Speciale Dark Souls II - Patch 1.10

In attesa dell'imminente espansione, Dark Souls II si aggiorna con un nuovo boss

Speciale Dark Souls II - Patch 1.10
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • È raro vedere di questi tempi un gioco integrato con nuovi contenuti senza il ricorso ai tanto discussi DLC a pagamento. Eppure, proprio un paio di mesi prima del lancio di Bloodborne e di Scholar of the First Sin, From Software ci ha colti tutti di sorpresa regalandoci (nel vero senso della parola) una patch di Dark Souls II che non solo pone le basi per l’imminente espansione, ma garantisce un nuovo senso all’avventura e un nuovo, inedito, boss. Colti da un’insaziabile curiosità abbiamo deciso di toccare con mano tali interessanti novità riscoprendo, ancora una volta, il gusto per il masochismo ruolistico in un titolo che sembra non volerci mai abbandonare definitivamente.
    Nel testo che segue non solo entreremo rapidamente nel merito di alcune delle feature più interessanti della patch, ma ci addentreremo nei significati e nelle implicazioni che il nuovo nemico e il nuovo finale impongono su una storia che, di suo, si presenta criptica e profondamente esposta a indagini interpretative. Pertanto la lettura di questo articolo è fortemente sconsigliata a coloro che ancora non avessero intrapreso il proprio doloroso Calvario per le terre di Drangleic, sia per gli spoiler sulla conclusione, sia per i numerosi riferimenti alla Lore del gioco. Per tutti gli altri, ben ritrovati (ancora una volta) nel regno in cui la morte non è la fine del viaggio, ma un rito di passaggio necessario in funzione della propria crescita. Come personaggi e come giocatori.

    NON SOLO LORE

    Parlando di dati strettamente tecnici, questa patch 1.10 è orientata soprattutto a correggere e a bilanciare molteplici aspetti dell’esperienza online di Dark Souls II. Infatti i cambiamenti più evidenti riguardano aumenti delle ricompense per gli svariati patti disponibili, un anello in grado di assorbire le anime guadagnate durante le uccisioni effettuate online (mantenendo bassa la tanto odiata Soul Memory) e un miglioramento generale del matchmaking e della ricerca di altri giocatori nelle singole aree. Il tutto in preparazione dell’imminente aggiornamento radicale che non solo introdurrà la versione Directx 11 (almeno su PC), ma che amplierà le possibilità del multiplayer espandendolo ad altri 3 giocatori, per un totale di 6 presenti nella stessa partita.
    Alcune descrizioni degli oggetti sono state integrate per arricchire il comparto narrativo di un titolo tanto essenziale all’apparenza quanto profondo nella pratica, con uno dei background storici che più è stato capace di incuriosire la community negli ultimi anni. Per i giocatori più esperti è stato rivisto il Patto dei Campioni, per intenderci quello che impedisce di evocare altri giocatori in aiuto e che impone fin da subito un livello di difficoltà paragonabile a quello del New Game +: ora non solo i nemici faranno più danni al nostro eroe, ma non scompariranno dalle aree una volta eliminati il numero di volte necessario a ripulire la zona. Se aggiungiamo che nell’edizione Scholar of the First Sin è stato dichiarato che vi sarà un maggior numero di creature e saranno posizionate con una densità più elevata, le idee per tornare a Drangleic e compiere un ultimo, doloroso, viaggio ci sono praticamente tutte.
    Ultima, ma sicuramente non per importanza, è l’introduzione di un nuovo personaggio che sarà possibile incontrare prima sottoforma di NPC e poi, se si compiranno le scelte giuste, come nuovo boss di fine avventura. Un’introduzione singolare da proporre a un anno dall’uscita del gioco e a cinque mesi dalla distribuzione dell’ultimo dei DLC dedicati alle antiche corone. Eppure questa nuova creatura rende le cose molto interessanti ai giocatori, offrendogli non solo una nuova occasione di mettere alla prova le proprie abilità (il boss ovviamente non è dei più semplici), ma anche, in caso di successo, la possibilità di abbracciare un nuovo finale che darà un senso diverso all’avventura stessa. Tra un mistero e l’altro noi lo abbiamo incontrato e affrontato, e questa, grosso modo, è la cronaca di ciò che ci è successo.

