DiRT Showdown, il ritorno del destruction derby: la recensione

Destruction Derby DiRT

DiRT Showdown
Recensione: Xbox 360
Articolo a cura di
Disponibile per
  • Xbox 360
  • PS3
  • Pc
  • Guardare sempre al futuro non è cosa facile, nemmeno in ambito videoludico dove, a proposito di menti creative, non manca certo la materia prima. Una delle software house che meglio è riuscita, in questi ultimi anni, ad evolvere ogni suo brand in maniera "futuribile" è sicuramente stata Codemasters. Prima con GRID, poi con DiRT ed infine tramite F1, la softco britannica ha dimostrato come si possa ancora pubblicare giochi di guida vincenti, osando anno dopo anno ed andando a rivoluzionare in maniera sostanziale le convenzioni passate. Un modello in cui la casa di sviluppo crede talmente tanto da fondare Codemasters Racing, una "nuova icona" sotto la quale risplenderanno i prossimi racing game sviluppati in contumacia Codemasters. Il primo della lista, nonché uno dei più attesi dagli appassionati del brivido, è DiRT Showdown, che ha mostrato più di tutti la voglia di sperimentare - modificando ancora la sua struttura ludica sino a trasformarsi in un surrogato di Destruction Derby. Una metamorfosi che, come stiamo per vedere, ha i suoi lati positivi ed i suoi lati negativi, risultando comunque in un prodotto di buon livello, grazie soprattutto ad un'offerta ludica molto vasta e ad un comparto tecnico -come sempre- di grante impatto.
    Distribuito da Namco-Bandai DiRT Showdown sarà disponibile per Xbox 360, Playstation 3 e PC.

    Adrenalina in circolo

    L'offerda ludica di DiRT Showdown -per quel che riguarda le modalità- si presenta, come al solito, molto ricca e completa di single e multiplayer. Per quanto riguarda le modalità offline troviamo la singolare Joyride (di cui parleremo approfonditamente in seguito) ad affiancare la più classica carriera (battezzata qui Showdown Tour); riguardo all'online, invece, gare d'ogni genere -riprese dal single- potranno essere affrontate sfidando gli amici, che saremo altresì in grado di punzecchiare inviando loro le nostre migliori prestazioni in una sorta di Autolog in versione Codemasters, il RaceNet. Ma andiamo con ordine.
    La struttura della modalità Tour non differisce poi molto da quanto già visto in DiRT 3, mostrandoci una serie di "stagioni" suddivise per livello di difficoltà, da Pro a Legend, passando per AllStar e Champion. Il tutto veicolato da una grafica estremamente accattivante, caratterizzata da enormi parallelepipedi (rappresentanti le stagioni) impilati uno sull'altro alla Tetris. L'effetto, agghindato in maniera aggressiva come si conviene allo stile del brand, si ripete anche all'interno delle suddette, mostrandoci una varietà d'eventi che rappresenta anche questa volta l'innegabile punto di forza della produzione. Sbloccarli, al solito, non sarà impresa semplice: quelli alla base della "piramide" richiedono semplicemente il completamento di un certo numero d'eventi, ma quelli dalla metà alla cima (dove troveremo la Gara Finale) esigono un tributo maggiore - la vittoria di una serie ben determinata di trofei. Dal basso verso l'alto, non bastasse, la difficoltà crescerà, dando del filo da torcere sin dall'inizio a chi fosse intenzionato a farsi una semplice scampagnata.

    "Uno dei punti di forza di DiRT Showdown, come dei suoi predecessori, è il comparto tecnico. Dall'accattivante look dei menù alla modellazione poligonale dei veicoli, tutto è stato curato sin nei minimi dettagli, mantenendo le ottime qualità fisico-interattive che l'EGO Engine ha mostrato sino ad ora."

