Recensione Disgaea D2: A Brighter Darkness

Nippon Ichi Software accontenta i fan più sfegatati con un nuovo episodio di Disgaea!

Recensione Disgaea D2: A Brighter Darkness
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  • PS3
  • Nippon Ichi Software sembra aver trovato la sua gallina dalle uova d'oro. Navigando a vista nel mare di produzioni che, con risoluta ostinazione, il publisher continua a portare sul mercato occidentale, c'è una pietra miliare inamovibile, che ormai dal 2004 si ripresenta ad intervalli regolari per galvanizzare gli appassionati di RPG Tattici. Stiamo parlando ovviamente di Disgaea, saga che dai tempi della Ps2 non molla le console Sony, fra capitoli regolari, episodi paralleli e spin-off.
    Il fatto che NIS punti così insistentemente sulle avventure di Laharl, Etna e compari dipende probabilmente dall'enorme successo riscosso da ogni capitolo, che supera certamente quello delle altre produzioni della software house. Fra un Time & Eternity ed un Hyperdimension Neptunia, del resto, la nicchia di giocatori a cui si rivolge la proposta software di NIS è, per quanto ricettiva, non molto estesa, e solo i passionisti del paese del sol levante esultano ad ogni nuovo annuncio.
    In attesa delle nuove proposte di Nippon Ichi (quel Dragon's Crown che abbiamo già recensito in versione USA e l'imminente "The Guided Fate Paradox"), ecco dunque che giunge, dopo nove mesi dall'esordio in terra natia, Disgaea D2: A Brighter Darkness.
    L'esclusiva PlayStation 3, che abbandona la numerazione progressiva dopo Disgaea 4, è un seguito diretto del primo, storico capitolo, e questo basta per mandare in visibilio i fan. Tuttavia, dopo quasi dieci anni, la saga di Disgaea comincia a mostrarsi un po' stanca. La proposta del team di sviluppo si è trascinata di episodio in episodio senza nessuna evoluzione, quasi volesse seguire la stessa filosofia "incrementale" che si respira proprio nel Netherrealm. Non sempre però le aggiunte contenutistiche bastano a rinfrescare una serie, e "Disgeaea Dimension 2" lo dimostra chiaramente.

    Mancanza di verve

    Quando uscì nel lontano 2004, Disgaea compì un miracolo che solitamente riesce a poche produzioni: quello di "resuscitare" un genere creduto morto e sepolto. Dieci anni fa si trattava di Tactical RPG, che non vedevano un periodo roseo dai tempi di Final Fantasy Tactics.
    Disgaea esordì con un gameplay solidissimo, uno humor demenziale ed un look accattivante. Innesti da puzzle game, ed una voglia matta di "esagerare": nel regno del principe Laharl il caos imperversava, e questo era l'espediente perfetto per dare al giocatore l'occasione di scavalcare le regole del gioco, piegandole al proprio volere, e superando così ogni limite.
    Questo Dimension 2: A Brighter Darkness ci riporta indietro nel tempo, proprio alla fine di quel primo capitolo così importante per il genere d'appartenenza. Laharl si è appena insediato sul trono come principe legittimo del Netherrealm, e con lui ci sono l'angelica Flonne e la diabolica Etna. Il nostro principino deve però vedersela con le schiere demoniache che ancora non lo accettano come degno sovrano. Per questo sta disseminando il regno di statue monumentali (che i Prinny si ingegnano a scolpire come meglio gli riesce: cioè malissimo).
    Preso da questo ingrato compito, brutte sorprese attendono il principe: un'invasione di firi celestiali piantata dall'ingenua Flonne sembra infatti avere strani effetti sui demoni. Il nostro eroe si sveglia trasformato in una pettoruta demonessa (Laharl-Chan), mentre Etna cambia all'improvviso il suo colore (trasformandosi così in 2P Etna).
    L'incipit chiarisce bene quali siano i toni del comparto narrativo di Disgaea D2: demenziali ed esagerati come sempre. Le scenette di intermezzo si focalizzano quindi sulle personalità bislacche di comprimari e antagonisti, divertendosi a giochicchiare con i cliché tipici del genere e più in generale del mondo videoludico. A tal proposito si segnala la splendida introduzione animata, che va ancora oltre e si diverte a sfottere tutta la produzione di Anime contemporanea, scimmiottando le sigle epiche di tanti Shonen orientali.
    La sceneggiatura di Disgaea D2, però, non "acchiappa" quanto quella di certi suoi predecessori, restando abbastanza sottotono e tutto sommato molto logora. Dopo tanto tempo, il titolo sembra aver perso un po' di verve, e le stranezze di Laharl e soci sono diventati quasi familiari (triviali, a volte?).