    LA DISPERAZIONE NELLA CONCEZIONE CICLICA DELLA STORIA

    La ricerca delle corone degli antichi re non è stata semplice per il nostro eroe, anzi, nonostante l’esperienza accumulata nelle numerose battaglie pregresse, Shulva, la Torre Nebbiosa e Eleum Loyce hanno messo a dura prova le sue abilità, piegandolo numerose volte, ma mai spezzandolo definitivamente. Drangleic sembra quindi aver ottenuto la meritata prosperità: i nemici del reame sono scomparsi e un nuovo, giusto, sovrano è pronto a prendere il posto della corrotta Nashandra, consorte di un re oramai incapace di intendere e di volere, perduto nei meandri di una cripta difesa strenuamente da una sola onorevole guardia.
    Il guadagnato riposo è giunto alla fine di un’avventura che non ci lascia nemmeno la possibilità di scegliere il nostro destino, con l’obbligo di prenderci un non troppo rassicurante trono che ci ricorda come la disgrazia del regno sia destinata a ripetersi ancora e ancora. Il nostro sacrificio in quanto detentori del potere della fiamma è solo una panacea temporanea di un mondo predestinato alla corruzione dal rigido dualismo luce/oscurità, pertanto è con assoluta certezza che Drangelic ricadrà nel disfacimento a cui abbiamo assistito. La prossima volta però faremo noi le veci del vuoto re Vendrick e un nuovo prescelto dovrà prendere il nostro posto.
    Ma tutto questo allora ha davvero senso? Per quale motivo abbiamo combattuto sacrificando la nostra umanità innumerevoli volte se i nostri sforzi sono destinati a un inevitabile fallimento? Non esiste un’alternativa alle azioni del non morto prescelto? Finora queste domande sono state relegate alla “mera speculazione”, poiché l’avventura stessa non ci dava la possibilità di indagare percorsi alternativi sulla questione. Almeno fino a oggi.
    In fondo alla Gola Nera, una massa informe (che ancora non rivela la propria identità) ci interroga su ciò che vogliamo fare del nostro destino, perché un vero re deve prendere decisioni difficili e, al contrario di ciò che l’Araldo vuol farci credere, esistono due epiloghi per la nostra avventura: ereditare l’ordine precostituito o distruggerlo definitivamente. Dobbiamo quindi cercare Vendrick, colui che a parere della creatura è “quasi” diventato un vero re, ma non prima di aver riflettuto sui motivi che ci spingono a sacrificarci in nome di una causa che non sentiamo pienamente nostra.
    Il mostro ci racconta che il Signore della Luce, bandendo l’oscurità, ha dato una nuova essenza all’umanità, rendendo la vita delle persone una dolce illusione che, per quanto piacevole, rimane sempre una menzogna su cui è stato costruito tutto ciò che conosciamo. Le sue parole, per quanto cariche di odio e apparente ipocrisia, non possono lasciare indifferenti e, anzi, fanno crescere in noi il seme del dubbio. Una titubanza nei confronti di tutto ciò in cui credevamo, delle nostre certezze, dell’assoluta convinzione di star facendo l’unica cosa giusta. E se fossimo finiti vittime del più terribile dei raggiri?
    L’incontro al Nido del Drago è quello che fa svanire ogni residuo di speranza nella nostra già avanzata disperazione. Il mostro sostiene che gli uomini anelano la falsità di un amore illusorio nell’enorme teatrino della vita, eppure sembrano dimenticarsi di tutto questo nel loro tornare essere vuoti avvolti dall’oscurità. Non è più giusto ricondurli a questo stadio primordiale piuttosto che perpetuare il più dolce degli inganni? È solo rispondendo “si” a questa ennesima domanda che la creatura si palesa come Aldia, fratello del re Vendrick e padrone dell’omonima fortezza che unisce il regno terrestre con quello dei draghi.
    Il nostro obiettivo diventa ora chiaro. Nel raggiungere la sala del trono in cui, normalmente, dovremmo incontrare Nashandra la regina caduta, si erge ora un nuovo nemico, pronto a giudicare se la nostra determinazione sarà più forte dei re caduti sotto il peso del veleno, del fuoco e del ghiaccio. È Aldia, lo Scholar of the First Sin, che anche nella sconfitta ci ricorda che il trono è lì ad attenderci, ma che un’alternativa, una prospettiva in cui si superino sia la luce sia l’oscurità, è sempre disponibile.
    Così ce ne andiamo, ci allontaniamo dalla sala e, assieme al nostro nuovo mentore, ci incamminiamo lungo un percorso ignoto, fatto di fiamme che si spengono e di un destino che trascende ogni giudizio morale, spezzando una volta per tutte la maledizione del genere umano. È il trionfo dell’egoismo, in un finale che comunemente definiremmo “cattivo” perché scegliamo di non abbracciare l’altruismo dell’immolazione nel perpetuare la speranza degli uomini. Ma siamo sicuri che sia questa la vera scelta malvagia?
    Il tutto è molto simile a quanto avveniva nel primo Dark Souls scegliendo di seguire il serpente Kaathe: non vi è maggiore carità nel fare dono della verità, per quanto terribile essa sia, piuttosto che continuare a vivere in un bellissimo mondo di falsità? Se davvero il mondo è destinato a piombare nuovamente nell’oscurità alla fine di ogni nuovo ciclo, non è più degna una fine accettata con consapevolezza verso qualcosa di ignoto che, andando al di là del bene e del male, potrebbe garantire una pace interiore superiore a quella auspicata nell’immolazione dell’eroe prescelto? E se il vero finale oscuro fosse quello disponibile nella versione originale, in cui venendo meno la componente della scelta si costringe il giocatore a farsi carico dell’orribile fardello di una Luce sempre meno forte e destinata a mantenere un mondo di inganni e menzogne?
    In realtà queste e molte altre domande non possono trovare una risposta definitiva e il tutto viene rimesso alla sensibilità e al gusto del singolo giocatore, che sarà libero di intendere il nuovo finale proposto da From Software nel modo in cui più lo aggraderà. Certo è che, reinterpretando ancora una volta sé stesso, Dark Souls II è in grado di suscitare in noi innumerevoli riflessioni su temi e problemi che vanno oltre la pura saga videoludica e toccano corde esistenziali di indubbia rilevanza. E a poco serve sapere se tali contenuti fossero nei piani del team di sviluppo o se siano delle speculazioni a posteriori da parte della community su un titolo che ha costruito sul mistero e sul “detto e non detto” un intero universo simbolico, poiché volenti o nolenti, essi sono emersi comunque.