    Venendo alle gare la varietà, come si diceva, è davvero ottima. Suddivise in alcune delle "località automobilistiche" più suggestive al mondo (Miami, San Francisco, Yokohama...) sperimenteremo una serie completamente nuova di competizioni. Partendo da quelle più vicine al concetto di DiRT che conosciamo, troviamo Race Off, 8Ball, Domination ed Head 2 Head. Race Off, almeno all'apparenza, è una comunissima gara con otto piloti in pista contemporaneamente ed una serie di giri da completare all'interno di un tracciato chiuso. Lo stesso, in realtà, sarà irto di rampe ed ostacoli da superare, movimentando non di poco ogni passaggio dal via. Alla necessità di arrivare primi, poi, s'aggiungerà -qui in maniera collaterale- quella di accumulare punti ed ostacolare gli avversari, veicolata dalla possibilità di danneggiare il veicolo avversario sbattendovi contro il più violentemente possibile. Ogni gara di questo tipo, perciò, si trasformerà in un mix tra sorpassi e sportellate, che soprattutto online farà la felicità dei giocatori più avezzi a sfogare la tensione con qualche bella partita al videogame preferito. Venendo ad 8Ball non si cade troppo lontano. Le modalità di gara saranno sostanzialmente le stesse: a cambiare, invece, il percorso. Come suggerisce la nomenclatura stessa in questo caso il circuito sarà "ad otto", ovvero "ripiegato su se stesso" in maniera da presentare un paio di pericolosissimi incroci ad ogni giro completato. Va da se che, pur mantenendo in primis l'obiettivo di giungere primi al traguardo, la modalità premierà chi produrrà gli incidenti più spettacolari, sfruttando i punti di contatto per mettere fuori combattimento qualche sfortunato pilota avversario. A queste prime due casistiche, già a loro modo ricche di novità, s'aggiunge Domination, se vogliamo un pò più classica: si tratterà infatti di dare il meglio di se in un circuito accuratamente suddiviso in settori. Chi farà segnare il miglior tempo in ciascuna frazione ne diventerà il leader, ottenendo punti ad ogni giro - gli altri dovranno cercare di guidare al massimo per strapparne il possesso e guadagnare così la china della classifica. Una modalità basata quasi del tutto sulla velocità e sulla guida pulita, che non lesinerà comunque nella presentazione di piste ricche d'ostacoli. Head 2 Head, infine, è una sfida ancor più aderente ai canoni di DiRT 3. Messi a confronto con un solo pilota ci troveremo qui al cospetto di una prova Gymkhana, realizzata su un percorso speculare. Le due vetture partiranno quindi simultaneamente dirigendosi verso i lati opposti del percorso, ricongiungendosi poi al traguardo per confrontare i tempi (registrati sul totale delle due manches). Partito il cronometro inizieranno ad apparire a schermo i suggerimenti sulle evoluzioni obbligatorie per passare da un checkpoint all'altro dell'esibizione: un ben riuscito mix di derapate, salti, distruzione di blocchi di polistirolo ed immancabili cerchi da disegnare sull'asfalto bruciando migliaia di euro in pneumatici. Nel corso del Tour si aggiungerà anche qualche variante come lo Smash Hunter: una prova a tempo durante la quale dovremo distruggere i blocchi del colore indicato a schermo, disegnando un tortuoso percorso nell'arena.
    Quando si tratta di osare -si diceva- Codemasters non va per il sottile. E' così che a questo genere di eventi basati sostanzialmente (o quasi) sulla corsa se ne aggiungono altri il cui focus è invece solamente la distruzione dell'avversario. Il Tour ci porterà a gareggiare in competizioni di tipo Rampage, Knockout, Eliminator e Hard Target, che andiamo immediatamente ad approfondire.

    "Le meccaniche ludiche di DiRT Showdown tornano sostanzialmente invariate rispetto al terzo episodio, con l'aggiunta della Nitro: il più classico dei boost attivabile tramite pressione di un tasto."

