Vessato dal dolore e dalle conseguenze dei suoi errori, vive solo per morire. Un contrasto semplicemente bellissimo, sottolineato con efficacia dal doppiatore, Robert Carlyle, in stato di grazia, che contribuirà a lanciarlo senza dubbio tra i personaggi videoludici del 2014.
    Questione setting: come dichiarato dal team buona parte del gioco si svolgerà in città, una metropoli costruita attorno al castello del nostro, mentre la restante parte sarà appunto dedicata all’attraversamento del tentacolare maniero. Guidata in prima battuta, la progressione diviene poi anche un affare del giocatore, che in punti specifici potrà passare da un “mondo” all’altro, magari per ritornare in zone dapprima inesplorabili. La questione open-world è dunque più una rilettura un po’ frettolosa del concetto stesso di mondo liberamente esplorabile: in realtà la progressione e l’esplorazione, almeno nelle primissime ore di gioco, sono vincolate ai canoni classici della serie, con la facoltà lasciata al giocatore di tornare frequentemente sui suoi passi. Il backtracking sarà dunque preponderante nell’economia di gioco e particolarmente caldeggiato nel caso di vogliano trovare le reliquie più preziose. La ricetta non difetta poi di gustosi flashback, che intrappolano tanto il protagonista quanto il giocatore in autentici sogni ad occhi aperti, né si trattiene con le tinte da horror puro. La ribellione del sangue del castello di Dracula, la cui comparsa -copiosa- è sempre fautrice di pericoli imminenti, ed alcune scene davvero raccapriccianti, segnano un distacco netto dal predecessore, di gran lunga più prevedibile, meno sfaccettato e politicamente corretto. Un guazzabuglio di personaggi malinconici e devastati dall’orrore che difficilmente si potranno dimenticare.

    Nuovi ritmi

    Castlevania Lords of Shadow 2 non stravolge il corpus delle meccaniche originali, ma certo ci mette del suo per apportare degli accorgimenti che alcuni puristi potrebbero tacciare come “commerciali”. In realtà a cambiare, e tanto, è la dinamicità del titolo Konami, che sprizza vitalità e pare sì meno ingessato, ma anche non troppo dissimile da congeneri, comunque importanti, come God of War. Il risultato è un’opera moderatamente più frenetica, talvolta meno inflessibile, ma ugualmente soddisfacente. Le aperture ad un pubblico meno integerrimo non hanno dunque mortificato quanto di buono Mercury Steam aveva preparato nel prequel. La telecamera, ora gestibile via stick destro, è la novità su cui ci siamo abbondantemente soffermati negli articoli giù pubblicati. Il titolo perde parte della sua unicità, a tutto vantaggio di un’azione finalmente più leggibile. Il sistema di combattimento vive del maggior dinamismo del protagonista: accantonati i poteri di Luce e Ombra, Dracula può sfruttare un sistema tripartitico non troppo dissimile. Alla base c’è la Frusta di Sangue, pronta a vorticare con la solita combinazione di attacchi diretti e indiretti; fa poi la sua comparsa la Spada del Vuoto, letale con i suoi fendenti e capace di ripristinare la saluta del protagonista grazie ai colpi andati a segno; infine, gli Artigli del Caos, pensati per i corpo a corpo più impegnativi, magari contro nemici corazzati o dediti all’utilizzo dello scudo.
    Presente anche la barra del Focus, da riempire colpendo gli avversari guardandosi però dall’esserlo a nostra volta: solo con il focus caricato a dovere i nemici rilasceranno i globi di sangue necessari, per esempio, per consentire alla Spada del Vuoto di ricaricare la salute del protagonista. Un sistema dunque similare a quello passato, con l’aggiunta delle reliquie dotate di poteri poderosi quali, per esempio, il rallentamento del tempo, e dunque efficacemente strategico, che si avvale di due piccole variazioni sul tema: in primis il numero di combo effettuabili e l’evoluzione delle stesse. In secondo luogo il bilanciamento complessivo.
    A livello quantitativo, le mosse performabili stracciano senza appello l’offerta del prequel. Interessante però la progressione dello skill tree delle armi: più si maneggia una specifica combo, e più si diventa abili, con il sistema pronto a sbloccare altre combo sulla stessa arma. Variare, quindi, è la chiave per accedere ai livelli di preparazione superiori, non dimenticando nessuna delle tre armi.
    L’equilibrio complessivo, inoltre, è stato decisamente rivisto: al di là di una miglior efficacia della schivata, più precisa e capace di gestire distanze superiori, la soglia di ingresso per poter godere di Castlevania Lords of Shadow 2 è sicuramente meno rigida. Quantomeno all’inizio, e a livello normale, la sfida è sicuramente alla portata di tutti, con mostruosità capaci di aggirare il protagonista, cercando di soverchiarlo soprattutto con il numero, senza mai risultare bastardamente mortali. Cox ha più volte chiarito che le prime ore sono necessarie a metabolizzare il sistema: chiunque arriverà impreparato alla metà del gioco, soffrirà. E tanto.