    Ci si mette di mezzo anche lo stile abbondantemente superato. Gli sprite bidimensionali sono riciclati dai vecchi capitoli salvo rare eccezioni, il character design smussato in qualche angolo non riserva sorprese, e persino il comparto grafico esibisce una povertà largamente attesa. Sappiamo bene che la sostanza di Disgaea è sempre stata legata ad un gameplay gargantuesco, ma questo episodio, al termine del ciclo vitale di Playstation 3, ha lo stesso look del terzo capitolo (datato 2009), che già all'epoca non brillava. Gli elementi poligonali di livelli e cut-scene sono troppo scarni, spigolosi, ed i tasselli colorati dei geo-crystal non possono che sembrare tutto sommato un po' pacchiani. Insomma, nell'arco di tre anni il team avrebbe quantomeno potuto dare una svecchiata al colpo d'occhio della sua saga principe. In linea di massima il character design non spiace, certe ambientazioni sono come sempre gradevoli, ed il lavoro visivo resta sempre competente. Ma se si considera anche il pesante riciclo di elementi grafici e sonori dai vecchi capitoli (la soundtrack è praticamente identica), gli entusiasmi calano.

    Il capitolo meno accessibile!

    Il Gameplay di Disgaea D2 resta, nelle fondamenta, identico a quello dei precedenti capitoli. Scaraventati sulla mappa di gioco dobbiamo quindi gestire il nostro party di eroi per annichilire tutte le unità nemiche, muovendo i personaggi sulla griglia di gioco. Tutte le caratteristiche che hanno reso celebre la saga tornano fin dal primo momento: ogni personaggio può raccogliere e lanciare nemici e compagni, quindi con lanci multipli è possibile coprire distanze stratosferiche in un solo turno. La strategia d'attacco dev'essere molto ponderata, per cercare di assaltare gli avversari con più unità contemporaneamente: a seconda del grado di affinità fra due personaggi potremo ottenere attacchi di supporto, combo e colpi di coppia, liberando così tutto il nostro potenziale offensivo.
    Come sempre il nostro party tenderà a farsi eterogeneo fin dalle prime battute: oltre ai protagonisti potremo letteralmente "forgiare" nuovi combattenti, creandoli a seconda del mana che avremo a disposizione. Stage dopo stage, potremo quindi divertirci ad allargare il nostro roster, sperimentando le abilità di nuove classi e selezionando, per ogni "discepolo", persino dei tratti caratteriali speciali, che si risolvono in abilità più o meno utili in battaglia. I guerrieri, ad esempio, possono aumentare l'attacco a seconda del numero di unità avversarie che si trovano in campo, mentre le streghe possono decidere di usare i propri HP Per il lancio delle magie una volta terminati gli SP.
    Torna anche la possibilità di creare mostri, da portare in battaglia. Stavolta, sparito il "Magichange" di Disgaea 3 e 4, queste creature potranno essere cavalcate, sbloccando attacchi speciali e salvaguardando il cavaliere dai danni inferti all'accoppiata. Insomma le opzioni strategiche sono molte, ed in generale chi si approccia per la prima volta ad un capitolo della saga resterà sicuramente incuriosito.