    Rampage ricalca la più classica Pit dell'indimenticabile Destruction Derby 2. Ogni vettura partirà a tutto gas da uno spot predefinito per incontrarsi al centro di un'arena in un devastante groviglio di lamiere. Per vincere questa gara dovremo dunque guadagnare più punti possibili dalle disgrazie altrui, grazie ai diversi score ottenuti per ciascun danno provocato. Una semplice sverniciatura varrà poco più di 100 punti, mentre un frontale (a seconda dell'intensità) ce ne farà ottenere dai 400 ai 750. Il vero jackpot consisterà nel rendere l'auto avversaria inutilizzabile, recuperando dai 1000 ai 2000 punti a seconda della spettacolarità del botto. Naturalmente, danneggiando e subendo danni, anche la "salute" del nostro veicolo calerà, riducendosi probabilmente a zero in breve. Il team ha pensato anche a questo: Rampage prevederà infatti dei respawn a pieno regime, ponendo però un limite di tempo alla gara, al termine del quale il primo classificato sarà decretato vincitore. Knockout incarnerà invece una variante sul tema proposto da Rampage. I piloti saranno sempre chiusi all'interno di una gigantesca arena circolare, al centro della quale risiederà questa volta un'enorme piattaforma rialzata, ai margini della quale si troveranno diverse rampe utili per salirvi. Il compito di ciascun partecipante, oltre allo sventramento degli avversari, sarà in questo caso il loro ribalbamento ai piedi della struttura, che conferirà un ulteriore bonus al punteggio. Gli "scontri" si svolgeranno per la maggior parte nelle sezioni periferiche dell'enorme piattaforma, conferendo ulteriori bonus a chi saprà rimanerci (intatto) per determinati intervalli di tempo. Anche in questo caso l'unico limite prima di decretare il vincitore sarà il tempo, con la discriminante dell'ultimo minuto di gioco - durante il quale il risultato potrà ribaltarsi a seguito dell'attivazione (per tutti) di un moltiplicatore in grado di raddoppiare i punteggi. Eliminator mescola in maniera intelligente le caratteristiche racing e distruttive del prodotto. I piloti in gara verranno inseriti in un tracciato solitamente ovale, dal quale ogni quindici secondi un partecipante (l'ultimo classificato) verrà eliminato: non si tratterà però di un'estromissione totale, quanto più d'un fermare l'auto in mezzo alla strada, causando non pochi fastidi ai rimanenti in gara. Chi riuscirà a sopravvivere all'"autoficina" riscatterà l'intero bottino. Si chiude con la divertentissima Hard Target - una non esattamente simpatica variante del Rampage nella quale il bersaglio primario sarà il giocatore. Gli altri piloti, guidati dalla CPU, tenteranno di distruggere il videoplayer con ogni mezzo; solo la resistenza per un determinato intervallo di tempo permetterà in questo caso di cavarsela. Ad aggravare la situazione un'arena completamente chiusa che non permetterà vie di fuga e costringerà il giocatore a fidarsi solamente delle sue capacità e del suo veicolo.

    Se ancora non vi bastasse, DiRT Showdown chiude i battenti con Joyride, una sorta di "parco giochi open world". All'interno di quest'arena (il porto di Yokohama piuttosto che i dintorni di una fabbrica abbandonata) una serie di sfide da completare (tra salti, derapate, oggetti da distruggere e chi più ne ha più ne metta) ed una cinquantina di "pacchetti nascosti" - loghi DiRT Showdown da scovare insinuandosi con l'automobile nei luoghi più impensabili. L'approccio a questa ulteriore modalità sarà a completo appannaggio del giocatore, dato che gli obiettivi (indicati da icone sulla mappa) potranno essere svolti in ordine completamente personalizzato, attivandoli e disattivandoli dall'apposito menù.
    Un'offerta del genere, per quanto di tanto in tanto un minimo ripetitiva, contribuisce in maniera prepotente ad incrementare la varietà della produzione Codemasters, soprattutto se consideriamo che ognuno di questi eventi -come anticipato- potrà essere riprodotto online, assieme ai propri amici. Il tutto grazie a lobby dedicate e competizioni personalizzate, che sfocieranno nelle più classiche delle leaderboard in cui confrontare le proprie prestazioni. E a proposito di confronti, quale strumento migliore di RaceNet. Il "network" interno alla produzione ci consentirà infatti di inviare sfide agli amici, "bullandosi" dei propri risultati ed incitandoli a superarli. A margine, naturalmente, anche la possibilità di navigare tra i contenuti postati dai migliori giocatori al mondo, scaricandone i valori e tentando di batterne i record. Molto interessante -e folkloristica- anche la possibilità di caricare direttamente da gioco i propri video su Youtube, cercando di imporsi come i nuovi fenomeni della rete.
    Con tutta questa carne al fuoco il gameplay viene quasi messo in secondo piano. Le meccaniche ludiche di DiRT Showdown tornano sostanzialmente invariate rispetto al terzo episodio, con l'aggiunta della Nitro: il più classico dei boost attivabile tramite pressione di un tasto. Accumulabile grazie ai punti-incidente, vi permetterà di massimizzare la velocità in rettilineo o, con un pò d'esperienza, di giungere in staccata nella maniera migliore possibile per fantasmagorici drift. Leggermente riviste poi le meccaniche di guidabilità delle vetture: mezzi che potremo acquistare e potenziare tramite il denaro vinto nelle competizioni. Una revisione significativa e funzionale, che permetterà d'ottenere un maggior controllo sulle vetture presenti nel disco - una serie di automezzi soprattutto d'epoca (vintage se vogliamo) che vi faranno venire ancor più voglia di distruzione vista la loro carenatura pariticolarmente vistosa ed il design molto accattivante. Sparisce, infine, proprio in questo senso ed in maniera definitiva l'effetto perno, donando all'impianto una scorrevolezza assolutamente piacevole, specialmente in chiave arcade. Inutile dire che fare costantemente a sportellate (o peggio) per distruggere le altre vetture risulta un piacere quasi impagabile - un surplus di divertimento che dona sicuramente una nuova dimensione (vincente) alla produzione e vivacizza -grazie alle riuscitissime meccaniche- ogni tipologia d'evento. Peccato che, pad alla mano, si senta ancora la mancanza di "quel qualcosa" che elevi ulteriormente il titolo verso l'Olimpo dei giochi di guida. Interessante comunque, nonostante il feeling completamente votato all'arcade, la differenziazione (in termini di guidabilità) tra un veicolo e l'altro - aspetto sul quale il team ha certamente lavorato e sul quale, in pochi anni, è riuscito ad ottenere grandi risultati. Non altrettanto buoni, lo dobbiamo dire, i riscontri sull'intelligenza artificiale, che si presenta sì ostica ma solamente per quel che riguarda l'aggressività, mancando quasi completamente in altre "dimensioni" e porgendo dunque il fianco, ad esempio, a facili infilate (salvo poi riprendersi a sportellate). Questo difetto, marginale sino ad un certo punto, non rovina comunque un'esperienza di guida arcade ben sopra la media.