    La soddisfazione, dunque, gronda copiosa: il sistema, ai livelli più alti, diventa una danza di morte sinuosa, che si bea del perfetto mix fra le tre armi e del calcolo preciso del timing di ogni combo e della conclusione delle animazioni, che davvero lascia tutto in mano alla bravura del giocatore.
    Le sequenze dedicate al platforming e all’esplorazione, godono sia della visuale dinamica che dell’agilità di Dracula, sostanzialmente ripensata da zero. Il senso dello spettacolo, dei boss mastodontici alla Shadow of Colossus, torna in maniera ancora più pronunciata, lasciando senza parole il giocatore. Basti pensare alla scalata del gigante meccanico ad inizio tutorial, a dir poco elettrizzante, o lo scontro con una Medusa particolarmente incattivita per farci innamorare una volta di più del titolo Mercury Steam.
    Presenti anche sezioni da puzzle game puro, mentre la novità è rappresentata da sessioni stealth, sfruttando i poteri del vampiro, che sulle prime non ci hanno favorevolmente impressionato. Dracula, durante l’esplorazione, soprattutto delle strutture comprese nella città moderna, può aggirare alcuni nemici ricorrendo a poteri come possessione, oppure trasformandosi in ratto. Nelle sequenze che abbiamo testato tali scelte erano obbligate e non è dato sapere se più avanti nell’avventura il giocatore avrà la facoltà di scegliere come affrontare determinate situazioni. Nonostante si inseriscano nel filone esplorativo, dette sequenze, seppur di breve durata, ci hanno lasciato l’amaro in bocca soprattutto per un design solo abbozzato. In sostanza ritrovarsi nei panni di un topo che deve morsicare un cavo per cortocircuitare un pannello elettrico non ci ha regalato, stranamente, grandi soddisfazioni.
    La durata dell’avventura, a livello normale, è valutabile in circa una ventina di ore, che potrebbero diventare molte di più per i maniaci del completismo.

    Tecnicamente, Castlevania Lords of Shadow 2 stupisce. Su PS3, al di là di qualche texture con poca verve, incanta soprattutto per la qualità complessiva delle animazioni e la cura maniacale del particolare, del vestiario, delle ambientazioni. Ma a regalare vera soddisfazione è la cifra stilistica: vedere all’opera il Toymaker, per esempio, vale da solo il prezzo di un biglietto fatto di cura certosina, level design meticoloso e capacità di spremere al massimo l’hardware su cui gira. Devastante anche il doppiaggio, che trova nel protagonista un autentico valore aggiunto. Tanto di cappello, Mercury Steam.

    Castlevania Lords of Shadow 2 Ci sono voluti più di tre anni, ma Castlevania Lords of Shadow 2 non ha tradito le aspettative. Alcuni cambi nel ruolino di una marcia che ora si è fatta più dinamica, ed alcuni inserimenti poco contestualizzati, almeno durante le prime ore di gioco, come le fasi stealth, non possono scalfire l’aura di capolavoro pur del genere action che il titolo di Mercury Steam si porta dietro. E senza fatica, tra l’altro. Narrativamente maturo, cattivo al punto giusto e deliziosamente giocabile, il nuovo titolo Konami fa di tutto per farsi attendere con ansia da giornalisti ed appassionati.

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