    Dark Souls 2 Come già accennato questa patch è atipica per un titolo uscito da quasi un anno e che molto presto subirà, per chi lo vorrà, una profonda opera di restauro. Non solo nuove migliorie al gameplay e all’online, ma anche nuovi contenuti, primo fra tutti un boss che ci ha presi davvero in contropiede, soprattutto per il rinnovato interesse che ha saputo suscitare nei confronti della un po’ sopita storia del regno di Drangleic. Essendo un contenuto completamente gratuito è uno spunto estremamente interessante per chiunque sia in possesso di una copia di Dark Souls II, in grado di coinvolgerci nuovamente in atmosfere da tempo dimenticate non solo per il (breve) tempo necessario al nuovo combattimento. Questa può essere la scusa giusta per eseguire quel doveroso “ripasso” necessario ad arrivare preparati al meglio per l’imminente uscita di Bloodborne o dell’edizione Scholar of the First Sin, entrambe distribuite nel periodo a cavallo tra Marzo e Aprile 2015. Unico neo della patch è l’impossibilità da parte di coloro che avessero già terminato la campagna di godere del nuovo scontro e, conseguentemente, del finale alternativo, ma siamo sicuri che chi avrà ancora interesse nei confronti di un titolo simile non si farà problemi nel crearsi un nuovo personaggio da zero. Ammettetelo poi che sotto sotto anche a voi piace subire questa brutalità nel gioco, quasi a ricordavi che, nonostante l’esperienza accumulata, nessuno può sfuggire alle infinite punizioni che questa saga continua a darci. E la domanda sorge spontanea: voi prima o poi troverete il coraggio di spezzare “questa maledizione”?

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