    L’EGO Engine al suo apice

    Uno dei punti di forza di DiRT Showdown, come dei suoi predecessori, è il comparto tecnico. Dall'accattivante look dei menù alla modellazione poligonale dei veicoli (decorati in maniera veramente spettacolare), tutto è stato curato sin nei minimi dettagli, mantenendo le ottime qualità fisico-interattive che l'EGO Engine ha mostrato sino ad ora. Parti della carrozzeria, porte, parautri e addirittura ruote potranno staccarsi dal veicolo, lasciandoci alla guida di una "carretta" completamente incontrollabile. Allo stesso modo, però, saremo in grado di devastare gli avversari, guardandone schizzar via i pezzi lungo i tracciati. Questi ultimi si mostrano finemente caratterizzati, grazie soprattutto ad una texturizzazione ben arricchita da mappe particellari di spessore ed una buona quantità di elementi di contorno a far da sfondo a ciascuna gara. Nessun limite, naturalmente, alla spettacolarità, con esplosioni e fuochi d'artificio in continuazione, che s'uniscono alle scheggie scaturite dalle collisioni in un mix d'effetti particellari di discreta fattura. Stona leggermente la "solita" gestione della palette cromatica, a volte troppo satura e votata alle tonalità calde. Leggermente ridimensionato invece l'effetto bloom, da sempre caratteristica della serie. Buono, infine, il costante filtro impresso sulle immagini - ideale per dare una verve vintage alla produzione, che dal punto di vista artistico -diciamo- si lascia guardare.
    Audio e video vanno a braccetto dato che Showdown presenta una precisa campionatura dei motori affiancata ad una soundtrack che mescola con innata sapienza le tonalità del punk-rock più spinto a quelle dell'hip-hop e del metal, caratterizzando alla perfezione l'adrenalina che vi scorrerà nelle vene giocandovi.

    DiRT Showdown DiRT ShowdownVersione Analizzata PlayStation 3Giocare a DiRT Showdown è, in larga misura, un vero piacere. L’innesto di meccaniche a la Destruction Derby, per quanto non in grado di rivoluzionare completamente la produzione ed incidere come probabilmente il team avrebbe voluto, funziona e dona al titolo una nuova dimensione. Pad alla mano, per quanto le meccaniche di guida siano state raffinate, si ha ancora la sensazione, viste le aggiunte, della mancanza di completezza in tutti i frangenti. Il feeling generale risulta comunque più che buono e, assieme all’offerta ludica, capace di divertire a lungo i giocatori. Una produzione solida, di alto livello pur senza estasiare. Da non perdere soprattutto per gli appassionati dei giochi di guida, arcade o meno che siano.

    8

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