    Paradossalmente, però, proprio i neofiti troveranno in Disgaea D2 un capitolo troppo criptico e difficile. A Brighter Darkness sembra fatto apposta per i fan di vecchia data, che si trovano a casa fra Item World e Assemblee del Concilio ed hanno bisogno appena di una rinfrescatina per riprendere la mano con l'enormità di opzioni che il titolo mette a disposizione. Chi non ha mai giocato ad un'avventura di Laharl, di contro, si imbatterà in tutorial sbrigativi e poco chiari, ed in uno dei capitoli meno accessibili dell'intera saga. Scesi in campo di battaglia, si scopre che le informazioni sulle unità nemiche, sulle loro caratteristiche e sulle funzioni degli oggetti, ma anche solo quelle legate all'area di movimento dei propri personaggi, sono nascoste in una sequenza di menù carichissimi e difficili da navigare. Le spiegazioni sull'Item World (che permette come sempre di potenziare i propri oggetti), sulla funzione del concilio (a cui potete chiedere fondi ma anche nuove abilità - come il doppio salto per le fasi di esplorazione del castello), e sul nuovo Dojo (dove acquisire nuove skill legate generalmente all'aumento di certe statistiche), sono troppo scheletriche, rapidissime e quindi piuttosto futili.
    L'idea che ci siamo fatti, giocando a Disgaea D2, è che il titolo sia pensato esplicitamente per gli accanitissimi sostenitori della saga: anche perchè nell'arco di una mezz'ora si sbloccano tutte le opzioni principali, ed il giocatore è quindi libero di dedicarsi al grinding più spietato, tralasciando bellamente la main quest per infilarsi "dentro un oggetto" cercando di potenziarlo al massimo.Il problema è che questa estrema libertà, accentuata ulteriormente da un Cheat Shop grazie a cui è possibile scardinare le regole di base del gameplay ed ignorare limiti e imposizioni, non porta davvero nulla di nuovo. Tutto sa di già visto, la progressione fa poco per distinguersi da quella degli altri capitoli, ed in linea generale le modifiche alla formula di gioco sono così poche o poco significanti che è impossibile non storcere la bocca.
    Sulle asperità di un gameplay difficilissimo da penetrare, poi, si potrebbe commentare che si tratta di una caratteristica connaturata a certi generi. Peccato che il recente Fire Emblem Awakening abbia dimostrato che è possibile costruire un RPG Tattico accessibile anche se difficilissimo, con un'interfaccia di una chiarezza a dir poco esemplare. Proprio il titolo Nintendo spazza via Disgaea su tutta la linea, lasciando alla produzione NIS solo la sua mole spropositata di opzioni.

    Disgaea D2: A Brighter Darkness Disgaea D2: A Brighter DarknessVersione Analizzata PlayStation 3Giocando a Disgaea D2: A Brighter Darkness, ci è subito venuto in mente un parallelo con un'altra saga di GDR che ha da poco salutato l'arrivo di un nuovo episodio: Etrian Odyssey. Il titolo Atlus ha fatto per i Dungeon Crawler Grid-Based quello che Disgaea ha fatto per i Tactical RPG. Ma dopo tre episodi diremmo “incrementali”, la produzione 3DS ha intrapreso una nuova strada: senza sacrificare l'enorme libertà che anche Disgaea D2 vuole lasciare al giocatore, ha fatto enormi passi avanti sul fronte dell'accessibilità, restaurando l'interfaccia ed il coefficiente di difficoltà. Più sintetico ma non più banale, il titolo Atlus ha aggiornato pure il suo comparto grafico, con ottimi risultati. D'altro canto Disgaea D2 non fa nulla di tutto questo: recupera un gameplay già rodato, tenta di ravvivarlo con qualche aggiunta, e lo “sbatte in faccia” ai giocatori senza andare per il sottile. Ottiene così il doppio risultato di consegnare ai fan un capitolo troppo conservativo, emarginando nuovi potenziali utenti non solo per la poca chiarezza con cui viene presentato l'impianto di gioco, ma anche per un colpo d'occhio tutt'altro che attraente. Vista la scarsità di altri esponenti del genere ed un gameplay comunque profondo e tatticamente soddisfacente, è ovvio che il titolo resti a galla. Ma se le cose non cambiano in fretta, a sprofondare ci vorrà davvero poco. E Laharl non merita questa fine.

    6.8

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